Absence
Disclaimer:
Il testo originale appartiene all'autrice, che mi ha concesso il
permesso di tradurre tutte le sue fanfiction su questo pairing.
Link all'originale: http://www.fanfiction.net/s/8396001/1/Absence
Autrice: denytheworld
N.d.T.: Brevissima fanfiction che avevo tradotto l’estate scorsa ma che
poi ho completamente dimenticato, così, trovandola lì
bella pronta per essere pubblicata, ho deciso di postarla. E sì,
il motivo principale per cui traduco le fic di questa autrice è
che Ace chiama Smoker “babe”. E perché sono
patologicamente incapace di scrivere qualcosa di anche solo vagamente
comico, quindi mi do alle traduzioni per compensare. Ma soprattutto perché Ace chiama Smoker “babe”. Sono senza speranze.
Smoker era sempre in grado di dire
quando il moccioso sarebbe stato via per molto tempo. Non che il
moccioso fosse discreto al riguardo – o forse non sapeva essere
più discreto di così, e Smoker non l’aveva mai
capito fino a quel momento.
Era sorprendente pensare che i
pirati si potessero affezionare a qualcosa che non fossero le loro
rispettive navi, ma Ace era sempre stato diverso. Ace era Ace, ed Ace
era difficile. Quando Ace era
coinvolto, persino il piano più semplice diventava complicato,
situazioni che avrebbero inevitabilmente portato ad una sanguinosa
scazzottata vedevano i contendenti condividere un boccale o due, e
quando Ace era coinvolto, come Smoker aveva imparato a proprie spese,
Ace non se ne andava fino a che lui non voleva andarsene.
Probabilmente era per quello che la loro relazione era durata così a lungo.
Ma Smoker poteva dire, in quel momento, che Ace se ne sarebbe andato. Probabilmente non perché lo volesse, ma perché doveva.
I segnali c’erano e puntavano dritti all’inevitabile partenza del giovane.
Ace rimaneva fin troppo a lungo.
Era come se stesse cercando di fare scorta di tempo insieme in
previsione della futura carestia. Giorno dopo giorno, non gli dava
tregua. Era un continuo «Smoker, ascoltami!»,
«Piccolo, finisci quelle scartoffie più tardi...»,
«Ho fame, dammi qualcosa da mangiare»,
«Stringimi», «Scopami», «Parlami,
vecchio!».
Non finiva mai. Smoker doveva ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non
scaraventare l'idiota sorridente attraverso la sua nave con un pugno.
Perché Ace se ne sarebbe andato. E siccome se ne sarebbe andato,
Smoker gli concedeva sempre un po' di libertà. Ace si
affezionava alle cose molto, molto facilmente.
In più, Ace non reggeva bene nemmeno le separazioni.
Quando le richieste non
funzionavano, ricorreva alla sua seconda tecnica collaudata: essere
petulante. Be', anche le richieste erano petulanti, ma in quel caso Ace
si impegnava davvero. Si allontanava (e in breve scandalizzava tutti i marinai a disposizione sul ponte), faceva domande, rompeva cose e ficcanasava. Tutto ciò prima che iniziasse lo spogliarello.
Di solito, a quel punto Smoker
aveva finito di lavorare. Anche se non aveva finito, aveva imparato che
era meglio placare il suo amante prima. L'ultima volta che lo aveva
ignorato, be'... preferiva non pensarci. Vedere un Portgas D. Ace
completamente nudo e in fiamme sdraiato comodamente sul suo ponte con
Hina la Gabbia Nera l'aveva quasi messo fuori gioco per un bel
po’.
«Vecchio, mi stai ascoltando?».
Ah, la vita di un Viceammiraglio della Marina non era poi così bella.
«Sì...». Perchè dovevano esserci così tanti documenti?
«Piccolo, devo davvero competere con quelle scartoffie?».
«No». Ciononostante,
Smoker continuò a compilare moduli. Aveva bisogno di altre
provviste a bordo e se non avesse finito entro quella sera...
Fwoom!
«Allora ascoltami, maledizione!».
Qualcosa era in fiamme, senza dubbio. Con un po' di fortuna, si trattava solo di Ace, quella volta.
Con un sospiro di finta
esasperazione, Smoker sollevò un braccio. Quel gesto era tutto
ciò di cui Ace aveva bisogno per accoccolarsi perfettamente al suo
fianco. L'abbraccio troppo stretto di Ace era qualcosa a cui era
abituato, ormai.
«Mi mancherai, sai?».
Smoker fece spallucce. «Tornerai».
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