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WHEN I WAS YOUR MAN_Storia_
Danimarca strinse forte il volante della sua auto rossa, si
fermò ad un incrocio e appoggiò la testa sulle
mani, lo sguardo fisso nel vuoto. Erano passate almeno due settimane da
quando Fem! Islanda si era fidanzata con Norvegia, ma ancora lui non
riusciva a togliersela dalla testa. Si sentiva terribilmente in colpa e
sapeva che avrebbe dovuto trattarla meglio, considerarla...cosa che ora
Norvegia faceva tutti i giorni e che la rendeva felicissima.
Alla radio il programma di meteo si interruppe per far suonare "Snow
Kiss", la canzone che Danimarca e Fem! Islanda. Le lacrime gli
bagnarono il viso e la loro canzone gli sembrò diversa,
più triste, più grigia e fredda. Il contrario dei
sentimenti che provava quando stava con lei. Afferrò la
Carlsberg che teneva sul sedile accanto, la stappò e ne
bevve un sorso, mentre il resto gli cadde sulla giacca, inzuppandolo.
Sbuffò scocciato e accostò qualche metro
più in là. Scese dall'auto e sbatté
fortissimo la portiera, grugnendo, poi si tolse la giacca e la
appoggiò sul cofano ad asciugare. Prese la bottiglia ormai
vuota e la scagliò con violenza contro il muro di un
palazzo, rischiando di colpire una finestra.
La sua attenzione si focalizzò proprio su quella finestra,
che dava un salotto che Danimarca conosceva bene. Attraverso il vetro
lucido riuscì facilmente a distinguere le sagome di Fem!
Islanda e Norvegia. Stavano ridendo, Norvegia le afferrò il
viso delicatamente e la baciò, poi sparì per un
secondo e quando tornò la prese delicatamente sui fianchi e
ballarono, sereni.
Danimarca si sentì avvampare il viso e gli sembrò
quasi di sentire nettamente il 'crack' del suo cuore. Una sola lacrima
gli bagnò la guancia e il suo istinto lo portò a
guardare verso il basso per poi rialzare gli occhi. Gli tremavano le
gambe e sapeva che, se anche avesse provato a parlare, la sua voce
sarebbe stata come quella di un corvo ferito.
Una melodia triste lo raggiunse dalla radio della macchina che aveva
finito di suonare "Snow Kiss" e lo fece arrossire di più.
Imbarazzato dalla situazione, Danimarca si fiondò furioso
verso l'auto e spense la radio nervosamente. Poi si portò
una mano alla fronte e si fece scappare un gemito, che poi si
trasformò in un singhiozzo ed infine in un pianto.
Spostò ancora lo sguardo su Norvegia e Fem! Islanda, in
particolare su quest'ultima, che rideva spensieratamente, ballando
forse un valzer con il norvegese. Con Danimarca non aveva mai riso
così, lui ne era certo. E non si era mai divertita in tal
modo. E questo lo fece soffrire e gli fece pensare a tutte le cose che
avrebbe dovuto fare quando stava con lei.
La loro storia era iniziata due anni prima. Solo due anni, e
già Danimarca si sentiva diverso, quella ragazza le aveva
cambiato la vita...e ora non era più con lui, dopotutto. E
solo in quell'istante lui realizzò che aveva sbagliato tutto
in quel periodo di tempo. Si asciugò il viso con la giacca
"Avrei dovuto comprarle dei fiori ogni tanto, avrei dovuto trattarla
meglio e stringerle la mano...così come fa Norvegia
adesso..." gli sfuggì un lungo sospiro profondo e
guardò per l'ennesima volta la finestra. "Avrei dovuto
dedicarle più tempo, ogni mia ora, ogni mio minuto e
portarla ad ogni festa, invece che passarli a bere lasciandola sola a
casa...sono stato un idiota....lei non mi meritava...." pianse, senza
più vergognarsi di trovarsi in pubblico, nel pieno delle
strade di Reykjavìk.
Il suo orgoglio, il suo ego, i suoi bisogni e il suo caratteraccio un
po' egoista svanirono sotto il vento freddo del nord. Batté
il pugno sul tettuccio e si masticò l'altra manica della
camicia rossa che teneva sotto. Il freddo in poco tempo lo
obbligò a rimettersi la giacca imbrattata di birra. Questa
trascuratezza non era da lui... lo rendeva quasi irriconoscibile...e
tutto per il fatto che aveva perso una ragazza brava, dolce e forte
come Fem! Islanda.
Alzò gli occhi e si allontanò di qualche passo
dalla vettura. L'immagine di lei e Norvegia continuava a tormentarlo,
anche quando chiudeva gli occhi, e non riusciva a pensare ad altro che
al casino che aveva combinato per perderla. Il suo pianto si
calmò, ma non il dolore che continuava a distruggerlo
dal'interno.
Nonostante gli facesse male, Danimarca non esitò neanche una
attimo, nella sua mente, ad attribuirsi tutta la colpa.Tornò
verso la macchina, afferrò il quaderno contenente i migliori
ricordi e le foto di quando stava con Fem! Islanda e ne
strappò una pagina, sulla quale era incollata una foto di
loro due che si abbracciavano. Era una delle prime, quelle in cui lei
ancora sorrideva. La girò e, con una penna,
iniziò a scrivere.
"Cara Isla,
so che adesso
probabilmente è troppo tardi per chiederti scusa per i miei
errori, ma voglio soltanto che tu sappia che spero che Norvegia ti
compri tutti quei fiori che io non ti ho comprato. Spero che lui ti
stringa tutti i giorni forte a sé e che ti accarezzi
dolcemente le mani, come io non ho mai fatto. Spero che lui ti dedichi
tutto il tempo che ha, al contrario di me, e che non ti lasci mai a
casa da sola, ma che, anzi, ti porti a qualsiasi festa in
città e anche fuori perché mi ricordo che amavi
tanto ballare. Spero che Norvegia non commetta i miei stessi errori e
che faccia tutte quelle cose che avrei dovuto fare io, quando ero tuo e
tu eri mia. Sappi che non ti ho dimenticata e che ti auguro tutta la
felicità possibile.
Norvegia, ora mi rivolgo
a te, ti prego, non farla mai piangere e occupati tu di lei, in modo
che sia sempre felice. Lei merita più di chiunque altra...
Danimarca"
Con il cuore in gola, firmò il pezzo di carta e lo
imbucò sotto la porta dell'abitazione. Rimase un po' in
piedi, fermo davanti alla finestra, poi salì in macchina e
si allontanò, per non tornare più.
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