Settore Alpha
“Sarebbe
inumano. Gli ultimi risultati hanno dato una sola
risposta. La morte!”
“Procedete
dottore.”
“Non posso
permetterglielo!”
“Le sue
cellule hanno reagito bene, si sono fuse al Progenitor senza venir
distrutte.”
“Una provetta
non è un corpo.”
“Le
possibilità che il soggetto sviluppi capacità
rigenerative di alto livello da subito sono
dell’87.32%.”
“È
un bambino! È solo un bambino, non potete fargli
questo!”
“Le
probabilità che il suo corpo e il cervello subiscano danni
sono praticamente nulle.”
“Lo
trasformerete in un’arma.”
“Corvo, mio
vecchio amico... Non è forse ciò che siete tutti
voi? Delle armi? Lui sarà solo più forte. Vi sto
facendo un regalo, un grandissimo regalo contro i vostri
nemici.”
“Tu sei uno di
loro, immagino.”
“Sono dalla
parte del più forte, io. Ma... Se tu vuoi avere anche solo
la più piccola possibilità di ritornare a casa
dovrai procedere. Solo in quel caso la mia bocca sarebbe sigillata,
assassino. E ora, vogliano vedere quanto una creatura così
fragile e piccola può essere forte e cambiare le sorti
dell’umanità?”
Quando Lucas entrò in camera temette di aver sbagliato
stanza, un vetro azzurro trasparente si alzava dal pavimento fino al
soffitto.
“Luke! Puoi entrare, passaci pure attraverso non si rovina!
Ma stai attento ai cavi per terra.”
La testa del compagno spuntò da sotto un tavolo con uno dei
suoi soliti sorrisi prima di ritornare sotto il tavolo ad armeggiare
con un cacciavite.
Guardando a terra e cercando di non pestare nulla lo scienziato
raggiunse il divanetto posando i documenti che gli riempivano le mani.
“Tutto questo... Cosa sarebbe per
curiosità?”
Un attimo dopo su quello schermo improvvisato apparve lo scheletro che
somigliava vagamente ad un elicottero, molto più piccolo,
senza coda ed eliche, insieme ad alcuni rettangoli intorno pieni di
scritte.
“Seriamente Richter... Cos’è tutto
questo?”
L’uomo armato di cacciavite saltò fuori da sotto
al tavolo ammirando la stanza con un sorriso da un orecchio
all’altro.
“Il mio ultimo progetto! È una settimana che ci
lavoro.”
La voce non nascondeva per niente l’entusiasmo ma tra lo
scheletro virtuale e il renderlo qualcosa di effettivamente funzionale
c’era una gran differenza.
In 2 anni di matrimonio e una vita intera conoscendolo Lucas aveva
imparato a non mettere mai in discussione i suoi progetti.
Solo una volta, ma solo perché si era messo in testa di
voler costruire una macchina del tempo.
“Che sia un progetto lo vedo, ma non capisco cosa sia.”
Sottolineò senza spazientirsi.
“Un’aeronave. O meglio, una navetta che
andrà ad integrare un’aeronave più
grande!”
Batté un dito su una freccia e l’immagine
cambiò, erano come le diapositive dei proiettori, con la
differenza che non vedeva nessun proiettore, non si intendeva di quelle
cose, usava il computer per quello che gli serviva e basta.
Una versione molto più grande era apparsa in mezzo alla
stanza seguita da altri rettangoli e frecce.
“Non so ancora che nome darci ma sarà la cosa
più grandiosa e fantastica che
costruirò!”
Lucas sospirò riprendendo in mano le sue carte.
“Hai guardato Star Trek per l’ennesima
volta?”
Domandò notando una vaga somiglianza tra quel nuovo progetto
e l’Enterprise.
“Non intendo andare nello spazio, per il momento, voglio solo
avere un modo per poter fuggire più velocemente se fosse
necessario, e temo che lo sarà.”
Il tono improvvisamente serio fece alzare lo sguardo allo scienziato di
7 anni più giovane.
“Per un po’ saremo al sicuro qui, Rich. Non
c’è alcun pericolo immediato.”
“Dove è stato messo il fascicolo di
Marcus?”
Lo sguardo dell’uomo si fece più curioso e attento
a quella domanda così scollegata dall’argomento di
prima.
“In archivio con tutti gli altri fascicoli. Marcus
è morto in ogni caso, non vedo perché dovremmo
preoccuparci di...”
L’immagine dell’aeronave scomparve e, al suo posto,
il meccanico aprì la casella postale con l’ultimo
rapporto evidenziando la parte che lo interessava.
James Marcus.
È il
direttore della casa farmaceutica, l’ho incontrato per caso
durante la visita di oggi.
“James Marcus è morto.”
Sottolineò ancora lo scienziato alzandosi e avvicinandosi
allo schermo.
“Tutto questo non è possibile, non può
essere sopravvissuto all’esplosione dello stabilimento,
Richter, non può.”
“Un sosia allora?”
Lucas sospirò ancora senza saper bene cosa rispondere.
“Conoscendoli come li conosciamo? Non mi sento in grado di
escludere nulla... Ma Marcus era nella lista dei morti quel
giorno.”
“Eppure ha appena detto che si è presentato come
il direttore.”
“È un clone. Discussione chiusa Rich! Marcus
è morto.”
Il compagno lasciò perdere con un sospiro, Lucas odiava
quell’uomo, e ne aveva tutte le ragioni dopotutto.
“Credi che Shaun abbia collegato il logo della Umbrella a
quegli uomini che ci danno la caccia?”
Domandò mentre spegneva lo schermo e la luce artificiale
della lampadina illuminava la stanza, un bianco accecante rispetto
all’azzurro di poco prima.
“Non è stupido, lo sai... Ormai avrà
capito che non è una coincidenza.”
“Cosa accadrebbe se scoprisse quella
cosa?”
Lucas Hastings scosse la testa rimuovendo quel pensiero dalla sua
mente, non voleva credere possibile che quella vecchia storia ormai
sepolta potesse tornare a galla.
“Non può scoprirla, qualunque cosa accada... Mi
sono impegnato tutta la vita a tenerla nascosta e non sarà
sicuramente una stupida copia a mandare all’aria ogni
cosa.”
Concluse con tono arrabbiato poco prima di venire stretto in un
abbraccio dal compagno, probabilmente in un tentativo di farsi
perdonare per aver tirato in ballo quell’argomento pur
sapendo che era un pericoloso tabù.
Si strinse in quell’abbraccio, con una strana paura addosso,
come se potesse veder svanire tutto definitivamente, gli uomini che gli
davano la caccia non erano templari, o se li erano non lo sapevano
ancora.
Li avevano sempre chiamati tali per non far capire a nessuno dei loro
Assassini chi fosse la vera preda, chi gli uomini dalla croce rossa e
bianca cercavano.
“Dici che quella tua aeronave riuscirà mai ad
alzarsi da terra a più di due metri per più di
dieci minuti?”
Domandò con un mezzo sorriso.
“Non ti fidi di me?”
Allargò le braccia sciogliendo l’abbraccio con
disappunto dell’uomo.
“Non solo volerà... Ma ci permetterà di
fare anche il giro del mondo se lo vorrai. Sarà armata e
protetta, potrà mimetizzarsi con qualunque cosa.”
Lucas annuì lasciandolo continuare a parlare di
quell’assurdo progetto che, se mai fosse andato veramente
in porto, e non ne era sicuro dal momento che sembrava una fusione tra
il T.A.R.D.I.S. e l’Enterprise, avrebbe potuto veramente
dargli una speranza di sopravvivere.
A qualunque cosa accadesse.
Da quando Shaun era in città erano passatemi quasi 3
settimane, in quel tempo i progressi erano stati pochi, quasi nulli.
Aveva avuto la conferma che Marcus era collegato ai Templari, se non
lui stesso un Templare ma non aveva potuto vedere il fascicolo.
Richter considerava rischioso mandarglielo in qualunque modo, avrebbero
potuto intercettarlo, risalire a lui e al loro nascondiglio, insomma,
non era sicuro e doveva farsi bastare le poche informazioni che gli
avevano mandato.
Come se cercassero di
nascondere qualcosa.
Pensò.
Non c’era solo quello ovviamente, le riprese
dell’Umbrella portavano tutte a dei punti morti, riunioni
aziendali, via vai di gente e esperimenti perfettamente leciti e tipici
di una casa farmaceutica che si rispetti.
Insomma, era tutto nella norma anche se il giovane non ci credeva per
niente.
“L’ennesimo incidente.”
La voce di Barry, appena entrato nella stanza, lo fece voltare con la
penna sollevata dal foglio.
“Mi ha appena informato il Capo.”
La voce dell’uomo suonava così ironica e
indignata, per non dire schifata, allo stesso tempo.
Brian Irons era il Capo della Polizia, dopo una gloriosa carriera nella
S.T.A.R.S., per quanto gloriosa possa essere in una città
dove, fino ad alcuni mesi prima il massimo che succedeva erano
incidenti stradali, non solo era nella polizia però, era
anche un politico, o almeno, lo sarebbe diventato presto, tutti in
città sapevano che concorreva per la carica di sindaco e, in
un modo o nell’altro l’avrebbe ottenuta.
Il punto non era quello però, lui credeva che si trattasse
di un serial killer, uno psicopatico, credeva che fosse opera di un
umano.
“Due uomini, appena fuori città. A quanto pare li
ha trovati un automobilista di passaggio.”
Wesker alzò un sopracciglio guardandolo dietro le lenti
scure come per incitarlo ad arrivare al punto.
“Sbranati da un animale selvaggio, un lupo o un
orso.”
Concluse mentre gli agenti si alzavano dal loro posto, sistemando le
pistole e aspettando ordini.
“Non dovrebbero esserci orsi quindi stiamo cercando dei
lupi.”
Precisò il Capitano poco prima che Barry lo interrompesse
nuovamente.
“Lupi con zampe enormi allora.”
Disse, Wesker lo ignorò ordinando di avviarsi e prestare la
massima attenzione a qualunque cosa ci fosse la fuori, non aveva
voglia, né tempo, di organizzare anche un funerale, e gli
agenti erano contati e sicuramente dopo quegli ultimi avvenimenti
nessuno avrebbe voluto essere trasferito lì.
Shaun esitò un attimo a seguirli, negli ultimi tempi era
migliorato ma un conto era una sagoma, un conto erano dei lupi, si
alzò comunque seguendoli, non pienamente convinto.
“Non credo potrai scriverlo a Richter questo.”
Commentò piano Wesker guardandolo, Shaun scosse la testa
piano mentre si dirigevano verso la periferia.
“Sono molte le cose che non gli scrivo, tutto quello che
riguarda questi incidenti. Credo che mi farebbero rientrare prima di
aver terminato la missione e ad essere sinceri non ne ho
voglia.”
Nonostante tutto però era quasi sicuro che Lucas sarebbe
stato interessato dalla cosa, almeno sotto un aspetto puramente
scientifico e professionale.
“Non la prenderanno bene a sapere che gli nascondi queste
cose.”
“Sono irrilevanti riguardo a quello che mi hanno detto di
fare, io eseguo gli ordini, non altro.”
Nel frattempo erano arrivati sul posto, i corpi erano stati portati via
e alcuni agenti di polizia erano ancora riuniti sul posto,
quanto più distanti potevano dalle macchie di sangue.
Ora che vedevano le foto il commento di Barry riguardo agli orsi aveva
senso, gli squarci che aprivano i due uomini non corrispondevano con le
dimensioni medie di un lupo.
“Sparate a vista e non allontanatevi, i lupi cacciano in
branco.”
Shaun era sempre meno entusiasta dell’idea di essere andato
con loro eppure, per una qualche strana ragione, sentiva di dover
essere lì.
La foresta di Raccoon City era strana, immersa nel silenzio, un
innaturale silenzio, ma c’era dell’altro, qualcosa
di strano e indescrivibile.
Qualcosa come un senso di inquietudine crescente, diverso dalla paura,
avrebbe voluto voltarsi e tornare in città ma qualcosa lo
costringeva a proseguire, ad addentrarsi nella foresta sempre di
più, e sicuramente non era un senso di dovere verso quella
squadra, non del tutto almeno.
Era qualcosa di più forte, che lo opprimeva e al tempo
stesso lo faceva proseguire, non avrebbe saputo spiegarlo in nessun
modo logico, era così e basta.
Cercava di non farci caso, di concentrare tutta la sua attenzione su
quello che lo circondava, i rumori, qualsiasi cosa, che possibilmente
non fossero i commenti nemmeno troppo velati di Redfield, sperava che
capisse, era la prima volta che li seguiva, ed erano a caccia di lupi,
se lui c’era abituato, e non riusciva a capire come potesse,
era un altro conto.
Shaun non aveva mi sparato veramente, Barry gli aveva insegnato e
poteva ritenersi soddisfatto, ma ad una creatura viva era diverso.
Come Assassino era troppo giovane per quello, le missioni in cui veniva
mandato erano solo di spionaggio, anche in quel caso doveva solo spiare
la Umbrella e invece si era ritrovato in una situazione che rasentava
il possibile e non se la sentiva di riferire tutto questo a Richter, se
le cose fossero peggiorate poteva tirarsi indietro, avrebbero capito, o
comunque ne sarebbero stati felici.
Un ululato lo distolse da quei pensieri facendolo voltare di scatto
fissando un punto non identificato della foresta, strinse la pistola
senza sapere bene se sparare o aspettare.
Alcuni rami si mossero lasciando cadere le foglie a terra,
indietreggiò di qualche passo mentre gli altri, al
contrario, avanzavano lentamente con le pistole puntate verso
l’albero, il ramo si mosse ancora, vacillò e si
ruppe poco dopo con un rumore secco mentre una bestia fin troppo grande
saltò a terra davanti a loro ringhiando.
Gli spari coprirono un ringhio più basso e un rumore alle
loro spalle di erba e ramoscelli secchi schiacciati da zampe pesanti e
grandi, non sicuramente di un lupo comune.
“Abbassati Jill!”
Shaun avrebbe voluto sparare verso quell’animale nel momento
in cui gli era scattato di fianco, quasi ignorandolo, per lanciarsi
sulla ragazza, ma era troppo veloce e il rischio di colpire lei era
alto, sperò che almeno fosse veloce abbastanza da non
volersi voltare a chiedere perché le aveva urlato di
abbassarsi.
Quando il lupo mancò il bersaglio atterrò a
fianco dell’altro guardando la squadra ringhiando
contrariato, Jill si rialzò veloce con un sospiro sollevato,
lanciò un’occhiata al più giovane come
ringraziamento silenzioso, bastava quello.
“È arrivata fino a qui, quanti altri animali
saranno in questo stato?”
Dalla domanda Redfield sembrava sapere molto più di lui, no,
tutti loro sapevano di più, non li biasimava per non averlo
messo al corrente, anche se la cosa lo irritava sotto certi aspetti,
come se di colpo fosse diventato invisibile.
Quello però non era sicuro il momento di mettersi a fare
domande, tenne lo sguardo fisso sui lupi senza abbassare la pistola.
Le bestie continuavano a ringhiare piano ma non avanzavano, forse li
stavano studiando.
“Perfetto...
Assolutamente perfetto. Una meraviglia, qualcosa di inestimabile e
così potente. E il merito è tutto tuo, mio caro
amico.”
“Colpa, non
merito.”
“Questo, tutto
questo, è il futuro.”
“Sono
pericolosi...”
“Sono
controllati, l’hai visto. Lui è il
futuro.”
Ciò che era più strano era che in quel preciso
istante non si difendevano nemmeno nel momento in cui i proiettili gli
arrivarono contro lasciando i due lupi modello extra large a terra
morti.
“Non hanno più attaccato, come se qualcosa li
bloccasse...”
“Ti consiglio di ringraziare la tua buona stella Redfield,
invece che domandarti perché non abbiano attaccato.”
Wesker si avvicinò alle creature osservandole senza
toccarle, Shaun mise via la pistola, come stavano facendo anche Jill e
Chris, ancora incuriosito e sconcertato dal comportamento delle due
bestie, mentre Barry controllava la zona attorno a loro, nel caso ci
fossero altri lupi, o animali impazziti.
Stava per avvicinarsi che qualcosa lo afferrò dalla giacca
costringendolo a girarsi .
In un attimo, reprimendo un urlo sicuramente poco consono alla
situazione, strinse di nuovo l’arma in mano puntandola a
quello che si rivelò essere semplicemente un cane.
Rimase fermo ad osservarlo senza abbassare l’arma, di cani ne
aveva già incontrato uno e la cosa non era andata molto a
suo favore, quello invece non faceva nulla, era fermo ad osservarlo,
non sembrava una minaccia, probabilmente non lo era.
Quando si decise a dargli un po’ di fiducia abbassando la
pistola, pur tenendola in mano, pronta all’uso, il cane mosse
la coda corta allontanandosi di poco e raggiungendo un secondo cane,
dal manto più scuro, accucciato a terra, ferito.
“Ehi! Che stai facendo!! Sei diventato pazzo
ragazzino?!”
La voce di Chris lo fece voltare dopo che si era avvicinato ai due
animali, doveva ammettere che poteva avere le sue buone ragioni di
essere in ansia, quei cani potevano benissimo essere pericolosi quanto
i lupi, anche se non li sembravano, e lui si stava fidando di cosa?
Il suo istinto.
E se avesse sbagliato e in quel momento gli fossero saltati addosso
uccidendolo?
Doveva ammettere di aver agito troppo impulsivamente, non si fidava
delle persone se non dopo diverso tempo, e si era fidato a due cani
randagi, selvatici probabilmente, per un solo sguardo?
“So difendermi Redfield, e sono anche in grado di giudicare
da solo cosa possa essere una minaccia per la mia vita e cosa
no.”
Ribatté tornando a guardare il cane ferito, probabilmente da
uno di quei lupi, mosse la mano verso quello, lentamente, il muso
scattò in alto di colpo, forse spaventato da quella
vicinanza così improvvisa.
Shaun non si mosse, continuò a guardarlo cercando di essere
il più tranquillo possibile, o, quantomeno, voleva
sembrarlo, non avvertendo alcuna minaccia il cane si lasciò
accarezzare.
“Oh ma per favore. Capitano gli dica qualcosa la
prego!”
Il secondo cane, in piedi vicino a Shaun si voltò ringhiando
sommessamente in direzione di Chris che, a quel segnale di pericolo,
estrasse la pistola, l’animale si preparò ad
attaccarlo, e l’avrebbe fatto se il giovane non gli avesse
posato una mano tra le orecchie.
“No... È un amico, non ti farà del male
se stai buono.”
Sussurrò guardandolo leggermente , il cane guaì
piano smettendo di ringhiare e rinunciando ad attaccare il soldato.
“Che diavolo...?!!”
“Abbassa la pistola Redfield, vedi anche tu che non sono come
quelle cose, sono semplici cani.”
Il Capitano fece una breve pausa guardando il giovane alzarsi e
avvicinarsi senza dare le spalle ai due animali, forse più
per sicurezza che per altro.
Sussurrava qualcosa piano, con voce bassa e lenta, non poteva portarli
con sé, non in quel momento, non era sicuro, da nessuna
parte, che fosse nella foresta o che fosse in piena città,
dal canto loro i cani sembravano capirlo e questo lasciava non poco
sorpreso il gruppo, o erano animali molto intelligenti, o erano
qualcosa in più, e per questo un pericolo, in qualche modo.
“E comunque sembrano averlo preso in simpatia, lo avranno
scambiato per il loro padrone. Si sa, sono animali protettivi e fedeli,
avranno pensato che lo stavi insultando.”
“Cosa che
effettivamente credo fosse nelle sue intenzioni.”
Pensò Shaun, all’inizio ignorava i commenti
dell’agente ma col tempo aveva deciso di iniziare a
rispondergli per le rime, in modo più gentile e quasi
scherzoso.
Peccato che Redfield non fosse riuscito ad afferrare quella parte e
prendeva ogni sua risposta per una provocazione, tanto che il giovane
temeva che sarebbe arrivato ad esplodere, prima o poi.
“Sarai felice di sapere che non li porterò con
me.”
Chris borbottò qualcosa tornando ad ignorarlo.
“Sembra non esserci altro qui nei paraggi, Wesker.”
Annuendo il Capitano diede ordine di precederlo in città per
degli impegni imminenti a cui non poteva rinunciare.
“Perché si addentra nella foresta?”
Domandò Shaun senza capire bene, qualunque fossero i suoi
impegni non c’era alcuna ragione per cui dovesse addentrarsi
lì.
“Non fai altro che fare domande, smettila. Sarà
una scorciatoia, che diavolo ne so. Sicuramente sa difendersi meglio di
te, e ora cammina, non intendo tornare indietro per raccoglierti se
inciampi.”
“Ti potrei
battere in una corsa qui dentro ma non ho voglia di correre e, ancora
meno, di umiliarti.”
Pensò limitandosi ad annuire piano con la testa tornando
sulla strada e seguendoli verso la centrale.
Ma ancora non capiva il comportamento strano, quasi misterioso, del
Capitano.
Si fidava di lui sulla base di ciò che gli era stato detto,
non si sarebbe mai nemmeno sognato di farlo seguire da una di quelle
cimici, probabilmente aveva ragione Chris, aveva solo preso una
scorciatoia.
Ancora una volta le registrazioni non segnavano nulla di eclatante,
riunioni, visite, farmaci sperimentali, cose assolutamente normali per
una casa farmaceutica insomma.
Shaun stava per spegnere lo schermo quando l’attenzione venne
catturata da una telecamera, ritornò seduto ingrandendo il
riquadro e afferrando la tazza di the posata sulla scrivania di fianco
al mouse, mentre lo faceva l’occhio gli cadde
sull’orologio del pc.
Le 3 di notte erano appena scattate, per quanto fosse stanco non poteva
ignorare quella registrazione.
“Finalmente le cose iniziano a muoversi.”
Settore Alpha - Ricerca
e Sviluppo
Shaun stava per chiedersi cosa ci fosse dietro quella porta che questa
si aprì mentre la figura di uno scienziato, o almeno
così sembrava dal camice bianco, usciva e la piccola cimice
si infilava indisturbata all’interno.
Per appena un paio di secondi ci fu un’interferenza, la
visuale saltò lasciando una tremante scritta bianca che
subito scomparve riportando sul corridoio deserto e illuminato dai neon.
“Sei nella
tana del lupo ora, fai attenzione a come ti muovi, Shaun
Hastings.”
Note dell'Autrice:
Ancora una volta dopo un mese... scusate...
Beh, mi ero preparata tutta una scaletta ma il capitolo è
andato ufficialmente per i cavoli suoi senza ascoltare nessuno... e
quindi mi sono ritrovata a cambiare quasi metà capitolo
scombinando tutti i piani.
Ma non importa.. cioè importa a me, non tanto a voi...
So che si passa da una cosa all'altra in questo capitolo... hanno tutte
la stessa importanza.. mi servono, non è he voglio solo
divertirmi con quel pazzo di Richter mentre cerca di riprodurre
l'Enterprise... xD
Va beh... non so quando il prossimo capitolo... ma
arriverà...
Bye Bye~
Aki
Campagna di Promozione
sociale - Messaggio No Profit
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recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
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