Storie di una vita

di Vedra
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Che ne sai, fanciulla, che ne sai?



Adesso capisci, adesso che sei dall’altra parte della cattedra capisci quanta santità e pazienza debbono avere i professori per sopportare gli insulti a mezza bocca dei propri alunni, i bisbigli sommessi e confusi, le occhiate e risate nascoste quando passi. Capisci quanto male devi aver fatto anche tu, a tuo tempo, a coloro che pazientemente ti guidavano verso la via della sapienza. E pensi.

Tu, fanciulla, che hai tutta una vita davanti, che vuoi solo divertirti, e ridere e ballare, guarda quella donna che insulti da dietro il tuo banco, ma guardala bene, non limitarti a passare uno sguardo superfluo su di lei. Guardala davvero, guarda i suoi occhi, e cerca di leggere quel ch’è dentro.

Che ne sai di una donna ch’è stata fanciulla come te?

Che ne sai di una donna che ballava, e rideva, e sognava?

Che ne sai di una donna che scriveva e soltanto nel buio del suo cuore sperava?

Che ne sai di tanti sogni finiti rinchiusi in un cassetto? Di tanti sogni spezzati, distrutti, per cento motivi sconosciuti?

Che ne sai di una vita nell’ombra? Di un’esistenza ignota? A te, che non fa vedere nulla oltre il suo viso?

Che ne sai di una donna che piangeva? E guardandosi si sottovalutava?

Che ne sai di pensieri celati, nascosti, che non potrai mai conoscere?

Che ne sai di un dolce sguardo, fanciulla sdegnosa?

Che ne sai di una forza venuta meno? Di un desiderio troppo ardente per poter essere soddisfatto?

Che ne sai di un amore mai vissuto,disperato, tu, che la chiami zitella?

Che ne sai di una profonda ferita al cuore, tu, che la chiami schizzata?

Che ne sai del suo passato, tu che giudichi senza sapere?

Che ne sai di una danza sotto la luce della luna, e di una passeggiata a via del Corso?

Che ne sai dei suoi pensieri e dei suoi desideri?

Che ne sai di una vita senza ali?


Non giudicare, fanciulla, non lo puoi fare, non puoi sapere: tu non ferire, guarda i suoi occhi; dai quel che puoi ma non toglier nulla, perché potrebbe essere l’ultima cosa a cui si aggrappa il filo della sua vita.

Non amare se non vuoi, non odiare se non devi, fanciulla, ma non restare indifferente, perché non sai quel che l’ha portata ad essere quel che è.
Non guardare il suo cognome, ascolta il suo nome.
Non guardare il suo ruolo, guarda i suoi occhi.
Non insultarla perché svolge il suo lavoro, tu che dici di considerare tutti uguali.
Non odiarla perché fa quel che deve.

Non giudicare, fanciulla, non lo puoi fare, non puoi sapere.


Resta in silenzio, fanciulla, rispetta una vita senza ali, tu, che ne hai ancora tante sulla tua schiena. 





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Primo posto: Vedra
"Storie di una vita".

a) 3.5/3.5 (Contenuto)
b) 3.25/3.5 (Grammatica)
c) 1/1 (Titolo)
d) 2.25/2* (Giudizio Personale)
VOTO FINALE: 10

Commento: Mi sono permesso di "modificare" La scaletta: rispetto alle altre storie a cui ho dato il massimo, questa mi è proprio entrata dentro, non potevo appiattirla con le altre (*). Lievi imperfezioni sono presenti, per lo più errori di battitura (ricontrolla!). Hai centrato il punto, il nocciolo della questione.
C'è gente che, dopo anni, capisce di essere diventata scuola anch'essa.
Bravissima.
I miei complimenti.

 




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