A penny,
Che sogna su pagine
di libri e personaggi
che la portano
lontana.
Chiaroscuro
Il
letto cigolò e Penny si
voltò di lato stiracchiandosi lentamente e poi, come un
riflesso involontario,
allungò la mano a tastare la parte destra del letto.
Vuota.
Sospirò e accese la
piccola luce sul comodino. Fu allora che lo vide, vicino alla scrivania.
Come allarmato da quel
cambiamento improvviso nell’ambiente, Derek si
voltò di scatto e la guardò.
“Credevo dormissi.”
“Non più,” rispose Penny
senza riuscire a nascondere il nervosismo nella voce.
Lui recuperò la maglietta,
finita chissà come sulla mensola dei libri e la
infilò, chinandosi poi sotto la
scrivania a cercare i pantaloni. “Non volevo
svegliarti.”
“Non sei stato tu.”
Penny si mise
seduta e, poggiando il mento sulle ginocchia, continuò a
fissarlo. Guardare
Derek Hale, poteva dire di averci passato la vita intera a farlo.
Da quando
erano finiti nella stessa classe in quarta elementare era sicura di non
aver
fatto nient’altro o, se lo aveva fatto non ne aveva memoria,
perché da allora
tutto si era spostato ruotando intorno a lui, intorno a quel bambino
dai
capelli neri e gli occhi chiari e al suo carattere già
allora complicato.
Non erano
amici Derek e Penny, non lo erano mai stati. A dirla tutta non si erano
neanche
mai parlati, né alle elementari, né alle medie,
nè tanto meno al liceo; lei era
solo una fra le tante ragazzine di Beacon Hill che avevano una cotta
per lui
ma, in qualche modo, era proprio a lui che si sentiva legata, come se
gli
sguardi di lui fossero solo per lei.
Derek si
rimise in piedi, strofinò le mani sugli occhi, come a voler
scacciare un
pensiero troppo complicato, infilò i pantaloni e infine si
avvicinò al letto.
Lentamente.
Era tutto troppo lento quando Derek era nella sua stessa stanza. Le
parole, il
respiro, persino il cuore.
“Torna a
dormire, non sono neanche le sei.” La mano di Derek a
sfiorarle il viso, Penny
sospirò e si lasciò andare a quella carezza
appena accennata baciandogli il
palmo.
Avrebbe voluto
dirgli che non poteva, che non riusciva mai a dormire quando lui non
c’era, che
per ore continuava a restare con la testa sprofondata sul cuscino dove
c’era
ancora il suo odore, che no, lei non dormiva senza di lui, a dir la
verità non
viveva neanche, ma non sarebbe servito a niente.
“Stai bene?”
chiese invece.
“Sì, è solo
che…” non finì la frase, non era da
Derek parlare dei propri pensieri o di che
cosa lo preoccupava. Le occhiaie sotto i suoi occhi erano diventate
sempre più
nere, così come le cicatrici sul suo corpo più
numerose ma Derek era Derek e i
suoi problemi restavano chiusi dentro di lui. Non finì la
frase ma si chinò
sulle sue labbra e la baciò. E penny sentì le
mani di lui accarezzarle il collo
e le spalle, mentre la sua bocca si apriva cercando un contatto
più profondo.
Poi, così come era iniziato, il bacio finì e
Derek sorrise strofinando il naso
contro il suo. Uno dei suoi rari sorriso che per Penny racchiudevano
l’intero
universo.
“Devo…”
Questa volta
fu Penny a non fargli finire la frase, spostò le mani sulla
sua schiena e lo
spinse più vicino a lei. Sapeva che cosa stava per dire e
non era pronta a
sentirlo, non quella sera. Baciò le sue labbra e poi la
mascella mentre le mani
si spostavano sotto la maglietta ad accarezzargli il petto muscoloso.
Derek
sospirò. Quel respiro basso e profondo al quale le sue
orecchie si erano assuefatte fin dalla prima volta che lo aveva avuto
così
vicino. E poi le mani di lui si strinsero al pigiama di Penny e lo
sollevarono
mentre lei, stordita dai suoi baci, iniziava a ricordare.
Ricordava
persino che rumore faceva la pioggia quando l’aveva visto
seduto sugli scalini
di casa sua. Completamente fradicio, la maglietta strappata, la fronte
appoggiata alle gambe alzando il viso l’aveva guardata mentre
gli si sedeva
accanto e lui
aveva iniziato a piangere, senza parlare. Ed era stata grata che i suoi
genitori non fossero in casa, era stata grata di averlo potuto far
entrare
nella sua stanza, di averlo fatto sdraiare nel suo letto e di averlo
potuto
abbracciato tutta la notte. E anche se non capiva, non capiva
perché fosse andato
da lei e non da Kate, anche se non capiva perché fosse
così spaventato e
sconvolto, era rimasta accanto a lui senza fare domande,
perché quello era il
suo posto. Lo sapeva.
Derek
premette
una mano sul suo petto e Penny tornò a sdraiarsi sul letto,
a occhi aperti lo
guardò: gli avambracci al lato del cuscino e il suo corpo
che chiudeva il suo
come una gabbia. Penny lo guardò e ricordò il
dolore al petto che aveva provato
nel risvegliarsi da sola dopo quella notte e poi quando più
tardi aveva letto
sul giornale dell’incendio che aveva ucciso tutta la famiglia
di lui. Ricordò
di come pianse sulla sua ciotola di cereali con la consapevolezza che
non
l’avrebbe più rivisto.
Ma ora c’era
la sua bocca sul collo, le spalle, il petto, le mani sulle cosce a
spostarle
gli slip e il respiro di lui al suo orecchio, i brividi e il corpo che
tremava.
I brividi che
provava sempre, non importava quante volte era stata sua, non importava
quante
notti, quanti vestiti le aveva levato. I brividi che non credeva che il
suo
corpo fosse capace di provare finché non lo aveva rivisto,
in quella sala da
biliardo, un paio di mesi, un anno, prima? Neanche il tempo aveva
importanza
con lui.
Si erano
guardati, lui con un bicchiere di birra in mano, lei chinata sul tavolo
da
biliardo e tutto aveva smesso di avere senso o forse l’aveva
trovato. Si era
avvicinato, senza parlare, perché era Derek e lei lo sapeva.
Si era stretto a
lei e le aveva baciato il collo e lei si era voltato e aveva capito
un'altra
volta. Avevano fatto l’amore nella sua stanza del college la
sera stessa ed era
lì che aveva avuto la conferma definitiva che non sarebbe
riuscita ad amare
nessun’altro. Solo lui, con quel suo modo di prendersi quello
che voleva senza
dare spiegazioni, solo lui con quei baci che sembravano sempre
disperati, solo
lui con quei chiaroscuri nel corpo e nel carattere.
E continuò a
tremare mentre gli levava i jeans e poi i boxer, e trattenne il respiro
mentre
lui entrava dentro di lei con una spinta decisa. Spingeva
più a fondo e la
baciava, ad occhi aperti, come a essere certi che proprio quella fosse
la
realtà. Lui e lei e quel momento dilatato nel tempo.
E ancora,
ancora, e ancora, i loro corpi uniti, il piacere che la riscaldava e
allo
stesso tempo la portava via. Un’ultima spinta e Penny
gemette, graffiandogli la
schiena e Derek si irrigidì nelle spalle per poi lasciarsi
andare e riprendere
a baciarla. Lento, lento, dolce, come sapeva che lui poteva essere.
Uscì da
lei e rotolò sul letto abbracciandola e Penny
appoggiò la
testa sul suo petto. Lui le baciò la fronte e
giocherellò con una ciocca dei
suoi capelli. Penny chiuse gli occhi e respirò.
“Domani c’è la
luna piena.”
Lei alzò di
nuovo il viso e tornò a guardarlo, una mano fra i suoi
capelli e la testa
girata alla finestra dove la tapparella non era stata chiusa.
“Cosa?” Gli
baciò il petto.
“Domani…”
Derek portò una mano sotto il mento di Penny, la guardo
negli occhi e la baciò
ancora. “Niente, non preoccuparti. Dormiamo.”
E sapeva che
per quella sera sarebbe rimasto.
Note
autore
Amo
TW dalla prima puntata
ma non avevo mai pensato di scrivere qualcosa su questo fandom,
finché non è
arrivata Penny che con una sua recensione ad una mia storia ha
scatenato la mia
mente malata. E così…
Con tutto rispetto per chi
shippa Sterek questo è il Derek che è arrivato a
me dalla serie televisiva,
questo è il Derek che immagino ci sia dietro i suoi silenzi.
L’ambientazione è vaga
potrebbe essere un giorno qualsiasi durante le prime due stagioni o
anche
prima.
Grazie mille a Littleredbird
e Sandra per il bettaggio. (Primo o poi, Sandra, mi sentirò
in colpa per tutti
i caffè che ti faccio perdere).
E grazie a Ania, Angel e
Ellie. Perché sono lì, qualsiasi cosa io scriva.
Alla prossima storia
Noemi
|