1
Erano passati pochi
giorni dal loro arrivo a New York, era la prima volta in assoluto che
mettessero piede nella Grande Mela senza essere accompagnati dagli
altri ragazzi, quel giorno c'erano solo loro due: Harry e Louis. In
quel momento erano sui sedili posteriori di un auto dai vetri oscurati
che li escludeva dal resto del mondo. Il più piccolo era
preso dalle sue mani, le osservava con intensità al fine di
cercare anche la più piccola cuticola da strappare con i
denti, mentre l'altro aveva lo sguardo perso fuori dal finestrino,
contemplava la vita frenetica di quella città, le persone
che si affrettavano mentre loro erano bloccati nel traffico. Louis
sbuffò, voltandosi verso Harry, "Mi sono stufato di stare
qui imbottigliato nel traffico", non ottenne alcuna risposta, le
orecchie dell'altro dovevano essere foderate di prosciutto,
pensò, oppure aveva la testa piena di pensieri e
preoccupazioni che lo estraniavano dal mondo. Optò per la
seconda. Poggiò una mano sul ginocchio di Harry e lo scosse
un paio di volte, il ragazzo lo guardò e tirò un
sorriso, "Sì?", Louis scosse la testa, ma sorrise, "Ho detto
che sono stanco di essere bloccato qui". Harry guardò fuori
dal finestrino, in verità non si era accorto che erano fermi
da un quarto d'ora circa, "Che vorresti fare?". Il più
grande ignorò la domanda e cercò di richiamare
l'attenzione dell'autista, "Mi scusi, buon uomo - Louis
guardò Harry, atteggiandosi a sir inglese, il riccio
soffocò una risata - mi saprebbe dire quanto manca
all'arrivo?". L'uomo si voltò e lo squadrò, il
suo volto, in larga parte, era ricoperto da due folti baffoni, "Manca
davvero poco, sono davvero dispiaciuto per l'attesa, signore". Harry sorrise senza farsi
vedere e guardò di sottecchi Louis, per intercettare la sua
reazione, "Non si preoccupi. E mi dica, mi saprebbe indicare la via per
arrivarci.. a piedi?". L'autista sgranò gli occhi, non gli
doveva mai essere capitato durante tutta la sua vita lavorativa che un
personaggio di quel calibro gli chiedesse indicazioni del genere.
"Manca sì e
no mezzo chilometro, l'hotel è nella prossima svolta a
destra"
"La ringrazio
infinitamente - poi rivolgendosi a Harry - dai su muoviti, andiamo"
"Ehi, aspetta - si
lamentò il riccio - fa freddo fuori, non mi va di
camminare", ma Louis aveva già spalancato la portiera,
"Muoviti!", gli lanciò uno sguardo fiammeggiante, Harry non
poté far altro che obbedire. "Arrivederci buon uomo",
salutò Louis e con un paio di passi veloci si
portò sul marciapiede. Si allisciò i pantaloni e
prese sottobraccio un Harry che era indaffarato ad arrotolarsi lo
sciarpone di lana attorno al collo. "Fa davvero un freddo cane - si
lamentò il più piccolo - e ho dimenticato i
guanti a casa, dio".
"Ci pensò
io", Louis afferrò una delle mani del ragazzo, intreccio le
dita alle sue, e se la portò in tasca. Sorrise vedendo le
guance dell'altro arrossire. In meno di cinque minuti raggiunsero la
Sessantaquattresima strada, in cui sorgeva uno degli alberghi
più lussuosi di tutta Manhattan: l'hotel plaza
Athénée. Un'orda di giornalisti, fotografi e
poliziotti attorniavano l'entrata dell'edificio, aspettandosi l'arrivo
di una limousine. I due si guardarono, "Ho un po' paura",
biascicò Harry, Louis gli strinse la mano ancora al sicuro
nella sua tasca, "Andrà tutto bene, te lo prometto".
Lentamente si avvicinarono all'entrata, un paio di persone li
notò, urlò i loro nomi: Harry inconsciamente
sfilò la mano dal cappotto di Louis e rivolse a tutti degli
ampi sorrisi, le fotocamere li immortalarono una moltitudine di volte.
Qualcuno si avvicinò, gli rivolsero domande, fu Louis a
rispondere, "Tutto ciò che c'è da sapere lo
diremo nell'intervista di oggi", la sua voce era più acuta
del solito ma solo Harry se ne accorse, anche lui doveva essere nervoso
nonostante desse sfoggio di una totale pacatezza e sapienza. Entrarono
nella hall dell'albergo, scrollandosi di dosso tutta l'ansia che si era
accumulata sulle loro spalle. Una hostess li accompagnò
nella stanza dove tutto sarebbe cambiato, di nuovo.
____
- Nda
- Salve e benvenuti nella mia prima Larry. Grazie
per avermi letto, ne sono davvero felice.
- Questa storia era nata come One Shot, ma poi la
sua lunghezza spropositata mi ha dato da riflettere e ho deciso di
dividerla in sei bei capitolini, quindi è una short story
che spero vi piaccia. Qui
dentro sono celate alcune delle mie esperienze più belle e
se sono soddisfatta di questa storia è proprio
perché ci siamo io e la persona che amo, sotto mentitissime
spoglie, con qualche accenno qua e là. Sarebbe
davvero fantastico se la commentaste lì su oppure qui
giù, significherebbe molto per me.
- Al
prossimo capitolo, Alexa x
- (ho
dimenticato di scrivere che aggiornerò mercoledì
:3)
|