Sento la
sveglia suonare incessantemente, la mia testa
sprofonda ancora un po’ in quei due cuscini di piuma
d’oca che uso per dormire.
Tiro fuori dalle coperte il braccio destro e a tastoni cerco la sveglia
per
spegnerla. Il suo rumore lo trovo fastidioso, ma non perché
devo alzarmi dal
letto, ma perché mi infastidisce, prima di distruggerla
avevo una bella radio
sveglia, e quando era ora d’alzarsi si accendeva la radio.
Scendo dal
letto e metto i piedi per terra. Il pavimento è
ghiacciato, nonostante non sia ancora inverno, cerco disperatamente le
mie
ciabatte, e quando finalmente le trovo tiro un sospiro di sollievo. Mi
alzo,
apro finestre e ante, si preannuncia una giornata stupenda. Il sole
risplende
alto nel cielo sereno, nessuna nube minacciosa nei dintorni.
Meglio cosi,
sono sempre stata convinta che iniziare male il
primo giorno di scuola porti sfortuna, per ora durante i miei 4 anni di
liceo
non mi è mai capitato di iniziare a male.
Mi sposto
dalla finestra e cerco sulla scrivania i miei
occhiali da vista, dalla montatura nera e lenti finissime. Su consiglio
del mio
ottico potrei anche fare a
meno di
indossarli, dato che mi mancano solo 0,25 e 0.50 decimi per occhio, ma
preferisco indossarli sempre, mi danno un aria più
intellettuale e questo mi
piace.
Ancora in
pigiama, raggiungo mia madre al piano di sotto,
per piano di sotto intendo il nostro nuovo ristorante. Dopo essersi
separata,
mia madre si è licenziata dal suo lavoro da impiegata, e ha
avuto la brillante
idea di aprire un ristorante, nella speranza che faccia successo. Per
ora non è
molto conosciuto e siamo solo io e lei a lavorare, ma secondo lei tra
poco ci
sarà il boom e allora avremo bisogno del personale vero.
Come se io non lo
fossi.
“Buongiorno
tesoro, che mangi per colazione”
“Buongiorno
mamma, cappuccino e brioche al cioccolato, come
sempre”
Mi siedo
sulla sedia davanti al bancone del bar, e osservo
mia madre che prepara il cappuccino. Per avere 40 anni suonati lo devo
ammettere è ancora una bella donna. Porta i capelli biondi
raccolti in una
morbida coda di cavallo, sul viso ha qualche ruga ma sono poco
evidenti, quasi
invisibili oserei dire, gli occhi verdi mentre lavora, anche solo per
prepararmi
la colazione, le brillano si vede che ama questo lavoro e finalmente
dopo tanto
tempo la vedo felice.
-tieni Niky,
oggi è il primo giorno, non sei agitata?-
-no, non lo
sono perché dovrei esserlo?-
-non saprei,
sei 4 adesso.-
-tranquilla
non sono agitata-
-ok,vuoi
leggere l’oroscopo?-
Dicendo
questo, mi passa il giornale che arriva la mattina,
sfoglio velocemente le pagine, non mi va di leggere le notizie
riguardanti la
cronaca, mi mettono tristezza addosso e mi rendono anche di cattivo
umore.
Arrivo alla
penultima pagina, con lo sguardo scorro i segni
zodiacali finche non trovo il mio.
-Leone. Si
prevede un anno fortunato e ricco di avvenimenti.
Farai incontri in grado di cambiarti la vita, attento a non farti
coinvolgere
troppo però. In quanto alla salute cerca di stare al caldo
il può possibile,
sarà un inverno freddo e il leone non ama i climi troppo
freddi.-
-forse
quest’anno non hanno proprio indovinato-
-già,
io che non amo i climi freddi, che stupidaggine-
Non posso
dire di amare il freddo, ma il freddo da una parte
è cosi romantico. Stare davanti al fuoco sul divano, sotto
le coperto con
accanto la persona che ami. Perfetto direi.
Peccato solo
che io odi, l’altro sesso. Ho una repulsione
verso i maschi, che la cosa sorprende pure me.
Guardo
l’orologio a pendolo affisso alla parete accanto ad
una nostra foto di famiglia, quando ancora in famiglia eravamo in 4,
segna le
7.30. Mi alzo dalla sedia e torno al piano superiore per vestirmi. In
camera
cerco i vestiti che avevo preparato la sera prima, essendoci solo due
camere e
due bagni, la mia cameretta è piuttosto spaziosa e anche se
è sempre in ordine
faccio molta fatica a trovare le cose. Finalmente dopo un po’
li trovo, sulla
poltroncina rossa che uso generalmente per leggere.
Maglietta
nera a maniche corte, felpa nera
e rossa e un paio di jeans. Tutti
perfettamente stirati la sera prima, la cosa che non riesco a tollerare
è
appunto indossare i vestiti stropicciati, mi da un senso di disordine e
mancanza di cura nel aspetto fisico.
Vado in
bagno, mi lavo i denti e il viso, cercando di fare
il più velocemente possibile.
Appena
finisco di lavarmi prendo la cartella e dopo aver
salutato mia madre esco di casa.
Appena giro
l’angolo incontro Viky e Jonnhy.
Conosco Viky
da una decina d’anni, siamo cresciute assieme.
Prima di trasferirsi tre vie dopo la mia, abitava accanto a me. La
prima cosa
che noto in lei è il fatto che è dimagrita un
sacco, non che prima fosse
grossa, però aveva un po’ di ciccia di troppo.
Porta i capelli castani in due
codini, non le piace tenerli sciolti, le danno fastidio ma nemmeno ha
intenzione di tagliarli, perché lunghi le piacciono quindi
li tiene sempre
raccolti. Attorno agli occhi castani ha messo un po’ di
matita nera, non troppa
il necessario per fargli risaltare di più.
Poi
c’è Jonnhy, è l’unico ragazzo
che non detesto, anche se
detestare non è la parola giusta, diciamo più che
altro che ho paura dei
ragazzi, ma è una paura diversa rispetto alla paura in se,
ho più che altro
paura di affezionarmi ad un ragazzo e restarne irrimediabilmente
ferita, come
già è successo in passato. Ma con lui
è diverso, so che ci sarà sempre e non mi
abbandonerà mai, e di questo ne sono incredibilmente sicura,
potrei mettere
entrambe le mani sul fuoco, ha già dimostrato più
e più volte quanto tenesse a
me.
Anche lui
quest’estate è cambiato, si è alzato
molto e ha le
spalle più larghe, rugby gli fa proprio bene. Ha i capelli
biondi a spazzola,
gli occhi verde scuro dal contorno marrone e sempre il sorriso sulle
labbra.
-ciao
ragazzi.-
-ciao puffa.
Come stai?-
Un’altra
cosa che non sopporto è essere chiamata puffa, non
sono bassissima è solo che siccome sono magrolina sembro
ancora più piccola di
quello che non sia in realtà.
-non
chiamarmi puffa, non lo sopporto.-
-ok, ok.
Piuttosto come stai?durante l’estate non ci siamo
visti molto-
-sai
com’è con il nuovo ristorante non ho avuto molto
tempo
a disposizione.-
-immagino, se
ti occorre una mano sappi che puoi contare su
di noi.-
-grazie
mille. Sbrighiamoci ad andare a scuola-
Camminiamo a
passo spedito fino la scuola, un edificio
piuttosto vecchio, che stà in piedi quasi a fatica. Entriamo
nell’atrio e siamo
sommersi da uno stuolo di ragazzi, che cercano i loro nomi nei fogli
appesi
alla bacheca, per poter dirigersi nelle loro classi.
Appena si
presenta l’occasione, mi intrufolo tra di loro,
essere piccolina ha i suoi vantaggi in un certo senso.
Cerco il
più velocemente possibile i nostri nomi.
Quando li
trovo per poco non mi metto a piangere. Quest’anno
ci hanno diviso, io mi sono ritrovata da sola nella 4F
mentre Viky in 4C
e Jonnhy in 4D.
Vado accanto
a loro con una faccia da cane bastonato e
comunico la notizia.
-ok,vuoi
leggere l’oroscopo?-
Appena sentiamo la
prima campanella suonare ci salutiamo e
ci diamo appuntamento in giardino durante la pausa.
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