Pairing/Characters: Sherlock/Irene,
Joan
Rating: PG
Warnings: Spoiler
S1!,
Post finale;
Word
Count: 635
(fdp)
Disclaimer: Niente
di mio, non ci cavo un euro.
N/A: Scritta
per 500themes_ita,
prompt #369.
Lacrime e sangue.
After the storm
Il
giorno dopo l'arresto di Moriarty, Sherlock rimane in piedi immobile
sotto la doccia per ore intere, le gambe divaricate per mantenere
meglio l'equilibrio, le mani schiacciate contro il muro di piastrelle
con tanta forza da far sbiancare le nocche e la punta dei polpastrelli.
La
sensazione del freddo della ceramica contro i palmi stride
violentemente con quella del getto di acqua bollente che gli colpisce
la nuca e le spalle. Piccoli rivoli caldi gli scorrono lungo il volto
come fasci di vene esposte, come lacrime non sue.
Ma
Sherlock non piange. Ricorda.
Ricorda
Londra e non riesce a capire. Non riesce a spiegarsi. Come ha fatto a
non vedere, a non accorgersi dell'ovvio, come ha fatto, addirittura, adinnamorarsi di lei.
A distruggersi per lei.
Domande,
domande, domande. E nessuna risposta. Solo lo scrosciare dell'acqua e
quelle lacrime che si rifiutano di cadere.
Ritorna
in sé solo quando Joan comincia a bussare violentemente alla
porta, minacciando di affumicare tutte le api per farle fuggire se lui
si ostina a tenere in ostaggio il bagno impedendole di fare la
pipì.
*
La
notte dopo l'arresto di Irene, Sherlock sogna di lei.
Indossa
la sua solita maglia da lavoro, ha i capelli biondi raccolti in uno
chignon dall'aspetto più instabile della torre di Pisa, ed
è ricoperta di schizzi di colore. Le finestre sono
spalancate, il sole invade la stanza, tutto intorno c'è
odore di fiori e di colori ad olio.
China
sul suo quadro, Irene dipinge e canticchia tra sé una
canzone che lui non riconosce.
Sherlock
si avvicina a lei sorridendo, ma mentre si china per baciarle una
spalla nuda, i suoi occhi si posano sulla tela di fronte a loro, e
più precisamente sui particolari sapientemente ripassati con
un rosso brillante. Non è acrilico. È sangue.
Sangue
sul quadro. Sangue sul pennello. Sangue sulla tavolozza.
Sangue
sulle mani di Irene.
Sangue
sulle proprie mani.
Sherlock
si sveglia gridando come non gli capitava da anni. Impiega meno di
trenta secondi a calmare se stesso e le successive due ore a tentare di
calmare Joan, dapprima spaventata, poi semplicemente infuriata per
essere stata svegliata così di soprassalto.
*
La
verità è che per qualcuno abituato ad essere
l'esatto opposto di un cliché, il fatto di essere caduto nel
più antico di tutti è quantomeno umiliante.
Essere distrutti dall'amore è una cosa per poeti e scrittori
di libri da quattro soldi, non per scienziati o detective.
Sherlock
si chiede se Irene provi la stessa cosa. Dopotutto l'amore non
è fatto neanche per le grandi menti criminali.
Eppure
eccoli qui: un uomo fregato da una donna e una donna fregata dalla
gelosia. La storia più vecchia del mondo. Ci sarebbe stato
da aspettarsi un minimo in più di originalità da
una coppia come la loro, ma è cosa nota che la
realtà non è mai all'altezza delle aspettative.
Quando
Joan gli domanda perché diamine stia ridendo sottovoce da
solo come uno psicopatico, Sherlock risponde che ha finalmente trovato
la ricetta perfetta per cucinare Clyde. Lei torna in salotto per niente
convinta, ma con la tartaruga ben al sicuro tra le sue mani. Giusto per
precauzione.
*
Moriarty
evade due giorni dopo.
Non
è una fuga spettacolare con inseguimenti e sirene spiegate.
Non sarebbe nel suo stile. Lei preferisce le cose fatte in silenzio,
nell'ombra, possibilmente in punta di piedi. La cosa non impedisce
comunque ai giornalisti di lanciarcisi sopra come avvoltoi affamati.
Sherlock
guarda i vari notiziari dai suoi nove schermi televisivi.
Sorride.
Il
suo cellulare comincia a squillare pochi istanti dopo l'annuncio della
prima conferenza stampa del direttore del carcere femminile.
«Pronta,
Watson?», domanda lui.
In
piedi al suo fianco, con in mano la sua fida tazza di tè
bollente, Joan scuote la testa con aria esasperata, poi si trova a
dover sopprimere a sua volta un sorriso e un brivido di eccitazione.
«Pronta»,
risponde soltanto, pur avendo ancora addosso i pantaloni del pigiama e
una tartaruga infilata nella tasca della vestaglia.
|