Autore:
Yumeji
Fandom:
Durarara!
Titolo: Il tuo vero
valore...
Genere:
Dark, Angst, Sentimentale, Azione.
Avverimenti: Yaoi,
Rating: Giallo/Arancione
Personaggi: Un
po' tutti
Note: in
questa FF il rapporto tra Shizuo e Izaya è prettamente di
tipo sessuale (come di solito immagina ogni buona yaoista amante di
questa coppia xD xD ),
non hanno un vero rapporto come "coppia" (nel senso lato del termine)
Cmq godetevela!
Era cosi strano, ma no. Shizuo non ci aveva mai
pensato…
Eppure, avrebbe dovuto essere una cosa cosi ovvia. Scontata.
Prevedibile.
Invece non lo era stata.
In un momento, il fragile equilibrio della sua vita, di quella routine
alla quale (difficile a crederlo ma era cosi), si era oramai
affezionato, era stato spezzato, martoriato, distrutto. Tutto si era
scomposto in un miriade di schegge di ghiaccio infuocate, che lo
bruciavano, lo dilaniavano ricadendo su di lui, in una pioggia crudele
e spietata.
Il suo cuore all’improvviso era morto, rimase solo
l’odio.
Quella notte, quando l’Heiwajima tornò un poco
brillo dal russia sushi - non era stato in grado di rifiutare il
pressante invito di Simon al ristorante e aveva pure dovuto fargli
compagni nel suo giro di bevute (stava festeggiando un
“non-si-ricordava-che” anniversario); si
stupì nel ritrovare, proprio davanti alla porta del proprio
appartamento, una piccola scatola incartata, poco più grande
di un pacchetto di sigarette. Svogliatamente la raccolse, credendo
fosse caduta a qualcuno dei suoi vicini, i quali erano talmente
spaventati da lui che neppure osavano incrociarne lo sguardo, mentre
portavano fuori la spazzatura. Se uno di loro avesse perso un qualunque-cosa di
fronte alla sua soglia ci avrebbe pensato ben più di due
volte prima di passare a riprendersela, ed era anche fuori questione
bussare alle loro porte e chiedere, avrebbero tutti negato, troppo
spaventati alla sua vista e forse delle conseguenze che avrebbe potuto
comportare dire la verità.
Era però inutile preoccuparsi tanto di quelle pecorelle
tremanti dei suoi vicini, ben impresso con un pennarello rosa
fosforescente sulla carta del pacchetto era scritto il suo
nome:“Shizu-chan..eh?”
Un moto di stizza gli attraversò ogni singolo muscolo del
corpo nel leggere, e poco mancò che non scagliasse il povero
contenitore contro la parete.
“Quella pulce
mi sta di nuovo preparando qualche altro brutto tiro”,pensò
già furioso.“E
adesso viene pure a molestarmi a casa?..” Se le
cose fossero continuate lo avrebbe denunciato per stalking! Si
ripromise.
Chissà perché non aveva gettato via il pacco in
quel momento?Chissà.
Forse perché in realtà qualcosa in lui, nel
più profondo del suo animo, in quel punto oscuro di esso
celato alla ragione, già sapeva che non era possibile.
Qualcosa non quadrava, lì intorno c’era puzza di
bruciato.
Sbuffando frustrato l’Heiwajima cercò le chiavi di
casa, infilate da qualche parte tra la tasca del gilet e quella dei
pantaloni, avrebbe risolto il problema del pacchetto un'altra volta,
ora voleva solo entrare in casa e andare a dormire. La
curiosità della bestia che sopiva in lui era però
già stata stuzzicata, e nulla adesso l’avrebbe
più fatta tacere.
L’istinto animale cominciò a pizzicargli dietro la
nuca, causandogli forti dolori (che al momento diede colpa alla leggera
sbornia), e lo sguardo distrattamente cadde più volte sulla
scritta in rosa, quasi accecante nonostante la penombra del
pianerottolo. Aveva la sensazione di star perdendo qualcosa per strada,
quasi si fosse fatto scappare qualcosa di estremamente evidente,come
quando si ha una parola sulla punta della lingua, ma ci sfugge ogni
volta che proviamo ad acciuffarla. Come Izaya, insomma.
Ed ecco un ricordo, un piccolo frammento d’immagine risalito
dai recessi polverosi della sua memoria, i tempi della scuola, le
superiori, un quaderno dalla copertina nera. Orihara l’aveva
perso durante una delle sue tante fughe, lui aveva finito con il
raccoglierlo senza mai restituirglielo, un comportamento certo
infantile che a quella pulce non importò più di
tanto. Non l’aveva mai confessato a nessuno, ma grazie a
quegli appunti per quell’anno evitò un
insufficienza in letteratura antica.
Per lui era quindi diventato normale riconoscere la scrittura della
pulce:
sottile, agitata,
incontrollata (instabile)….
E le parole che aveva lì di fronte non gli corrispondevano
affatto. Il solo fatto che il pacchetto gli fosse stato recapitato
proprio di fronte casa avrebbe dovuto farglielo capire, Izaya per
quanto molesto non era il tipo da infrangeva le regole di un gioco che
lui stesso aveva inventato, persino il suo lavoro di informatore si
basava su questo.
Fu proprio pensando a lavoro di quella stramaledetto scarafaggio che
Shizuo entrò in casa, accese la luce e appoggiò
il pacchetto sul ripiano del tavolo in cucina, subito di fianco alla
porta d’ingresso. Era esausto, per lui era stata una giornata
pesante alla “riscossione debiti”, otto delle
dodici persone a cui aveva fatto visita avevano tentato di scappare,
altre tre invece si erano barricate in casa e l’ultima aveva
minacciato di suicidarsi di fronte a lui e a Tom-san. Insomma, una
delle tante giornate da dimenticare. “Almeno Izaya mi ha
lasciato in pace…” riscontrò
l’unico lato positivo di quel nefasto 2 Dicembre, o almeno
aveva potuto pensarla cosi fino al ritrovamento di quel misterioso
“pacchetto”.
Era ormai mezzanotte passata, quasi le tre del mattino a dir la
verità, ed essendo in un giorno lavorativo,
l’unico pensiero di Shizuo, dopo una bella doccia, era quello
di andarsene a letto a riposare per le successive cinque ore, ma la
sola presenza di quel pacco in casa propria gli impediva di fare tutto
ciò.
Quella subdola presenza gli rodeva dentro, occupandone
all’istante tutti i pensieri, come un tarlo che avesse preso
posto nelle pareti del suo cervello, che silente si insinua sempre
più in profondità nel suo essere, impedendogli di
far procedere il resto della nottata come normalmente sarebbe andata.
Infondo di che si stupiva? Era sempre stato cosi con Izaya, quando
c’era lui di mezzo non riusciva né a ragionare,
né a controllarsi, e difatti si tramutava subito in quel
mostro che tutti conoscevano, nel solo sentirne l’odore.
Se poi non era stato lui a consegnarglielo (dopo un bel getto
d’acqua gelata era riuscito a smaltire un po’ la
sbornia e cominciava ad avvertire quella nota stonata che avrebbe
compreso un simile gesto), doveva comunque centrarci qualcosa!
E Shizuo non poteva neppure immaginare quanto.
Vinto dalla volontà della bestia e da quel senso di
oppressione che la vista di quel pacchetto gli incuteva, il biondo
Heiwajima afferrò stretto il misterioso contenitore,
afferrando un paio di forbici che teneva nella credenza (si, teneva un
paio di forbici nella credenza!), per tagliarne la carta che lo
ricopriva. Non si stupì di trovare un piccola scatola di
cartone, di quelle che di solito contenevano piccole bigiotterie
(collane, orecchini, braccialetti, ecc…) da quattro soldi.
Nel guardarla sul momento gli venne il dubbio che al suo interno
potesse nascondersi una piccola bomba, ma intanto, si disse, poteva
benissimo sopravvivere anche a quella.
Lentamente ne sollevò il coperchio, quasi temendo che quel
“qualunque-cosa” contesse potesse rompersi (o
espoledere), al minimo contatto con l’aria.
...
La gola gli si seccò di colpo, priva di parole, e per un
momento persino il cuore mancò un battito.
Il respiro cesso e le mani tremarono.
La repulsione lo fece arretrare, quasi ne fosse spaventato.
L’orrore fu come una secchiata di stiletti di ghiaccio in
pieno viso, che gli scosse il corpo in violenti spasmi.
E la consapevolezza, subito dopo, nell’essersi reso conto di
ciò che teneva tra le mani, gli causò dei conati
di vomito che buttarono a terra l’uomo più forte
di Ikebukuro, a carponi sul pavimento della cucina, a rimettere tutto
ciò che conteneva il suo stomaco.
Sul tavolo rimase solo la scatola aperta, il coperchio caduto a terra
in quegli istanti di puro terrore.
Era rivestita interamente di cotone e al suo interno faceva bella
vista, quasi fosse stato in realtà un pacchetto regalo, in
un colore pallido, accentuato dal rosso cremisi di cui si era colorato
il batuffolo bianco, le dolci e morbide linee del padiglione auricolare
destro di qualcuno.
Ehi-ehi..! Shizu-chan mi
stai ascoltando?
L’accompagnava un biglietto, sempre scritto in rosa, finito
anch’esso sul pavimento insieme all’Heiwajima, il
quale si ripulì malamente la bocca con la manica della
camicia, il volto improvvisamente pallido, la fronte sudata. Era
assurdo dirlo, ma quell’orecchio destro gli era terribilmente
familiare. L’aveva morso una cosi infinità di
volte in quei loro amplessi nei vicoli bui o nei primi edifici
abbandonati per strada, che i segni dei suoi denti erano ancora
impressi nella sua delicata cartilagine. Piccole cicatrici,
lì, vicino a dove stava una volta l’attaccatura e
poi, più giù, sul lobo.
Ed era qui che stava l’orrore.
Avvertendo le gambe pesare come macigni, l’equilibrio venir
meno, si tirò su a fatica, afferrandosi al ripiano del
tavolo per non cadere nuovamente a terra. Nella mano sinistra,
tremante, stretta a pugno, teneva quello stupido biglietto.
Ehi-ehi..! Shizu-chan,
mi stai ascoltando?
Ma cosa cazzo stava a significare!!? Urlò dalla rabbia,
sbattendo forte il pugno in un moto di frustrazione, creando delle
sottili e lunghe crepe su tutto il mobile.
Non era semplicemente arrabbiato, era furibondo.
Qualcuno aveva tagliato l’orecchio a quella sua tanto
odiata/amata pulce, e aveva voluto farglielo sapere. E per questo
avrebbe sterminato chiunque fosse stato implicato in quella faccenda o
fosse tanto stupido da provare a fermarlo.
La furia era l’unica cosa rimastagli per non cadere in pezzi,
troppe incertezze e paure gli occupavano la mentre, e di certo non
poteva lasciarsi sopraffare. Doveva reagire subito, fare qualcosa,
prima che…
“Ma Izaya-kun
era ancora vivo quando gli hanno tagliato
l’orecchio?” era la domanda che
più di tutte lo faceva tremare, lui. L’uomo
più forte di Ikebukuro, il mostro, la bestia, ora tremava
per una semplice insicurezza.
Il problema principale era però un altro, e di questo
Shizuo, al momento scioccato, ancora non si rendeva conto: qualcuno
aveva catturato il più importante, nonché
pericoloso, informatore di Ikebukuro (e forse di tutta Tokyo)!
Non ci sarebbe voluto molto perché la notizia trapelasse, e
allora l’intera malavita della città sarebbe
piombata nel caos più completo. I clan rivali si sarebbero
distrutti a vicenda temendo che il nemico avesse ricevuto informazioni
di vitale importanza sul proprio conto. Gli yakuza e gli stessi boss si
sarebbero sentiti sotto tiro, presi di mira da nemici invisibili che ne
avevano scoperto tutti i difetti e ogni loro punto debole.
Il fragile equilibrio di Ikebokuro, creato proprio da Izaya, si sarebbe
infranto.
È sempre un problema quando viene sequestrato un informatore.
Sanno troppe cose importanti e persino quando crepano
c’è il rischio che qualcosa, dai loro documenti o
simili, trapeli.
Più un informatore è bravo, più
probabilmente attirerà l’attenzione.
E avvolte capita vi sia “qualcuno”, esterno dai
suoi giri (dei suoi contatti e dei suoi
“protettori”), che cominci a provare interesse per
lui e per i segreti che detiene.
…
Che Izaya Orihara fosse un pericolo per la società era ormai
un dato di fatto, ma che ad essere in pericolo fosse lui…
Per quanto ora, nel pensarci, apparisse come una cosa ovvia, a Shizuo
prima non era mai venuto in mente.
Quella sottospecie di normalità a cui si era tanto abituato
gli aveva fatto scordare in quale genere di mondo vivesse la pulce.
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Se siete arrivati fino a questo punto: complimenti! Avete appena finito
il prologo!
Vi ringrazio per aver letto questo primo capitolo e, se questa storia
venisse aprezzata(commentata) positivamente anche da una sola persona,
prometto di portare avanti questo progetto....
Ultimamente ho rilatto il manga Waltz, quindi forse per questo mi sono
fatta un simile vaneggio mentale xD xD
Spero che mi seguirete,
alla prossima ;-)))
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