l
Peach
aprì gli occhi con la brezza mattutina che filtrava dalla
finestra smuovendo dolcemente le tende di seta e portando nella sua
camera l'odore inconfondibile della primavera. Ancor prima di alzarsi
un sorriso le fiorì sulle labbra nella consapevolezza di quanto
fosse speciale la giornata che stava per cominciare. E lei non vedeva
l'ora.
«
Vostra Altezza, i miei più sentiti auguri di compleanno »
l'accolse il suo mentore e tutore in fondo alla gradinata che separava
i suoi alloggi dallo spazio in comune del castello. « Ogni giorno
che crescete serena è una gioia per questo vecchio toad a cui
resta ormai poco da insegnarvi. » Dietro le lenti rotonde gli
occhi vispi ma segnati dall'età luccicavano di commozione a quel
nuovo meraviglioso traguardo della sua principessa, finalmente quasi
matura nel corpo e nello spirito da poter presto muovere i propri passi
senza la sua guida negli impegnativi doveri della reggenza. Eppure,
tutte le volte che il suo sguardo si soffermava sul viso delicato di
lei, vedeva ancora nitidamente la bambina in fasce che aveva accudito
dal primo giorno in cui era venuta al mondo.
«
Grazie, Mastro Toad. » Già dalla cima delle scale Peach
aveva scorto il sacco due volte le dimensioni del toad dietro
quest'ultimo. « Cos'è? »
« Corrispondenza indirizzata a voi. »
«
Tutta quella? » Anche riepilogando l'intera lista delle sue
amicizie non riuscì a capacitarsi del numero di lettere di
auguri contenute lì dentro.
«
Certo che no. Koopostino sta tornando con ciò che resta »
rispose placido l'anziano consigliere. Come un'evocazione il parakoopa
percorse in volo molto faticosamente una linea retta dall'entrata del
salone fino a loro e sfinito depositò il secondo sacco che non
aveva nulla da invidiare al primo.
«
Buon compleanno, Vostra Maestà » farfugliò il
corriere scivolando giù dal suo carico e rimettendosi goffamente
in piedi per omaggiarla con un inchino. « Forse potrebbe essere
rimasto qualcosa in ufficio. Ve lo consegnerò quanto prima
» si scusò raddrizzando gli occhialoni che si ostinavano
ad andargli di sbieco. Peach osservò costernata l'ingente mole
di posta a cui avrebbe dovuto presto rispondere, chiedendosi quante di
quelle buste racchiudessero ben più che una mera premura di
circostanza nel farle semplicemente le felicitazioni per l'anno in meno
che la separava dal suo ultimo giorno di principessa ed il primo da
regina e tutte avrebbero preteso la sua seria considerazione.
« Sai
benissimo quali doveri ci spettano una volta raggiunte le soglie di una
certa età, per altri è una scelta ma per noi no .» Le
parole di Bowser le riaffiorarono in mente col vago senso di
inquietudine che racchiudevano quando le aveva ascoltate e, per un
secondo, immaginò se anche la calligrafia del koopa fosse stata
là in mezzo.
«
Grazie, 'Postino. Perché non ti fermi per una fetta di torta
dopo pranzo? » Anche se i koopa erano ancora preceduti dalla loro
reputazione, alcuni di loro come il giovane corriere si erano integrati
e perfettamente amalgamati all'armonia nel Regno dei Funghi da molto
tempo. Koopostino da anni consegnava personalmente missive al castello
ed era una presenza ormai abituale per le strade di Fungopoli,
perennemente indaffarato con la sua borsa traboccante di lettere che
qualche volta ci mettevano più del solito a raggiungere i loro
destinatari, ma era tanto benvoluto in città che nessuno vi
aveva mai dato peso ed era sempre stato agli occhi di Peach un esempio
di quella piccola scintilla di speranza che aveva conservato viva in
lei, nonostante i guai passati e gli anni di mutua diffidenza, a
dimostrazione che poter vivere in pace con la Terra Oscura non fosse
stata un'utopia.
Il
parakoopa batté gli occhi sorpreso ed arruffò timidamente
le ali. « Magari... in pausa pranzo... potrei passare... per un
pezzo di torta... » rispose imbarazzato facendo un altro inchino
e faticando a sostenere il suo sguardo. « Grazie, Principessa.
» E schizzò via dalla finestra con la faccia in fiamme,
lasciandosi dietro qualche piumetta a volteggiare per aria.
Dopo
un momento in silenzio osservando divertita il postino sparire oltre le
fronde degli alberi, Peach si accorse del fitto brusio provenire
proprio oltre le porte della sua dimora e riportò l'attenzione
su Mastro Toad. « Mi stanno già aspettando? » Non
erano nemmeno le otto della mattina e si sentiva l'ultima arrivata.
« Alcuni già dall'alba, Altezza. »
Quando
la Principessa uscì sotto il sole, le acclamazioni dei suoi
sudditi che avevano occupato l'intero cortile esplosero insieme ad una
pioggia di coriandoli e petali mentre dalle prime file riservate
esclusivamente ai bambini si alzò un musicale coro di auguri a
cui poi tutti, guardie del castello comprese, si unirono con immenso
entusiasmo. Tanto fu l'affetto sincero che lesse sulle centinaia di
visi tutt'intorno, da farla sentire amata come non mai, che Peach
commossa giunse la punta delle dita e le portò a sfiorare le
labbra stese a corrispondere il calore dei toad. Finito di cantare gli
stessi bambini le corsero incontro a braccia aperte e la circondarono
come un nugolo di passerotti tirandole dolcemente il vestito e
porgendole piccoli omaggi di fiori appena colti e disegni che avevano
fatto per lei, mentre l'accompagnavano a Fungopoli dove tutti altri
toad nei dintorni si erano riuniti e attendevano pronti per riceverla.
Appena
giunti alle porte della città fu accolta con maggior
intensità se possibile ed i sudditi che non avevano trovato
posto in strada la salutavano sbracciandosi dalle finestre e alcuni
lanciando petali di rosa al vento per propiziarle quell'ultimo anno
dall'incoronazione ufficiale dalla dea della fortuna. Peach rimase
esterrefatta nel vedere coi propri occhi che nella piazza della
città si erano raccolte manciate di bancarelle, giochi e che
addirittura uno dei luna park ambulanti, soliti fare il giro del regno
e tappa a Fungopoli nel bel mezzo dell'estate, si trovasse lì in
larghissimo anticipo realizzando che era stato chiamato per l'occasione
in cui tutti volevano non solo celebrare il suo ultimo compleanno da
principessa, ma anche il primo nella storia scritta del regno senza
alcuna macchia d'insicurezza e l'ombra di pericoli da parte di un certo
turbolento vicino.
Tanta
sicurezza da parte dei toad avrebbe potuto apparire decisamente
prematura considerando che dal giorno in cui Peach aveva fatto ritorno
al suo castello stringendo quel giuramento straordinario inciso nero su
bianco, accompagnata non meno dal Re Koopa in persona, non fosse poi
trascorso molto tempo e sicuramente non abbastanza da reggere il
confronto con decenni di soprusi, torti e dispetti. Ciononostante, in
quei pochi mesi contati sulle dita di una mano le speranze del popolo
del Regno dei Funghi non erano state nutrite solo dalle promesse della
loro Principessa, ma i primi concreti segnali di collaborazione anche
dall'altra parte erano regolarmente giunti dal mattino seguente quando
le palizzate e le trappole piazzate ai confini della Terra Oscura
vennero rimosse ed al loro posto istallati i primi ponti di
comunicazione.
Con
ancora qualche riserbo gli iniziali timidi contatti stavano iniziando a
fortificarsi ed acquisire maggiori certezze nel clima di pacifica e
mutua serenità, che sembrava non trovare più argini
contro quella cortina di refrattaria ostilità ormai svanita e le
originarie diffidenze venivano lentamente sopraffatte dalla genuina
curiosità di scoprire il cuore del regno limitrofo. Da qualche
settimana era stato progettato ed avvallato da ingegneri sia della
Terra Oscura che del Regno dei Funghi il disegno di una linea
ferroviaria diretta a cui vi avrebbero lavorato simultaneamente
partendo da entrambe le mete fino ad incontrarsi nel mezzo.
La
Principessa ed il Re si erano impegnati ognuno a fare rispettivamente
la propria parte per estinguere col tempo il timore ed il sospetto che
ancora resistevano. Peach aveva fatto del suo meglio per mostrare al
suo popolo la serietà delle intenzioni di Bowser, il quale aveva
acconsentito alle visite di gruppi di ambasciatori tra i toad che erano
rimasti strabiliati quanto lo era stata lei la prima volta dalle
meraviglie che offriva quella da secoli creduta una terra arida e
sterile, riscoperto essere invece un mondo opposto celato dietro uno
sbarramento naturale di rocce e lava e custodito con suprema gelosia
come un tesoro in cassaforte. Un episodio in particolare era tuttavia
riuscito a sbloccare il buon animo dei toad e lasciare una traccia
indelebile nel nuovo capitolo di riconciliata coesistenza.
Non
prima che la neve avesse cominciato a sciogliersi una manica di lupi di
mare era spuntata improvvisamente al levare del sole per razziare e
seminare terrore tra i paesini più inermi lungo la costa e
ancora tutti ricordavano troppo bene la tensione e la pena che avevano
gelato il sangue alle implorazioni di aiuto immediatamente giunte al
castello. Peach aveva prontamente radunato le truppe di soccorso ed
inviato una staffetta a chiamare Mario, ma un ulteriore nefasto
sviluppo aveva segnato la situazione: le condutture di trasporto verso
la zona colpita erano state manomesse e né il suo eroe né
i suoi soldati avevano modo di accorrere in difesa dei bisognosi.
Disperata per la sorte dei suoi sudditi abbandonati a loro stessi, la
Principessa aveva rivolto le sue preghiere all'unico che avrebbe potuto
udirle in tempo.
La
risposta di Bowser non aveva tardato e, carichi di soldati ben
preparati, cinque vascelli della sua potente flotta avevano coperto il
cielo sopra l'ultimo villaggio assaltato, ma nel momento in cui avevano
fatto il loro arrivo i pirati avevano già tolto il disturbo,
lasciandosi fieramente alle spalle civili derubati, sconvolti ed
attorniati dal disastro più totale. Il drago non aveva demorso e
aveva battuto mare e cielo intorno all'intera zona prima di scovare
finalmente i colpevoli, gongolanti e intenti a dileguarsi verso il
largo.
Il
Re impose i giusti e dovuti provvedimenti e, una volta circondata da
una fila di cannoni lucenti, la ciurmaglia di bucanieri venne
neutralizzata, immobilizzata e gettata nella stiva a tempo di record.
La nave pirata fu requisita e fatta sparire dalle truppe dell'esercito
che aiutarono i cittadini, doppiamente sbigottiti da coloro cui erano
stati da sempre abituati a doversi guardare, a porre rimedio ai danni
causati nell'incursione e sotto l'ordine del loro sovrano restarono a
pattugliare la costa per scongiurare la minaccia di un altro agguato.
E
ancora si trovavano lì mentre Peach ricordava cenni di
quell'evento nel discorso che i toad raccolti intorno a lei l'avevano
affettuosamente esortata a pronunciare. Se
tutti non lo avessero testimoniato coi propri occhi, avrebbero pensato
che si fosse trattato di una pura invenzione e anche di dubbio gusto.
Più
tardi, chiusi nelle loro spettatissime celle delle prigioni nella Terra
Oscura, i corsari avevano confessato di aver danneggiato nelle tenebre
della notte le condutture per isolare l'area completamente priva di
qualsiasi difesa, quindi come se i residenti se le fossero cercate
apposta. Bowser non le aveva permesso di vedere in faccia i
responsabili di quell'atto ignobile e Peach non glielo aveva chiesto,
preoccupata solo di aiutare i suoi sudditi a rialzarsi in piedi ed
assicurarsi che in futuro scorribande del genere non si sarebbero
più ripetute.
La
Principessa era una sovrana dotata di tutte le virtù che
detenere la reggenza esigeva, ma solo una era stata trascurata nella
sua formazione e purtroppo non faceva parte delle qualità che
avevano il dono di esserle innate: la competenza militare e strategica.
Lezioni impartite dal Re Oscuro in persona stavano provvedendo nel
più breve tempo possibile a colmare tale lacuna e gli incontri
tra i due sovrani si stavano facendo sempre più frequenti per
rifinire insieme i dettagli di un'innovativa rete di sorveglianza nelle
zone maggiormente a rischio.
Quando
Peach concluse rinnovando ancora una volta la sua promessa per un
futuro sempre più solare non solo per il Regno dei Funghi e
ringraziando tutti i tuoi amati sudditi per aver riposto in lei anche
questa volta la loro fiducia e soprattutto per averle concesso l'onore
di poter ricoprire quel ruolo per cui stava costantemente cercando di
fare del suo meglio in nome di ogni singolo toad, l'intera giornata di
giochi, canti, musica e festeggiamenti ebbe inizio nella trepidazione
generale. La Principessa passò la mattina circondata dalla
compagnia dei cittadini unendosi all'euforia collettiva e spizzicando
dal generoso buffet a cui avevano aggiunto il loro contributo le
orgogliosissime padrone di casa, le quali fremevano e si spingevano
l'una con l'altra in una sorta di pogo spietato per riuscire ad offrire
almeno un assaggino delle proprie specialità culinarie alla loro
affezionatissima sovrana.
Facce
su facce si succedevano davanti ai suoi occhi per farle gli auguri,
porgerle complimenti e addirittura raccontarle storie che terminavano
sempre con risate allegre. Facendosi timidamente avanti appena la folla
si fu dissipata e spinta dal comprensibile timore di essere dimenticata
per la fortuita coincidenza che purtroppo finiva per svantaggiarla, una
bambina le confessò in un sussurro che compisse gli anni quello
stesso giorno e, prendendola per mano, Peach invitò tutti i
presenti a cantarle una canzone di buon compleanno solo per lei e
rimasero vicine a divertirsi come due amiche che avevano deciso di
festeggiare insieme. Dopo il secondo giro sulla giostra delle tazze
rotanti la piccola toad, in collo alla Principessa per acchiappare il
filo di uno dei palloncini impigliati ai rami di un albero, le
sussurrò un domanda all'orecchio.
« Adesso il Re cattivo non è più cattivo? »
Peach le sorrise. « No, non lo è più. »
« Allora è diventato buono? »
La fanciulla non rispose subito. « Un po' alla volta, ma si sta impegnando. »
«
Peachy! » Una voce inconfondibile catturò la sua
attenzione e si ritrovò stritolata in un abbraccio energico che
fece sgranare gli occhi sia a lei che alla bimba coinvolta nella morsa
amorevole. Gli occhi di Daisy risaltavano sul suo volto armonioso
limpidi come il mare d'estate in contrasto con la tinta bronzea della
pelle che aveva assorbito il sole delle valli ardenti di Sarasaland.
Una cascata di ciuffi castani si frappose nella visuale, ma
riuscì comunque a scorgere Mario e Luigi avvicinarsi con frotte
di toad ad accoglierli cinguettando entusiasti.
Peach
aveva il dono di saper leggere sul viso ciò che le parole non
dicevano e inoltre conosceva così bene quello del suo paladino
da notare immediatamente il fondo di inquietudine che il sorriso poteva
camuffare, invece il fratello era esattamente l'opposto trasudando pura
esultanza mentre i suoi occhi restavano magnetizzati su Daisy. Peach
era già al corrente della ragione di quegli sguardi
poiché la sua amica glielo aveva comunicato da giorni: quella
sera Luigi avrebbe seguito la Principessa dei Fiori a Sarasaland dove
si sarebbe trasferito per starle finalmente accanto come avevano tanto
desiderato.
Le
condizioni di pace in cui ultimamente il suo regno gioiva e prosperava
avevano permesso che il sogno dei due innamorati avesse una chance di
concretizzarsi e senza indugi avevano approfittato di quell'imperdibile
occasione, entrambi al settimo cielo e colmi di speranze che nulla si
sarebbe più messo in mezzo a loro. I Mario avevano passato la
mattina a fare i bagagli ed impacchettare la roba del fratello che
stava per lasciare la casa, caricando tutto sullo stravagante
dirigibile con cui la fanciulla in giallo era arrivata. Ma la
prospettiva dell'imminente partenza di Luigi aveva lasciato scosso suo
fratello più di quanto si avesse immaginato e, nonostante la
solidarietà per quella legittima ambizione, nel suo profondo
Mario stava veramente accusando quella separazione e Peach ne era
pienamente consapevole ancor prima di aver letto la conferma negli
occhi cerulei.
«
Tra un anno esatto dovrai raccontarmi come ci si sente ad essere
regina, Peachy. » Si staccò Daisy stringendole le spalle.
« Ci separano solo pochi mesi di differenza. »
«
Ancora non ci credo che quello scapestrato abbia messo la testa a
posto. Ti giuro che si respira tutta un'altra aria qui, non ho mai
visto Fungopoli così smagliante. Sembra quasi un altro regno!
» trillò la Principessa dei Fiori giuliva.
«
Buon compleanno, Peach! » Nemmeno il tempo di riprendersi che la
fanciulla si ritrovò avvolta in un secondo paio di braccia.
Anche Luigi condivideva il medesimo stato d'animo e non si imbarazzava
a manifestarlo apertamente, grato come non mai a colei che gli aveva
rimosso un fardello talmente pressante sulla coscienza da avergli
intimamente impedito di assecondare i suoi sentimenti per tanto tempo.
Quando
toccò a Mario, fu Peach a stringerlo più forte e si
rassicurò percependo la tensione nell'idraulico diminuire per
quello che segretamente da un gesto di felicitazioni si era trasformato
in un'offerta di conforto. Il suo paladino le rivolse il sorriso
più bello che avesse mai visto e non la lasciò andare
subito, scambiandosi un semplice sguardo di intesa che in un secondo
valse come mille parole.
«
E lei chi è? » domandò poi spostando l'attenzione
sulla piccola toad, ancora in braccio alla sua Principessa e reduce
dagli ultimi minuti un po' sbalestrata ed in estremo imbarazzo di
fronte ai suoi eroi.
«
La prima festeggiata » sorrise Peach facendola arrossire
violentemente mentre cercava di sparire dietro il colletto del suo
abito alle loro espressioni divertite.
«
Scegli il peluche che ti piace di più e Luigi lo vincerà
per te! » Daisy indicò nella direzione delle bancarelle
del tiro al bersaglio con grappoli di pupazzi imbottiti di tutti i
colori e dimensioni affissi in bella vista e, tentata ma ancora
timorosa, la bambina si rilassò leggermente cogli occhietti
colmi di curiosità senza osar chiedere.
«
Certamente, Madamigella. Sarò il tuo cavaliere per la festa
» rispose pronto l'idraulico piegandosi in un'elegante riverenza
col berretto in mano. Il viso della piccola toad riassunse lo
sgargiante scarlatto che aveva appena perso, ma non ebbe il tempo di
farfugliare una sillaba di ringraziamento o sorpresa che Luigi l'aveva
già caricata sulle sue spalle ed insieme si mescolarono
nell'allegra baraonda in cerca del premio prediletto.
Mario
rise e fece per commentare quando venne all'improvviso accerchiato da
un nugolo di toad ansiosi di scoprire se sarebbe riuscito a battere il
suo record alla prova di forza col martello e venne letteralmente
portato via di peso, lanciando un'occhiata di scusa alle due fanciulle
mentre il suo pubblico cortesemente lo reclamava altrove. Le
principesse approfittarono della loro momentanea assenza per sedersi
con una fetta di crostata e parlare tra loro.
« Sono talmente felice che torni a casa insieme a me che mi sembra ancora incredibile. »
«
Mi dispiace che molte cose lo abbiano trattenuto qui tanto a lungo, ma
adesso avete tutto il tempo di dedicarvi a voi stessi. »
Daisy
annuì osservando con insopprimibile affetto Luigi fermarsi
davanti ad una bancarella mentre la bambina indicava un enorme peluche
blu a forma di unicorno. « Ti sono arrivate delle lettere? »
«
Sì, domani mi ci vorrà tutta la mattina per rispondere.
» Peach smise di guardare il suo eroe studiandosi le dita
intrecciarsi nervose.
« Sai da chi? »
« Non le ho ancora lette. Ma sono sicura che un paio di mittenti non siano una novità. »
«
Io ho preferito non dirlo a Luigi, ma dal mio ultimo compleanno sto
ricevendo numerose pressioni da un conte imparentato col mio
pro-pro-prozio, di una provincia a nord di Sarasaland. Ha intenzioni
molto serie, ma per me non c'è discussione. » Non
rivelò altri dettagli perché la turbava solo ricordare il
soggetto in questione.
« Glielo hai fatto capire? »
«
Certo! Ma pensi che sia bastato a dissuaderlo? Non ho mai visto
qualcuno così sgradevole e arrogante. Si è messo a
ridere, dandomi della bambinetta presuntuosa e dicendomi di sbrigarmi
ad uscire dal mondo delle favole ed imparare a stare al mio posto in
quello reale. Gli ho affondato un tacco nel piede sinistro e non
ha riso più. Ma non ha intenzione di lasciarmi in pace, Peach,
è molto conosciuto e gode di una grande influenza in buona parte
del regno. »
«
Non importa, è una persona esecrabile. » dichiarò
ferma la sua migliore amica cingendole una mano tra le sue.
«
In questo momento chiunque crede di avere il diritto di intromettersi
nella mia vita con la prosopopea di saper scegliere meglio di me per me
stessa. Ma io sto già aspettando qualcuno... » Gli occhi
di Daisy si fermarono nuovamente sulla figura di Luigi mentre prendeva
la mira, lucidi di struggimento. Il timido eroe non se ne era ancora
reso conto, ma le porte per il cuore della sua adorata Principessa
erano già spalancate solo per lui da molto tempo e Peach si
commosse nel vedere la sua unica amica d'infanzia in balia di emozioni
e timori tanto forti che si portava costantemente dentro, mettendo in
mostra il lato più fragile di sé che anni di severa
disciplina e lotte continue per guadagnarsi il proprio rispetto le
avevano insegnato a nascondere sotto il suo solito temperamento
combattivo.
«
Adesso che non c'è più niente a tenervi lontani, vedrai
che tutto si risolverà per il meglio » le fece coraggio
auspicandosi che Luigi si sarebbe dato una mossa a dichiararsi.
Entrambe ritrovarono il sorriso osservando l'espressione sbalordita e
raggiante della piccola toad appena l'idraulico le porse il suo
unicorno e preparandosi per il bis mentre una truppa di bambini gli si
disponeva intorno trillando eccitati.
«
E tu e Mario invece? Ora che Bowser non è più un
problema, o almeno così mi auguro, cosa avete intenzione di
fare? »
Le
guance di Peach avvamparono e tornò a rimirarsi le dita come se
fossero la cosa più interessante al mondo. « Non lo so. Ho
avuto tanti di quegli impegni in questi ultimi mesi che non ci ho
neppure pensato. Sono talmente presa dal cercare di far funzionare
questa alleanza che certe settimane sono volate stando fuori di casa
tutto il giorno e nemmeno me ne sono resa conto » ammise a voce
bassa.
«
Be', i primi tempi, dopo tutto quello che quel guerrafondaio vi ha
fatto passare, posso capire che ce ne voglia per saldare i rapporti. Da
quanto non vi siete visti prima di oggi? »
«
Da quasi tre settimane. Ero talmente di fretta che non ho trovato
cinque minuti per prendere un tè con lui. Spero che non ci sia
rimasto male... Mi sono addirittura dimenticata di fargli una torta per
chiedergli scusa » confessò Peach in preda ai sensi di
colpa.
«
Non credo proprio che Mario sia uno sprovveduto, sa quanto ti stia
dando da fare in questo momento per il tuo regno e quanto sia cruciale
questa faccenda. Appena tu ed il tartarugone avrete finito di sistemare
tutto, avrai modo di rimediare con lui. » Le diede un colpetto di
gomito facendola arrossire come una scolaretta alle prese con la sua
prima cotta. Un coro di acclamazioni alzatosi poco lontano
segnalò che l'idraulico in questione avesse stabilito il suo
nuovo miglior punteggio nella prova col martello.
« Io... non so nemmeno se lui mi consideri in quel modo. Ci conosciamo da così tanto tempo... »
«
Non fare l'ingenua perché non lo sei. È stato da sempre
ovvio che tu sia molto, molto di più per lui che un'amica o una
D.I.D. tra le tante. »
« Una che? »
«
Donzella In Difficoltà. Sul serio, Peach, io mi chiedo cosa gli
sia rimasto da fare ormai per dimostrarti quanto tu sia importante per
lui. » Il tono di Daisy le ricordò parecchio quello che
aveva usato Bowser, lo scorso inverno, quando l'aveva raccolta dalla
neve per cercare di farla ragionare e si sorprese enormemente che
proprio tale ricordo le fosse affiorato nella memoria in quel momento.
«
No, ha fatto tutto il possibile e anche l'impossibile »
concordò la Principessa in rosa annuendo con gravità.
Quando i suoi pensieri volgevano al suo eroe, a quel sorriso che
conservava solo per lei quando le appariva davanti dopo aver
attraversato un regno intero per riportarla a casa, si sentiva la donna
più fortunata al mondo, anzi nella galassia come ne aveva
ricevuto la prova più di una volta. Peach nutriva un'ammirazione
inscalfibile per Mario, nulla avrebbe mai intaccato la stima e la
sicurezza che riponeva in lui e gli avrebbe riservato tutta la vita
immensa riconoscenza per ogni singolo gesto di riguardo nei suoi
confronti. Se non fosse stato per il suo eroe, il Regno dei Funghi
sarebbe andato incontro al suo crepuscolo in troppe occasioni per
rammentarsele tutte.
Nulla
era stato mai chiesto in ritorno e troppo invece era stato fatto in
nome di un altruismo senza pari che aveva reso un singolo uomo un
pilastro su cui un intero popolo aveva potuto sostenersi quando lei non
era bastata. Ed era sempre stata lei in persona la prima a farvi
completo affidamento. Ma quest'occorrenza si era ripetuta così
tante volte che un'impresa dopo l'altra, un rapimento dopo l'altro, un
salvataggio dopo l'altro, aveva iniziato a dubitare di se stessa.
Il
recente episodio dell'incursione pirata era stato l'ultimo granello
della clessidra per comprendere nitidamente la realtà: di fronte
a qualsiasi difficoltà aveva avuto bisogno di qualcuno ad
assisterla, che fosse stato Mario, Luigi o addirittura Bowser. Il tempo
non rallentava per nessuno e senza nemmeno accorgersene era arrivata al
punto in cui ad un anno da quel giorno sarebbe stata incoronata Regina,
ancora dipendente dall'aiuto degli altri per badare al suo reame. E
inoltre come avrebbe potuto considerarsi degna di quel ruolo se non era
stata allo stesso modo capace di impedire che persino una manica di
farabutti l'avesse vinta sui suoi sudditi?
La
convinzione che ad ogni problema vi fosse sempre davanti una soluzione
pacifica costituiva le fondamenta della sua politica ed era pienamente
condivisa dal suo popolo, avverso come lei per natura alla violenza, ma
i sani principi venivano meno se alla fine dei conti chi doveva pagare
le conseguenze di quella che per troppi fosse stata solo debolezza, cui
lei aveva incoscientemente permesso di perdurare immutata nonostante i
numerosi segnali, erano proprio coloro i quali lei doveva
salvaguardare: unico scopo non solo della sua reggenza, ma della sua
vita. Come aveva finalmente ottenuto la pace nel proprio regno, ora si
sentiva pronta a difenderla con le unghie e coi denti ed aveva giurato
a se stessa che quello sarebbe stato l'ultimo colpo che suoi toad erano
stati costretti a subire.
Ecco
perché non si dava tregua da mesi, ecco perché aveva
trovato l'umiltà di chiedere a Bowser di insegnarle ciò
che le mancava per essere una sovrana forte ed ecco perché non
sapeva più vedere con limpidezza nel guazzabuglio di emozioni
che l'aveva messa in discussione. Sentiva di aver perso il proprio equilibrio e l'unica cosa che aveva chiara al momento era
trovare finalmente il modo di porvi rimedio e smettere una volta per
tutte di recitare il ruolo dell'eterna donzella in difficoltà. Poi sarebbe riuscita a dedicarsi alle priorità personali...
«
Peachy. » La voce della sua amica d'infanzia la ridestò
dal suo rimuginare. « Dimmi cosa c'è che non va. »
Forse sarebbe riuscita a mentire ad un bravo psicologo, ma Daisy la
conosceva fin troppo bene.
«
Nulla, pensavo ad una notizia particolare che mi è giunta al
castello di recente. » Lo fece comunque e l'altra naturalmente se
ne accorse, tuttavia non insistette ed accettò il diversivo.
Peach le avrebbe confessato spontaneamente ciò che l'angustiava
a suo tempo.
« E cioè? »
«
Dopo aver catturato i pirati, i soldati di Bowser sono rimasti per dare
una mano coi lavori di ricostruzione, ricordi? Si è sparsa la
voce che ci sia stato un colpo di fulmine tra uno di loro e una ragazza
del luogo. E che sia rimasto lì con lei. » Quella notizia
fu un'ulteriore prova che le cose tra il suo ed il regno del Re Koopa
erano radicalmente cambiate con quel piccolo seppur significativo
episodio avvenuto proprio tra le fila del suo temutissimo esercito.
« Caspita! Venderei la corona per vederla coi miei occhi una scena del genere. »
« Tornerò quanto prima da quelle parti per ringraziare personalmente le truppe. »
« Parlando invece di un certo drago, come vanno adesso le cose tra voi due? »
« Non potrebbero andar meglio, credo. Ed il lusso di dormire finalmente con le finestre aperte mi mancava. »
«
Questo sarebbe il primo compleanno in cui non ne ha combinata una delle
sue. » Daisy guardò in giro con aria circospetta come se
qualunque minaccia avesse potuto prendere forma per smentirla. «
Niente imboscate, cannoneggiamenti, assalti in grande stile,
torte-trappola giganti, vascelli fluttuarti a due centimetri dalla
faccia... »
«
No, quello è un capitolo che abbiamo definitivamente chiuso
insieme e messo sotto chiave. Ora abbiamo imparato a collaborare, i
risentimenti si sono spenti e soprattutto niente e nessuno potrà
mai rovinare questo compleanno! » dichiarò Peach con
indissolubile certezza sfidando chiunque a dimostrarle il contrario.
Un
gruppetto di musicisti si era raccolto su un piccolo spalto al centro
dello spiazzo e trascinarono i presenti sul ritmo di tamburi e flauti
in un'allegra danza tradizionale, formando un cerchio per esibirsi a
turni di coppie, volteggiando sulle punte e tenendosi per mano. Daisy
venne sbalzata dalla panchina con un gridolino sorpreso poiché
Luigi lesto l'aveva sollevata come una sposa per portarla
immediatamente sulla pista da ballo improvvisata, dando libero sfogo
alla gioia travolgente che pulsava nelle sue vene sfoggiando mosse
quasi funamboliche con le risa divertite della Principessa dei Fiori
che si confondevano tra le acclamazioni del pubblico ed il suono degli
strumenti.
Peach
si unì agli applausi a tempo di musica e notò con un
sorriso che molte delle toad presenti indirizzassero alla coppietta una
certa invidia senza riuscire a staccare gli occhi dal giovane in
salopette, il quale era riuscito a conquistarsi completamente la folla
nell'ultimo giorno da eroe ufficiale del Regno dei Funghi. Quando anche
Mario, di ritorno dal sequestro dei suoi fan, le chiese l'onore di un
ballo porgendole la mano e rivolgendole ancora quel sorriso solo per
lei, pochi restarono coloro che non avevano preso parte al ballo e
persino i bambini nella loro infantile e deliziosa goffaggine imitavano
con impegno i passi degli adulti, agganciati per il gomito e girando in
tondo finché non crollavano storditi.
Ballare
con Mario era come lasciarsi portare dalla corrente, senza invadere il
suo spazio e conducendola delicatamente come se sapesse prevedere ogni
suo movimento, Peach perse la concezione del tempo mentre la musica
continuava a cambiare e le danze ed i festeggiamenti non si
interruppero per un solo secondo finché il cielo non si tinse di
rosso. Tutte le volte che gli occhi cerulei si fermavano sui suoi, le
farfalle nello stomaco si scatenavano fino a farle salire il formicolio
alla punta delle dita e per un secondo il rumore intorno a loro
smetteva di raggiungerla, crogiolandosi solo in quella piacevole
agitazione.
Per
un po' la Principessa riuscì a distrarsi dalle nuove tensioni
interiori all'approssimarsi della fatidica incoronazione e Mario ebbe
modo di lenire la sua tristezza per la partenza del fratello. Tuttavia
il momento di quella separazione alla fine arrivò crudelmente
presto e, ritiratisi dalla festa ancora lungi dal terminare, tornarono
al castello per salutarsi nella rispettosa riservatezza. L'atmosfera si
impregnò di una tangibile malinconia, specialmente da parte di
chi sarebbe restato.
«
Questo è il nostro regalo. Spero davvero che ti piaccia, ero
così indecisa! » Daisy le porse un pacchetto bianco
talmente leggero da lasciar supporre che contenesse null'altro che aria.
La
Principessa lo aprì con attenzione e ne estrasse una lunghissima
striscia di tessuto rosa dalla consistenza setosa ma non più
pesante di una ragnatela, fatta per essere avvolta intorno al collo e
le braccia mentre quel sottilissimo filo di vento era sufficiente a
farla galleggiare nell'aria. Peach l'apprezzò così tanto
che la mise all'istante prima di cingere i due in un abbraccio di
saluto, augurando loro il meglio che il destino poteva riservargli.
Mario
non offrì molte parole, ma l'emozione era chiara nel suo sguardo
ed il sorriso commosso e un poco impacciato in quello che non era un
estremo saluto, ma che segnava comunque una grande distanza dal suo
unico fratello la cui presenza aveva sempre dato per scontata vicina,
non valse meno dei pensieri espressi dalla Principessa. Con un
abbraccio da incrinare le costole, anch'egli auspicò ogni bene
ad entrambi ed osservò il dirigibile farsi sempre più
lontano sopra il mare e le sagome di Daisy e Luigi fondersi nel cielo.
Dopo
un lungo silenzio in cui il peso che sentiva sul cuore gli aveva
rimosso ogni volontà di parlare, Mario tirò su col naso e
si girò verso Peach che rispose al suo sguardo con un sorriso
carico di conforto. La morsa al petto si sciolse un poco e d'istinto
portò la mano alla scatolina che aveva tenuto in tasca per tutto
il giorno, dissipando ogni dubbio riguardo quella decisione che l'aveva
tenuto sulle spine per settimane intere in cui non era nemmeno riuscito
a rivedere il suo viso. Fin da piccolo aveva trovato il modo di
dominare la paura e sconfiggerla. Il timore di restare ferito,
soffrire, addirittura morire, non l'aveva mai fermato dal fare la cosa
giusta e mettersi in gioco per gli altri, nemmeno nelle situazioni
più disperate, ma ciò che provava adesso era legato a ben
altre ragioni e non riusciva a controllarlo. Una sola sillaba di Peach
avrebbe avuto il potere di rovesciare l'esito di quella sera e, a
giudicare dal dubbio affiorato negli occhi cristallini, la fanciulla
parve aver forse intuito qualcosa mentre lui raccoglieva il suo
coraggio.
Un
rumore di scoppi e bagliori scarlatti ad illuminare le nuvole colse
entrambi di sorpresa facendoli girare. Mario avvertì la
sensazione di un sasso freddo nello stomaco scorgendo una delle navi da
battaglia portanti l'effige del Re Koopa e la polena raffigurante il
suo ruggito di guerra più feroce, come simbolo della propria
pomposità, mentre si avvicinava in tutta libertà in
direzione del castello rilasciando decine di altri fuochi d'artificio
ad avvisare della visita.
«
Sono in anticipo » commentò tra sé Peach credendo
che il rumore dei giochi pirotecnici avesse coperto la sua voce, ma
Mario invece sentì benissimo e fu come mandar giù una
seconda pietra.
« È meglio
che vada ora » disse ritirando fuori la mano vuota dalla tasca.
Il dirigibile di Daisy era quasi del tutto sparito, un minuscolo
puntino sopra il tramonto ormai inoltrato, mentre l'ombra del vascello
volava sopra le case dei toad senza un grido di allarme: una scena
quasi surreale, come un sinistro presagio che però egli stava
vivendo davvero. Luigi se n'era andato, Bowser stava arrivando e lui
non poteva fare altro che restare a guardare. Si convinse che non fosse
il suo posto lì.
«
Ti prego, rimani ancora » gli chiese Peach. « Sono qui solo
per farmi gli auguri. Non vogliono creare problemi. »
Ciò
non migliorò l'umore dell'idraulico che si avvicinò, le
prese la mano e vi poggiò sopra le labbra. « Buon
compleanno, Peach. » Un vago senso di colpa si infiltrò
nella sua ribollente inquietudine incontrando lo sguardo amareggiato
della Principessa, ma era certo di non voler trattenersi un minuto di
più insieme alla nuova compagnia che la fanciulla aveva iniziato
a frequentare. « Ti auguro una buona notte. » E si
congedò senza attendere la risposta od ulteriori preghiere che
gli avrebbero spezzato il cuore.
Non
si stava comportando bene e ne era pienamente consapevole, ma perdere
Luigi e dover vedersi davanti il suo ex nemico come ospite d'onore in
un giorno solo era veramente troppo anche per lui. Sentì lo
sguardo di Peach non lasciarlo andare finché non fu sparito
oltre l'ombra dei cancelli e si incamminò senza alcuna fretta
verso casa, lottando contro il buonsenso di tornare indietro per
chiederle scusa e l'impulso di allontanarsi il più possibile
prima che il rumore rimbombante della voce del drago gli giungesse alle
orecchie, mandandolo inevitabilmente in bestia per aver ancora trovato
la maniera di mettersi in mezzo nel più subdolo dei modi,
sbandierando amicizia, in un momento così importante per lui.
Mario
era certo di essere rimasto il solo ormai a nutrire grandi esitazioni
su quell'alleanza perché conosceva la natura recidiva ed ottusa
del koopa. Sapeva che pochi mesi non sarebbero certo bastati a
migliorarla e soprattutto quanto avrebbe potuto ferire Peach, molto
più di come stava facendo lui adesso, se avesse commesso un solo
passo falso questa volta. Voltandosi in tempo per vedere la nave
scendere a terra e coprire un lato intero del castello, l'idraulico si
chiuse la porta alle spalle osservando come il salotto gli sembrasse
così vuoto.
«
Mama! » trillò Junior correndole incontro a braccia
aperte. Dopo il più giovane uscirono Wendy e poi Ludwig composti
come sempre, contemplando con un certo sdegno gli altri fratelli
rotolare giù dal ponte tutti insieme in una palla di bowserotti
che esplose sul prato con ringhi e lamentele irritati dopo aver
inciampato per fare a gara a chi avrebbe raggiunto per primo la
Principessa.
«
A volte mi piacerebbe poter dire che non vi conosco »
commentò asciutto il più anziano passando sopra il corpo
di Iggy per omaggiare la sua pseudo-mamma insieme alla sorella mentre
Junior la riempiva di feste e si lasciava felicemente tenere in
braccio. Bowser fu l'ultimo a scendere e la sua ombra oscurò la
sagoma della fanciulla come una cappa minacciosa appena si portò
di fronte a lei. Anche se il sole era quasi sparito dietro il mare, le
iridi cremisi del koopa brillavano di luce propria mentre gli angoli
del muso si sollevavano in un'espressione priva di ogni traccia di
malizia: quel sorriso un po' avvenente e un po' spiritoso che sfoggiava
ogni volta che si guardavano.
«
Allora buon compleanno, Peachy » rombò dolcemente la voce
cavernosa. I giovani koopa fecero eco alle sue parole, ansiosi di
scoprire se i regali che ognuno avevano portato sarebbero stati graditi.
«
Erano belli i fuochi d'artificio? » domandò Larry
elettrizzato mentre si raccoglievano nel salone prendendo posto intorno
alla fanciulla sui divanetti che non sarebbero mai riusciti a sostenere
la mole del koopa genitore che si limitò a piazzarsi dietro la
fanciulla.
« È stata una mia idea! » asserì Junior in piedi sui cuscini accanto a Peach.
« Sì, ma sono stato io a procurarli » aggiunse Iggy.
« Io li ho accesi! » contribuì Lemmy.
« Anch'io ho fatto qualcosa di inutile per cui mi va di vantarmi. »
« Sta' zitto, Roy. »
« Ripetilo, avanti. »
«
Chi vuole una bella fetta di torta? » intervenne la Principessa
per stroncare già dall'inizio l'imminente battibecco con
possibile colluttazione. L'esca funzionò, gli animi si placarono
e si procedette a scartare uno per volta gli omaggi partendo da quello
del bowserotto più giovane e trepidante. Si sorprese non poco
nello stringere tra le mani un fazzolettone di stoffa bianca
grossolanamente ripiegato ma lindo.
«
Dai, aprilo » la esortò Junior con gli occhietti neri
luccicare impazienti. Peach obbedì e rimase per la seconda volta
senza parole. « È un portafortuna! E se qualcuno ti da
fastidio, con questo gli farai paura e lo manderai via » le
spiegò paziente indicando quello che aveva legato al collo per
rendere l'esempio. Il disegno che aveva fatto sul fazzolettone della
sua mamma era quasi identico al suo, con l'unica differenza che intorno
ai denti affilati aveva usato un pennello fucsia per conferirgli un
aspetto più femminile.
« Non è difficile da credere » commentò Wendy alzando un angolo delle labbra.
«
Ti piace? » Il bowserotto col ciuffetto rosso ci aveva lavorato
così tanto su quel fazzolettone per renderlo perfetto e fissava
Peach colmo di aspettative.
La
Principessa si tolse il foulard di Daisy e se lo provò lasciando
scoperti solo gli occhi azzurri sopra la macabra smorfia. « Come mi sta? »
« Ah, benissimo » sorrise Roy mettendosi in bocca un'altra forchettata di torta alla panna.
« Ho i brividi » ridacchiò Iggy all'effetto più buffo che intimidatorio.
Junior
rimase assolutamente soddisfatto udendo le risposte che proprio voleva
sentire e si lasciò cadere sul posteriore accanto alla sua
temibile mamma, consumando il suo dolce con un'espressione estremamente
compiaciuta. Poi fu il turno di Larry che aveva deciso di regalarle la
sua banda per capelli portafortuna con cui aveva vinto il torneo
scolastico di tennis. Morton le aveva portato un raccoglitore con tutte
le foto che aveva scattato da quando aveva cominciato a coltivare
questa segreta passione. Wendy le aveva preso un cappellino che aveva
decorato personalmente con fiori e perline. Roy le diede delle fasce
con pesi che usava per allenarsi quando era più piccolo,
garantendole che dopo solo tre settimane di regolare allenamento
fratturare mascelle sarebbe stato come rompere grissini. Lemmy le
donò la sua stupenda collezione di biglie e Ludwig le aveva
composto un intero spartito.
Bowser
osservava in disparte la Principessa ed i suoi figli legare in totale
armonia mentre il suo primogenito eseguiva alcuni dei pezzi a lei
dedicati su un piano senza gambe a fluttuare sul pavimento,
materializzato grazie alla magia dello scettro del bowserotto, e Wendy
le sistemava il cappellino in testa per provarlo (attentissima a non
rimuovere il fazzolettone di Junior). Amava vederli insieme e sapeva
che quelli erano momenti davvero importanti per i suoi eredi, i quali
avevano chiesto un giorno di permesso dal collegio per stare solo con
lei e tutti i doni che le avevano portato avevano un significato molto
personale a confermare la grande considerazione che le riservavano.
Più li guardava e più era convinto che nessuna sarebbe
riuscita a prendere quel posto speciale che Peach si era conquistata
lì in mezzo a loro.
«
Adesso tocca a papà Re! » annunciò Junior
interrompendo il terzo movimento di Ludwig che ci rimase un po'
seccato. Gli elogi della fanciulla placarono la sua scontentezza e
l'abbraccio che ricevette lo ammutolì mentre gli altri se la
ridevano sotto i baffi.
«
Ma non era necessario, Bowser. Questi regali sono tutti meravigliosi.
» Peach non si sarebbe mai aspettata di ricevere tanti riguardi
in ogni singolo dono e la sensibilità riservatale dai giovani
principi era stata una sorpresa impareggiabile.
«
Non penserai sul serio che mi sia presentato al tuo compleanno a mani
vuote? » E tirò fuori tra gli artigli ricurvi una
scatolina di velluto rosso sigillata da un fiocchetto. La porse alla
fanciulla che delicatamente la strinse fra le dita sottili e
l'aprì con una certa curiosità sotto lo sguardo vigile
dei cuccioli riuniti intorno a lei, anche loro all'oscuro
dell'identità del contenuto.
Dentro
c'era l'opale più bello che la Principessa avesse mai visto,
dalla forma liscia e ovale, portante i suoi colori precisi
armonicamente uniti insieme dall'inconfondibile lucentezza perlacea ed
iridescente di quella particolare pietra. Di una cosa fu sicura appena
la vide: nessun altro tra milioni sarebbe stato altrettanto giusto per
lei, perfetto per lei. Sollevando lo sguardo incontrò il sorriso
sornione del koopa che evidentemente condivideva i suoi stessi pensieri.
« Sembra fatto apposta per Mama Peach. »
« Ha i suoi stessi colori. »
« È vero, è proprio il suo. » E anche i bowserotti erano della medesima opinione.
«
Bowser, non so che dire. » Le parole non bastavano a descriverne
l'effetto che le ricordava l'immagine un'incantevole nebulosa
ingabbiata nel vetro. Gli opali erano diversi da ogni altra gemma
perché non solo erano incomparabili nel loro genere, ma non ne
esistevano due uguali al mondo e come tutte le pietre preziose avevano
una loro leggenda alle spalle, anche quella singolare gioia conservava
la propria che raccontò ai koopa:
Un
uomo dall'animo di ferro, ricco signore di una nobile casata, padre di
un'unica figlia di ineguagliabile splendore, promise di concedere la
sua mano a colui che gli avrebbe offerto in dono la gemma che meglio
avrebbe reso giustizia alla di lei beltà. Poiché l'amore
per la figlia era troppo grande, egli rifiutò l'arroganza dei
più ricchi principi che gli portarono i più grossi
diamanti mai visti in tutto il reame.
Né
la perla dalla rotondità più perfetta né le
ametiste dal viola più regale fecero vincere ai giovani
pretendenti l'ambito premio, finché un cavaliere virtuoso ma di
umili natali non giunse ai piedi del suo scranno con una gemma dalle
caratteristiche straordinarie: plasmata di mille e più pietre
diverse, incredibilmente racchiuse in quella sola.
«
Io non vi offro una perla più perfetta delle altre né un
diamante più grosso degli altri, poiché la bellezza di
vostra figlia non è soltanto superiore a quella delle altre
fanciulle. Essa è unica. Così io vi offro una pietra come
non ne troverete mai di uguali in tutto il pianeta, perché ogni
Opale in sé è diverso da tutti gli altri, ed è
unico. »
Come
aveva fatto a sapere Bowser che fosse la sua pietra preferita? Non lo
aveva mai rivelato a nessuno, nemmeno ai suoi cari più stretti.
Doveva essere stata una semplice coincidenza, ma che comunque le avesse
donato un opale e proprio quello che giaceva nelle sue mani era un caso
straordinario. Dall'espressione stupita del drago appena terminato quel
breve racconto, comprese che anche lui come i suoi cuccioli era rimasto
ignaro del valore intrinseco dell'oggetto fino a quel momento.
«
L'ho preso perché mi ha ricordato di te appena l'ho visto
» ammise ancora sorpreso che quella pietruzza colorata
nascondesse un significato tanto profondo. Se l'avesse saputo prima,
gliene avrebbe regalate una carriola piena.
« È favoloso. Non so davvero come ringraziarti. »
« Un bacio? » buttò lì senza sembrare troppo speranzoso.
« Un abbraccio? »
« Preso. » Ci si poteva accontentare per quella sera.
Dopo
che i Koopa tornarono alla loro dimora, Peach stremata da quella
giornata di festeggiamenti, danze ed emozioni si coricò col
sorriso ancora sulle labbra. Junior si era addormentato con le braccine
abbarbicate intorno al collo assolutamente deciso a non sciogliere la
morsa desiderosa di contatto e si era trovata a riconsegnarlo quasi
malvolentieri al padre divertito. Il gelo lasciato da Mario era stato
dimenticato e sostituito dal calore dimostratole dai bowserotti, i
quali aveva dovuto salutare tutti con un certo dispiacere per attendere
l'inizio delle vacanze estive fino alla loro prossima occasione di
rivedersi. Non era la loro mamma e non era una koopa, ma questo non le
impediva certamente di volergli bene. E perfino Bowser era riuscito a
contribuire in positivo quel giorno.
«
Tutto sommato, è stato il miglior compleanno di sempre »
considerò prima di scivolare dolcemente nel sonno.
Accanto
alla collezione di biglie di Lemmy, la scatolina di velluto rosso stava
appoggiata sul suo comodino e dalla strettissima fessura filtrò
lento un alito di magia più nera della fuliggine che
serpeggiò nella stanza alla famelica ricerca della sua vittima,
infilandosi sotto il letto, arrampicandosi su una gamba e strisciando
tra le pieghe delle coperte attratto dal calore. Privo di consistenza e
peso, del suo passaggio non lasciò né tracce né
indizi e avvicinandosi al viso della fanciulla completamente assopita
si lasciò respirare come veleno.
Nota d'autrice:
Ricapitolando,
la Nintendo ha promosso almeno un gioco per ogni personaggio principale
come star: Mario, Luigi, Yoshi, Peach e addirittura Wario... Io quanto
ancora devo aspettare per averne uno con Bowser?!? E no, Mario Kart,
Super Smash Bros. Brawl e tutti gli altri con contesti sportivi o in
cui è solo un personaggio di gioco opzionale non contano.
Scusatemi per questo breve sfogo :]
Mario, Luigi, Peach, Daisy, Bowser & Co. © Nintendo
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