Assassina

di stellabrilla
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Malsani, perversi impulsi mi dominano, stanotte.
Ho voglia di affondare i denti nella carne, di leccare con la lingua il sapore caldo del sangue.
Selvatica, stanotte, come una lupa dal pelo nero, mi aggiro per le strade annusando, alla ricerca di una preda.
Il puzzo dell’uomo si somma al puzzo dell’uomo in questa notte di agosto.
Fa caldo. Molto caldo.
Una cappa di nubi pesa sui palazzi, come a volerli schiacciare.
L’afa incombe, preme sul respiro, sulle viscere e sui pensieri.
Questo è il tempo ideale, per me.
È facile seguire un uomo intontito dalla calura, mescolando i miei abiti scuri al nero torrido dell’asfalto liquefatto.
La cosa difficile è trovare una preda ideale: deve essere solo, ovviamente.
Devo seguirlo fino ad un punto poco illuminato, ma quello non è un problema, il centro abbonda di vicoli deserti… e bui.
Ci vuole pazienza per queste cose, molta pazienta.
Al momento giusto, poi. Lo scatto.
E infilargli la lama proprio sotto il mento, per recidere le corde vocali.
Un colpo netto. Niente di più. 
Ma ci vuole esperienza e precisione, in modo che il bastardo non emetta neanche un suono.
E poi… e poi può cominciare il banchetto.




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