I had my heart set on you, but nothing else hurts like you do.
Who knew that love was
so cruel?
And I waited and waited
so long for someone who'll never come home.
"Vado
via..."
Hai
detto prima di aprire la porta del nostro bilocale, trascinando con te
due valigie colme di tutti i tuoi vestiti.
Sei
andato via. Via da questa casa, comprata tre anni fa con i risparmi di
entrambi, senza neanche fare una carezza al cane che avevamo raccolto
dalla strada in una fredda sera di Novembre o degnarti di togliere dal
frigorifero le calamite con le lettere che formano il mio nome: Kagome.
Sono
trascorsi due mesi dal tuo addio, eppure non faccio che passare le mie
serate seduta sul divano di fronte alla porta, in attesa. In attesa di
un ritorno che, probabilmente, non ci sarà. Mi manchi. Mi
manchi da morire, InuYasha.
I
giorni si susseguono lenti e dolorosi e le notti sono tormentate dagli
incubi. Ho ricominciato a fumare, ho preso la stupida abitudine di bere
qualcosa di forte quando torno dal lavoro e sono in balia di quello che
lo psicologo definisce un disturbo psicologico da stress
post-traumatico. Inutile dire che dal momento in cui mi è
stata comunicata la diagnosi ho evitato di tornare in quel dannato
studio.
Miroku
e Sango cercano inutilmente di organizzare uscite di gruppo con altri
amici, ma evito qualsiasi contatto con l'ambiente esterno a meno che
non si tratti di andare a lavoro. I miei colleghi provano pena per me.
Lo leggo nelle loro facce da perfetti impiegati zelanti, che hanno come
uniche preoccupazioni la consegna di una pratica entro il tempo limite
o l'appostamento giornaliero al distributore di caffé per
spiare le evoluzioni della relazione clandestina tra il capo e la sua
segretaria.
Non
riesco ad andare avanti. In questi due mesi avrei potuto conoscere un
nuovo ragazzo o cercare di tenere la mente occupata facendo degli
straordinari in ufficio. Avrei potuto provare a rifarmi una vita.
Eppure non l'ho fatto.
I
tuoi occhi, la tua bocca e il tuo corpo sono ancora marchiati a fuoco
nella mia mente. Le notti in cui abbiamo fatto l'amore fino a non avere
più forze, il primo bacio ogni mattina prima di uscire di
casa, le uscite coi nostri amici, le serate trascorse a guardare la
televisione con una ciotola di patatine, una birra, un plaid e il
nostro cane sdraiato sul tappeto. Il tuo assicurarmi che i miei
esperimenti culinari erano divini nonostante la totale
incapacità in cucina, le passeggiate al mare mano nella
mano, il viaggio in Italia. Le piccole cose che fanno tutte le coppie.
Le piccole cose che amavamo fare, che ci rendevano felici. Stavamo bene
insieme.
Ma
anche se te ne sei andato, il tuo ricordo mi perseguita. E ti odio e ti
amo per questo.
"Addio."
Dico
in un soffio, osservando la porta.
Non
verserò una lacrima per te.
Mai.
***
Mi
sento decisamente ispirata, cari lettori.
Questa
è la seconda oneshot della giornata e credo che, andando
avanti di questo passo, intaserò il fandom con le mie
creazioni.
Stavolta
siamo alle prese con una Kagome diversa dal solito: abbandonata, sola,
immersa in una voragine di oscurità dal quale sembra
impossibile uscire. Il ragazzo l'ha lasciata e il suo mondo sembra
essersi capovolto, lasciando spazio al buio della mente e del cuore.
Ho
volutamente evitato di spiegare perché Inuyasha sia andato
via di modo da far sì che vi facciate una vostra idea
personale. L'avrà tradita? Si sarà stancato?
Chissà. :)
Incipit della storia un estratto di una canzone di Christina Aguilera
che amo alla follia (s'intitola "Just a fool", se vi va di ascoltarla).
Spero
che, nonostante il pesante velo di malinconia, possa esservi piaciuta!
Un
bacio grande,
Giulia
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