Psicoanalisi a 40°
4. Psicoanalisi
40%
La musica era indecente e la
casa già strapiena. Metà delle facce che
riconobbe erano
quelle sedute con lui a quel gala, il resto, attori cani e soubrette
ancora più cagne che si strusciavano addosso a chiunque per
attirare attenzione e magari conquistare qualche particina in una
lurida commediola
trash, ma c’era il bancone bar a venti metri ed era questo
che
contava.
Vide Jimmy seduto su un divano con due ragazze accanto. Aveva le mani
sulle cosce di entrambe ed un’espressione disgustosa sulla
faccia
raggrinzita. Un vecchio porco sulla settantina.
Quando sarebbe stato più sbronzo l’avrebbe anche
salutato, ma per adesso era troppo ancorato al terreno.
«Vado a prendere da bere» aveva urlato
all’orecchio di Colin per farsi sentire.
«Ok» gli aveva risposto lui per poi indicargli un
divanetto
abbastanza appartato nell’angolo sinistro della grossa sala.
«Siamo là.» Jared annuì
mentre Colin
trascinava Hiddleston attraverso la folla.
Si infilò nella gente che si dimenava sudaticcia a tempo di
quella schifezza che osavano chiamare musica e riuscì ad
arrivare quasi incolume al bancone. Faceva già tremendamente
caldo e si disse che doveva liberarsi di quella giacca il prima
possibile e, se fosse stato fortunato, si sarebbe liberato anche del
resto.
«Dammi una tequila e due, anzi, tre bicchieri.» Il
ragazzo
dietro al banco stava per preparare lo shot quando Jared lo
bloccò. «La voglio tutta e piena fino
all’orlo.» Il giovane annuì e
tirò da sotto
al banco una bottiglia integra. Jared l’afferrò
con un
sorriso e prese i tre bicchierini con le dita libere.
«Grazie.» Gli strizzò l’occhio
e vide il ragazzo arrossire.
Ah, come erano carini i verginelli!
Cercò di arrivare al divanetto ma stavolta sembrò
più difficile del previsto. Rischiò di farsi
cadere la
bottiglia più volte mentre veniva spintonato a destra e a
manca.
«’Fanculo!» ringhiò quando si
trovò
schiacciato fra due schiene sudate. «E levatevi dalle
palle!» Forse non lo avevano sentito, di certo
però il
gomito che gli aveva rifilato con forza gli era arrivato bello chiaro.
Ad ogni modo, riuscì a farsi spazio e ad arrivare al famoso
divanetto. Era abbastanza grande e oltre a Colin e Tom
c’erano un
altro paio di facce che però non gli parve di riconoscere.
Poggiò la bottiglia ed i bicchieri sul tavolino di vetro di
fronte e si tuffò fra i due separandoli.
«Ho fatto una sudata!» esordì sfilandosi
la giacca e gettandola con poca cura sullo schienale.
«Potevi prendermi una tonica.» Jared
guardò Colin con sufficienza e ghignò.
«’Fanculo la tua tonica, Farrell. Prenditela da
solo se la
vuoi, noi beviamo solo roba seria.» Svitò
velocemente il
tappo e riempì i tre bicchieri.
«Lo sai che non posso.» Colin sembrava intenzionato
a fare
il guastafeste quella sera. Non voleva di certo riportarlo sulla
vecchia strada, ma lo sapeva bene che un paio di bicchieri li poteva
reggere.
«Avevo solo due mani.» Allungò un
bicchiere a Tom
che lo ringraziò con un sorriso e poi tornò a
godersi
l’espressione corrucciata di Colin. «Mi spieghi
dove me la
infilavo la tua tonica, eh?» Andiamo, te l’ho
servita su un
piatto d’argento! Ma l’irlandese non
parve voler cogliere,
forse era la presenza di Tom, forse semplicemente aveva voglia di farlo
lo stronzo. Si alzò sistemandosi ancora la giacca e si
infilò nella folla, probabilmente in direzione della sua
tanto
agognata tonica. «Idiota» brontolò
buttando
giù il suo shot. Anche Tom aveva bevuto il suo e Jared gli
allungò quello che aveva lasciato l’idiota.
«Non reggo bene la tequila.» Aveva declinato
l’inglese però lui gli aveva infilato lo stesso il
bicchierino fra le dita.
«Meglio, basterà una bottiglia sola.»
Riempì
anche il suo e lo cozzò contro quello di Tom. Lo
fissò negli occhi e sorrise sottile. «Ai gentleman
inglesi.»
Tom rise ed annuì. «Ai rocker
camaleontici.»
Mandarono giù insieme l’alcol e Jared si chiese se
dopo
quella bottiglia sarebbe stato ancora in grado di dire "camaleontici".
Un giro, due, tre, al quarto, gli parve che Tom perdesse colorito.
«Tutto ok?» Non aveva intenzione di collassargli
addosso,
vero? Perché poteva anche schiumare ché lui si
sarebbe
limitato a spostarsi sul divano accanto.
L’inglese si portò una mano sulla fronte ed
annuì,
ma forse era meglio rallentare un po’ il ritmo. Si
sdraiò
sullo schienale mentre i due di fianco aveva iniziato a pomiciare senza
pudore. Gli dedicò giusto il tempo di un’occhiata
annoiata.
«È un peccato che Chris non sia potuto
venire...»
sospirò tanto per aprire l’unico discorso che
sapeva lo
avrebbe interessato. Da quel lato della sala la musica arrivava meno
caotica e si poteva quasi parlare indisturbati, se non fosse che quelle
poche note che continuavano ad urtare i suoi poveri timpani non fossero
atroci come uno spillo sotto le unghie.
«La sua bambina viene prima di tutto, è normale.
Chris
è un buon padre.» Sul viso di Tom un sorriso dolce
ed uno
sguardo triste. Jared lo studiò ed annuì. No, lui
voleva
vederci chiaro. Doveva sapere se era stata solo una sua impressione - e
quindi Colin aveva ragione a definirlo un visionario del cazzo - oppure
c’aveva preso e quei due non la raccontavano proprio tutta.
«Siete molto amici tu ed Hemsworth, non è
così?»
«È un fratello per me.» Si
lasciò sfuggire un risolino e Tom lo guardò
interrogativo.
«Non dire cazzate.» Ghignò sicuro.
«Scusa?» No,
la parte del finto tonto non funziona, carino!
«Andiamo, Hiddleston! Mio fratello, io, non lo guardo
in quel modo.»
Gli occhi chiari di Tom si velarono di nero. «In quale
modo?»
Quelli di Jared erano due fiamme ardenti. «Come se me lo
volessi scopare seduta stante.»
Forse doveva aver perso un altro grado di colore, pensò
all’espressione agghiacciata sul suo viso.
«Perdonami, ma devi aver frainteso, Jared!» La sua
risata
nascondeva altro e lui lo percepiva chiaramente. Notò che
Hiddleston continuava a guardare il bicchiere vuoto e lo
riempì
insieme al suo.
«Guarda che ti capisco.» Glielo porse con un
sorriso sornione. «Chris è un tipo che ti alza
l’ormone e non solo quello!» E mandò
giù il
suo shot mentre il viso di Hiddleston riprendeva colore, troppo, in
quel momento era quasi porpora. Teneva lo sguardo sul bicchiere ancora
colmo mentre lui aveva poggiato il suo vuoto sul vetro del tavolo.
«Io gli voglio bene, ma non come intendi tu.»
Jared sbuffò tirandosi qualche ciocca dietro alle orecchie.
«Butta giù quella tequila e ne
riparliamo.»
Ma dove si era cacciato Colin? Era andato in Antartide a prendere
quella fottuta tonica? «Dai, forza!» Lo
incitò e in
quell’esitazione c’era tutta una storia mai
confessata.
Quando le labbra di Tom baciarono il bicchiere e la sua gola
sussultò, si disse che presto l’avrebbe ascoltata.
Tom aveva continuato a negare anche al successivo giro e Jared si era
chiesto cosa avrebbe ceduto prima, se la sua stupida ostinazione o il
suo
stomaco. Propendeva decisamente per la prima.
«Se ti fai problemi perché non ci conosciamo, ti
dico
subito che non me ne frega un emerito cazzo di andare in giro a
raccontare i fatti vostri e poi molto probabilmente dopo stasera
neanche ci rivedremo più. Non farti problemi e sbottonati
pure.»
«Jared, tu sei una persona molto simpatica, ma ti chiedo
cortesemente di smetterla con questa storia. Io e Chris siamo solo dei
buoni amici e non capisco perché debba esserci per forza
qualcosa di sordido sotto.» Sordido?
C’era ancora qualcuno
che usava quella parola? «In fondo anche tu e Colin siete
amici
ed avete una splendida intesa. Per questo io dovrei fare
assurde insinuazioni, onestamente, di cattivo gusto?»
OH. MY. GOD!
«Prima di tutto non so come puoi fare ancora certi discorsi
dopo
tutta quella tequila, e secondaria cosa, io e Colin siamo il peggiore
esempio che potessi fare.» Ridacchiò scorgendolo
nella
folla! Ah, aveva beccato quel porco di Jimmy, questo voleva dire che
non lo avrebbe mollato molto presto. Ben gli stava, così
imparava a voltare le spalle al divertimento come un repubblicano del
cavolo!
«Che vuoi dire?» A quella domanda lo
guardò malizioso.
«Prova a pensarci, vedrai che ci arrivi.» E dal
rossore
comparso presto sulle sua faccia capì che sì,
c’era
arrivato.
«Oh, Jared, io non...» Sembrava sinceramente
imbarazzato ed anche in colpa.
«Ma non credere chissà che. Ogni tanto ci piace
superare
quella linea. Tutto qui» mentì con un sorriso,
sentendo
però una presa fastidiosa allo stomaco e di certo non era la
tequila. Non si preoccupò di quella mezza verità,
in
fondo la diceria che lui e Colin avessero avuto un flirt sul set di
Alexander
girava da parecchio, per quanto Colin si ostinasse a far
finta di nulla.
Tom abbassò lo sguardo ed inghiottì altro
imbarazzo.
«Te l’ho detto, parla tranquillamente. Fra un
po’, se
Dio vuole, saremo tutti ubriachi e neanche ci ricorderemo di questo
discorso o di qualsiasi altro.»
«Jared...» Intravide una crepa nella sua corazza e
ne approfittò.
«Un altro giro?» Afferrò la bottiglia
ambrata e la
scossa un po’. Tom annuì debolmente e lui
riempì i
bicchieri.
Fino al ritorno di Colin doveva pure ammazzare il tempo in qualche
modo, no?
«È da tanto che vi conoscere?»
«Qualche anno. Lavoriamo spesso insieme ed ogni volta che
è possibile ci vediamo anche solo per una birra.»
Jared
annuì e si voltò a guardarlo. Tom aveva lo
sguardo fisso
sulla gente eppure sembrava guardare altrove.
«Non è successo nulla fra di voi?» Erano
entrambi
stesi spalle al divano e Tom ruotò di poco la testa per
incontrare i suoi occhi.
«Che vuoi dire?»
«Oh, andiamo, neanche le occhiate di Chris sono da fratello,
almeno che voi non abbiate un’idea perversa
dell’essere
fratelli...» Sorrise diabolico e Hiddleston distolse
nuovamente
lo sguardo ma non negò. Allora c’aveva visto
proprio
giusto: non era qualcosa a senso unico.
«Una sera, dopo un party per una premiere de The Avengers,
eravamo tutti un po’ alticci ed io più degli
altri. Avevo
avuto un riscontro inaspettato dal pubblico e - insomma ero il cattivo
e a momenti avevo più fans dei buoni!» Tom si
lasciò sfuggire una risata triste e Jared aspettò
che
continuasse. «Ad ogni modo, io e Chris avevamo le camere
adiacenti. Eravamo a Mosca... Volevo ancora festeggiare,
così lo
trascinai in camera mia con una vodka ghiacciata a seguito.»
Il
racconto si fermò e lo sguardo di Hiddleston si perse su un
punto imprecisato della sala.
Ma che
voleva fermarsi proprio ora che la
cosa diventava interessante? Eh, no!
«L’avete fatto?» Lo vide sobbalzare.
«Ch- No! No! Certo che no!» Forse
l’avevano sentito anche
dall’altra parte della sala per quanto aveva urlato, di certo
i
due a fianco l’aveva sentito perché avevano smesso
di
pomiciare e li avevano guardati male, poi se n’erano andati
magari alla ricerca di un posto più tranquillo. Jared
tornò a fissare il volto arrossato dell’inglese.
«Allora che è successo?» Forza, Hiddleston, i
particolari! Tutti!
Lui trasudava curiosità da ogni poro, l’altro
sembrava sul
bordo di un precipizio e non sapeva se buttarsi o tirarsi indietro.
«Che cazzo è successo in quella stanza?»
Jared non
aveva mai amato molto le attese, soprattutto quando la ricompensa non
era poi così ghiotta, perciò non si era curato di
essere
meno rude e soprattutto meno indiscreto. La discrezione era un qualcosa
che donava ad una persona soltanto, benché
quest’ultima
sembrava non apprezzarla mai abbastanza.
Gli occhi chiari di Tom furono di nuovo sui suoi. «Ci siamo
baciati.» Ah,
finalmente!
«Solo?»
Tom deglutì. «Più volte...»
Avrebbe voluto
chiedergli anche “dove”, ma era quasi certo che a
quella
domanda Hiddleston non gli avrebbe risposto o, nella migliore delle
ipotesi, sarebbe diventato rosso Valentino dai capelli in
giù - e la bottiglia di tequila era ancora troppo
piena.
«Capisco.» Almeno si era tolto la soddisfazione di
sapere
se quella pseudo relazione - lo era? - era da classificare
sotto “Pateticamente platonica” o
“Sex-party”... più o meno.
«La mattina dopo, Chris voleva parlarne ma io ho insistito
per lasciare tutto alle spalle. “In fondo eravamo
ubriachi”
dissi.»
«È una scusa che funziona sempre.»
«Già.»
Anche lui e Colin l’avevano usata la prima volta e poi la
seconda
e la terza, alla fine era stato più facile ammettere che se
finivano avvinghiati ad ogni pausa delle riprese era solo
perché
lo volevano entrambi, e dato che sul set non girava niente al di fuori
di acqua e bottiglie di sali minerali, sarebbe stata anche una scusa
ridicola.
«Quando è successo?»
«Un
anno fa, circa.» Tom sorrise triste. «Non credo
neanche che lui se lo ricordi più...»
Ma quanto era ingenuo quello lì?
«Certo che se lo ricorda e di certo gli piacerebbe rifarlo, e
magari fare anche il resto.» E riecco il porpora.
Hiddleston, fatti
controllare la pressione che questi continui sbalzi non sono normali.
«Sì, come no... »
Ah, santa pazienza. «Senti, se a lui non fosse piaciuto, o
peggio
gli avesse fatto strano, per non dire schifo, a quest’ora non
ti
guarderebbe neanche in faccia.»
«Ma noi siamo amici e Chris-»
«Oh, Hiddleston, ma quanto cazzo sei idiota?!» Non
era
riuscito a regolare la voce né l’irritazione e Tom
lo
aveva guardando interdetto per qualche attimo.
«I-io... non capisco quello che vuoi dire.» Di’ piuttosto che non
vuoi capire!
Magari stava sbagliando tattica, magari quella tequila era diventata
piscio e quindi inutile, magari Colin avrebbe fatto meglio a mollare
quel catorcio di Jimmy e a riportare il suo culo irlandese su quel
divano, magari Jared non aveva tutta quella pazienza che
aveva
creduto, magari se avesse tirato un pugno sulla faccia di Hiddleston si
sarebbe anche sentito meglio.
Sospirò a lungo e lo guardò tenere gli occhi
fissi sul
tavolo. «Ascolta il consiglio di uno che ha qualche anno di
più: se Chris non provasse le stesse cose che provi tu, ti
avrebbe allontanato ed ignorato, invece guarda come ti tratta. Stasera
mi sono chiesto come faccia sua moglie a non accorgersene...»
Tom
lo aveva guardato ancora confuso anche se Jared si era reso conto che
le sue parole per lui non erano una sorpresa. Si stava solo riempiendo
la testa di scuse per non vedere la realtà, in fondo era
quello
che faceva anche lui quando si diceva che Colin non era per nulla
importante, che poteva sopportare quelle squallide rimpatriate
occasionali, che quando all’alba lo vedeva andare via, non
gli
sarebbe mancato. «Se non si è fatto problemi lui,
con una
moglie ed una figlia, non vedo perché debba fartene
tu.»
L’inglese abbassò di nuovo lo sguardo.
«Non sono uno
che rovina la serenità di una famiglia, non per una cosa
tanto
stupida e di poca importanza.» Non ci pensò due
volte, gli
diede uno schiaffo alla nuca e butto giù un altro orrendo
shot.
Tom aveva gli occhi sgranati ed un
“perché?” stampato sulla fronte umida.
«I tuoi sentimenti non sono cose stupide o di poca
importanza. Non dire altre cazzate.»
«Ma- »
«Se non li rispetti tu per primo, non puoi pretendere che lo
faccia qualcun altro.» Quante volte se l’era urlato
nella
testa? Contro lo specchio? Davanti all’ennesima foto
dell’ennesima fiamma di Colin? Eppure non si era mai dato
ascolto, chissà perché Hiddleston avrebbe dovuto
farlo,
ma soprattutto, chissà perché si stava prendendo
la briga
di dirglielo. Chi lo conosceva? Chi se ne importava di quello che
avrebbe fatto della sua vita una volta finita quella serata? Forse era
solo un modo per parlare a se stesso con meno falsità, forse
un
altro modo per farsi ancora male.
«Non voglio trasformare la nostra amicizia in qualcosa di...
di...»
«Di squallido? Di sporco? Puoi trovare tutti gli aggettivi
che ti
pare, ma tu lo sai che è questo che vuoi. Prenditelo e non
pensarci più.»
«È quello che hai fatto tu?» Nella sua
voce un tono
d’accusa, ma Jared aveva abbastanza dignità
consumata da
non importarsene. Sì, era egoista e viziato e prendeva
quello
che voleva senza farsi problemi o questioni morali. Quando si trattava
di Colin e di poterlo avere anche per poche ore, la morale non aveva
importanza. Non gli fregava nulla della sua famiglia, dei suoi figli,
della sua reputazione o della sua immagine da bello e dannato da
difendere ad ogni costo. Lui gli aveva sacrificato tanto, quei due
rischi Colin doveva prendersi senza battere ciglio.
«Sì, è quello che ho sempre fatto ed
è
quello che dovresti fare anche tu. ‘Fanculo al
resto.»
Tom lo fissò in silenzio per qualche secondo poi scosse la
testa crollando con le spalle sul divano.
«Come potrei anche solo guardarmi in faccia? Come potrei
guardare Elsa e... Non sarebbe giusto.»
«Allora
consideralo solo
un amico e smettila di struggerti come una checca. Posso assicurarti
solo una cosa: un giorno rimpiangerai di
aver barattato i tuoi sentimenti per una cosa così inutile
come
la correttezza.»
Le parole avevano un sapore amaro sulla sua lingua e scivolavano via
quasi non fosse lui a pronunciarle.
«È un rischio che voglio correre.» Lo
aveva guardato
con la coda dell’occhio ed aveva deciso che no, Hiddleston
non aveva le palle.
Perché io ce le ho? Se fosse così, a
quest’ora non
sarei ancora la sua scopata d’albergo una volta ogni sei mesi.
«Come vuoi.» Aveva solo voluto anticipargli un
qualcosa che
lo aveva travolto e di cui pagava ancora il prezzo. «Ti do
solo
un consiglio: non aspettarti che un bel giorno Chris capisca qualcosa e
molli tutto per te. Non lo farà, non lo fa mai
nessuno.» E
non importa quando spergiurino mentre ansimano fra le tue gambe...
«Non oserei chiedergli nulla di simile né tanto
meno glielo permetterei.»
Sorrise amaro. «Ti sorprenderesti di scoprire quanto invece
vorresti vederglielo fare.» Tom non rispose e Jared non
parlò più.
Continuarono a mandare giù uno shot dietro l’altro
forse
condividendo entrambi il desiderio che salissero presto alla testa e
che annebbiassero tutto, magari un po’ di quella nebbia
sarebbe
calata anche nel loro petto.
Colin sbucò fra la folla e si diresse verso di loro, ma non
sembrava solo. Jared assottigliò lo sguardo e per poco la
tequila non gli andò di traverso. Diede una gomitata allo
sterno
di un depresso Hiddleston.
«Che c’è?» Gli chiese
quest’ultimo, ma fu Colin a rispondere per lui.
«Guardate chi ho raccattato.»
«Chris!» Jared si chiese se Tom fosse ancora in
grado di respirare.
Il biondo si stagliava al fianco di Colin con i capelli ora raccolti in
una coda morbida che lasciavo qualche ciocca sfuggire
all’elastico. Li salutò con un gesto della mano
poi
guardò la bottiglia a metà sul tavolo e di
seguito
guardò Tom.
«Tu non reggi la tequila» sorrise divertito mentre
Hiddleston prendeva a ridacchiare imbarazzato e…
terrorizzato?
Forse. Jared pensò che temeva che potesse aprire
bocca e
sputtanarlo senza ritegno. Sarebbe stato divertente e se lo sarebbe
anche meritato ma no, non era
sadico fino a questo punto.
«Come mai sei qui? Sei evaso?» scherzò
verso
l’australiano. Colin si accomodò al suo fianco e
se lo
tirò dietro.
«Sono stato graziato.»
«È stata Elsa, giusto?» sorrise Tom e
Chris
annuì senza aggiungere altro. Restarono a fissarsi
sorridenti
per qualche attimo e Jared ne approfittò per rivolgersi a
Colin.
«Ottimo lavoro» gli sospirò
all’orecchio ed
ovviamente l’irlandese non riuscì ad afferrare
quella
frase e lo guardò sospetto passando con lo sguardo dalle sue
labbra ai suoi occhi. Che
cazzo di tonto, sei!? «Hiddleston te ne
sarà grato.» Gli chiarì e lo vide
aprirsi in un
sorriso diffidente senza chiedere oltre.
«Allora, come sta andando la serata?» Chiese Chris
e mentre
Colin si affrettava ad informarlo, Jared si sentì toccare un
gomito.
«Ehi, Jared, quello che... insomma, di cui stavamo parlando e
tu,
cioè...» Avanti,
prova a dire “camaleontico”
adesso!
Gli sorrise ma non lo lasciò continuare.
«Caro Chris, visto che sei fresco come una rosa, che ne
diresti
di andare a prendere qualcosa di altrettanto fresco?» Lo
invitò muovendo la tequila ancora a metà.
«Questa
è diventata imbevibile.»
«Io sto bene così» sentenziò
Colin tenendosi stretta la sua stramaledetta tonica.
«Qualche richiesta in particolare?» chiese il
biondo mentre si alzava dal divano.
«Stupiscici» sospirò ghignando e Chris
sorrise per poi guardare verso Tom.
«Ce la fai a reggerti in piedi?»
L’inglese
annuì e si alzò, ma dovette poggiarsi sulle sue
spalle
per non barcollare. Jared non riuscì a sentire cosa gli
avesse
detto, ma Chris aveva riso sorreggendolo con un braccio attorno alla
vita e si erano infilati nella folla.
«Cupido, a mio confronto, è una checca incapace
con delle
orride mutande» affermò sprofondando con le spalle
sul
divanetto. Colin lo guardò silente e Jared ascolto quella
muta
domanda. «Come al solito, avevo ragione.»
«E cioè?»
«Tom e Chris, gli sguardi languidi, l’aria
elettrica, i
sospiri...» enfatizzò ogni parola come stesse
descrivendo
una scena da girare ma di tutta risposta Colin rise scuotendo la testa.
«Santo Dio, ancora con questa storia? Ma non ti ha
stancato?»
Si
alzò con le spalle ed avvicinò il
viso al suo. «Secondo te di cosa abbiamo parlato io ed il tuo
inglesino mentre
tu eri in Alaska a mungere ghiaccio per la tua fottuta
tonica?»
La musica continuava a martellare ma in quel momento Jared sentiva solo
il suo cuore battere furente nel petto.
«Te l’ha detto lui?» Quando Colin gli
porse quella
domanda il suo fiato gli scaldò le labbra. Poteva spingersi
appena e sarebbero state sue.
«E.s.a.t.t.o.» sussurrò in un caldo
gemito decidendo
di negarsi quella voglia e si ritrasse fino a poggiare nuovamente la
schiena contro il divano. Colin si allentò il colletto della
camicia. «Dovresti toglierla» gli
suggerì
riferendosi alla cravatta che sembrava strangolarlo. Se vuoi lo faccio
io... Avrebbe voluto proporsi.
«Come hai fatto a capirlo?» Si ritrovò a
sorridere
soddisfatto davanti alla sua espressione incredula e quasi sconcertata.
«Pensavo mi conoscessi bene.»
«E purtroppo è così ma...»
Colin si
umettò le labbra ed il suo sguardo si addolcì.
«Riesci sempre a sorprendermi, Jared Leto.»
Lo vedi? Basta
così poco per rendermi felice e tu ancora fatichi a capirlo.
Non lo disse, gli accarezzò semplicemente la mano e
sperò che l’avesse udito lo stesso.
>>>
NdA.
Una mega standing ovation per il ritorno di Chris e per le orride
mutande di Cupido!!!
Spero abbiate gradito anche questo ennesimo aborto
capitolo.
Ancora due e finalmente mi leverò dalle scatole.
Piccola nota sul titolo: ovviamente il 40% si riferisce
alla gradazione alcolica media della tequila che io, anche se non ne
vado matta, bevo sempre e soltanto liscia senza puttanate varie che
secondo me, invece di esaltarne il sapore, lo rovinano. Ecco, dopo
questa
lezione non richiesta di alcolismo-fai-da-te, vi saluto.
Kiss kiss Chiara
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