via da las vegas?
Via da Las Vegas?
Se non avessi te
Di solito, quando Nick
aveva il turno
di notte, rientrava a casa appena un'ora prima che Anna si alzasse per
iniziare la giornata, preparare Tommy, che ormai aveva quasi due anni
di età, portarlo all'asilo e recarsi
al lavoro.
Certe volte Nick la trovava già sveglia e avevano un'intera
ora
per stare insieme, per parlare o per fare l'amore; certe volte la
trovava profondamente addormentata, così si coricava accanto
a
lei, la prendeva fra le braccia e, piano piano confortato dal tepore
del corpo della sua compagna, si addormentava anche lui. E lei si
svegliava fra le braccia del suo uomo. Nonostante le dispiacesse, poi,
doverlo lasciare, Anna diceva spesso che non riusciva a ricordare
risveglio migliore di quello.
Ma quella mattina, alle sette esatte, ora in cui lei, di solito, si
alzava, di Nick non c'era nessuna traccia; né aveva lasciato
un
messaggio sulla segreteria telefonica o un SMS nel telefonino. Anna era
lievemente preoccupata, non era da lui, non avvisare che avrebbe fatto
tardi, per lavoro o per altri motivi.
Decise comunque di non allarmarsi eccessivamente, almeno per il
momento, e magari di provare a chiamarlo al cellulare (di sicuro
avrà le sue buone ragioni).
Provò una prima volta proprio appena prima di uscire fuori
casa
ma l'unica risposta che ricevette fu la voce metallica dell'operatore
che la informava che il numero era "momentaneamente
irraggiungibile"....beh, si stava facendo tardi e lei rischiava di non
arrivare in tempo al lavoro. Avrebbe riprovato più tardi.
Provò più volte quella mattina a telefonare, ma
il
telefono squillava a vuoto, senza risposta. Allora provò al
telefono fisso, al centro operativo della CSI e una voce
rispose:
quella di Sara.
Sara Sidle, vecchia collega ed ottima amica di Nick ("quasi una
sorella" diceva lui) le stava parlando dall'altra parte della linea:
"No, non ti
preoccupare, Anna. Nick sta bene, non c'è nessun problema.
E'
molto impegnato, però, e non si trova qui, al momento. No,
tranquilla, sta lavorando. Se vuoi ti faccio richiamare.....No? Dici
che non importa? Va bene. Tranquilla che quando
abbiamo finito te lo mandiamo a casa. Sì, dai un bacino a
Tommy
da
parte della zia Sara, Ok? Ciao Anna. Ciao"
La giovane donna si tranquillizzò, dapprima, a quelle
parole,
rimase, però, in lei una certa ansia. Sapeva
benissimo
che, fino a che non avrebbe visto Nick o udito la sua voce al telefono
non sarebbe stata tranquilla.
Dopo un'intera giornata trascorsa sui carboni ardenti, cercando di fare
le solite cose di tutti i giorni e, soprattutto, di prendersi cura del
piccolo Tommy senza fare trapelare la sua preoccupazione; quella sera
quando, dopo avere dato la cena al bambino e averlo fatto
giocare per un po', stava per metterlo a letto Anna
sentì la porta di casa aprirsi. Lo riconobbe immediatamente
dal
rumore di passi (finalmente!!!
che sollievo!). Si recò all'ingresso per
dargli il benvenuto e....ci rimase di stucco.
Nick aveva l'aria stanca ed abbattuta ma non era questo che aveva
colpito maggiormente Anna, quello che veramente le aveva
fatto una brutta impressione era il volto del suo compagno. Aveva un
grosso livido sullo zigomo destro, il labbro spaccato e l'occhio
sinistro gonfio e cerchiato di nero.
"Nicky, ma che ti è successo?" gli chiese "come hai fatto a
ridurti così?"
Lui la guardò con un'aria fra il colpevole ed il dispiaciuto;
"Annie....ehm....vedi...ieri sera mi sono ubriacato. Sono uscito dalla
centrale pieno di rabbia e di rancore e ho pensato bene di affogare i
miei problemi nell'alcool. Dovevo essere
veramente sbronzo, tanto che sono stato fermato da una pattuglia
notturna della polizia. Ho resistito al fermo, anzi, direi piuttosto
che ho dato in
escandescenze, li ho di sicuro insultati. E loro non hanno fatto
complimenti, mi hanno gonfiato di botte e mi hanno messo al fresco per
alcune ore. Poi è venuta Sara a tirarmi fuori: mi ha detto
che
dovevo mettermi al lavoro immediatamente, avevamo grossi problemi, noi
della Scientifica."
Continuò raccontandole del rapimento della
nipote di Russel, il loro supervisore, del ferimento del loro capo,
Ecklie, del caso di omicidio che avevano dovuto risolvere e delle
ripercussioni che tutte queste cose avevano portato su di loro.
"E lo sai, Annie, lo sai chi c'è dietro a tutti questi
casini?
chi ha rapito la piccola, chi ha ferito Conrad quasi a morte? chi ha
continuato dalla prigione a comandare il suo giro di poliziotti
corrotti e a ordinare omicidi come se niente fosse? lo sai, Annie, eh?"
"No, non lo so....come potrei? Nicky, calmati, per favore. Mi fai quasi
paura"; il giovane agente aveva lo sguardo spiritato ed era rosso in
viso dalla collera;
"McKeen, c'era dietro a tutto questo! L'uomo che ha ucciso Warrick!"
A queste parole Anna si sentì gelare il sangue nelle vene.
Non aveva mai conosciuto Warrick Brawn, sapeva però
che lui e
Nick erano stati molto uniti, un sentimento fraterno fortissimo li
aveva
legati per anni. E sapeva che, quando l'amico e collega era stato
ammazzato da quel vice sceriffo corrotto, Nick aveva sofferto
enormemente, era andato vicino a perdere la testa ed era
caduto in
depressione.
- "Si volevano un gran bene" le aveva detto una volta
Catherine mentre parlavano di Nick e dei fatti della Scientifica di Las
Vegas "c'era fra loro due un qualcosa di speciale che andava al di
là della semplice amicizia. Era come se si completassero a
vicenda: il temerario, ribelle Warrick e l'emotivo, sensibile Nick.
Quando Warrick è stato ucciso, probabilmente Nick ha sentito
mancare una parte di se e non ha retto...sono stati giorni molto penosi
per lui. Per lui e per noi che non sapevamo come confortarlo e che
già soffrivamo tanto per conto nostro. Tu lo hai
aiutato
molto ad uscirne, lo sai questo?"; ad Anna non era rimasto altro che
annuire e pensare che così si era aggiunta un'altra tessera
al
quadro complicato che componeva la personalità del suo
uomo.-
Già, il suo uomo che ora stava davanti a lei, lo sguardo
colmo di rabbia e i
pugni chiusi così fortemente che le nocche gli stavano
diventando bianche (finirà
con impiantarsi le unghie nel palmo, se non lo fermo), Anna
prese le mani di Nick nelle sue e, piano, gli aprì i pugni
facendo scivolare i propri palmi contro quelli di lui per poi
intrecciare insieme le loro dita. Ma egli si liberò con uno
strattone dalla presa e si allontanò per entrare in camera
da
letto sbattendo forte la porta.
Tommy incominciò a piangere "Papà..." disse con
tono lamentoso (bella
roba, Nicky, hai spaventato nostro figlio!);
"Vieni piccolo, che la mamma ti prepara per andare a nanna
e ti
racconta una bella fiaba per addormentarti" disse poi al suo bambino
prendendolo in braccio e cercando di rassicurarlo.
Le ci volle tuttavia un bel po' per farlo addormentare; il piccolo era
stranamente agitato quasi percepisse l'atmosfera tesa di quella strana
sera, e non gli bastò la solita fiaba, ma gli ci volle una
dose
doppia di coccole per farlo rilassare. Alla fine, però,
sbadigliò, poggiò il capo sul cuscino e,
stanco, si addormentò.
Anna uscì dalla cameretta del figlio per rendersi conto che
di
Nick non c'era nessuna traccia in giro e che la porta della camera era
ancora chiusa: probabilmente lui stava ancora segregato là
dentro. Risolutamente decise di entrare nella stanza.
Lo trovò disteso sul letto, sul copriletto, la schiena
appoggiata alla spalliera, si era tolto le scarpe ma aveva ancora i
vestiti addosso e l'aria funerea;
"Nicholas!" lo redarguì (e quando lo chiamava col suo nome
per
intero, voleva dire che era incacchiata a bestia) "si può
sapere
che cosa ti salta per la testa? Non ti ho mai visto agire
così!
Hai spaventato nostro figlio, mi ci è voluto un sacco di
tempo
per calmarlo e farlo dormire! Che cos'hai? Cosa ti succede stasera?";
"Che cosa ho? Vuoi sapere che cosa ho?...ah....LEI VUOLE SAPERE CHE
COSA HO!!!"quasi senza accorgersene aveva alzato la voce ;
"Ssstt....Nicky, piano, abbassa la voce, svegli Tommy....con la fatica
che ho fatto per farlo addormentare! Nicky, Nicky vedi di calmarti.
C'è qualcosa che ti turba? dimmelo. Non tenerti tutto per
te!";
Lui rimase per un attimo in silenzio, abbassò la testa,
prese fiato e poi continuò a voce più bassa;
"Scusami, non mi sono reso conto che stavo urlando. Che cosa ho mi
chiedi.....ho che
non credo più in niente, meno che mai nel lavoro che faccio.
Ho
che non so più che cosa sia la giustizia e che cosa ci sto a
fare nella polizia se, poi, le persone che riesco ad arrestare
continuano a farsi i fatti loro e ad uccidere come se niente fosse. Ho
che sono stufo e arcistufo di rischiare tutti i giorni la vita per
niente ed in cambio di un stipendio da fame. Ho che .......che non so
più nemmeno io chi sono e che ho una voglia matta di
lasciare
tutto e tutti: Las Vegas, l'unità scientifica, la polizia
...ogni cosa tranne.... tranne te e il nostro bambino.....voi non vi
lascerei mai, vi amo più che la mia stessa vita, lo sai. Per
il
resto ....." e Nick tacque, profondamente abbattuto,
scuotendo
più volte la testa.
Anna sedette sul letto accanto a lui, come lui appoggiò la
schiena alla testiera, lo guardò e gli chiese:
"Che cosa vorresti fare?";
"Non lo so, proprio non ne ho idea. Temo di non essere certo
più
di nulla, ormai, tutte le mie convinzioni sono crollate; non so
più nemmeno chi sono o cosa sono.....aiutami, Anna, aiutami
tu
perché io.....questa volta non so proprio come uscirne,
proprio
non lo so!!!"; Nick sospirò penosamente, nascondendosi il
viso
fra le mani;
"Ssssh, tranquillo; vedrai che ne usciamo, insieme ne usciamo,
c'è sempre
una soluzione.....vieni qui" e lei mise un braccio a
circondargli
le spalle e lo attirò verso di se in modo che lui
potesse
poggiare il capo sul suo seno.
Lo sentiva rigido fra le sue braccia, come se la tensione nervosa
avesse raggiunto il massimo e lui non riuscisse proprio a rilassarsi.
Cominciò ad accarezzarlo
lentamente, sfiorandogli i capelli, il volto, le mani, a massaggiarlo
piano sulle spalle; tutto questo senza parlare,
senza dire niente perché, in certe circostanze, le parole
sono di troppo.
Ma fare sentire la propria presenza, il proprio appoggio e il
proprio affetto è fondamentale.
Nick si abbandonò alle carezze e ai massaggi della sua
compagna e, piano
piano, incominciò a rilassarsi; chiuse gli occhi, non per
dormire,
ma per assaporare meglio quella sensazione di benessere che, nel
silenzio della stanza, cominciava a diffondersi nel suo corpo. (Come
farei, cosa farei se non avesse lei, ora, qui con me? Cosa farei se
fossi tutto solo, in casa....solo con la mia delusione?). Non
ci voleva pensare, non riusciva nemmeno a pensarci, ad immaginare se
stesso senza Anna. Lentamente si rese conto che la sua inquietudine si
stava attenuando, che la rabbia stava lasciando il posto a una
grande malinconia; non si mosse, però, rimase fermo in
quella posizione,
fra le braccia amorevoli della sua donna, rasserenato, pur con i suoi
problemi, dal fatto di essere lì con lei.
Fu solo dopo parecchi minuti che Anna gli parlò nuovamente:
"Va un po' meglio, adesso?";
"Sì, grazie Annie, grazie" non aggiunse altro ma
alzò il
viso a guardare la sua compagna e i suoi occhi esprimevano
più di
mille parole;
"Sai cosa potremo fare?" disse invece lei "potremmo prenderci qualche
giorno di vacanza e andarcene via per un po'. Potremmo portare Tommy a
vedere le Montagne Rocciose, poi andare a trovare i
tuoi genitori, a Dallas, di sicuro
saranno entusiasti di potersi godere il loro nipotino: lo vedono
così poco. Tu staccheresti
la spina, come si suol dire, e potresti valutare con calma la
situazione e, se proprio decidi di lasciare la polizia di Las
Vegas, incominciare a vagliare qualche alternativa; comunque,
un po' di riposo farebbe bene ad entrambi....che ne dici?"
Nick rimase un po' a pensarci valutando i pro e i contro. Se da un lato
non gli sarebbe dispiaciuto staccare almeno per un
po',
levarsi da quella situazione che lo turbava così tanto, e
godersi la sua compagna ed il loro bambino per qualche giorno,
dall'altro aveva paura che suo padre si potesse accorgere che qualcosa
in lui non andava e ritornare alla carica col proporgli di lavorare a
Dallas presso il Procuratore Distrettuale. Certo, lasciare la
Scientifica, avrebbe comportato doversi cercare un altro impiego ma lui
non era il tipo da farsi raccomandare, meno che mai dal proprio padre,
anche se, ora che era padre lui stesso, capiva che non poteva
più permettersi di fare tanto lo schizzinoso. Tuttavia, in
cuor suo,
avrebbe preferito fare il lavapiatti piuttosto che il
raccomandato-figlio-di-papà. D'altro canto aveva
nostalgia dei suoi genitori e dei suoi fratelli: era un po' di tempo
che non li vedeva e gli sarebbe piaciuto tanto passare un po' di tempo
con loro....(ma
sì....sia quel che sia! Tanto peggio di così non
posso stare!)
"Si potrebbe fare.... hai avuto una buona idea." rispose, quindi alla
sua compagna;
"Non mi sembri tanto convinto";
"No...è che...." Nick le confidò i suoi dubbi, ma
concluse "alla fine, però, penso che abbia ragione tu"
"Allora partiamo?" chiese lei
"Sì, andiamo, pensi che ce la facciamo a organizzare
in....diciamo un paio di giorni?";
"Penso proprio di si";
"Okay," disse lui con un mezzo sorriso, poi, guardandola più
intensamente "Annie, cosa farei se non avessi te?";
"Non lo so....e non ci voglio nemmeno pensare. Di sicuro ti troveresti
qualche stangona bionda che ti farebbe impazzire a letto e fuori...Ma
non ti libererai di
me facilmente, sappilo!" la donna ridacchiò
brevemente. Lo
guardò con dolcezza, rattristata da quel viso ammaccato e da
quegli occhi malinconici e continuò "e
adesso andiamo a vedere cosa si può
fare per quei
lividi".
Gli sfiorò con delicatezza lo zigomo e l'occhio pesto, si
alzò dal letto, si recò vicino a lui per
prenderlo per mano e esortarlo ad alzarsi.
"No, non ancora! Vieni qui, abbracciami ancora per un po'. Ne ho
bisogno" disse Nick, e, afferratele entrambe le mani, la
attirò a se per riportarla sul materasso. La
baciò, a
lungo, con una forza che quasi lo stupì, date le
condizioni del suo labbro; ma la ferita non importava, non ne sentiva
quasi più il dolore.
I lividi potevano aspettare; ora quello che contava veramente
era stare lì con lei, tenerla stretta e sentire che lei, a
sua volta lo strigeva forte. Percepirne la presenza e il calore del suo
corpo rappresentavano la migliore
cura per lui.
Rimasero per parecchio tempo abbracciati l'uno all'altra, in silenzio,
senza quasi muoversi. Forse dal giorno successivo la
loro vita sarebbe stata diversa, ma cosa importava
fintanto che erano insieme?
E, eh; leggero momento di
crisi...ma loro sono più forti di ogni avversità.
Questo è il primo capitolo,
contiene spoiler sul finale di 12sima e inizio di 13sima stagione ed
è, come dire, l'introduzione alla parte più
interessante
della storia che vedrà Nick ripensare alla propria vita
e al proprio passato.
Nel secondo capitolo vedremo la famiglia di origine di Nick e ci
sarà anche un po' di spazio per il baby Tommy che, ormai, ha
quasi due anni.
Non so se le Montagne Rocciose siano la scelta migliore per portare in
vacanza un piccolino di due anni, ma sono la prima cosa che mi
è venuta in mente e comunque l'unica cosa più o
meno di strada fra Las Vegas e Dallas. Comunque la location
non è importante ai fini dello svoglimento della storia.
Dedicata (naturalmente) a Mick e Rosalie, che adorano questa coppia che
ho creato, ma siete benvenuti ed invitati tutti a leggerla e a
commentarla.
Bacioni
Love
Jessie
PS: ma non è
che sto diventando un po' ripetitiva?
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