NEW KINGDOM HEROES: THE POWER OF FRIENDSHIP
Ho scritto questa fan-fiction perché qualche notte fa ho fatto un sogno
troppo bello riguardante Kingdom Hearts che era assolutamente
interessante, e quando mi sono svegliata ho detto: “Devo scriverne
assolutamente una ficcyyyy!!!” Così eccomi qua. I personaggi saranno
quelli di Kingdom Hearts(sia il primo che il secondo),, ma stavolta c’è
anche una nuova entrata….rullo di tamburi…ebbene sì, sono io! Perché
nel sogno che ho fatto io finivo in una città mai comparsa nei due KH,
e insieme a Sora, Kairi, Riku, Roxas e Naminè formavo…vabbè, leggete
per scoprirlo! BUONA LETTURA!
Vi presento la mia vita
Sono innamorata del mio migliore amico.
Cavolo, è da quando abbiamo cinque anni che sono innamorata del mio
migliore amico.
E, ovviamente, non so neanche il perché.
Solo che…è così.
Per queste cose non si può fare niente, no?
Ecco, appunto. Ormai mi sono rassegnata al pensiero di volergli bene.
E’ solo che…vederlo come un amico non mi basta più.
Rox non fa che dirmi di lasciarlo perdere, ma davvero non ce la faccio.
Ci ho provato con tutta me stessa, ma non è cambiato nulla.
Sento il mio cellulare vibrare sul cuscino.
Mi alzo dal tappeto su cui sono raggomitolata e lo affero.
“Sì, pronto?” rispondo, con voce svogliata.
“Ohi, Mami! Che fai di bello?” risponde una voce squillante.
Impiego qualche secondo per connettere.
Perché ogni volta che lo penso deve chiamarmi o suonare il campanello
di casa mia o aprirmi una conversazione su msn?
“…ciao, Sora.” Rispondo io, tentando di far sembrare dalla mia voce che
ho ancora uno scopo nella vita apparte il suicidio: “Niente, ascoltavo
un po’ di musica. Tu che fai?”
“Niente, mi annoio come sempre. Senti, stasera io e Roxas andiamo al
cinema. Vieni?”
Mi siedo sul letto e comincio a giocherellare con un’orecchia del
coniglio di pezza che lui mi ha regalato per i miei sette anni.
Sorrido tra me e me: almeno posso stargli vicino, anche se in modo
alquanto deprimente.
“…viste le alternative per la serata, penso di avere di meglio da fare.”
“Perché?” mi chiede subito, offeso.
Sto gongolando più del solito:adoro la vocina che Sora fa quando si
offende.
Rispondo tranquilla: “Mah, i soliti lavoretti che mi accolla mamma.
Stirare, lavare i piatti della cena, pulire la gabbia dell’iguana…”
Anche se non posso vederlo in faccia, so che Sora in questo momento ha
un broncio impareggiabile: “Ehi, preferisci pulire la gabbia di
un’iguana piuttosto che uscire con noi?”
Mi arrendo, divertita: “Sora, sto scherzando. E poi ti risulta che io
abbia un’iguana?”
Silenzio.
Evidentemente, ci sta pensando.
Va bene, magari non è il genio di Tokyo…però ha tanti altri pregi.
Oh, sì, davvero tantissimi.
“No. Ti odio quando fai così.” Risponde, cupo.
Io sbotto a ridere.
“Dai, non rimanerci male. Le pop-corn le pago io.”
Sora sembra essere tornato giulivo come sempre.
Se c’è una cosa per cui farebbe di tutto, è il cibo.
“Va bene, in questo caso Riku ti viene a prendere in bici alle sette.”
Io strabuzzo gli occhi, mi alzo dal letto.
Cos’è che ha appena detto quello stupido del mio migliore amico?
Ho sentito bene?
Ri…ku?
L’odioso, insopportabile, irritabile al quadrato Riku?
Oddio, che caldo che fa.
Il vapore uscito dall’acqua calda della doccia si è espanso per tutto
il bagno, creando una nebbiolina soffocante e appannando lo specchio.
Mentre lo pulisco, penso a domani sera.
Uffa, perché possiamo riposarci solo di Domenica?
Quando tutti insieme avevamo deciso di fare questa cosa, era stato
quello stupido di Riku a proporre l’orario.
Certo, magari per i vampiri come lui va bene agire di notte, ma per
quelli che dopo una giornata di scuola vorrebbero dormire non è un
orario molto comodo.
Comunque sia, stasera dopo il cinema mi farò una bella dormita.
Mi ci vuole.
Tolgo la mano dallo specchio e inzio a pettinarmi i capelli bagnati,
dopodichè li asciugo velocemente con il phon.
Sono bellissimi, devo ammatterlo.
Forse l’unica cosa bella del mio corpo, insieme al colore degli occhi.
Il resto è attraente quanto uno scarabeo stercorario: il viso occupato
dalle guance rosate, la pancetta ingombrante, le gambe ben diverse da
quelle di una Kairi o di una Naminè.
Mi sento così…tremendamente a disagio.
Sento qualcuno bussare, e i miei pensieri spariscono quando compare la
faccia di mia sorella che mi ricorda, molto garbatamente, che ‘quel
gran figo di Riku’ passa a prendermi tra mezz’ora, e io ancora non sono
pronta.
Sorvolando sulla definizione che Lili ha dato di quella specie di ameba
coi capelli tinti mal riusciti, mi copro con un asciugamano e corro in
camera.
Apro di fretta l’armadio, cercando qualcosa che mi renda un minimo
guardabile.
Alla fine indosso una maglietta a mezze maniche rosa con disegnati
sopra dei coni gelato, e sotto una gonna di jeans che mi arriva giusta
giusta sopra le ginocchia.
Acchiappo la trousse dei miei trucchi che è sopra la scrivania e mi
fiondo in bagno per finire di prepararmi.
Dopo una ventina di minuti, sono pronta e, salutando tutti, esco di
casa.
Fuori non c’è ancora nessuno.
Lo sospettavo.
Riku non è già puntuale di suo, figurarsi quando ha l’occasione di
tormentarmi facendomi arrivare in ritardo all’appuntamento con Sora e
Roxas.
Aspetto qualche minuto, quando finalmente lo vedo arrivare tutto
trafelato.
Frena bruscamente la bici davanti a me.
“Dai, sbrigati, che il film inizia tra poco!” mi dice, affannato.
Io lo guardo, sbieca, ma non rispondo e prendo posto dietro di lui sul
sellino in cuoio.
Neanche faccio in tempo a sistemarmi che Riku è già ripartito, e pedala
come se stesse partecipando al Tour de France.
“Comunque, buonasera anche a te.” Dico, sarcastica.
“Grazie.” Risponde secco.
In tutta risposta, gli arriva un pugno sulla schiena.
“Ehi scema, che fai? Io ti do un passaggio e tu mi ringrazi così?”
Sollevo lo sguardo, e vedo i suoi capelli agitarsi contro vento.
Senza che me ne accorga, gliene prendo una ciocca.
“Posso farti una domanda?”
“Prevede calci o pugni o danni fisici alla mia persona?”
“No” rispondo.
“Ok, dimmi.”
Rimango zitta un secondo, poi chiedo, curiosa: “Ma questo è il tuo
colore naturale?”
“No, a cinque anni me li sono tinti per travestirmi ad Halloween e non
sono più tornati come prima.” Risponde, ironico.
Io non ribatto, semplicemente perché non voglio continure a litigare.
Continuo a stringermi a lui, nonostante non ne sia entusiasta, e dopo
pochi minuti siamo davanti al multisala.
Sora e Roxas sono già lì davanti, che ci aspettano seduti su una
panchina lì di fronte.
Io scendo dalla bici e li raggiungo, mentre Riku lega il mezzo ad un
lampione.
Sora appena mi vede mi abbraccia e mi bacia sulle guance, sorridente.
“Meno male, alla fine sei venuta.”
“Già, “ rispondo io, senza troppa convinzione.
Anche Roxas si avvicina, e insieme a Riku entriamo nel cinema.
“Sei tu colei
che brilla nella notte…
hai la chiave
per aprire i cuori…
ma sei davvero pronta
per affrontarci?”
“AAAH!!!!!”
Balzo nel letto, svegliandomi all’improvviso.
Rimango in silenzio per un momento, una mano premuta sul petto per
sentire il battito cardiaco.
Oddio, un altro incubo.
Devo smetterla di vedere film dell’orrore.
Se Sora mi avesse detto che andavamo a vedere un film chiamato ‘Non
solo i cani abbaiano’, non avrei mai accettato di andare con loro.
Ci credo che Naminè e Kairi mi hanno dato buca.
Mi scompiglio i capelli e mi guardo intorno.
La stanza è illuminata dalla luce che entra dalla finestra, ma a mia
sorella non sembra dare fastidio.
La guardo ronfare beata, un braccio che pende dal materasso.
Comre vorrei essere come lei.
Niente problemi, niente responsabilità…una ragazza normale che va a
scuola, mangia, studia, va su internet e dopo una cena e un film alla
tv se ne va a letto.
Mi alzo e infilo le ciabatte blu ai piedi del letto, poi afferro la
divisa e vado in bagno.
Mi lavo, mi vesto, lego i capelli in una coda alta, dopodichè faccio
colazione e, acchiappata la cartella, mi fiondo in strada.
Non c’è un minimo di vento.
Aveva ragione Sora, dovevamo andare a Odaiba queste vacanze, invece di
starcene qui a a fare la muffa.
Comunque, ormai è tardi; la scuola è cominciata la scorsa settimana, e
anche il nostro lavoro notturno.
Cammino lungo il marciapiede e, dopo quattro case, suono il campanello
della quinta.
Niente.
Mi sa che sua madre è partita di nuovo.
Indietreggio un po’ e intravedo la finestra della sua camera.
<> grido, con tutto il fiato che ho.
Sento la porta aprirsi e lo vedo infilarsi le scarpe.
Mi avvicino e gli tengo la porta aperta.
<>
<> farfuglia lui,
allacciandosi la scarpa destra e acchiappando le chiavi che ha in tasca.
Usciamo e chiude la serratura, poi ci avviamo verso scuola.
<< Ti ha lasciato qualcosa da mangiare?>> gli chiedo,
camminando.
Mi sorride malamente: <>
Sospiro, poi tiro fuori dalla cartella il mio bento e lo apro,
mostrandogli il contenuto.
<>
Sorride ancora, stavolta però è un sorriso sincero.
<> e mi schiocca un bacio sulla guancia, facendomi
arrossire.
Odio arrossire, ma quando la causa è lui devo ammettere che non è tanto
spiacevole.
E comunque, Sora non capirebbe i miei sentimenti neanche se gli
gridassi in faccia ‘Sora sono innamorata di te da quando ho messo i
denti da latte’.
No, lui risponderebbe di certo: <> e sorriderebbe tranquillo.
Sora è così, qualunque cosa faccia sembra un bambino di ancora otto
anni.
Eppure mi piace, non posso farci niente.
Quando lo guardo ridere, leggere manga, disegnare le caricature dei
prof.
Lo amo in ogni singolo momento della giornata, in ogni suo minimo gesto.
Continuiamo a camminare, fino a raggiungere la nostra scuola: scuole
medie superiori Saotoshy.
Sotto il grande albero di ciliegio che troneggia al lato est del
cortile, ci sono già tutti i nostri amici: Kairi, Naimnè, Riku, Roxas,
Tidus, Wakka, Selphie, Olette e gli altri, impegnati in qualche
conversazione.
Noi due ci avviciniamo, e salutiamo tutti con un gran sorriso, subito
ricambiato.
Kairi e Naminè mi si avvicinano, e Kairi unisce le mani come se stesse
pregando.
<>
Io sto per rispondere, ma Riku ci raggiunge e mi precede: <>
Gli lancio un’occhiataccia, irritata: <>
Riku non risponde e torna a sedersi accanto a Wakka.
Naminè mi sorride, calorosa come sempre: <>
<> rispondo prontamente <>
<> esclama lui, preoccupato
Gli dò un pugnetto affettuoso sulla testa, e gli sorrido scaltramente:
<>
Sora si porta le mani sulla testa e comincia a correre su e giù per il
cortile, gridando frasi senza senso.
<> chiede Selphie,
guardandolo insieme agli altri.
Già, me lo chiedo anche io.
Siamo stati bocciati tutti e due, lo scorso anno, e io ho dovuto
promettere a mio padre degli ottimi voti per quest’anno, altrimenti mi
avrebbe fatto cambiare scuola.
Comunque, alla fine, posso dire di essere migliorata: ho la media del
buono, e devo ammettere che sono abbastanza soddisfatta.
Sora, invece, ha ancora qualche problema a connettere il cervello con
il resto del mondo.
Selphie gli rivolge un altro sguardo sconvolto, poi scuote la testa e
mi osserva: <>
Mi fermo di colpo; Sora si blocca, guardando la scena, e ammutolisce;
Riku e Roxas si scambiano un’occhiata preoccupata, Naminè si morsica il
labbro inferiore; Kairi finge di raddrizzare il fiocco della divisa.
Penso un attimo alla risposta, mentre anche tutti gli altri, Wakka e
Tidus compresi, mi stanno guardando.
Poi sorrido, come se nulla fosse: <>
Riku Roxas, Kairi, Naminè e Sora riprendono fiato, gli altri tornano
alle loro chiacchiere.
Bene, anche stavolta l’ho scampata.
Suona la campanella, e io e Sora ci diamo appuntamento con gli altri
per il pranzo, poi raggiungiamo la nostra classe.
Quando tutti gli altri sono voltati, Roxas si gira verso di noi e mi
mostra il pollice alzato, strizzando un occhio.
“Sora, stanotte ho fatto un altro di quegli incubi.”
Mi guarda preoccupato, con due bastoncini di cioccolato in bocca e la
scatola aperta sul banco, insieme al libro di giapponese antico.
“Senti, non devono essere per forza degli avvertimenti. Magari sono dei
normalissimi sogni.”
“Ti dico che stavolta ho ragione” replico io, afferrando un bastoncino
dalla confezione e morsicandolo. “E poi scusa, non sei stato tu a
vedere per primo il futuro nei sogni?”
“Quella era una cosa diversa, Mami. E’ vero, dopo alcuni mesi che lo
sognavo, è arrivato King Mickey, e con lui il keyblade e tutti i casini
che adesso stiamo cercando di eliminare…”
“Appunto!” grido io, balzando dal banco e facendo voltare un gruppetto
di ragazze che chiacchiera indisturbato in fondo all’aula.
“Sssht!!! Vedi di non far sapere a tutta la scuola cche ogni notte noi
sei andiamo in giro a fare cagnara!”
“Quella che tu definisci cagnara è la salvezza dei mondi! Dico, ma dove
hai la testa, a volte?”
“Me lo chiedo anche io.”
Sorride. Sorrido anche io, e sbottiamo a ridere come due scemi.
E’ inutile, con lui non c’è litigio.
Non riesco a tenergli il broncio neanche per un istante.
Arriva la professoressa, e Sora toglie immediatamente i piedi da sopra
il banco e nasconde nella cartella i bastoncini di cioccolato.
Dopo 5 ore di studio-in cui Sora ha dormito, disegnato una mia
caricatura di quando mi arrabbio e sembro Sadako, mangiato una delle
mie onigiri, finito di leggere il secondo volume di Kodomo no Omocha
che ho comprato ieri mattina ed è andato due volte al bagno-usciamo
dalla classe e andiamo in terrazza.
Riku, Roxas, Kairi e Naminè sono già tutti lì, con i loro bento in
grembo.
Ci sediamo di fronte a Kairi e Roxas, poi io apro il mio cestino del
pranzo e subito Sora mi guarda con i suoi occhietti da
cagnolino-bisognoso-d’affetto.
Io alzo gli occhi al cielo e gli porgo una polpetta di riso.
Lui la afferra raggiante e mi ringrazia con un altro bacio sulla
guancia . poi inizia a mangiare con un larghissimo sorriso stampato
sulla faccia.
Prendo un alga con le bacchette e la mangio.
“Prima ce la siamo vista brutta, ragazzi. Kairi, perché devi avere
un’amica pettegola come Selphie?” chiede Roxas, intento a guardare gli
studenti che sono sotto in cortile.
Kairi fa spallucce: “Lo so che è un po’ impicciona, però è simpatica.”
“Già, come una puntura d’ape sul sedere.” Osserva Sora, che subito
riceve una spinta di Kairi che a momenti gli fa mandare di traverso la
polpetta di riso.
Naminè sorride, poi riprende a disegnare, dicendo tranquilla: “Stasera
dicono che non ci sarà la luna. Come faremo a vedere?”
“La città è tappezzata di lampioni.” Risponde Riku secco, sfogliando il
libro di inglese del terzo anno.
Roxas si volta verso di noi, e chinandosi afferra una yakiniku dal mio
bento, poi mi accarezza la testa.
Io lo lascio fare.
Roxas è il mio migliore amico,insieme a Sora.
E’ come un secondo padre, ed è l’unica persona di cui mi fido
ciecamente e a cui posso raccontare tutto, senza peli sulla lingua: di
ragazzi, di scuola, delle mie mille problematiche mentali…
Lui mi ascolta in silenzio, e poi, mi consiglia.
Sì, se dovessi lasciare la mia vita nelle mani di qualcuno, quelle mani
sarebbero senza dubbio di Roxas.
E poi, lui mi adora. Per me farebbe qualsiasi cosa, e anche io per lui.
Non è innamorato di me, anzi…come dire, Rox ha dei gusti un po’…diversi
dalla norma.
Insomma, no gli piacciono le ragazze….ma ha mille occhi quando in giro
ci sono dei ragazzi.
Sì, Roxas è gay…e questo lo rende assolutamente comprensivo.
Sora si alza e tira fuori una monetina dalla tasca dei pantaloni.
“Ehi, Rox” dice, lanciandogliela “tieni. Sono i cinquanta yen che ti
devo.”
“Bene, avevo proprio voglia di un ghiacciolo al sale marino dopo la
scuola.”
Acchiappa la monetina e mi porge una mano.
“Vieni un attimo, Mami. Mi sa che dobbiamo parlare.”
Tutti osservano, senza capire.
Bè, se è per questo, non capisco nemmeno io.
Però lo accontento, e prima di alzarmi lascio il mio pranzo sulle gambe
di Sora, al quale si illuminano gli occhi.
“Dove andate?” ci grida dietro Naminè.
“ Mami mi accompagna a prendere una bibita. Torniamo tra un attimo!”
Scendiamo le scale, fino ad arrivare al piano terra.
Attraversiamo il corridoio e raggiungiamo l’ingresso, po ci fermiamo
davanti alla macchinetta.
“Ok,” dice Roxas, mollandomi la mano e permettendo al mio sangue di
tornare a circolare “dimmi che c’è che non va.”
Rimango sbigottita, senza osare fiatare.
Perché deve sempre leggermi nel pensiero? Perché?
Fingo di osservare la macchinetta, sperando di guadagnare un po’ di
tempo.
Insomma, in fondo mancano solo tredici minuti alla fine della pausa
pranzo!
Ma Roxas mi legge ancora nel cervello, e prima che io possa pensare
ancora mi strattona un braccio e mi dice, con tono di rimprovero: “Lo
so che c’entra lui. A questo punto mi chiedo solo quando ti deciderai a
parlarmene.”
Sospiro, arrendendomi.
“…Rox, io sto impazzendo.”
Lui toglie la sua mano dal mio braccio, e inserisce la monetina nella
macchinetta, digitando il codice per far uscire la bibita che ha scelto.
Appena questa esce, apre la lattina e sorseggia, rimanendo ancora in
silenzio.
Poi incrocia le braccia e, appoggiandosi sulla macchinetta con un
braccio, mi fulmina con lo sguardo e dice: “D’accordo, è un inizio.”
Io riprendo fiato, cercando di calmarmi.
Devo parlarne con qualcuno….devo parlarne con Roxas.
E’ l’unico con cui possa farlo.
“Il fatto è che…mi sento una traditrice. Lui è il mio miglior amico,
Rox. E se c’è una regola dell’amicizia tra maschio e femmina è che
sono assolutamente, irrimediabilmente proibiti i sentimenti che
superino l’amicizia.”
Roxas mi guarda come se fossi un’aliena, con mille rughe che gli
troneggiano sulla fronte.
“…e queto dove l’hai letto?”
“Ho visto i film americani, Rox. Ho delle fonti attendibili.”
“Io le definirei alquanto discutibili, piuttosto.”
“Oooh, insomma, devi farmi la predica o ascoltarmi?” sbotto, irritata.
“Ok, ok, non arrabbiarti. E comunque datti una calmata.” Fa lui,
sosrseggiando di nuovo la bibita.
Appena finisce, acchiappo la lattina e bevo…aranciata.
Gli restiutisco il contenitore di latta e gli rivolgo uno dei miei
sguardi truci.
La campanella suona all’improvviso, interrompendo la nostra
‘conversazione’.
Giro sui tacchi e mi allontano, lasciando Roxas da solo.
Ormai non riesco neanche a mantenermi gli amici.
Questa sono io, signori e signore: Mami Haruno,una sedicenne pazzamente
depressa, innamorata del suo migliore amico e incompresa anche
dall’unica persona che credeva le volesse bene davvero.
Note dell’autrice:
Rieccomi, pronta a dire qualcosina su questo primo capitolo…che dire,
la storia apparentemente è un po’ bislacca, ma spero che col tempo
saprete amarla XD!! L’inserimento di un altro personaggio , come ho già
detto a inizio capitolo, mi è stato dettato da un sogno che ho fatto su
Kindom Hearts. Mami è una ragazza strana, matta e perdutamente
sfortunata, che però non molla mai…ovviamente, in realtà Mami sono io,
ma per problemi di privacy (e soprattutto di nome italiano deciso da
mio padre e mia madre) non ho potuto essere protagonista diretta della
storia, così ho creato questo mio alter-ego dallo stile un po’ animato.
Ecco, penso di aver detto tutto quello che volevo…ah, una precisazione:
so bene che in questo primo chappy i nostri poveri proatgonisti (poveri
perché non sanno ancora quali sorpresine ha riservato loro la
sottoscritta, buahaahah!!!) non hanno precisato quale fosse la loro
‘occupazione notturna’ c itata più volte…ma dal prossimo capitolo in
poi sarà tutto più chiaro…e soprattutto, compariranno altri personaggi…
forse sapete tuti di chi parlo…no??! E allora recensite numerosi, così
almeno saprò se vale la pena o no di continuare questa emerita
stupidata XD!!! (P.s. o meglio, continuare a pubblicare….non a
scrivere. E’ ovvio che la finirò comunque, perché scrivere mi piace
troppo…solo, se scoprirò che la storia vi annoia/è scritta male/ è
banale, smetterò di pubblicarla.).
Ho davvero finito, stavolta.
Oddio, ho scritto un romanzo O_o….
Ci vediamo al prossimo capitolo (spero!!!)
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