We
are not pawns on their chessboard.
Tutti
gli altri tributi erano morti.
Nessuno
era sopravvissuto tranne due, che erano quasi ai lati opposti
dell'arena. Avevano deciso di separarsi nonostante fossero alleati e
Kurt continuava a chiedersi il perché. Blaine, nel
frattempo, stava
aspettando il momento in cui gli Strateghi avessero messo in moto
chissà quale trucchetto per farli incontrare.
Blaine amava Kurt,
e Kurt amava Blaine.
Dopo
alcuni giorni passati nell'arena finalmente si erano baciati. Anche
agli allenamenti obbligatori per tutti i tributi si continuavano a
guardare, e nessuno dei due staccava gli occhi di dosso all'altro,
come se fosse l'ultimo giorno in cui si sarebbero visti.
Blaine
osservava l'ambiente attorno a lui.
Era
notte, ma nessuno dei due aveva gli occhiali speciali.
Nessuno
dei due riusciva a dormire, con il tormento del pensiero di dover
uccidere l'altro per vincere.
Nessuno
dei due riusciva a capire il motivo di quei...giochi. Li chiamavano
giochi, quando non erano altro che un orribile mezzo per far
divertire gli abitanti di Capitol City. E tutti coloro che guardavano
non si preoccupavano di nulla, perché loro non sarebbero mai
finiti
nell'arena come la gente dei Distretti.
Blaine
apparteneva al distretto 11, l'agricoltura. Era forzuto, sì,
ma non
tanto. Si limitava a cogliere frutti alla sua altezza. Era cresciuto
stando alle regole ferree e severe dei Pacificatori, che nel
Distretto 11 erano rigidi e inflessibili. Kurt, invece, era del
Distretto 4. Era praticamente nato nell'acqua e non riusciva a farne
a meno. Sapeva nuotare perfettamente, il mare era il suo habitat. Era
atletico e molto agile, sapeva trattenere il respiro a lungo, e al
contrario di Blaine era uno dei Favoriti. Uno degli ultimi due
rimasti in vita.
Erano
rimasti in vita solo loro e prima o poi uno sarebbe dovuto morire,
così che potesse vincere l'altro. Kurt avrebbe voluto
suicidarsi
all'istante, per fare in modo che il Distretto 11 avesse i
rifornimenti per un anno e che Blaine stesse bene, ma non voleva di
certo andarsene senza averlo salutato.
Non
avrebbe accettato obiezioni: Blaine aveva bisogno di vincere. Aveva
una famiglia, nel Distretto. Be', anche Kurt ovviamente, ma loro non
avevano bisogno della sua vittoria.
Blaine
gli aveva detto di avere un fratello più grande, Cooper,
rimasto
infortunato con dei macchinari da campo e che non riusciva
più a
camminare. Suo padre era morto e sua madre non poteva fare molto. La
vittoria di Blaine avrebbe comportato la salvezza per la sua
famiglia.
Finalmente
gli Strateghi, nel bel mezzo della notte, quando Kurt stava per
prendere sonno, scatenarono uno sciame di vespe che mosse entrambi
verso il centro dell'Arena, dov'erano iniziati i Giochi e dove quindi
sarebbero finiti. Era quasi sempre così. Raramente gli
ultimi due
Tributi si affrontavano nei boschi, o comunque in posti coperti.
Venivano
fatti incontrare per offrire l'ultimo spettacolo alla gente. L'ultimo
spettacolo di sangue, che avrebbe posto fine ai giochi, che avrebbe
posto fine anche a quell'edizione degli Hunger Games,
l'ottantanovesima, per l'esattezza.
Kurt
arrivò per primo alla cornucopia, con il pugnale tra le
mani. Era
ancora intenzionato a uccidersi, prima che Blaine potesse fermarlo.
Doveva solo dirgli addio.
Tutta
Panem aveva seguito appassionatamente la storia dei due amanti
sfortunati. Il bottino non si poteva dividere tra due Distretti: uno
di loro due doveva per forza morire. Il problema era chi.
Chi
sarebbe morto per salvare l'altro?
Chi
avrebbe passato il resto della sua vita tra i sensi di colpa?
Chi
avrebbe sopportato tutto questo?
Chi
avrebbe dovuto diventare una pedina di Capitol City, fingendo di
essere felice di aver vinto lasciando morire il proprio amante?
Chi
sarebbe dovuto essere l'ennesima vittima di quei mostri spacciati per
umani?
Kurt
voleva prendersi quel bagaglio lasciando Blaine in vita, lasciando
che il suo Distretto e la sua famiglia stessero bene. Voleva che
fosse al sicuro almeno per un anno. E voleva che la sua vita andasse
avanti. Blaine doveva ancora compiere diciassette anni; Kurt ne aveva
diciotto e non voleva privarlo di qul compleanno, per nulla al mondo.
Finalmente
arrivò anche Blaine alla Cornucopia. Guardò Kurt
appoggiato ad
essa, e sospirò. Non voleva vivere senza il supporto di
Kurt. Senza
di lui non ce l'avrebbe fatta, mentre l'altro era più sicuro
di sé.
Sarebbe stato più facile per Kurt stare senza qualcuno come
lui
intorno. Si era sempre sottovalutato, si considerava come un peso per
tutte le persone che gli stavano attorno, ma ci teneva a fare del suo
meglio per aiutare, per aiutare soprattutto Coop e sua madre, che ne
avevano bisogno. Si era anche iscritto numerosissime volte per le
tessere.
Lo
sguardo del ragazzo del Distretto 11 si fissò sul pugnale di
Kurt in
quale lo maneggiava con destrezza, come se fosse un bastoncino di
legno leggero e innocuo. Aveva l'aria piuttosto letale.
«C-come
va, Kurt?» sussurrò, avvicinandosi. Gli prese la
mano, fermando il
pugnale, e la strinse. Chiuse gli occhi senza aggiungere altro,
aspettando la reazione del ragazzo, che si mordeva il labbro per il
nervosismo del momento.
«Bene.»
rispose l'altro. «E' finita, no? Siamo salvi.» Non
sapeva come
dirglielo, non sapeva come comunicargli la sua decisione. Era troppo
difficile farlo e basta e non poteva di certo dirgli “Ehi, ho
intenzione di suicidarmi per salvarti, spero che la cosa ti vada
bene!”.
«No,
e tu lo sai. Non è finita finché... non ne rimane
uno. Uno solo
vince, Kurt.» Nella mente di Blaine continuavano a risuonare
quelle
parole.
Uno
solo.
Uno
solo poteva vincere, uno solo poteva arrivare alla vittoria, uno solo
poteva vivere.
Lo sguardo di Kurt catturò quello di Blaine, pieno di timore.
«Lo
so, Blaine. Per questo io...» si interruppe improvvisamente
perché
le labbra di Blaine si erano posate su quelle di Kurt, che lo strinse
sorpreso in un forte e caldo abbraccio, quello di cui Blaine aveva
bisogno proprio in quel momento. «...dicevo che, per questo,
per il
fatto che ne debba rimanere solo uno, io volevo...lasciarti
vincere.»
Non disse "uccidermi" per non ferirlo. «NO. N-No! Non lo
permetterò. Non ti ucciderai. Non... per me. Non ne vale la
pena,
Kurt. Morirò io.» disse deciso, guardandolo negli
occhi, con i
denti che battevano. Non era molto credibile, ma la sua tenacia era
ammirabile; e il suo amore era davvero forte.
«No,
Blaine. Morirò io. Tu devi tornare al Distretto 11, dalla
tua
famiglia, da Cooper. Mi ricordo di quando me ne hai parlato, sai? So
che ci tieni. So che mancheresti a qualcuno. Non voglio che tu muoia.
Il Distretto 11 ha bisogno dei premi più del Distretto 4...
piccolo.» terminò Kurt, brandendo di nuovo il
pugnale e guardando
Blaine negli occhi. Mise la mano sulla sua spalla, fissandolo, con
gli occhi lucidi. Non riusciva a immaginare quello che stava per
fare. «Scusami, Blaine.»
Il
pugnale trafisse rapido il petto di Kurt. Crollò a terra, ma
Blaine
lo sorresse, scioccato.
«NO!»
il lamento di Blaine si propagò nell'aria. Con la mano
cercò di
fermare l'emorragia del ragazzo, ma era tutto inutile.
Le
lacrime di Blaine iniziarono a scendere sul corpo di Kurt. L'idea di
averlo perso lo mandò totalmente fuori di testa,
alzò lo sguardo,
consapevole che le telecamere dell'Arena erano puntate su di lui.
«Me
la pagherete, maledetti! Gli Hunger Games non sono altro che una
barbarie! Veniteci voi, nell'arena! DISTRETTI,
RIBELLATEVI A CAPITOL
CITY! LIBERTA'!» le sue urla furono trasmesse su tutte le TV
di
Panem. La morte di Kurt gli aveva fornito le forze necessarie per un
ultimo atto di coraggio. Appoggiò il corpo inerme di Kurt
sul
terreno e ne sfilò il pugnale, alzandolo al cielo.
«Per Kurt. Per
il Distretto 11. Per Panem.» Si accoltellò appena
sopra al cuore,
così che nemmeno i medici di Capitol City avrebbero potuto
fare
qualcosa. Non voleva dargliela vinta, "non a quei bastardi",
come spesso diceva.
Cadde
a terra moribondo, ma riuscì ad afferrare la mano di Kurt e
a
stringerla. «Scusami, Kurt. Ti amo.»
La
vita abbandonò anche il corpo di Blaine.
Kurt
e Blaine giacevano lì, davanti alla Cornucopia, l'uno
addosso
all'altro e con le dita intrecciate. I loro occhi erano chiusi.
Non
erano nemmeno arrivati gli hovercraft per recuperare i corpi. Erano
immobili, immolati per Panem, per i Distretti. Blaine non aveva
ragionato più, non sopportava vedere il suo ragazzo morire
per colpa
di quelli, che si volevano solo divertire. Ma che divertimento c'era
nel vedere la gente uccidersi? Era incredibilmente orribile. Blaine
non l'aveva mai capito, Kurt non se l'era nemmeno mai chiesto.
Essendo del distretto 4, uno dei Distretti Favoriti, era stato anche
allenato per gli Hunger Games; ma non si era offerto volontario, il
suo nome era stato estratto dalla bolla con tutte le tessere. Si
erano sacrificati per dare inizio alla rivolta che avrebbe messo
sottosopra Panem. Non era come l'ultima, non come quella che
distrusse per sempre il Distretto 13, ma una totalmente diversa. Una
rivolta che, alla fine, avrebbe davvero finito per distruggere la
dittatura di Capitol City sui 12 Distretti.
Tutti
ricordarono i nomi di quei ragazzi. Al palazzo di giustizia della
nuova capitale erano state appese delle targhe con i loro nomi, che
riportavano la seguente scritta:
Blaine
Anderson, Distretto 11. Kurt Hummel, Distretto 4.
Due
ragazzi immolati per la liberazione dei Distretti, posero fine agli
Hunger Games suicidandosi, avviando la distruzione di Capitol City.
L'inizio della rivolta è dovuto a loro, e così la
liberazione di
tutta Panem dalla dittatura.
Ricordiamo
il giorno in cui questi due ragazzi si sono privati del dono della
vita per salvare tutti noi.
Grazie, Blaine. Grazie, Kurt.
Tutti
sapranno il vostro nome. Non sarete mai dimenticati, da nessuna
persona. Ogni nuovo bambino conoscerà la vostra storia,
ognuno saprà
riconoscere l'amore che vi ha unito, dall'inizio dei Giochi fino alla
tragica morte.
Vi
ringraziamo,
il
popolo di Panem.
Lo
so che volete uccidermi, ma ho appena finito il primo libro della
saga di Hunger Games e questa orribile, orribile, orribile idea mi
è
saltata in mente.
Come
potevo lasciarmela scappare!
Io
amo l'angst!
Anche
se fa soffrire terribilmente.
Anche
questa cosa è stata betata da quell'ang-diavolo di Apathy_,
che
ringrazio immensamente per aver ADDIRITTURA stoppato Doctor
Who.
Insomma,
I call that progress.
Vi
amo tutti, e sì, volevo anche farvi un po'
soffrire!
doublefire.
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