Titolo: Il
primo protettore
Autore:
weeping_ice/kaos3003
Fandom:
Supernatural
Pairing:
Castiel/Dean
Rating:
verde Fantabosco
Word count (lo vuole la
rilettrice, non io): 2079 parole (LibreOffice)
Genere:
angst,
romantico
Avvertimenti:
morte personaggi minori, slash, angel!Dean, what if 6x22
Rilettrice
(perché non vuole essere chiamata beta):
sepherim_ml
Riassunto:
“Ora
vi prostrerete e professerete il vostro amore per me, il vostro
dio.”
N/A:
ispirato
a questo prompt del Wing!fic
- commentmeme a tema: What if Post 6x22: Castiel, quale nuovo
Dio, trasforma Dean in un angelo, così lui - in quanto tale
- sarà
costretto ad amarlo. Ispirazione tratta da QUESTA
fan-art.
La fanfiction è un regalo per hikaruryu:
auguri cara
<3 (anche se con un giorno di ritardo XD).
Nemmeno nei suoi peggiori
incubi aveva pensato sarebbero finiti così. Castiel era
sempre stato il loro angelo sfigato, quello praticamente espulso a
calci in culo dal paradiso per aver voluto aiutarle 'due stupide
scimmie senza pelo' a fermare il più grande litigio di
famiglia dopo Dallas.
“Io sono il
vostro nuovo dio. Un dio migliore.”
Il tono calmo, quasi
indifferente di Castiel spedì brividi freddi lungo la
schiena di Dean. I resti di Raffaele campeggiavano ancora sul muro di
fronte a loro, mentre Sam tremava da capo a piedi; anche fossero
riusciti a sopravvivere a quell'inferno, avrebbero dovuto affrontarne
uno ben peggiore per rimettere in piedi il ragazzo.
“Ora vi
prostrerete e professerete il vostro amore per me, il vostro
dio.”
Se non lo avesse appena
visto far fuori un arcangelo perennemente premestruato, probabilmente
lo avrebbe apostrofato come tutti i figli di puttana che avevano
cacciato fino a quel momento. Purtroppo Castiel era parte della
famiglia, aveva appena ingoiato un milione di testate nucleari ed era
molto, molto incazzato.
Bobby accanto a lui scosse
le spalle. “Be', allora...” mormorò,
lasciandosi cadere in ginocchio. “Così
è sufficiente o devo appoggiare anche la fronte a
terra?”
Una domanda che Dean non
avrebbe mai voluto sentire, non dal vecchio cacciatore.
Castiel li
squadrò per un attimo con un misto di indulgenza e noia,
esattamente la stessa espressione che aveva appena entrato in quel
capannone per parlare con loro, prima di ribellarsi e divenire quasi
umano e Dean sentì lo stomaco stringersi in una morsa.
Normalmente avrebbe
giurato di combattere fino in fondo, purtroppo, quando Bobby fece loro
segno di inginocchiarsi a loro volta, Dean e Sam dovettero imitarlo, se
non altro per non essere annientati.
“No.”
Ma tutto questo
evidentemente sembrava non soddisfare la nuova divinità. E
se l'espressione di Bobby e Sam voleva dire qualcosa, la situazione era
ben peggiore dei
suoi calzoni quel martedì mentre veniva investito da un
vecchio pazzo.
Castiel scosse la testa.
“Tutto questo non ha senso,” mormorò,
avvicinandosi a Dean. “Tutto questo non ha senso se non lo
intendente veramente.”
L'unica cosa che
probabilmente intendevano era infilare Mr. Testata Nucleare nella
stanza antipanico fino a quando non avessero trovato un modo per
disinnescarlo, ma Dean non credeva che il vecchio angelo sfigato
avrebbe apprezzato.
Con pochi passi Castiel fu
esattamente di fronte a lui e Dean si trovò a deglutire
nervosamente sotto quello sguardo calcolatore, mentre una mano
dell'angelo gli carezzava una guancia. “Non ha senso, ma
credo che a questo si possa rimediare.” disse, spostando la
mano sulla sua fronte. In un attimo Dean perse i sensi e cadde ai piedi
di quello che fino a poco fa era solo un angelo sfigato.
Immediatamente Sam e Bobby
provarono ad alzarsi, ma una forza li bloccò sul pavimento,
tutto quello che poterono fare fu osservare Castiel prendere in braccio
Dean, quasi non pesasse nulla.
“Dean...”
“Non
preoccuparti, Samuel,” lo rassicurò, assicurando
il pesa di Dean contro il proprio petto. “Non
accadrà nulla a Dean. Non potrei mai farvi del
male.” E detto questo scomparve.
* * *
La piccola cappella era
quanto di più intimo Castiel fosse riuscito a trovare in
così poco tempo. Dagli affreschi, perfette riproduzioni dei
lavori rinascimentali italiani, dio e le sue schiere angeliche
sembravano squadrarli affascinati. Sembrava passato
un'eternità da quando lui sedeva fra quella moltitudine,
osservando le ere dell'umanità avvicendarsi.
Adagiato sull'altare
maggiore tra cuscini, stole ricamate e fiori con cui qualche
vecchietta devota amava ancora decorare la cappella votiva, il corpo di
Dean ebbe un fremito sotto lo sguardo del suo dio, prima di tornare a
rilassarsi completamente. La sua anima si stava velocemente adattando ai
cambiamenti del suo corpo, modellandosi plastica intorno a quel piccolo
nucleo di grazia che Castiel gli aveva donato, abbracciandola e
fondendola con la sua luce che negli anni aveva attirato tanti angeli.
La luce, questo lo aveva
attirato a Dean, mentre combattevano ogni singolo demone dell'inferno
per salvarlo dalla perdizione. Nonostante i quarant'anni passati fra
quelle fiamme e i tormenti, il dolore e le atrocità
commesse, la sua anima lacerata lasciava intravedere la natura
meravigliosa che il Padre gli aveva dato: generoso, pronto a
sacrificarsi per chiunque, leale, forse troppo, visto quanto gli era
costato.
Ma tutto quello sarebbe
presto cambiato, giurò a se stesso Castiel, portandosi la
mano del cacciatore alle labbra e baciandogli dolcemente le dita, quasi
con reverenza.
Sam aveva avuto la sua
possibilità, ne aveva avuta più d'una a dire il
vero, e le aveva tutte sprecate, gettando Dean da parte come non
contasse nulla. Castiel non avrebbe fatto lo stesso errore, lui si
sarebbe assicurato che la lealtà e l'amore di Dean fossero
ben preservati e riposti nella giusta persona. In lui.
Dean voltò
appena la testa, quasi lo stesse inconsciamente cercando. Sarebbe stato
uno splendido angelo, uno di cui il paradiso sarebbe potuto andare
fiero, una volta che il rituale fosse finito, e lo avrebbe venerato e
amato, esattamente come aveva sempre fatto con le persone sbagliate.
Le dita del cacciatore
erano calde contro la sua guancia, mentre Castiel lo osservava dormire.
Presto, molto presto.
* * *
Il rumore dell'Impala era
inconfondibile. Sotto il caldo sole la carrozzeria scintillava, nera e
lucida come non mai, una vera perla in quel deserto di polvere. Accanto
a lui Dean osservava impassibile la scena, la grazia pulsava a ritmo
con il suo cuore, mentre nel pugno stringeva la sua nuova spada
angelica. C'era voluto del tempo per trovare il materiale, ma non
sarebbe stato dio se non ci fosse riuscito.
Castiel
continuò ad osservare il mezzo che si avvicinava, fino a
fermarsi di fronte a loro. Aveva pensato Bobby e Sam avrebbero
impiegato molto meno per trovarli, ma evidentemente le condizioni del
giovane Winchester dovevano essere più gravi del previsto.
Forse avrebbe dovuto guarirlo, non appena il mondo si fosse abituato
all'esistenza e alla presenza del nuovo dio, in fondo poteva ancora
usare quei due nel suo progetto per un nuovo mondo
“Vi aspettavo
molto prima.”
Lo sguardo che Sam gli
rivolse era puro odio e dolore. I ricordi dell'inferno e la lontananza
dal fratello si stavano facendo sentire sulla sua psiche e sulla sua
anima. “Castiel,” ringhiò, sfoderando il
coltello demoniaco e avanzando, traballando. “Lascia andare
Dean.”
Sì, decisamente
avrebbe dovuto guarirlo, prima o poi.
Dean si tese come una
corda di violino e Castiel dovette bloccarlo, prima che facesse
qualcosa di cui entrambi si sarebbero pentiti.
Il potere intorno a loro
era quasi palpabile e Castiel vide Bobby impallidire. Aveva sempre
apprezzato la conoscenza del vecchio cacciatore, decisamente gli
sarebbe tornata utile.
Castiel lanciò
un'occhiata distratta alla sua destra e il nuovo angelo si
rilassò appena. “Nessuno sta trattenendo
Dean,” mormorò quindi, avanzando verso i due
cacciatori. “Gli ho donato uno status che si adattasse
maggiormente alla sua natura.”
“Cosa?”
“Protettore,
Samuel,” spiegò pazientemente. “Quello
per cui Dean era nato, in realtà. D'ora in poi
servirà il paradiso. E me,” continuò,
sottolineando particolarmente l'ultima parte.
“Sarà il primo delle nuove schiere angeliche che
veglieranno su questa umanità distrutta.”
Venerando e amando il
proprio dio, esattamente come qualsiasi angelo avrebbe dovuto fare. Sul
petto di Dean campeggiava il suo marchio, un simbolo enochiano antico
come l'eternità, frutto del suo sangue che aveva bruciato la
pelle, la carne e ogni residuo di umanità che aveva afflitto
l'amico per così tanti anni.
Lo sguardo spaventato di
Sam incrociò quello freddo del fratello, prima di spostarsi
sul nuovo marchio che ora campeggiava sul suo petto e tornare su
Castiel. “Tu non puoi...”
“È
stato meglio così, Samuel,” asserì
Castiel, dando loro le spalle per rientrare nella cappella.
“Tornate al garage, non intendo ferirvi,” concluse,
facendo un cenno a Dean perché lo seguisse.
Forse avrebbe dovuto
considerare meglio la cosa, in fondo Dean era l'unica cosa che
separasse Sam dalla sua pazzia, la sua ancora, e si era sempre preso
cura di lui, mettendolo al centro del proprio mondo. Perderlo
così, dopo aver ricordato i tormenti dell'inferno, doveva
essere stato veramente devastante.
Probabilmente per questo
si lanciò contro Castiel, incurante del fatto che questi
potesse incenerirlo con un solo sguardo. Tutto si sarebbero aspettati,
tranne che la lama di Dean lo trapassasse, proprio all'altezza del
cuore.
Sam emise un suono
strozzato, coprendo la mano di Dean che reggeva l'arma con la sua. Un
rivolo di sangue gli uscì dall'angolo sinistro della bocca e
il suo sguardo tradito e sconcertato si incatenò per una
frazione di secondo con quello completamente indifferente del fratello,
mentre il suo corpo cedeva completamente, fino a crollare a terra.
Il silenzio anestetico del
tardo pomeriggio li avvolse per qualche secondo. Sam giaceva tra loro e
Bobby che fissava alternativamente Dean e Castiel, rivolgendosi poi a
quest'ultimo. “Tu, bastardo...”
“Mi
spiace,” mormorò Castiel, senza nemmeno guardarlo,
troppo concentrato su Dean e sulle sue reazioni per notare altro.
L'angelo sembrava osservare disinteressato il corpo di fronte a
sé, lo stesso per cui alcuni anni prima era arrivato a
vendere l'anima. “Non sarebbe dovuto finire così.
Ma ora la sua anima riposa in paradiso.” mormorò,
non ben sicuro a chi si stesse rivolgendo.
Se Dean avesse avuto
ancora la sua umanità, probabilmente ora gli starebbe
puntando contro la pistola per costringerlo a riportare in vita il
fratello, ma così non sembrava.
Bobby riportò
la propria attenzione al giovane cacciatore. “Dean?”
“Mi
spiace,” mormorò questi, estraendo l'arma dal
torace di Sam e pulendola sulla maglietta, quasi l'idea del sangue lo
disgustasse. “Non potevo permettere che questo figlio di
puttana avesse successo. Ti consiglio di allontanarti, fino a quando
sei in tempo.”
“Sul serio,
Dean?” abbaiò, estraendo la pistola dalla giacca.
Lo sguardo del cacciatore più anziano era di pura rabbia e
delusione e le lacrime gli rigavano il vecchio volto stanco, mentre la
bocca si contorceva in espressioni di puro disgusto, quasi dovesse
sputare ogni singola parola. “Ti ho sempre ritenuto un uomo
giusto, migliore di Sam, migliore di me, migliore di tuo padre, almeno
fino a quando questo,” gridò, indicando
velocemente Castiel. “Questo mostro non ti ha fatto il
lavaggio del cervello.”
E questo doveva averlo
fatto seriamente arrabbiare, perché la presa di Dean
sull'arma si fece più ferma e il suo sguardo si
indurì. “Ti avverto...”
“Cosa,
altrimenti mi fai fuori? Accomodati!” gridò
ancora, prendendo la mira. “Ma mi porterò quel
figlio di puttana...”
Castiel era sicuro che
Bobby avrebbe voluto portarlo all'inferno, o forse peggio, ed era
già pronto a fermare quel proiettile per poi costringere il
vecchio amico al riposo, ma non fu necessario: Dean apparve alle sue
spalle e con un gesto veloce gli conficcò la lama angelica
nella schiena, tagliandogli la spina dorsale.
Il cacciatore cadde
riverso a terra tra loro, senza poter nemmeno emettere un grido, poco
distante dal corpo esanime di Sam.
La pioggia aveva iniziato
a cadere lenta su di loro e i resti di quella che una volta era la loro
famiglia.
“Mio
Signore?”
Castiel sollevò
lo sguardo dai due corpi. Dean lo fissava curioso ed esitante, quasi si
aspettasse un rimprovero per i suoi atti.
“Erano la tua
famiglia...” mormorò l'angelo, avvicinandosi a lui
lentamente. Il terreno sotto i suoi piedi stava diventando sempre
più fangoso, presto sarebbe stato impossibile seppellire i
corpi.
“Io non ho
famiglia,” asserì sicuro Dean. Sembrava un
cucciolo bisognoso dell'approvazione del padrone e Castiel non avrebbe
mai voluto vederlo così. “Io ho solo voi, mio
Signore, amo solo voi.”
E per quanto Castiel
avesse aspettato quelle parole per anni, sentirle ora, in quella
situazione, sembrò vanificare tutto.
La pioggia cadeva lenta e
fredda su di loro, inzuppando le sue ali, ormai visibili. Piccole gocce
erano ferme sulle ciglia di Dean e a quella distanza gli sembrava di
poterne distinguere i contorni con una nitidezza sorprendente.
Chissà a cosa stava pensando suo padre, mentre progettava
gli occhi del giovane Winchester e gli donava quello sguardo profondo e
tutte quelle lentiggini.
Ormai erano ad un soffio e
Castiel sentì il calore del respiro del suo angelo sul
volto. “Dean?”
“Vi prego, mio
Signore, non scacciatemi.”
E Castiel non lo avrebbe
fatto. Conosceva troppo bene il dolore di essere costretto lontano da
casa, lontano dal padre che tanto amava e venerava per costringervi
l'amico.
Sospirando, Castiel gli
passò una mano sulla nuca, attirandolo verso di
sé. “Non lo farei mai," mormorò,
baciandolo dolcemente.
La pioggia era lenta e
dolce su di loro, un altro miracolo di un dio e di un padre troppo
distante per notare quello che avveniva sulla sua ultima creazione.
Castiel strinse Dean a sé; forse, un giorno, sarebbe
riuscito a baciare il vero Dean Winchester. |