Titolo:
Love Always, Kurt
Capitoli: 1/?
Personaggi: Blaine
Anderson, Kurt Hummel.
Genere:
Generale, Romantico.
Raiting:
Giallo (per ora)
Avvertimenti: OOC,
Slash.
Parole:
1792
Disclaimer: I
personaggi non sono miei, ma di proprietà di R.Murphy e
della FOX.
Note
Iniziali: Eccomi
qui con una nuova storia. Un esperimento, oserei dire. Come avrete
capito, il tutto è ispirato da "The Perks Of Being a
Wallflower", ma con trama totalmente diversa. Da li ho preso solo
l'amico morto e il fatto delle lettere. Per ora ho pronto solo questo
capitolo, ma arrischio a dire che sono parecchio ispirata, quindi non
dovrei metterci molto. (E fu così che pe ril secondo
capitolo passarono due mesi). No, cercherò di fare il prima
possibile, lo giuro! Grazie mille a AcidQuinn che, come
sempre, beta i miei capitoli con tempestività. Buona
lettura, spero vi piaccia.
I
Blaine
Anderson parcheggiò con cura la macchina nel vialetto di
casa sua,
sospirando. Spense il motore e aprì la portiera, uscendo
all'aria
fresca di metà ottobre. Si mise la cartella di scuola a
tracolla,
sistemandosi anche il bordo della manica della divisa, cercando di
coprire la camicia sottostante. Bloccò le portiere mentre
attraversava il vialetti di ciottoli chiari, sentendoli scrocchiare
sotto le suole dei mocassini lucidi.
Passando
accanto alla cassetta delle lettere notò la levetta laterale
alzata,
quindi deviò il suo percorso e ci si fermò
davanti. La aprì con
uno scatto, prendendo con una mano sola tutto il contenuto.
Guardò
distrattamente le lettere e le cartoline che aveva in mano, mentre
raggiungeva la porta principale. Sua madre lo accolse nell'ingresso,
pronta per uscire.
-Ciao
tesoro.- lo salutò con un sorriso, scoccandogli un bacio
sulla
guancia rasara. Blaine sorrise, posando la posta sul mobile
dell'ingresso, insieme all chiavi della macchina e a quelle di casa.
-Dove
vai?- le chiese, appoggiando la borsa a terra e sfilandosi la giacca
blu, appendendola all'appendiabiti in legno scuro.
-Shopping.
Ti serve qualcosa?- il ragazzò negò, dirigendosi
in cucina mentre
si slacciava i polsini della camicia e si allentava un po la
creavatte a strisce rosse e blu. Aprì lo scolapiatti e prese
un
bicchiere, riempiendolo subito dopo di acqua fresca. Lo bevve in un
sorso solo, sospirando soddisfatto una volta finito.
-Blainers?-
si sentì chiamare da sua madre e si voltò,
guardandola avvicinarsi
a lui con una busta fra le mani sottili e curate. -Questa è
per te.-
continuò, passandogli la busta affrancata. Blaine la prese
con le
sopracciglia aggrottate, leggendo curioso il proprio nome scritto
sulla carta bianca.
Chi
poteva mai avergli scritto una lettera? La calligrafia era fine e
ordinata, e il ragazzo lo notò già mentre tirava
fuori i fogli
dalla busta, visto che la penna aveva penetrato un po la carta.
Scorse distrattamente tutto lo scritto, andando poi sul divano per
poter leggere con più attenzione. Si sistemò sui
cuscini,
accavallando le gambe, e cominciò a leggere fra
sè e sè.
Caro
amico,
so
che non mi conosci e probabilmente mi prenderai per un maniaco (spero
che tu non lo faccia),
ma
ho saputo che tu eri amico di Daniel.
Ho
trovato il tuo indirizzo in uno dei suoi diari e pensavo che parlare
con qualcuno
che
lo conosceva mi avrebbe aiutato.
Daniel Raynolds si era suicidato una settimana prima. Lui e Blaine
frequentavano lo stesso campo estivo e spesso si inviavano qualche
cartolina e piccola lettera, nonostante avessero uno il numero di
telefono dell'altro. Blaine era rimasto spiazzato quando una sera, al
notizziario delle sei, aveva sentito il giornalista annunciare la
morte del suo amico. Si era impiccato con una cinta di cuoio,
attaccata ad una delle travi del soffitto. Sapeva che aveva lasciato
una lettera ai suoi genitori, scusandosi di averli delusi e che gli
avrebbe sempre voluto bene.
Daniel
parlava spesso di te, diceva che la prossima estate mi avrebbe
portato al campo
estivo
e e ci avrebbe presentati. Spero che non ti dispiaccia se non ti dico
chi sono,
o se
non ti invio un indirizzo a cui rispondere a questa lettera.
Vorrei
che tu mi conoscessi solo come Kurt per ora. Un semplice ragazzo di
sedici anni,
intrappolato
in una cittadina troppo piccola e opprimente. Un ragazzo che forse ha
solo
bisogno
di parlare con qualcuno.
Puoi
anche ignorare queste lettere se vuoi, anche se mi piacerebbe che tu
le leggessi..
scusa,
ingnorami, tendo a straparlare.
Blaine sorrise fra sè e sè, togliendosi le scarpe
e mettendosi a
gambe incrociate sui cuscini.
E'
che Daniel era praticamente il mio confidente. Ho qualche problema a
scuola con la
squadra
di football, ma affrentarli sarebbe come comprare un biglietto di
sola andata
per
l'ospedale.
Il moro avrebbe voluto dire a Kurt che lo capiva, che anche lui aveva
avuto problemi con i bulli, ma non poteva.
Quindi
è meglio tenersi tutto per sè e sopportare. Un
giorno lacoreranno
tutti per me,
me
lo sento. Allora vedremo chi avrà il coltello dalla parte
del
manico.
Forse
far parte del glee club non aiuta il mio voler stare in disparte,
come l'essere gay.
Ecco,
ora avrò perso il tuo interesse.
Al contrario, Blaine si sistemò sul divano, per poter
prestare
maggior attenzione a quello che leggeva. Dove era stato Kurt per
tutto quel tempo? Perché Daniel non li aveva presentati
prima? Era
forse il suo ragazzo?
Però
anche a Daniel piacevano i ragazzi, quindi non ti darà
così
fastidio. Sto straparlando
ancora,
mi dispiace.
Credo
ti scriverò ancora, mi viene facile confidarmi, ma se ti
infastidisce puoi solo
buttare
le lettere senza aprirle. Spero solamente che terrai per te il
contenuto di
ognuna,
è l'unica cosa che ti chiedo.
Ora
devo andare alle prove del glee e poi ad imbucare questa lettera.
È
stato un
piacere
"parlare" con te.
Con
affetto,
Kurt.
Blaine accarezzò con la punta delle dita il nome di Kurt
scritto in
penna blu, sporcandosi leggermente d'inchiostro. La data sulla
lettera era del giorno prima, quindi o al ragazzo si era rotta la
penna, oaveva ripassato la sua firma più volte con forza.
Ripiegò
con cura i fogli, infilandoli nuovamente nella busta. Si
alzò dal
divano e salì le scale per andare in camera sua.
Aprì il cassetto e
ci ripose la busta con attenzione.
La riprese quella sera, prima di andare a dormire, leggendo
nuovamente quelle parole. Si chiese se Kurt avesse solo Daniel come
amico o se avesse altre persone intorno. Se si sentisse solo, e
scriveva a lui quelle lettere per poter parlare in libertà.
Si chiese se Kurt fosse alto, biondo o moro, o di che colore fossero
i suoi occhi. Se l'espressione nelle sue iridi fosse la stessa che
aveva lui un anno prima.
***
Blaine ricevette un'altra lettera due giorni dopo. La trovò
sulla
sua scrivania, dove l'aveva messa sua madre quella mattina. La lesse
in pochi minuti, curioso di sapere cosa fosse successo a quel
ragazzo.
Gli raccontava che suo padre si stava per risposare e che d'ora in
poi avrebbe avuto un fratellastro, il capitano della squadra di
football della sua scuola. Gli aveva scritto che sua madre era morta
otto anni prima, e che era contento del fatto che suo padre avesse
trovato un'altra donna da amare e che lo amava a sua volta. Si era
sfogato, quasi a metà lettera, dicendo che gli mancava sua
madre.
Gli mancava il suo profumo, il suo tocco gentile fra i capelli o
sulla pelle e come riusciva a tranquillizzarlo con un semplice
sguardo quando era triste.
Blaine sentì gli occhi lucidi mentre leggeva Kurt scrivere
di sua
madre, cercando di immedesimarsi nella sua situazione. Probabilmente,
se fosse stato lui ha perdere la madre, la famiglia Anderson sarebbe
stata persa. Lui, suo padre e suo fratello non avrebbero potuto
andare avanti da soli.
Anche in fondo a quella lettera Kurt aveva scritto "con affetto"
e Blaine si ritrovò di nuovo ad accarezzare quelle parole.
Avrebbe tanto voluto rispondergli, o incontrarlo. Poterci parlare e
stringere la sua mano per dargli conforto.
***
Dopo qualche tempo Blaine cominciò ad attendere le lettere
di Kurt
sempre più impaziente. Quel venti novembre, Blaine si
precipitò
letteralmente sulla cassetta della posta appena tornato a casa da
scuola. La aprì subito e vide immediatamente la lettera. La
prese e
la soppesò, c'era qualcosa nella busta. Entrò
dentro casa prima di
aprire la missiva, sistemandosi come sempre a gambe incrociate sul
divano del salotto.
Caro
Blaine,
iniziava. Aveva
cominciato a chiamarlo così circa una settimana prima. Era
decisamente meglio di "amico".
Caro
Blaine,
ho
sentito il bisogno di scriverti questa lettera, spero non ti
dispiaccia riceverne una
così
presto.
In effetti, Kurt era sempre stato piuttosto regolare nell'inviargli
le lettere, una ogno due o tre giorni. Ripensandoci, gliene aveva
mandata una giusto il giorno prima.
Dovevo
parlarne con qualcuno e mi sei venuto in mente tu. Ieri stavo
sistemando il
libro
di francese nell'armadietto (seguo il corso di francese avanzato),
quando il
bullo
che mi infastidisce mi ha spinto contro l'armadietto. Ho sbattuto la
spalla, e
per
la sorpresa sono caduto seduto a terra.
Però,
vedendolo allontanarsi da me come se niente fosse... ho pensato di
esssere
stufo.
Stufo dei lividi. E soprattutto stufo degli insulti.
Gli
sono corso dietro, fino agli spogliatoi maschili e ho urlato. Non
credo di essere
mai
stato così arrabbiato con qualcuno prima. Quando l'ho visto
alzare
il pugno
credevo
volesse picchiarmi. E gliel'ho detto. Che se voleva colpirmi poteva
farlo,
ma
che non avrebbe cambiato ne me, ne il mio modo di essere.
È
stato allora che si è avvicinato di più e io ho
chiuso gli occhi,
pronto a
ricevere
il pugno in faccia...
Blaine accarezzò piano la carta da lettera, dove
l'inchiostro era
leggermente sbafato. Con una stretta al cuore, il moro capì
che Kurt
stava piangendo mentre scriveva quelle parole.
Invece non
ho sentito nessun dolore. Almeno, non in faccia. Ho sentito il suo
viso
attaccato
al mio e le sue labbra sulle mie... è durato poco, si
è staccato
quasi subito.
Però
ci ha riprovato, e io mi sono staccato di botto. A quel punto mi
apettavo
il
pugno, invece ha colpito l'armadietto dietro di me.
Dopo
di che se n'è andato, sbattendo la porta. Io non ho potuto
fare
altro che lasciarmi
cadere
a terra.
Mi
sono alzato quasi mezz'ora dopo, sentivo Rachel chiamarmi da fuori
per il glee...
Non
mi mai mancato Daniel così tanto come ora. Quando c'era lui
affrontavo meglio
queste
cose. C'era lui che mi stava vicino quando mi spingevano e
insulatavano...
forse
ero troppo preso dai miei problemi per guardare i suoi. Sai, mi sento
un po
in
colpa se non c'è più. Ma questo è un
altro discorso...
Ora
vado, ti ho rubato già troppo tempo. Alla prossima.
Con
affetto,
Kurt.
PS:
ti ho allegato il programma di una piccola competizione di canto
coreografato.
Mi
piacerebbe che
tu venissi a vederci, anche se non sai chi sono... ok è
un'idea
stupida
ma io
te lo mando uguale.
Il moro tirò fuori dalla busta il depliant e lo
aprì. Era una
competizione secondaria, anche i arblers partecipavano a volte. Non
era per concorrere alle Nazionali ma era più che altro un
allenamento. Blaine sorrise e si rigirò il programma fra le
mani. Ci
sarebbe andato sicuramente, ne era certo ancora prima di pensarci su.
Avrebbe anche portato qualcosa a Kurt.
Si alzò dal divano, e salì in camera sua. Mise la
lettera nel
comodino insieme alle altre, richiudendo il cassetto con cura. Poi,
dopo essersi tolto la camicia, si mise a sedere alla scrivania e
prese un foglio e una penna. Si tirò su le maniche della
camicia e
cominciò a scrivere.
Caro
Kurt...
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