Anima Colpevole

di Milli Milk
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... ANIMA COLPEVOLE                                                           


Come al solito è sempre la sessa storia, con la differenza che quasta volta mancava una persona nel lato sinistro del letto, il mio pensiero ogni mattina è sempre lo stesso, rivivo momento per momento e me lo tengo per me...per sempre.
Si faceva sentire ogni tanto e quando arrivava comandava, ma quella volta dissi basta.
Un giorno trovarono il corpo esamine di un ragazzo con la faccia sfigurata, non poterono capire subito di chi si trattasse, dovettero fare gli esami del DNA e così capirono che si trattava di Johnatan Shiuky.
Qualche giorno prima ancora, era suonato il campanello di casa e entrò con il suo solito ghigno beffardo sulle labbra carnose di cui mi ero stranamente invaghita, i suoi passi pesanti preannunciavano la sua impazienza, ma quella volta feci finta di niente. Due bicchieri erano posati sul balconcino della cucina, uno per me e uno per lui. Era stato quasi instintivo e molto naturale per me fare quello che avevo fatto, cercare di far finta di tirare fuori un qualsiasi discorso per far si che si arrabbiasse fino ad arrivare a menarmi, come faceva di solito, infatti quella volta il discorso era riuscito benissimo e il movimento del corpo di lui era sempre lo stesso, si stava preparando per darmi uno schiaffo dritto sulla guancia destra,ma io reagii, il contenuto del mio bicchiere finì direttamente sul volto di quell'uomo, i suoi occhi bruciavano d'ira così tanto che non si accorse neanche dell'accendino che si accendeva sotto il suo volto che prese fuoco, un terribile e doloroso urlo e le ginocchia a terra, cercava di spegnere quel fuoco che gli bruciava lentamente il volto che avevo amato, i vestiti anch'essi stavano prendendo fuoco, se li tolse ma ormai era troppo tardi, cadde definitivamente a terra privo di sensi, ormai il suo volto era stato completamente cancellato.
Non provavo niente, nessun tipo di emozione, disperazione, dolore, pena, piacere...nessuna emozione se non l'indifferenza totale, ancora una volta i miei movimenti si fecero così istintivi che non mi resi conto di cosa stavo facendo, poi il giorno dopo vidi il giornale, così solo in quel momento potevo rendermi conto di cosa avevo potuto fare, ma ancora una volta ero rimasta impassibile, sfogliai il giornale con naturalezza e con indifferenza, con la tazzina di caffè in mano, quelle pagine di giornale erano vuote, non mi accorgevo di nulla, intorno a me non c'era nulla, il vuoto assoluto mi circondava.
Ero riuscita a levarmi il peso più grande che ci potesse essere: l'anima.




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