VECCHI AMICI
Potrà sembrare assurdo, certo.
Ma c’è forse qualcosa che non sfiori la follia nel nostro mondo?
Questa era anche la
convinzione di chi viveva lungo la Grand Line, o anche solo semplicemente di
quei temerari eroi che vi si trovavano a passare, pronti a tutto pur di mettere
le mani sul favoloso tesoro di Gold D. Roger. Figurarsi, poi, se la famiglia
reale di Alabasta e chi dimorava all’interno del palazzo di Alubarna poteva
sorprendersi facilmente per un qualcosa che usciva dalle righe: dopo aver avuto
a che fare con i Mugiwara, era impossibile. Specie per la principessa che aveva
vissuto con Rufy e gli altri gomito a gomito per diverso tempo.
Eppure… Eppure sì, qualcosa
riuscì a stupirla. Qualcosa di bizzarro e, soprattutto, di impensabile.
Se ne stava bel bella a godersi
il sole sul terrazzino dei suoi appartamenti, la nostra Bibi, i lunghissimi
capelli chiari abbandonati morbidamente al caldo vento del regno della sabbia,
un leggero e semplice vestito di lino bianco ad avvolgerle il corpo. Non amava
molto il lusso, la bella principessa, ma amava le cose graziose, questo sì.
Indossava un paio di sandali ingioiellati ai piedi, che facevano pendant con i
nastri che le raccoglievano sulla nuca due ciocche di capelli, che altrimenti le
sarebbero ricadute davanti agli occhi. In compagnia del suo affezionato Karl, il
papero gigante inseparabile amico d’infanzia, Bibi sfogliava quello che a prima
vista poteva dirsi un libro. In verità, però, quel volume che, seduta sul
parapetto del terrazzino, ella teneva sulle ginocchia, altro non era che un
diario: lo aveva cominciato a scrivere allorquando, anni prima, aveva lasciato
il suo paese natio per cercare di trovare un modo per aiutare la propria gente,
intrufolandosi nelle file degli agenti della Baroque Works – facenti capo al
temibile Crocodile, spietato dittatore dal sorriso
ipocrita e dai modi viscidamente gentili.
Sotto il nome in codice di
Miss Wednesday aveva finto di essere loro alleata per
poter investigare sulla condotta di Mr Zero, scoprendo
così che egli e Crocodile, invasore di Alabasta, erano
la medesima persona. Aveva dovuto lottare, insieme al fidato Igaram, sua guardia
del corpo che aveva assunto l’identità di Mr Eight,
quasi sempre accompagnati dalla fortissima Miss Monday,
in coppia con Igaram, e dall’estroso Mr Nine – non che
nella Baroque Works vi fossero tizi più sobri di lui,
se pensiamo alle caccole esplosive di Mr Five, alla
corporatura da armadio e al cervello microscopico di Mr Four,
all’acconciatura di Mr Three, e a… a
Mr Two, tutto intero com’era.
Sorrise, Bibi, al ricordo di
quanto, alla fin fine, si erano dimostrati degli ottimi amici i loro due
compagni, Miss Monday e Mr Nine.
In particolare, aveva ancora in mente la camminata dinoccolata di quest’ultimo,
il suo sgangherato stile di combattimento con le mazze da baseball, ed il suo
modo di vestire con abiti eleganti ed una corona posta in cima ai suoi capelli
rossi. Era simpatico, pensava, e con lui si era trovata molto bene proprio
perché era diverso da tutti gli altri. Riusciva ancora a sentire la sua voce:
«Miss Wednesday! Miss Wednesday!»
Sospirò richiudendo il
diario e calando le ciglia sul viso, pronta a tornare con i piedi per terra. Era
passato tanto di quel tempo, da allora, e ancora le sembrava strano provare
nostalgia per due membri dell’organizzazione criminale che aveva cercato di
rovesciare il regno di suo padre. Eppure, quella voce che la chiamava pareva
essere ancora lì, a riecheggiare nelle sue orecchie: «Miss
Wednesday! Miss Wednesday!»
«Devo avere proprio qualcosa
che non va se non riesco a dimenticare l’affetto provato per dei criminali e per
dei pirati, vero Karl?» domandò più a se stessa che alla bestiola, alla quale
ora, scesa dal parapetto, Bibi carezzava il capo. Si era accucciata accanto
all’amico, il volume ancora sulle ginocchia, una mano a sorreggere il mento, i
capelli lunghi che sfioravano le lastre di pietra chiara che componevano la
pavimentazione del terrazzino. «Per quanto io ami Alabasta, per quanto io ami la
mia gente, alle volte non riesco a fare a meno di provare nostalgia per il tempo
passato in mare con Rufy e gli altri, o anche solo per quello passato con i miei
amici della Baroque Works. Suona strano a dirsi, ma è così» ragionava la
principessa, provando una sensazione di disagio per quell’imbarazzante stato
d’animo che non avrebbe potuto condividere con nessuno, troppa la vergogna. Era
l’erede al trono di un regno secolare, non poteva permettersi debolezze di tal
genere né tanto meno di annoverare fra le proprie amicizie quella di una banda
di pirati o di ex-agenti dell’associazione che aveva attentato alla vita di suo
padre.
«Miss
Wednesday! Miss Wednesday!» Ancora quella voce
onnipresente. «Miss Wednesday!»
Il troppo sole, cominciava a convincersi Bibi, doveva aver cominciato a darle
alla testa. «Miss Wednesday!» Doveva picchiare davvero
molto forte. «Miss Wednesday, insomma! Vuoi degnarmi
di uno sguardo, sì o no?!»
La regal fanciulla aggrottò
le sottili sopracciglia sulla fronte chiara, e come d’istinto si volse a
guardare verso manca, dove, aggrappato alle colonnine del parapetto lì di
fianco, una figura vestita in completo verde, zazzera rossa e corona dorata in
testa, tentava la scalata del palazzo reale di Alubarna.
I loro sguardi finalmente si
incrociarono per un breve, silenzioso istante.
«Un maniaco!» gridò Bibi,
scattando in piedi e brandendo una mazza chiodata, sfoderata da non si sa bene
dove. Per quanto potesse apparir delicata ed eterea ai più, il soggiorno forzato
nelle file della Baroque Works prima, ed in quelle dei
Mugiwara dopo – anche se di forzature, nella ciurma di Monkey
D. Rufy ve ne erano state ben poche – aveva reso la principessa molto più
coraggiosa e forte di quanto si potesse credere. E perciò, armata di tutto
punto, ora era in procinto di spaccare il cranio all’intruso, di modo da metter
così una pezza nelle falle della sorveglianza delle guardie reali.
Sbiancato per quella mossa
del tutto inattesa, l’uomo, armato di un temibile fiore di campo, evidente dono
per la fanciulla, mollò la presa che la sua mano aveva appena rinsaldato sulla
cimasa, e, scivolando a testa in giù, col rischio di perdere la sua
preziosissima corona, rimase appeso alla ringhiera di pietra unicamente per i
piedi, incastrati ad arte fra le colonnine. «Miss Wednesday,
sei diventata matta?!»
«Matta io?!» rimbeccò Bibi,
dopo aver sferrato il primo colpo a vuoto. «Sei tu che stavi per intrufolarti in
camera mia senza esser stato invitato!»
«Oh, allora la prossima
volta invierò un biglietto per annunciare la mia presenza, così che le guardie
possano farmi a pezzi prima di poter anche solo osare metter piede in città!»
ribatté stizzito l’altro.
«Ti starebbe bene, maniaco!»
«Suvvia, Miss
Wednesday, non mi riconosci? Non fare la sciocca e
aiutami!» sbraitò in ultimo il giovane.
Bibi, arma in pugno, udite
quelle parole si sporse dal parapetto per osservare meglio il proprio
interlocutore. Infine, riconosciutolo, la mazza le scappò di mano per la
sorpresa, andando a sfiorare le parti basse dell’uomo – che perse mezzo secolo
per la paura di dover ricorrere alla chirurgia per riportare ad una parvenza di
vita la propria virilità – ed ella esclamò: «Mr Nine!»
E subito si affrettò a dargli una mano per tirarlo su.
Non bisogna stupirsi che
Bibi non avesse riconosciuto al volo il vecchio collega, se si pensa che tempo
prima aveva faticato a capire che Bonkure, piombato di colpo sulla Going Merry,
era lo stesso Mr Two di cui aveva sentito grandemente parlare in precedenza. E
non importa che entrambi fossero vestiti di rosa, camminassero a passo di danza
ed inneggiassero alla “Gay Way”: per Bibi era difficile l’accostamento delle due
figure – identiche, fra l’altro.
Ecco, se vi chiedete se Bibi
fosse a tratti poco sveglia, ella potrebbe smentirvi con un semplice: “Non sono
fisionomista.”
«Oh, finalmente!» tirò un
sospiro di sollievo l’ex-agente, toccando finalmente un terreno solido sotto ai
piedi. Si spolverò l’abito verde smeraldo, si aggiustò la corona e si risistemò
la cravatta. «La sorveglianza, qui, non è un granché, sai?» cominciò poi,
guardando il panorama che si poteva godere dal terrazzino degli appartamenti
reali. «Ma d’altra parte non è neanche colpa delle guardie, bensì merito mio:
sono pur sempre un tipo in gamba, e non per nulla facevo parte della terribile
Baroque Works.»
«Fossi in te non me ne
vanterei tanto…» commentò Bibi, fissando il giovane con aria curiosa e confusa.
«Anche questo è vero» fu
costretto ad ammettere lui, pensieroso. La sua espressione cambiò
improvvisamente, come se si fosse ricordato di qualcosa, e l’uomo tese la mano
verso la principessa. «Un regalo da un vecchio amico» sorrise quindi, porgendole
il fiore.
La ragazza accettò il dono
con fare educato, ma senza riuscire a gioirne. «Mr Nine,
cosa ci fai tu qui?»
Quello la guardò
indispettito, portando i pollici sotto ai risvolti del collo della giacca. «Cosa
ci faccio qui, mi chiedi? Anziché esser contenta di rivedermi, di sapermi ancora
in vita, dopo lo scontro dell’ultima volta, tu mi vieni a porre una così stupida
domanda?»
«Beh…» osò timidamente
protestare Bibi, non sapendo dove posare lo sguardo. «Se consideri che siamo a
più di cinquanta metri d’altezza… Potevi avvisarmi che saresti arrivato, ti
sarei venuta incontro e tu saresti potuto entrare dall’ingresso principale, come
tutte le persone normali…»
Ma evidentemente Mr Nine non
era dello stesso avviso, dal momento che scosse il capo, e tornò a guardarsi
attorno, prendendo a camminare sulla terrazza. «Caspita! E chi se lo immaginava
che la cara Miss Wednesday fosse la proprietaria di questo regno… E’ uno
spettacolo, la vista che si gode da quassù! Proprio uno spettacolo! Mi piace!»
Di nuovo la principessa
parve contrariata da quelle parole. «Non sono la “proprietaria”: Alabasta
appartiene al popolo. Io sono solo l’erede al trono…»
«E ti pare poco?» sorrise
divertito il giovane, rivolgendole uno sguardo affettuoso. «Ora, mia cara,
parliamo di affari.»
La fronte di Bibi si
corrucciò di nuovo. «Affari?»
«Eh, sì. Mi duole arrivare
subito al dunque, ma non ho molto tempo. Ho bisogno di te.»
«Di me? Oh, bella! E cosa
potrei fare io per aiutarti? A far cosa, poi?»
«C’è bisogno ch’io prenda
moglie.»
Bibi si morse le labbra per
non ridere. «Oh, bene.»
«Sai, alla mia età… ormai è
ora che ci pensi.»
«Immagino di sì» rispose la
fanciulla, pur non sapendo assolutamente quanti anni potesse avere il giovane
con cui stava interloquendo.
«Il problema, però, è
trovare la donna giusta» continuò Mr Nine, seriamente preoccupato. «Vedi, non
posso certo sposare la prima che capita…»
«Oh, no. Neanche a pagarlo»
convenne Bibi, cominciando finalmente ad interessarsi alla questione. «Ma temo
di non avere amiche da presentarti, mi spiace.»
L’altro esplose in una
risata. «Oh, no, no! Figurati! Non è certo per questo che mi sono disturbato a
venire fin qui!» affermò, le mani allo stomaco per il divertimento dovuto
all’ingenuità della sua dolce amica. «No, mia cara. Quello che ti chiedo è ben
altro.»
La ragazza, non
comprendendo, alzò le spalle. «E allora cosa…» Ma la domanda le morì in bocca
quando vide il giovane avvicinarsi a lei, scipparle il fiore di mano, ed
inginocchiarsi ai suoi piedi con fare teatrale, una mano al cuore, l’altra tesa
verso l’ex-collega, il fiore stretto fra indice e pollice. Un brivido percorse
la regale schiena della bella Nefertari che, istintivamente, indietreggiò di un
passo.
«Ebbene, mia cara Miss
Wednesday, ti chiedo umilmente di diventare mia moglie.»
Bibi ammutolì più di prima,
pallida in volto, gli occhi strabuzzati.
«Perché non dici nulla?»
l’interrogò lui, non capendo. «Dovresti sentirti lusingata, no?»
«Ehm… “Lusingata” non è
propriamente la parola che userei…» balbettò la ragazza, ritrovando la voce.
«Ma… Mr Nine, cosa ti salta in mente? Ti rendi conto di cosa stai dicendo?»
tentò di recuperare poi, ridendo e buttandola sullo scherzo – sperando vivamente
che quel tipo stesse scherzando, più che altro.
«Come no? Tu sei una
principessa, io sono un re…» rispose il giovane, convinto.
«Tu non sei un re!» esclamò
lei, cominciando a credere che quello fosse totalmente impazzito. «E se anche lo
fossi, non cambierebbe nulla!»
«Dici bene: re, principi o
gente comune… che importanza ha?» sorrise Mr Nine, rimettendosi in piedi e
posando il fiore fra i capelli della fanciulla con fare galante. «Ad ogni modo,
vorrei che tu fossi sincera: vuoi sposarmi o no?»
Messa alle strette, e armata
di coraggio, Bibi fu costretta a confessare. «Non posso.»
«E perché?» volle sapere il
suo pretendente.
«Non ti sei mai fatto vedere
per tutto questo tempo, come posso sapere se i tuoi sentimenti sono sinceri o
meno?»
Mr Nine dovette ritenere
quella domanda alquanto legittima se ci si mise a riflettervi su per tre quarti
d’ora buoni – durante i quali Bibi andò persino a far pipì e si stese sul letto
a pancia sotto a leggere una rivista di moda, un biscotto fra i denti. Quando
infine il giovane ebbe una risposta per la bella principessa, annunciò: «Ti
amo.»
Un sandalo adornato di
pietre preziose gli arrivò sulla zucca, spodestando così la corona che lui era
solito portare sui capelli. «Se fosse vero non ci avresti messo tutto questo
tempo a rispondere, imbecille!»
«D’accordo, d’accordo! Ma mi
hai preso alla sprovvista!»
«Quando si fa una proposta
di matrimonio, questa è la prima cosa a cui bisogna pensare, genio!»
«Miss Wednesday… non ti
ricordavo così violenta…» osservò Mr Nine, incuriosito per quella novità.
«Ecco, se sono violenta,
allora cerca altrove!» ribatté Bibi, indispettita.
«Sarà mica vero quel che si
dice in giro?» la ignorò palesemente l’altro, fissandola con fare curioso, una
mano ad accarezzarsi il mento.
Lei ricambiò lo sguardo,
seppur ancora adombrato dalla stizza, e, imbronciata, domandò: «Di che parli?»
«Del fatto che tu possa aver
avuto contatti con dei pirati… i Mugiwara» rispose seriamente preoccupato il
giovane, oltrepassando la soglia del terrazzino e mettendo così piede nella
camera da letto della principessa. Questa rimase in silenzio, un’espressione
indecifrabile in viso, gli occhi incollati su di lui. «Allora? E’ vero?» incalzò
il giovane, accigliato. «Perché se così fosse, mi dispiace per te, ma non potrei
più prenderti in moglie.»
Un altro sandalo lo colpì,
nelle zone basse, questa volta. «Non dire come se fossi io a volerti
sposare!» starnazzò Bibi, rimpiangendo di non averlo lasciato cadere di sotto.
«Ad ogni modo…» riprese, dopo un lungo, lunghissimo sospiro. «Mr Nine… c’eri
anche tu quando siamo saliti a bordo della Going Merry, l’hai già dimenticato?»
mormorò, scuotendo il capo con rassegnazione. «E sei stato tu ad aiutarmi
a fuggire con loro per non cadere per mano di Miss Valentine e Mr Five… Mi
chiedo che razza di memoria tu abbia…»
«Oh, già! Già!» sorrise il
presunto re, illuminandosi per la folgorazione che lo aveva colpito. «Ora
ricordo…» annuì, compiaciuto, le mani ai fianchi. «Vedi quante cose ho fatto per
te? Potresti anche mostrare un po’ di gratitudine diventando mia mogl…»
«Non osare rinfacciarmelo,
sai?!» ululò la ragazza, al limite della pazienza. «E comunque, guai a te
se parli ancora male dei miei amici, chiaro?!»
«I tuoi amici?» ripeté Mr
Nine, curioso, un sopracciglio in su.
«I miei compagni!»
«Ti riferisci ai Mugiwara?»
«Sì, esatto! Perché, se
proprio vuoi saperlo, io sono una di loro!» affermò con decisione, ed un certo
orgoglio, la bella principessa di Alabasta, le mani ai fianchi, il busto
leggermente piegato in avanti. «E se la cosa non ti sta bene, quella è la porta»
e gliela indicò. Ma si corresse un attimo dopo. «Anzi, tornatene da dove sei
venuto!» ed il suo indice si spostò verso il terrazzino.
Il giovane la osservò in
silenzio per diversi istanti, prima di lasciarsi andare ad un sorriso. «Devi
voler loro molto bene, se ti esponi così davanti ad un estraneo…» concluse, con
un sospiro.
Bibi perse la propria
baldanza, rilassò le braccia lungo i fianchi e corrucciò la fronte. «Ma tu non
sei un estraneo, Mr Nine…» lo corresse, dispiaciuta dal fatto che lui fosse
convinto del contrario. «Anche tu ed io eravamo compagni, no?»
«Già, ma per te era una
convivenza forzata…» annuì lui, togliendosi il primo sandalo della ragazza dalla
testa. Se lo rigirò fra le mani, rimirandolo in silenzio.
La principessa, ormai a
piedi nudi, gli si fece incontro e si fermò di fronte a lui, cercando di
coglierne lo sguardo. «Mr Nine… Qual è il vero motivo per cui sei venuto qui?»
Quello alzò le spalle, ma non disse una parola. «Mr Nine?» lo richiamò lei,
togliendogli gentilmente il sandalo dalle mani nella speranza che il giovane la
smettesse di fissarlo e le desse infine delle risposte. «Mi dici la verità?»
Lo vide spostare lo sguardo
altrove, impacciato, la bocca storta in un’espressione indecifrabile, le dita
che si contorcevano fra loro nelle tasche dei pantaloni, un piede in avanti che
aveva preso a muoversi a destra e a manca con fare nervoso: sembrava un bambino.
Bibi sospirò, paziente, e
fece qualche passo verso la corona caduta in terra. La raccolse, la spolverò e
tornò a fissare il suo ex-collega, iniziando finalmente a capire. «Vuoi… vuoi
che ti faccia preparare una stanza?»
Gli occhi dell’uomo
saettarono su di lei, vispi e sorridenti. «Sul serio?»
La fanciulla alzò una
spalla. «Tu… hai fatto molto per me» affermò, allungando un braccio per
porgergli la corona. «Prima stavo sfogliando un vecchio diario e ho ricordato i
tempi passati, esattamente come hai fatto tu. Anche se al servizio di
un’organizzazione criminale, noi eravamo compagni» prese a spiegare, distendendo
le labbra in su. «Siamo amici, no?»
Commosso, Mr Nine si
avvicinò a lei e la circondò fra le braccia, stringendola forte. «Grazie»
mormorò soltanto. «Grazie davvero.»
«Però non ti sposo» preferì
mettere le mani avanti la principessa, pur ricambiando l’abbraccio.
«Oh, non preoccuparti»
sorrise bonariamente il giovane, lasciandola andare poco dopo e rimettendosi la
corona in testa. «Neanche mi piaci.»
La fronte di Bibi si
corrucciò. «Ma davvero?» domandò lei, i pugni serrati sulle anche.
«Troppo magra» spiegò
l’altro, tutto tranquillo, passeggiando per la stanza e andando ad accarezzare e
vezzeggiare Karl dopo tanto tempo. «E troppo violenta, soprattutto.»
Bibi scoppiò a ridere.
Sospirò, si girò verso la grande specchiera posta non troppo lontano da lei, si
riassettò l’abito ed il fiore fra i capelli, e infine tornò ad indossare i suoi
sandali. «Se neanche il tuo regno inesistente ti piace più, Mr Nine, potresti
fermarti qui in via definitiva, che ne dici?» riprese parola, avanzando verso di
lui.
«Mah…» si mostrò dubbioso
quello, una mano sotto al mento per darsi arie da gran pensatore mentre valutava
i pro e i contro dell’offerta. «Qua il sole picchia forte, potrei dare di
matto…»
«Oh, non se ne accorgerebbe
nessuno, sta’ pur tranquillo.»
«… si potrebbe venire a
sapere che facevo parte della Baroque Works, e allora sarebbero guai…»
«Non se spiego che mi hai
salvato la vita.»
«…e soprattutto
l’arredamento di questa stanza è troppo femminile.»
Bibi gli mollò uno
scapaccione, facendogli di nuovo cadere la corona dalla testa. «Non qui
in camera mia. Intendevo qui ad Alabasta.»
«Non sai spiegarti per nulla
bene, tu» bofonchiò il giovane, massaggiandosi la nuca sulla quale era spuntato
un rosso ed appariscente bernoccolo, di quelli che Nami, la navigatrice dei
Mugiwara, era solita far comparire sulle zucche dei suoi compagni. Era stata una
brava allieva, Bibi.
Quest’ultima tornò a
sorridere, prese Mr Nine sotto braccio ed insieme a lui si incamminò fuori dalla
stanza. «Vediamo di ringraziare a dovere il mio bravo, vecchio compagno dei
tempi che furono» affermò, contenta. «Dopotutto, siamo buoni amici, no?»
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