So this is Christmas
So this is Christmas
Le piccole mani bianche si muovevano con
attenzione in ogni antro della possente schiena abbronzata, andando
sapientemente a pressare i punti che, grazie all’esperienza
di anni e anni, sapevano essere più sensibili e indolenziti.
Partirono dalle scapole, passarono al collo e alla fascia di muscoli
nella zona adiacente. L’olio rendeva la superficie scivolosa
ma le donava una brillantezza e sensualità irresistibile a
dir poco.
Il corpo sotto massaggio cominciò quasi a vibrare sotto il
suo sapiente tocco. Come sempre. Un sorriso comparve sulle labbra rosee
di lei.
Con gli anni quel piccolo gesto era diventato routine per loro, ma si
trattava di uno dei momenti più intimi e speciali che
vivevano come coppia, ovviamente staccato dalla attiva vita in camera
da letto.
Anche se mai l’avrebbe ammesso, Vegeta adorava ricevere
massaggi. I suoi muscoli erano sempre in tensione a causa dei continui
allenamenti, era un toccasana per lui essere massaggiato.
Bulma sorrise, ricordando le prime volte in cui aveva
‘osato’ fare una cosa simile.
Vegeta aveva emesso un suono gutturale molto vicino ad un ringhio.
Odiava essere toccato. L’aveva quasi scaraventata al muro
quando aveva sentito la prima volta le sue mani muoversi sulla sua
schiena in un momento del nulla sessuale. Era stato difficile
convincerlo a fidarsi. E, una parte di lei, sapeva che forse lui non
era ancora in grado di farlo completamente.
Aveva imparato a convivere con ciò. Vegeta non era umano, la
fiducia non era certo una delle sue virtù. Ma come
biasimarlo poi? Era cresciuto da solo, senza un amico, sotto il comando
di un mostro. Non c’era da meravigliarsi se fosse tanto
restio a lasciarsi andare.
A Bulma, comunque, tutto quello non importava. Lei si era innamorata
del principe dei saiyan, quello freddo e dallo sguardo omicida; un
Vegeta diverso, probabilmente, non sarebbe neppure riuscita a
sopportarlo.
Il massaggio procedeva come da routine; era quasi arrivata ai muscoli
del bacino. Quelli vicini al luogo dove una volta spuntava la sua coda.
Era rimasto un punto particolarmente sensibile, per lui. Ed era il
posto in cui le mani di Bulma preferivano di più indugiare
durante i momenti di intimità.
Ma prima di arrivare lì e, probabilmente, ritrovarsi senza
vestiti in pochi attimi con il suo saiyan sopra il corpo pronto a
proseguire la giornata in maniera diversa da un semplice massaggio
– tante, forse troppe volte era finita in quel modo
– Bulma decise di giocare d’astuzia. La sua arma
preferita.
“Tesoro?” sussurrò a bassa voce
ricevendo in risposta un grugnito dal corpo sotto il suo bacino.
“Ricordi che giorno è domani?”
continuò lei, mantenendo sempre un tono vellutato.
Il silenzio di Vegeta stava a significare due cose: che non lo
rammentava e che, ad ogni modo, non era interessato.
Bulma, consapevole, parlò per lui. “E’
la vigilia di Natale”.
Vegeta rimase in silenzio. Come volevasi dimostrare, non poteva
importargliene.
La donna, senza mai fermare il movimento sapiente delle sue mani,
continuò. “Trunks ormai è grande, ma
Bra vuole ad ogni costo festeggiare con tutta la famiglia”
fece una pausa ad effetto, conscia che in quel momento, nella mente di
Vegeta, si stesse formando l’immagine della bambina. Per
quanto insensibile potesse sembrare, il saiyan aveva un debole per la
figlia. Poi Bulma continuò. “E mi ha chiesto di
organizzare una festa. Vorrebbe tanto che ci fossi anche tu”
concluse, sperando di non aver fatto la proposta troppo in fretta.
Con Vegeta nulla era mai detto. Stavano assieme da tanti anni
– poteva vantare senza dubbio di essere la persona che
più lo conosceva al mondo – ma persino per lei, la
donna più intelligente del pianeta, era difficile
convincerlo a fare determinate cose. Soprattutto se si trattavano di
avvenimenti terrestri.
Vegeta odiava le feste. Tutte. Le trovava rumorose e inutili.
Nei primi anni in cui aveva vissuto sulla Terra, nei periodi natalizi,
carnevaleschi, pasquali e simili partiva immediatamente per rifugiarsi
in luoghi sperduti per non essere disturbato dai suoi allenamenti.
La prima festa a cui aveva acconsentito partecipare era stato un Natale
di molti anni prima. Trunks aveva da poco compiuto quattro anni, e per
il bambino, nonostante l’età, quello era stato uno
dei ricordi più indelebili. Ad ogni modo il saiyan aveva
acconsentito solo in quanto la camera gravitazionale necessitava degli
aggiustamenti e gli era stato promesso un lauto banchetto. Lungi da
tutti, comunque, fargli intuire che la sua GR fosse stata messa fuori
uso da una Bulma intenerita dallo sguardo supplichevole del figlio
incurante del pericolo che avrebbe corso se il principe
l’avesse saputo.
Quello era stato uno dei pochi natali trascorsi da Vegeta.
Bra ora aveva tre anni. Era vivace e decisamente carina. E, come il
fratello, adorava suo padre. Bulma si era arresa tempo prima: Vegeta
era troppo interessante rispetto a lei, era logico che i loro figli
preferissero lui. Ma poco male; senza il suo prezioso intervento,
probabilmente, i due eredi non sarebbero certo riusciti a passare del
tempo con quella figura così inquietante e affascinante.
Era lei il collante che teneva unita la famiglia.
“Allora? Ti unirai a noi?” chiese piano la donna.
Con voce pacata, Vegeta rispose un breve e secco
“No”. Tanto freddo da sembrare uno schiaffo.
Bulma non si aspettava nulla di diverso. Non era da lui cedere senza
combattere. E nemmeno da lei.
“Bra ci tiene tanto. Ci saranno tutti i nostri
amici…” disse infatti la donna.
“I tuoi” Vegeta calcò di proposito la
parola “amici. Io non ho amici. E se anche ne volessi non
cercherei certo gente del genere” disse lui freddamente.
“Bra lo desidera” ripetè Bulma
nuovamente. Doveva far leva su quello. Tempo prima avrebbe persino
citato Goku, ma aveva ormai imparato che quello era un discorso
tabù che l’avrebbe solo fatto arrabbiare e
intestardire ulteriormente.
“Pensi mi interessi quello che vuole una bambina?”
disse lui. Dal tono di voce, Bulma poteva dire che lui stesse
sorridendo in quel modo sprezzante che tanto gli riusciva.
“E’ tua figlia” continuò lei,
sentendo di iniziare ad arrabbiarsi. Mossa sbagliata, doveva stare
calma e l’avrebbe spuntata. Come accadeva spesso.
Vegeta restò in silenzio. Un silenzio diverso da quello di
prima, intriso di indifferenza mista ad un pizzico di indecisione.
“Non mi interessa” ripetè lui dopo un
momento. Ma non era da Bulma arrendersi.
“Ci sarà molto cibo, non dovrai fare nulla.
Sarà come la festa che abbiamo fatto anni fa, quella dopo lo
scontro con Majin Bu…la ricordi vero?” chiese lei,
sicura di colpirlo sul vivo. Lui stesso, dopo quella giornata, aveva
ammesso che il tutto non fosse stato una completa perdita di tempo.
Tradotto stava a significare che aveva passato dei bei momenti.
“Era diverso. Odio il Natale” rispose lui,
consapevole comunque che non ci fosse nulla di diverso tra le due
occasioni. Ma non voleva certo ammetterlo.
“Non fare il bambino!” lo rimproverò
lei. Si sbrigò immediatamente a continuare prima di trovarsi
sul serio scaraventata a terra. Vegeta non sapeva stare molto agli
scherzi. “Potrai passare una buona giornata, mangerai
dell’ottimo cibo, tutto quello che vorrai, e farai felice tua
figlia solo con la presenza!” concluse la donna in fretta,
sperando di aver fatto centro.
Questa volta, il silenzio di Vegeta significava che stava vagliando la
proposta. Anche senza vederlo in faccia, Bulma intuiva quale fossero le
sue espressioni. Era l’unica a poter vantare una cosa simile.
E ne andava fiera.
Vegeta era un saiyan passionale, contorto, illeggibile. Poter capirlo
anche solo superficialmente era un gran traguardo.
Era giunto il momento di lanciare il colpo di grazia.
Con delicatezza Bulma calò gentilmente il busto verso la
schiena di lui e, avvicinatasi al suo orecchio, gli sussurrò
dolci promesse che avrebbe mantenuto in camera da letto. Il piccolo
morso che lasciò sul suo lobo e sul collo muscoloso, poi,
sancirono la fine delle indecisioni del saiyan.
I segni lasciati su di lui sembravano arroventati, le prospettive
allettanti.
Con un rapido movimento Vegeta si girò su sé
stesso e fece distendere la donna sotto di sé.
Infilò una gamba tra le sue e si chinò sulla sua
bocca, pronto ad entrare in azione.
“Parteciperai allora?” chiese Bulma, desiderosa di
sancire la sua vittoria. Il “Taci” ringhiatole da
Vegeta le diede la conferma e la convinse a non gongolarsi troppo della
sconfitta bruciante che gli aveva inflitto.
La donna ascoltò quindi il suo consiglio e si
lasciò andare sotto le sue carezze sapienti.
La piccola Bra, dai suoi tre anni di vita, osservava meravigliata il
mondo. Quella, per lei, era già la terza vigilia di Natale
ma sentiva di percepirla molto più intensamente rispetto
agli anni precedenti.
Ora aveva imparato il significato di festa e sapeva, con certezza,
dell’esistenza di un particolare signore chiamato Babbo
Natale. Bra già lo adorava. E aspettava con ansia i suoi
regali.
La lunghissima lettera che aveva scritto tempo prima grazie
all’aiuto del suo fratellone Trunks era stata compilata con
cura, richiedendo ogni sciocchezza vista negli spot pubblicitari
televisivi.
Le richieste andavano dai nuovissimi accessori per le sue mille bambole
– che ancora non aveva poiché era da un
po’ che non andava più a fare shopping di giochi
con sua mamma o sua nonna – al possesso di un unicorno rosa
alato.
A Bra era stato detto che Babbo Natale portava qualsiasi cosa
desiderasse, e lei l’aveva preso in parola.
Complice dell’aiuto di sua nonna, la bambina si era occupata
di addobbare la sala da pranzo. L’albero da lei decorato era
a dir poco imponente e decisamente ricco di luci. Negli ultimi giorni,
ogni cosa saltasse agli occhi di Bra che fosse brillante e
appariscente, finiva ben presto ammassato contro l’albero.
Bra ne era molto soddisfatta. Ed era anche felicissima che quel giorno
fosse la vigilia di Natale.
Con foga spostò lo sguardo sull’orologio digitale
appeso alla parete, curiosa di sapere l’ora. Imbronciandosi,
però, ricordò di non esserne ancora capace.
In fretta e furia scese dal divano per correre da qualsiasi adulto le
capitasse a tiro. Era curiosa di sapere quanto mancasse
all’inizio della festa.
Si trovò ben presto in camera di suo fratello. Trunks era al
telefono con Goten.
Senza un briciolo di buona educazione, Bra spalancò la porta
della camera, facendo sussultare il fratello che le rivolse
un’occhiata tutt’altro che gentile.
“Trunks!” gridò lei, incurante. Corse da
lui e cominciò a saltare sul suo letto mantenendo ai piedi
le sue scarpette rosse di vernice.
“Piccola peste!” la sgridò lui di
rimando afferrandola al volo e riponendola a terra. “Che
vuoi?” le chiese bruscamente interrompendo la telefonata con
il suo migliore amico. “Che ore sono?” chiese lei
quasi urlando. Aveva un tono di voce decisamente acuto, a volte
irritante.
“Sono le dieci del mattino, ora sparisci!” le
intimò lui indicandole la porta. “Ma sono
solaaa!!” strillò lei battendo i piedi a terra.
“Dov’è la nonna?” chiese il
fratello, sicuro che fosse compito della donna prendersi cura della sua
sorellina.
Bra fece spallucce e ricordò ad alta voce che sua nonna,
qualche minuto prima, aveva borbottato qualcosa riguardo alle ultime
spese folli ed era uscita. Per Trunks quello stava a significare solo
una cosa: era compito suo prendersi cura della piccola di casa.
Sbuffando salutò Goten ancora in attesa al telefono
dicendogli che si sarebbero rivisti nel pomeriggio alla festa. Poi
abbassò lo sguardo sulla bambina che, sedutasi a terra,
aveva preso a sfogliare delle riviste trovate sotto il letto del
fratello.
Rapidamente Trunks gliele prese dalle mani, arrossendo fino alla radice
dei capelli. “Chi sono quelle ragazze?” chiese Bra
innocentemente, senza essere ovviamente consapevole di che genere di
rivista si trattasse Play Boy.
“Niente che ti interessi! Sei troppo piccola!”
urlò Trunks, in imbarazzo. Rinascose il suo segreto
compromettente, sperando che Bra lo rimuovesse dalla memoria, e si
alzò dal letto, porgendo alla sorella la mano.
Bra si alzò goffamente da terra, il pannolino ancora le
rendeva le azioni difficili. Afferrò poi la grande mano del
fratello e si lasciò guidare nuovamente in salotto.
Seduti sul divano, poi, Trunks prese parola.
“Allora, sei felice della festa di oggi?” chiese
lui, già conoscendo la risposta. Bra annuì con
foga iniziando un fiume di parole, non tutte con un senso.
“Verrà anche papà?” chiese la
piccola, speranzosa. Quella mattina non aveva ancora visto sua mamma.
Nonna Bunny le aveva detto che era dovuta partire molto presto per
degli affari e che sarebbe tornata per pranzo. La presidentessa della
Capsule Corporation non era mai in vacanza.
“Non lo so” rispose sinceramente Trunks, un
po’ scettico. Suo padre aveva un carattere tremendamente
difficile ed odiava le feste.
“Io voglio che venga” disse la bambina in tono
egoistico. Quella era una delle sue caratteristiche.
“Non crearti troppe aspettative” la mise in guardia
Trunks. In quanto a delusioni paterne, lui era un esperto.
“Papà verrà!” disse Bra con
decisione, non ascoltandolo neppure.
Osservando il suo viso pulito Trunks non potè far altro che
augurarsi che lei avesse ragione.
Nel pomeriggio, tutti gli amici di famiglia iniziarono ad
arrivare. Goten e Chichi furono i primi, seguiti a ruota da Gohan,
Videl e la piccola Pan. Poi Crili e la sua famiglia, Muten e tutti gli
altri.
Bulma era tornata a casa giusto in tempo per organizzare gli ultimi
particolari.
Mancavano solo due persone all’appello: Goku e Vegeta.
I saiyan erano sempre in ritardo.
O forse, nel caso di Vegeta, preferivano arrivare il più
tardi possibile.
Bra si stava divertendo alla grande. Avvolta nel suo completino rosso
natalizio correva da tutti, richiedendo silenziosamente con un gran
sorriso e le braccia tese in avanti i regali che avevano portato per
lei. Entusiasta, poi, correva con le mani colme verso il suo gigantesco
albero e posizionava tutti i doni sotto di esso.
Con gli occhi scintillanti non vedeva l’ora di aprirli tutti.
Ma lo sguardo severo di sua mamma le imponeva di aspettare fino al
giorno dopo.
Come un tornado la bambina continuava a fare grandi corse attirando
l’attenzione di tutti gli adulti. Per lei era un piacere
essere al centro dell’attenzione.
“Mamma?” chiese la piccola avvicinandosi alla gonna
lunga della madre e tirandola leggermente.
“Dov’è papà?”
domandò non avendolo ancora visto.
“Arriverà a momenti” la
rassicurò la donna, pronta a percorrere a grandi e
minacciosi passi il corridoio fino alla stanza dove si trovava Vegeta
per trascinarlo alla festa.
Fu l’arrivo di Goku a bloccare questo suo intento. Il saiyan
era senza dubbio la persona più amata fra tutti i presenti.
Bastava solo la sua presenza e la situazione assumeva una nuova e
frizzante allegria.
Bra osservava a bocca aperta il nuovo arrivato. Lo conosceva
decisamente poco, quello strano signore che assomigliava tanto a Goten.
L’aveva visto poche volte, nella sua giovane vita. E il fatto
che avesse attirato l’attenzione di tutti non le era certo
gradito, tanto che si imbronciò e puntò le mani
ai fianchi, offesa.
La risatina gutturale che sentì alle sue spalle la fece
voltare di scatto, trovandosi davanti la figura imponente di suo padre.
“Papà!” disse lei con gioia,
saltellando. “Sapevo che saresti venuto!”
continuò sorridendo. Vegeta annuì, incenerendo il
gruppo di persone al centro della stanza con un solo sguardo.
“Finalmente!” affermò Bulma, notandolo.
Anche Trunks, un po’ sorpreso che avesse davvero preso parte
alla festa, gli diede il benvenuto.
Con il gruppo al completo, quindi, la serata potè proseguire.
Cenarono in allegria e, dopo cena, furono deliziati – finsero
di esserlo – da un canto natalizio un po’ troppo
strillato eseguito dalla piccola Bra. Le era stato insegnato
all’asilo e la piccola era stata ben felice di esibirsi.
Ci furono risate, giochi, canti e balli. Tutti si divertivano.
La sola eccezione di Vegeta non meravigliava comunque nessuno. Il
principe si limitò ad essere presente nella stanza, a
guardarsi attorno e stare immobile contro il muro contro cui preferiva
appoggiarsi per osservare la situazione attorno a lui.
Mancava circa un’ora a mezzanotte.
Bra iniziava ad avere sonno ma era decisa a restare sveglia fino al
termine della festa. Gli incoraggiamenti di Bulma ad andare a dormire
venivano con rabbia ribattuti dalla piccola mezza saiyan.
Con lo sguardo fisso rivolto alle luci natalizie, Bra sembrava
però sul punto di crollare. Bulma stava per cantar vittoria
quando, con un tonfo inatteso, la porta venne spalancata e comparve una
figura vestita di rosso.
“Oh oh oh!! Buon Natale!” augurò questa
entrando barcollante nella stanza. Delle guance extra rosse e degli
insoliti occhiali da sole spuntavano da sotto l’ingarbugliata
barba bianca finta. In un attimo tutti intuirono chi si trovasse sotto
quel vestito natalizio.
“Babbo Natale!!” gridò Bra entusiasta
avvicinandosi a quello che lei non aveva riconosciuto essere Muten
travestito. La gioia era troppo grande tanto che non si accorse neppure
che il vecchietto fosse ubriaco.
Andando a zig zag il maestro fece i suoi passi nella stanza per andare
ad avvicinarsi a Bra. La sua scenetta andò avanti come da
copione malgrado numerosi errori.
Ma la piccola era troppo entusiasta per accorgersi che più
volte l’aveva chiamata ‘Vla’, che al
posto degli stivali neri portava delle ciabattine infradito e che il
suo sacco altro non era che la tartaruga di mare. Tempestò
il suo Babbo Natale privato di mille domande, inerenti alla sua
letterina e a tutte le curiosità che le venivano alla mente.
Tanta era la gioia che credeva a tutte le repliche fantasiose che
inventava il vecchio Muten.
In un angolo, Vegeta osservava con attenzione la figlia. Una stupida
festa bastava a renderla entusiasta. Era dura per lui ammettere di
essere comunque felice per lei. Il suo orgoglio saiyan rombava al suo
interno, consigliandogli di andarsene da quel caos, tornare agli
allenamenti o cose simili. Il viso sorridente di sua figlia,
però, era quasi ipnotizzante.
Scattò rapidamente con la testa in un’altra
direzione quando sentì lo sguardo rovente di Bulma su di
sé. Doveva tornare a fingere che non gli interessasse. Anche
senza vederlo, poteva dire che la donna stesse sorridendo soddisfatta.
Dopo il piccolo spettacolo natalizio che terminò con la
corsa verso il bagno di Muten per rigettare tutto l’alcol
ingerito, gli ospiti presero a dileguarsi. Bra doveva andare a dormire.
Pan era già nel mondo dei sogni da qualche ora.
Uno ad uno gli ospiti si diressero verso la porta e la bambina, con gli
occhi calanti, venne presa in braccio da Trunks e portata in camera.
La fece distendere sul suo lettino, le tolse il vestito per metterle il
pigiama rosa. Per lui era routine compiere quei piccoli gesti di
fratello maggiore. Le rimboccò le coperte e le diede un
bacio sulla fronte deciso poi ad andarsene.
“Che bello, ho conosciuto Babbo Natale! Ma perché
non mi ha già lasciato i regali?” chiese la
bambina con gli occhi semichiusi. “Non poteva farlo davanti a
tutti…e poi non è ancora mezzanotte, solo dopo
quell’ora può iniziare a portare i doni ai
bambini” disse Trunks trovando una scusa improvvisa. La
bambina sembrò soddisfatta.
“Hai visto che papà è
venuto?” disse la piccola con la voce impastata. Trunks
sorrise ed annuì. Le disse poi di dormire, o Babbo Natale
non sarebbe tornato per portarle altri regali. Quello bastò
per farle chiudere gli occhi ed entrare nel mondo dei sogni.
Al piano di sotto, Bulma stava programmando i robot perché
riordinassero la casa. Vegeta era già svanito. Sperava di
poter riuscire a dirgli qualcosa, rinfacciargli dolcemente lo sguardo
che aveva mentre osservava Bra quella sera ma lui, che probabilmente
aveva già intuito tutto, si era già dileguato.
Con lo sguardo rivolto al cielo, il saiyan, dal giardino, pensava alla
futilità dei terrestri che andavano in visibilio per tante
lucine colorate e un grassone vestito di rosso. Stupidità
che, se rendeva tanto felice la sua famiglia, non era poi
così inutile.
FINE
E così ho scritto anch’io una storiella natalizia.
Come trama non è un granchè, lo so. Il mio scopo,
comunque, era quello di descrivere la famiglia Brief durante la festa
del Natale, un’occasione come un’altra per parlare
di loro.
Spero che l’abbiate apprezzata!
Grazie comunque per aver letto!
Vi auguro un BUON NATALE!!
Baci, tsubaki
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