Le relazioni pericolose

di Nyssa
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…ed era tutto finito

…ed era tutto finito.

Come un fulmine, la grande battaglia era scoppiata ed era terminata.

La nube di pulviscolo generata dalle tante magie esplose si stava diradando mentre i superstiti si guardavano negli occhi, il corpo ancora teso e all’erta in cerca di eventuali nemici nascosti e pronti ad un agguato.

Al centro del cerchio formato, solo Bellatrix era ancora in piedi, la bacchetta saldamente stretta nella mano sinistra, i capelli, una volta neri, ormai striati di bianco, scompigliati dalla corrente sotterranea che vorticava sulle pareti arrotondate della sala creando un mulinello al centro.

La luce illuminava la statua della più bella tra le fondatrici, Rowena Ravenclaw, mentre le altre, altere, di Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro fissavano impassibili la bella donna e, all’opposto, sulla parete, quella di Tosca Tassorosso le sorrideva benigna.

-          Non avrete anche me! – urlò Bellatrix con voce quasi isterica – ormai – continuò – basta un solo mangiamorte perché il potere dell’Oscuro Signore risorga!

 

E, animata da una nuova rabbia, la punta della bacchetta divenne di un verde fluorescente.

In un attimo l’incantesimo partì.

Evangeline, alla destra della donna, quasi si lanciò dall’altra parte del gruppo nel tentativo di salvare una delle due persone alle quali la magia era diretta.

Ma per quella volta, i suoi sentimenti ebbero il sopravvento e fu per quella piccola ragione che non si accorse che l’incantesimo non era diretto a Zachariah, ma a Hermione.

E la luce verdastra dello schiantesimo si addensò e poi propagò sul petto della giovane all’altezza del cuore.

 

Lasciando la bacchetta, il corpo fu sospinto all’indietro dal contraccolpo, cadendo di schiena sul freddo pavimento di pietra.

Nell’attimo di confusione generale, gli occhi di tutti i presenti si incrociarono e, mentre da una parte giaceva la figura inerme di Hermione, dall’altra si stava smaterializzando Bellatrix e, solo allora, si accorsero che, svenuta o narcotizzata, con lei c’era anche Temperance e, nelle sue braccia la piccola figura imbacuccata del bambino appena nato. Rodolphus, scappato dal campo di battaglia poco prima della fine del corpo a corpo, era di nuovo riuscito a rapire Ransie, probabilmente troppo debole per opporre resistenza dopo il parto.

E mentre, con un grido di terrore, Eva e Zach si lanciavano verso il centro della sala nel vano tentativo di salvarla, a loro si unirono anche Draco, Harry e Ginny che correvano verso la loro compagna esanime.

 

…e fu silenzio.

Un silenzio pregno di tensione e morte.

Ma quando anche la figura dell’ultima mangiamorte fu scomparsa, l’attenzione fu tutta per lei.

Evangeline si fece rapidamente largo tra gli studenti assiepati intorno alla ragazza che sembrava così vulnerabile, stesa a terra tra le braccia di Malfoy che la cullava come una bimba addormentata.

Harry, Ginny, Ron, Daphne e Neville, in piedi lì accanto, si scostarono quando la loro insegnante toccò appena il polso molle della loro amica mentre scambiava un’occhiata significativa con Zachariah inginocchiato al suo fianco.

L’uomo accarezzò la testa della riccia con fare paterno, lo stesso che aveva usato quando Temperance era bambina… e lei rideva contenta di quel gesto affettuoso; la ragazza distesa a terra non rideva, anzi, era immobile, le mani che diventavano sempre più fredde.

Stava morendo.

L’aveva letto negli occhi vitrei di Evangeline.

C’era del senso di colpa in quegli occhi che conosceva bene, erano anni ormai e ancora non era riuscito a capire come fossero finiti a fare squadra insieme e poi come quel gruppo si era potuto allargare e diventare la mitica banda che era stata per molti anni.

E nonostante tutto questo tempo passato insieme, c’erano un sacco di cose che ancora non conosceva di lei; leggere quello che provava, quello che sentiva, poi, era completamente fuori discussione.

Eppure quel giorno c’era riuscito: due volte era accaduta quella cosa. La prima era stata quando si erano incontrati la prima volta, in un istante era stato come se il tempo si fosse fermato, si era sentito appartenente ad un passato comune con quello della vampira, ma non sapeva quale, era stato allora che aveva letto un sentimento di nostalgia e malinconia, l’aveva letto nei suoi occhi.

La seconda volta era accaduto quel giorno, l’aveva vista lanciarsi su di lui quando Bellatrix aveva fatto scoppiare l’incantesimo, non sapeva perché l’avesse fatto, ma era stato così.

Era stato dopo che il danno c’era stato che quegli occhi avevano rivelato ciò che sentivano: paura e senso di colpa.

Perché?

 

Per Ransie mentre, addormentata, veniva rapita insieme al suo bambino, povera creatura… aveva patito tanto prima di nascere, chissà che gli sarebbe successo adesso… non conoscevano neppure il suo nome…

E poi per Hermione, colpita… avrebbe potuto salvarla se avesse atteso un attimo ancora prima di lanciarsi verso di lui… ma non l’aveva fatto, non aveva aspettato come aveva sempre fatto e adesso Hermione stava morendo e loro non potevano fare nulla.

 

Guardò Eva che tastava con mano ferma e competente il collo scoperto della ragazza

-          Toglile la cravatta – ordinò svelta allontanandosi e lasciando il corpo, mentre Draco la guardava sbigottito

-          Che vorresti fare?

-          Non è ancora morta – disse sbrigativa – forse posso fare ancora qualcosa, anche se…

Gli occhi azzurri si sollevarono fino al soffitto da dove filtrava la luce

-          Non c’è la luna – fu il suo ultimo commento

Dieci paia d’occhi si sollevarono fino alla volta circolare con le colonne binate che risaltavano come gli occhi fosforescenti di un gatto e presero atto del fatto che la luna, quella sera, non aveva mostrato la sua faccia.

-          E’ perché abbiamo rimesso a posto il medaglione – rispose Zach e si scoprì come mai a scuola la festa dell’eclissi fosse così sentita. Probabilmente la Scuola stessa era stata fondata in una notte senza luna.

Qualche sguardo preoccupato venne scambiato tra i presenti mentre Draco stringeva possessivamente a se le spalle di lei

-          No – disse chiaramente - possiamo usare la Giratempo

-          No, non basterebbe – riferì Zachariah

-          Lasciami tentare – quasi lo implorò Evangeline, oppressa dal senso di colpa

-          Hermione è incinta – sussurrò piano Draco arrossendo, rivelando il motivo per cui non voleva che Eva toccasse la ragazza. Il foglio che la Caposcuola gli aveva fatto leggere diceva che, in caso la donna sia in stato interessante e non ci sia la luna non è possibile determinare quel che accadrà alla donna stessa e al suo bambino.

A questo punto, gli sguardi imbarazzati di Daphne, Neville, Ginny ed Harry videro la luce assieme a quelli sorpresi di Monica, Axel, Rowenna, Piton e Ron

-          Lasciala provare – disse Harry avanzando verso il biondo – se non tenta moriranno in due… se prova forse riusciremo a salvare almeno lei…

Ci fu un istante di silenzio profondo, poi lo Slytherin annuì gravemente.

Draco si alzò in piedi, adagiando piano il corpo in terra

-          Almeno non chiedetemi di stare a vedere – disse allontanandosi.

Qualcuno annuì.

Eva si trasformò e ritornò al suo stadio primo, in forma di quindicenne.

 

*          *          *

 

Il ragazzo era ormai in fondo alla sala quando si voltò per l’ultima volta e vide appena la bocca della vampira pericolosamente vicina al collo scoperto mentre la camicia bianca della studentessa era stata abbassata fin sulla spalla.

“Non mi lasciare” sentì dire ad una voce dentro di lui: era di sicuro lei che lo stava chiamando… lui era patetico… lei stava morendo, eppure usava le sue ultime forse per lui, per richiamarlo, per ricordargli quello che le aveva promesso: di non abbandonarla mai. Lui era vivo e in salute, invece, e se ne stava andando, la abbandonava proprio quando lei aveva bisogno… e osava anche dire di essere innamorato… avrebbe dovuto vergognarsi…

Lei gli era rimasta al fianco quando aveva bisogno, cercando di rendersi utile, possibile che lui non potesse fare proprio nulla?

Osservò Daphne, inginocchiata accanto all’amica che le stringeva la mano.

Beh, fino a tenerla per mano e aspettare era capace…

Non sarebbe stato uomo se se ne fosse andato.

E quello sarebbe stato il primo gesto di cui si sarebbe vergognato.

Era Draco Malfoy e un Malfoy non fugge mai!

Forse era mezzo Black, vero, ma portava il cognome dei Malfoy e adesso che aveva saputo che i suoi genitori erano dei “traditori della causa” poteva portare quel nome e quel cognome con rinnovato orgoglio.

Lei, almeno, avrebbe voluto che fosse così.

 

Tornò indietro quasi correndo mentre lo Sfregiato gli sorrideva annuendo e gli lasciava il suo posto al fianco della riccia; Draco s’inginocchiò, sostenendole la testa e appoggiandosela in grembo. Evangeline ghignò, dopodiché affondò definitivamente i denti nella carne, dandole il suo sangue.

Quella era forse la prima volta che un vampiro al posto che bearsi del sangue umano, donava il suo, mezzo demoniaco.

 

*          *          *

 

L’infermeria era calda e tranquilla, la luce soffusa del pomeriggio filtrava attraverso i tendaggi di garza appesi alle finestre e colpiva delicatamente il viso della grifondoro distesa nel letto di mezzo del corridoio, proprio di fronte alle imposte.

Hermione si destò appena, svegliata da quel dolce tepore sul volto, e sbattè qualche volta le ciglia per riprendere il contatto con la realtà.

Non ricordava niente: che ci faceva lì?

All’improvviso qualche ricordo le tornò alla memoria: la battaglia, Rowena, Ginny, gli altri… e poi Bellatrix che aveva lanciato lo schiantesimo ed Evangeline che si era lanciata verso di loro. Dopodiché, solo una memoria debolissima di aver chiamato accanto Draco perché… lui non c’era.

Ma Draco, come si accorse, era seduto ai piedi del suo letto, addormentato sulle coperte candide, con la divisa spiegazzata, la testa fasciata da alcune bende bianche e due cerotti incrociati sul dorso della mano destra, appoggiata sul letto.

Non se n’era andato.

Non l’aveva lasciata.

E se anche l’avesse fatto, era tornato ed era stato per lei.

 

Un pensiero la colse con un’urgenza improvvisa mentre si scopriva dai lenzuoli e guardava fisso il grembo, fasciato dalla stoffa di una camicia da notte.

Draco si svegliò in quel momento visto tutto il movimento che lei aveva fatto, e la guardò

-          Il… bambino? – chiese preoccupata lei aggrottando le sopracciglia come faceva quando temeva una brutta notizia

-          Sta bene – disse piano lui – Madama Chips ha detto che non ha risentito del tuo trauma, anche se…

-          Anche se cosa? – lo incalzò preoccupata portandosi una mano alla pancia

-          Non sappiamo cosa sia, come sia…

-          Perché?

-          Perché quella notte non c’era la luna e io ti ho morsa, anche se ti ho dato il mio sangue  e non ho preso il tuo – disse Evangeline, entrando nell’infermeria a passo spedito nella sua forma da quindicenne

-          Tu? – domandò stralunata la mora – tu mi hai dato il TUO sangue?

-          Sì – rispose brevemente la bionda

-          Quindi potrebbe…

-          Sì, potrebbe essere un vampiro di stirpe, un vampiro normale, un umano o un vampiro soggetto a metamorfosi temporale

Hermione annuì seria, accarezzando appena la stoffa che le copriva l’addome.

-          Ti rimarrà la cicatrice – aggiunse poi indicandole due segnetti sul collo che la ragazza si affrettò a toccare – ma considerati fortunata: c’è gente che muore per essere stata morsa da un vampiro – lei annuì – tu hai avuto una doppia fortuna perché sei viva e umana.

-          Che cosa è accaduto? – volle sapere la Caposcuola – non ricordo più nulla.

La professoressa annuì, dopodiché un piccolo corteo fece il suo ingresso sotto lo sguardo di disapprovazione di Madama Chips

-          Credo sia ora di svelare tutti i dubbi – disse semplicemente – ma volevamo aspettare che ci fossi anche tu

Lei annuì e poi sorrise ai suoi compagni che avevano in mano fiori, cioccolatini e altri regali per lei e che si sedettero sul suo letto e su quelli vicini.

-          Cominciamo dall’inizio – disse a Zach con familiarità – raccontaci come mai Bellatrix ce l’aveva tanto con te…

L’Auror lanciò uno sguardo al piccolo pubblico, poi cominciò.

-          Bella ha detto che sono stato io a uccidere Voldemort, ma non è vero. Probabilmente avrete saputo da Rowena che sono scomparso di casa quest’estate e da allora non hanno avuto più mie notizie – alcuni annuirono, Rowena compresa. – Voldemort, per essere precisi, era stato ucciso già da Harry durante il torneo TreMaghi e, per la cronaca, ciò era avvenuto quando le due bacchette recanti in sé la piuma della fenice erano venute in contatto. – Harry accennò un assenso con la testa – dovete sapere, e io questo l’ho scoperto molto dopo, che Voldemort aveva dato la sua anima alla bacchetta. Da quando il professor Raptor era stato distrutto dalla magia di Harry, Tu-Sai-Chi si era rifugiato nell’unico oggetto di sua appartenenza che gli fosse rimasto: la bacchetta.

È stato solo dopo, quando Rodolphus ha ritrovato il diario, che lui ha potuto vivere di nuovo come un essere umano e così, quando Ginny ha aperto la Camera, per un breve periodo è tornato ad essere lo studente diciassettenne di scuola – Ginny annuì imbarazzata – nonostante molti tentativi fatti, il corpo di Voldemort era stato completamente distrutto quando aveva attaccato i coniugi Potter e Harry l’aveva praticamente spazzato via con la sua stessa maledizione, insomma, è da diciotto anni che di Voi-Sapete-Chi non esiste altro che la sua essenza, poi ricongiuntasi alla bacchetta. Quando le due bacchette sono entrate in risonanza, una delle due è stata distrutta e fu quella dell’Oscuro Signore perché quella di Harry era protetta dal patronus che suo padre gli aveva mandato, una sorta di spirito, chiamatelo, così Voldemort si ritrovò nuovamente senza una cosa che gli appartenesse, visto che diario e bacchetta erano ormai perduti.

-         Ma non poteva entrare nei suoi vestiti, o nelle sue cose? – chiese Ronald

-          Occorreva qualcosa che fosse pieno della sua magia – spiegò Zachariah – quando lo incontrai io, quest’estate, stava cercando di sprigionare la magia del Medaglione delle Case.

-         E che cos’è? – domandò Neville

-         Si tratta di un manufatto molto antico che fu forgiato dai fondatori della Scuola, esso racchiude la loro magia ed è utilizzabile una volta ogni mille anni

-         Quindi ora sarebbe stato possibile usarlo… - propose Daphne

-         Ipoteticamente sì, però sussiste un altro dettaglio.

-         E quale sarebbe? – lo incalzò Hermione

-         Al tempo ancora della fondazione, il medaglione era stato diviso in quattro parti e nascosta ciascuna nei rispettivi camini delle sale comuni delle Case, tuttavia, Rowena Ravenclaw, la fondatrice di Corvonero, conscia di quel che sarebbe potuto succedere se utilizzato in maniera sbagliata, raccolse il frammenti, ne fabbricò quattro copie identiche, ma senza magia, e le nascose al loro posto, distruggendo poi gli originali aiutata da Salazar, circuito con una scusa.

-         Una cosa terribilmente femminile – commentò Draco sprezzante

-         Sì. Sta di fatto che il medaglione che Voldemort cercava di usare non avrebbe avuto alcun effetto e la sola magia della Prima Pietra nella sala dove intendeva attuare l’incantesimo era già stata sufficiente a lasciare Tu-Sai-Chi praticamente morto, io insomma ho solo usato uno schiantesimo per liberarmene, il grosso era già stato fatto. Bellatrix, però, che era l’unica informata di questo piano, cominciò a darmi la caccia e fui costretto a nascondermi e quale posto migliore se non la Stanza della Fondazione? In un certo senso devo ringraziare Voldemort che ha forzato la serratura.

Voi non ve ne siete accorti – aggiunse – ma sono rimasto a Scuola quasi cinque mesi, forse sei… solo Silente sapeva di me e, credo, la McGranitt. Per questo erano così preoccupati quando c’è stata l’invasione di famigli.

Qualcuno ghignò.

-          Quel che è accaduto dopo è stato che Bellatrix, dopo aver mandato la scuola nel caos, era riuscita a trovarmi, peccato che ai mangiamorte sia vietato l’ingresso a Hogwarts

-          È vero, Silente ha detto che non sono i benvenuti… - disse Pansy

-          Infatti, quello non è altro che un incantesimo piuttosto potente per tenerli alla larga

-          Ma allora come hanno fatto a infiltrarsi qui? – domandò Harry

-          Ci sono riusciti tramite Lavanda

-          Lavanda Brown? – esclamò incredula la Parkinson

-          Sì. Animata da un odio viscerale e da un desiderio di vendetta particolare, è stata la preda perfetta per i Lestrange che l’hanno corrotta con una pozione marionetta e poi costretta a servirli.

-          Ma era cosciente? – domandò Daphne

-          Chissà… questa è una cosa che solo lei può dire.

Evangeline sospirò ed annuì decisa.

-          L’odio può muovere molte persone…

-          Ancora non capisco come abbiano potuto mettere la pozione PrendiVita sul libro, però… - chiese sospettosa la riccia – Lavanda quel pomeriggio non mi sembrava così arrabbiata

-          Probabilmente è stato quando ha trovato me e Pansy – rispose Ron arrossendo

-          Te e Pansy?

-          Sì, probabilmente anche lei ha visto quando eravamo in camera – riconobbe

-          Ma non eravate TE e Lavanda? – chiese incerta la mora

-          No, eravamo io e lei… - e indicò la serpeverde dai capelli neri

-          Beh, si capiscono molte cose… - commentarono Harry e Draco

-          Dove si trova adesso? – fu invece la domanda di Daphne

-          In qualche sgabuzzino con un bravo torturatore, spero – commentò Eva sadicamente – Silente l’ha espulsa dalla scuola dopo che il Ministero ha fatto molte pressioni a proposito. Bene, a questo punto ci serve la storia di Row – e le lanciò un’occhiata. Rowena si raddrizzò sulla sedia – come mai tu hai ancora la Vista?

-          In verità non lo so – ammise lei – credevo di averla donata per salvare mio fratello - si giustificò volgendo il capo verso il punto dove era seduto l’ultimo dei Black

-          Questa è una domanda a cui posso rispondere io – s’intromise proprio Sirius

-          Allora parla e fai in fretta – furono le parole della vampira

-          Beh, ecco... il fatto è che l’ho battuta sul tempo… quando siamo fuggiti da una delle altre realtà, sono stato il primo a dare via qualcosa per farci passare. Io sapevo ancora come funzionavano questi passaggi. Da quel che riesco a ricordare, basta cedere qualcosa per attivare il passaggio, ma non conta quanti vi passiono.

-          E quindi? – domandò Monica

-          Ho dato via due cose di poco conto, sia per salvarmi, quella volta al Ministero, sia per tornare da questa parte e portare con me la mia sorellina… - tutti pensarono che, se Piton fosse stato presente, sarebbe finita in una mezza zuffa.

-          E che cosa, di grazia? – intervenne Rosleen

-          Ah, semplice! La mia capacità di diventare animagus e… - tutti aspettarono con il fiato sospeso la risposta del padrino di Harry che, con un sorriso da divo del cinema aggiunse – la mia amicizia con Peter Minus.

Zach, Ros, Eva e Harry si misero a ridere mentre gli altri erano combattuti tra la costernazione e il desiderio di farsi una santa risata.

-          Ok, a questo punto, che misteri mancano? – domandò Evangeline

-          Per esempio perché hanno rapito Ransie, oppure perché hanno detto che i miei genitori sono dei traditori – intervenne scazzato Draco che, in quel momento, voleva solo rimanersene da solo con la sua mezzosangue.

-          Per i tuoi genitori puoi andarci a parlare tu stesso – gli disse Axel – tuo padre è ricoverato al San Mungo, se si sveglia gli puoi parlare

-          Non credo di avere tutta questa voglia e questa fretta – ammise il biondo

-          Diciamo anche che sono stati dei genitori solo a metà – intervenne Blaise Zabini comparendo sulla porta

-          Che ci fai tu qui? E che ne sai tu di questa storia? – domandò il Caposcuola al migliore amico

-          Blaise ci ha seguito di nascosto – ammise Monica – Pansy l’ha incontrato quando era di guardia, lui è sceso di sotto, ci ha visti ed è andato ad avvertire: è stato lui a chiamare Piton, a dirgli che Rowena era nella sala e avvertire la McGrannit e Silente

-          Stai sempre tra i piedi, vero Zab? – gli domandò Draco col suo solito fare altezzoso

-          Credo che tu debba dirmi ancora una cosuccia su di lei – rispose Blaise sorridendo e alludendo alla Hermione distesa nel letto.

Ovviamente tutti sapevano che Blaise sapeva che Hermione era incinta, ma lui voleva sentirselo dire da Draco perché erano amici, perché la loro era un’amicizia strana, ma alla fine sincera.

E non c’ amicizia più bella di quella che nasce con difficoltà e che si basa sulla fiducia.

-          Suppongo che a questo punto non mi farai più entrare nel tuo club di playboy – disse ghignando Malfoy

-          Ci sei cascato come una pera – rispose lo Slytherin dagli occhi blu

-          E invece che ne sarà di Temperance? – domandò preoccupata Monica

Tutti si studiarono negli occhi senza che nessuno avesse una risposta a quella domanda.

Il respiro si era fatto improvvisamente basso e pesante.

A quel punto, si poteva solo pregare che stesse bene.

 

*          *          *

 

Il tetto della torre sud era senz’altro il posto che Evangeline prediligeva di tutta la scuola e l’aria di febbraio lo rendeva fresco ed eterno. Si sentiva davvero libera seduta sulle tegole scure del castello ad ammirare l’orizzonte mentre il venticello gelido ancora invernale le scompigliava i lunghi capelli biondi.

E in quel momento era più felice che mai di essere lassù con Zach.

Lo sbirciò con la coda dell’occhio, come faceva i primi tempi che si erano conosciuti. Era seduto con una gamba ripiegata e un braccio appoggiato sopra e anche lui stava guardando lontano, oltre la linea che separava la terra dal cielo, oltre le colline e i prati verdi della brughiera.

-          Ho una domanda da farti, Eva – disse l’uomo mentre la brezza gli metteva in disordine i capelli neri così simili a quelli di Sirius. Non ottenendo risposta continuò – perchè mi guardi sempre in quel modo?

Evangeline si voltò verso di lui, gli occhi in una muta domanda: “quale modo?”.

-          Che cos’era quella cosa che ho sentito quando ci siamo visti la prima volta?

Le labbra della vampira si atteggiarono in una smorfia a metà tra un sorriso triste e un ghigno

-          Lo vuoi davvero sapere? – chiese, lui fece cenno di sì con la testa

-          D’accordo allora. Tu sai come sono diventata vampira?

-          In parte.

-          Dimenticatene. Non è vero che appartenevo alla nobiltà scozzese. Vivevo in un villaggio sulle rive di Loch Ness, un posto povero e distante dove raramente si incontravano visitatori. Il nostro signore era il conte di McDowell e abitava in un castello sulla sponda del lago, io non l’avevo mai visto e quello che non sapevo era che altri non era se non un vampiro.

Zachariah annuì, seguendo il filo del racconto.

-          Quando avevo quindici anni lo incontrai per la prima volta. Non ero una strega, ero solo una babbana qualunque, ma mi innamorai di quell’uomo a prima vista, tanto che, quando si è giovani, si commettono delle follie. Devi sapere che la Scozia è sempre stato un paese diviso da lotte fratricide e la casata dei McDowell non faceva differenza, infatti il vicino del signor McDowell attaccava continuamente le nostre terre, rubava le nostre greggi, saccheggiava i nostri villaggi e violentava le nostre donne. Ed era un vampiro anche lui.

In realtà, una bambina di quindici anni non dovrebbe nutrire amore verso una persona molto più vecchia di lei, soprattutto di qualche migliaia di anni, ma ero innamorata ed Edmund era tutto quello che volevo.

Conoscerlo, volendo, fu abbastanza semplice e chiacchierare anche, eravamo molto amici e lui mi considerava un po’ sua figlia, un po’ sua amica, un po’ sua moglie. Era un rapporto strano e controverso.

Ma tutto questo non m’importava, pur di potergli stare accanto.

Ringrazio il Cielo che il nostro rapporto non sia mai arrivato al punto da desiderarci fisicamente, e, forse, un vampiro non dovrebbe nominare il Cielo. – Zach le sorrise

Un giorno, però, capitò che arrivai al castello mentre era appena terminato uno scontro con il nostro confinante: Edmund era in un lago di sangue sul pavimento della sala da ballo ed io ero costernata.

Anche se lui non me l’aveva detto, sapevo che era un vampiro, un vampiro di stirpe per la precisione.

Credevo che fossero immortali, ma la cosa non è vera: un vampiro può uccidere un altro vampiro. E Lord Black, il nostro confinante, era un vampiro, era spietato ed era un tuo antenato, forse.

-         Un mio parente? – domandò Zach

-         Sì, è probabile, quantomeno un ramo cadetto della tua famiglia.

-         È per questo che all’inizio volevi uccidermi?

-         Lasciami finire, non sono ancora arrivata al dunque. – lo ammonì lei rimettendolo a tacere. – implorai Edmund di non morire, ma sapevo che non era una cosa che dipendeva da lui, non sopportavo di vederlo in quello stato, giurai vendetta verso i Black in quel momento, da stupida bambina quindicenne, e lo pregai di mordermi. Mi disse che era pericoloso e che sarei potuta morire, non m’importava. Era una scelta che avevo fatto, un rischio che ero disposta a correre. Per perseguitare ogni Black sulla faccia della terra, per distruggere quella famiglia che mi aveva portato via quel segreto, l’uomo che amavo. Ma comunque lo fece. Edmund, non aveva questo mio odio verso l’altra famiglia rivale, mi sorrise poco prima di addormentarsi per sempre e mi disse che sarebbe tornato, prima o poi.

Presi il suo cognome e comincia a studiare la magia dei druidi, poi quella complessa delle formule.

Ero animata da un obiettivo e questo mi aiutava.

Scoprii solo più tardi che i vampiri sono considerati immortali perché hanno la capacità di rinascere, a distanza di secoli. Si può quasi dire che si reincarnano in un’altra persona. Questo era quello che lui intendeva.

Da allora fino a pochi anni fa non ho fatto altro che dare la caccia a quella famiglia di bastardi, l’ho fatto per secoli, ho ucciso per vendetta, non per odio, ma non sono pentita e potete mandarmi ad Azkaban per questo.

Ma quando ti vidi, Zachariah, quando ti rividi fu come se quei secoli che ci avevano separato non fossero mai esistiti. Eri un Black e ti avrei dovuto eliminare come gli altri, ma… eri la reincarnazione di Edmund e non potevo… sono diventata spergiura per te, Zach. E questa è l’unica cosa di cui sono pentita. Forse era per questo che Ed non voleva che giurassi di uccidervi tutti.

-         Mi somigliava? – domandò serio Zach, lei si voltò a guardarlo

-         Non molto, in verità. Ed aveva i capelli bianchi e gli occhi rossi, i lineamenti più fini… la tipica figura del libro di favole, insomma, come diventerò anche io, probabilmente. Ma avete lo stesso carattere – ammise la bionda mentre una lacrima le rigava la guancia – io so che te non sei lui, ma gli somigli molto e non posso cancellare quello che è stato. Per questo sono venuta con te.

-         Tu sei innamorata di me? – domandò ancora l’uomo, Evangeline non rispose. E ci fu silenzio. Che cosa avrebbe dovuto dire? Qual era la verità?

-         Che cosa faresti se ti dicessi che sono innamorato di te? – chiese lui

-         Non lo so – rispose franca, ma quando si voltò, il volto di lui era appena a pochi centimetri dal suo

-         Vorrei che cominciassi a pensarci – disse serio fissandola negli occhi – o mi prenderanno per un pedofilo

-         Sono un demone pericoloso – rispose lei tesa, ma più lui si avvicinava e più le parole sembravano non volerle uscire dalle labbra

E quando infine la baciò, le parve che i mille anni che erano stati separati scomparissero velocemente ad uno ad uno.

-          Credevo di essere attratta da te perché eri la reincarnazione di Edmund – ammise quando lui si scostò – ma mi rendo conto di essere innamorata di te come Zach perché di te amo anche quello che non è stato di Ed e, forse, ti amerei anche se tu non avessi niente di lui. Edmund è morto definitivamente quando tu ti sei rifiutato di uccidermi.

-          I vampiri non possono morire – la corresse l’Auror e lei sorrise

-          Un giorno ti spiegherò come si fa ad uccidere un vampiro.

-          Forse non lo voglio sapere – ammise saggiamente Zachariah Black – sono felice di averti ritrovata – aggiunse poi

-          No, non mi hai ritrovata, tu mi hai TROVATA. Tu non sei Edmund. Adesso, finalmente, posso accettare che sia morto.

 

*          *          *

 

Dopo aver scacciato la folla urlante che protestava, Draco chiuse la porta dell’infermeria, aveva bisogno di stare un po’ da solo con Hermione.

La Caposcuola sfogliò un calendario da tavolo appoggiato sul comodino pieno di fiori e medicine accanto al letto

-          Che giorno è oggi? – domandò sfiorando appena i giorni impressi con l’inchiostro

-          Martedì – rispose il biondo sedendosi sulla sponda del letto affianco e guardandola

-          Ho dormito tre giorni? – chiese e lui annuì – e dire che non mi ricordo assolutamente niente… cosa è successo dopo? – l’altro sospirò

-          Sei caduta a terra e sei svenuta, hai perso i sensi, ma lo schiantesimo ti ha colpita solamente di striscio, quindi non sei morta istantaneamente… Evangeline voleva aiutarti, ma io non volevo…

-          Perché? – chiese lei seria e incuriosita dal fatto che lui lo dicesse con tanta tranquillità

-          Se avessi avuto la certezza che sarebbe andato tutto come è andato… non avrei aspettato – ammise – ma in cielo non c’era la luna, Eva è un vampiro e tu sei incinta… che ne sarebbe stato di te e del bambino?

-          E poi? – lo incalzò lei

-          Ho lasciato che Potter si occupasse di te e sono andato via, non sarei riuscito a sopportare la scena se qualcosa fosse andato storto – lei gli sorrise – poi però tu mi hai chiamato e mi sono sentito un verme. Ti ho guardata e ho visto le labbra di Eva così vicine e… mi sono detto che questa era l’occasione per ripagarti di quello che avevi fatto per me quella notte prima di Natale, quando mi sei rimasta accanto prima che partissi.

-          Lo so, questo me lo ricordo… - ammise lei

-          Eri sveglia?

-          Non proprio, è come un deja-vù, so di averti chiamato perché sentivo che non eri con me… mi sentivo così sola – confessò.

-          Mi dispiace, sono stato uno stronzo, non succederà di nuovo. – disse lui avvicinandosi e baciandola dolcemente sulla fronte – anche se prego che una situazione del genere non debba mai più ripetersi…

-          Cosa ci facevi qui quando mi sono svegliata?

-          Aspettavo che ti riprendessi… non ce l’ho fatta a lasciarti di nuovo

-          Lo sai che è stato solo perché tu mi hai richiamata che sono riuscita a tornare indietro e svegliarmi? – svelò

-          No, ma grazie per avermi chiamato, allora

-          Grazie per avermi ascoltata. – rispose lei e lui la baciò.

 

-          E’ il momento di prendere delle decisioni, adesso – riconobbe lei – presto i prof verranno a sapere che aspetto un bambino… Piton ci rimarrà di sasso quando scoprirà che sei te il padre – aggiunse con un sorrisetto

-          La Chips sarà sicuramente andata a spiattellarlo a mari e monti, è una tale pettegola…

-          La McGranitt lo sapeva già – ricordò la ragazza. – Che facciamo? La decisione che prendiamo adesso sarà irrevocabile. Non si torna indietro. Parla, dimmi quello che ne pensi.

-          Voglio sposarti – furono le semplici parole di lui e lei arrossì

-          Questo non c’entra con il bimbo – fece notare lei

-          Non importa, volevo solo dirtelo – lei gli sorrise dolcemente, come aveva fatto quella notte ormai distante

-          Tu non hai idea di quanto mi faccia felice questa cosa – confermò

-          E per il bambino – aggiunse lui – mi pareva avessimo già deciso di tenerlo, no?

-          Che faremo con la casa e il lavoro?

-          Entrerò negli Auror – disse risoluto il biondo

-          Tu! Draco Malfoy?! – lo canzonò lei

-          Ricordati che niente è impossibile per un Malfoy – rispose con aria di superiorità lui

-          Lo sai che bisogna uscire con una O in ogni materia dei M.A.G.O. per essere ammessi alla scuola speciale?

-          Sì. Ma con il tuo aiuto ce la posso fare, mi passerai i compiti, vero?

-          Puoi anche scordartelo. – rispose acida

-          E tu, che hai intenzione di fare?

-          Certo non aspettarti che rimanga a casa a fare la calza – lo rimbrottò – non sono quel genere di persona. Voglio fare qualcosa anche io della mia esistenza

-          E sarebbe?

-          Entrare al Ministero. Se Riri se ne va rimarrà un posto vacante alla sezione, giusto? – domandò con una strana luce negli occhi

-          Ricordati che non voglio che lavori con troppi uomini attorno – specificò lui

-          Ma figurati, sai quanta gente c’è alla sezione di Archivio del Ministero? Monica un po’ me l’ha spiegata…è un posto meraviglioso – e gli occhi le brillarono quasi

-          Credo che Monica ed io dobbiamo fare un paio di chiacchiere al proposito – disse la serpe più a se stesso che alla ragazza.

Draco la fissò mentre lei gli lanciava un’occhiataccia

-         Dove andremo a stare? – chiese ancora – non abbiamo soldi e non ancora un lavoro…

-         Ho un conto in banca, possiamo usare quello e credo che sarebbe sufficiente a mantenerci tutta la vita nullafacenti – confermò il biondastro mentre avallava la teoria che, certo, non si sarebbe abbassato ad una vita di stenti.

Beh, non era proprio come nei romanzi… lì in genere, nelle situazioni simili il protagonista e l’eroina decidevano di vivere come persone comuni senza lussi… chiaro che Malfoy non avrebbe mai potuto abbassarsi a tanto, ma non poteva certo dire che la cosa le dispiacesse, soprattutto l’idea di allevare un figlio, badare alla casa e lavorare.

-         Secondo te sarà maschio o femmina? – domandò poi la ragazza portando la mano sinistra di lui sul ventre per fargli sentire quella piccola vita che pulsava

-         Chissà, però spero che sia maschio – confessò lui

-         Così avresti un erede per continuare il nome di famiglia?

-         Hai troppi pregiudizi, signorina… - le disse sistemandole i capelli dietro l’orecchio – per quanto mi riguarda sarebbe meglio se non lo fosse…

-         E perché?

-         Così avremmo una scusa per continuare a provarci… prima o poi dovrà pure uscire un maschio – le spiegò

-         Non credo che avresti bisogno di una giustificazione così banale – lo riprese lei

-         In effetti no – ammise la serpe – ma sempre meglio avere pronta una carta di riserva nel caso tu diventassi insopportabilmente frigida

-         E allora perché vorresti che fosse maschio? – gli domandò ancora lei, un poco offesa dal precedente commento

-         Perché ho già in mente un nome perfetto da dargli – spiegò lui

-         Sei proprio il Principe degli Slytherin – lo canzonò lei mentre gli toccava i capelli e il viso chiaro dagli occhi argentei si faceva sempre più vicino

-         E tu sei la mia Regina dei Gryffindor – rispose a tono lui poco prima di baciarla.

E fu chiaro ad entrambi che non avrebbero parlato ancora molto.

 

*          *          *

 

Il sole del pomeriggio entrava dalla finestra in cima alla corsia dell’altro reparto dell’infermeria.

Dopo essere stata dimessa e fasciata da capo a piedi come una mummia, Hermione decise di andare a trovare Lavanda e Ron e Harry andarono con lei.

Draco si rifiutò categoricamente, ma sia il bambino sopravvissuto che la Caposcuola sapevano che lo faceva perché rimanesse una cosa tra amici, una cosa tra persone che una volta erano amiche.

 

Lavanda era seduta in un letto e stava guardando fuori con la testa girata alla porta, incurante di quel che accadeva.

Dalle maniche corte della camicia videro una fasciatura che le prendeva dal polso fino alla spalla.

Gli occhi di Hermione si posarono sulle mani, strette nervosamente in grembo, su cui spiccavano ancora le unghie rosa che avevano descritto Ransie e Monica. Spinse indietro le lacrime per la scomparsa della prima e, prendendo coraggio come faceva la seconda, alzò la schiena e si avvicinò al letto in testa al gruppetto: il Trio dei Miracoli.

 

Lavanda li sentì sopraggiungere, ma non si girò verso di loro, strinse solo saldamente il lenzuolo bianco tra le mani mentre i tre si fermavano ai piedi del letto, aspettando

-          Siete venuti a dirmi quanto sono imbecille? – rispose con una voce rotta che non le avevano mai sentito

-          Volevamo sapere perché – disse Harry per gli altri aspettando e posando le mani sulla griglia, lei ghignò, poi voltò la testa verso i presenti rivelando un grosso ematoma sopra l’occhio sinistro e le orbite, una volta vitali, ora segnate da cerchi scuri, i capelli raccolti alla meglio sulla schiena in una coda

-          È facile giudicare per gente come voi. – sputò brutalmente fissando le iridi castane su ciascuno: Ron arrossì, Harry ebbe un tic, Hermione, invece, sostenne il suo sguardo, più determinata degli altri a sapere, più desiderosa di sapere, conscia di quel che le sarebbe potuto accadere e di ciò che ne sarebbe potuto essere del suo bambino

-          Granger – disse quasi con tono di sfida la loro ex compagna – sempre fiera e determinata, sempre altera e sprezzante – aggiunse come se fosse una provocazione – proprio tu vuoi sapere? Proprio tu, onnipotente Caposcuola, studentessa onnisciente, ti sei abbassata a chiedere ad una misera mezza cartuccia come me?

-          Vivo anche senza le tue parole e sinceramente in parte so già perché l’hai fatto – Lavanda parve stupita – ma volevo saperlo proprio da te

-          Puah, tu che sai sempre tutto – la ridicolizzò la Brown – come puoi capire cosa provano quelli che sono come me, sempre costretti a vivere all’ombra di qualcun altro? Oh, sarai anche bruttina e insignificante – aggiunse malevola – ma intanto tutti parlano di te, ti lodano, ti ammirano. Credi che qualcuno abbia mai fatto una cosa del genere con me? “Sei carina” mi dicono, ma nessuno vorrebbe imitarmi perché sono stupida, perché chissà… e comunque, con tutti i difetti che hai, e credimi cara, sono parecchi, sei riuscita ad accalappiare Draco Malfoy, chi l’avrebbe detto… tu che pensi solo a te stessa, ai tuoi studi, ai tuoi amici, non hai mai avuto un occhio per gli altri

-          Adesso basta, smettila! – gridò quasi Ron sporgendosi sulla paratia

-          E tu, Weasley, che mi dici? Cos’è, sono solo un giocattolo vecchio? Mi hai rimpiazzata in fretta con quella puttana della Parkinson, anche se credo che lei ti abbia già fatto un palco di corna invidiabile – aggiunse con un sorrisetto – te ne sei proprio fregato di me, chi se ne frega della vecchia Lavanda… eh, quando si ha per le mani una come la Parkinson, che vuoi farci? Credevo di contare qualcosa di più. E te, Harry… sempre al centro della scena, sempre a raccontare le tue imprese, nessuno ti può eguagliare. Come fai a vivere in questo mondo di mortali, gente comune? Tu, il bambino sopravvissuto, tu, il grande salvatore…

-          Perché l’hai fatto – domandò lapidaria Hermione interrompendo quel flusso di parole che stava distruggendo le certezze dei suoi amici

-          Per invidia, mia cara – specificò lei – credi che mi piacesse vivere con tutti voi sempre al fianco? Avevate sempre la scena, non c’era spazio dove potessi entrare anche io. Volevo il mio posto, il mio palcoscenico, i miei meriti, le mie luci che mi avevate rubato.

Lavanda era matta o qualcosa del genere.

Rosa dalla gelosia, aveva deciso di aiutare i mangiamorte per ottenere la sua parte di gloria e non importava il perché, voleva brillare sugli altri, schiacciarli, comportarsi con loro come diceva che Harry, Ron ed Hermione si erano comportati con lei.

Non c’era pentimento nella sua voce, né nella sua mente.

Ma nessuno seppe mai se lei, la prima volta, fosse cosciente oppure no, quando aveva chiuso Ronald nello stanzino e gettato la pozione PrendiVita sul libro di favole, perché la Chips, attirata da quel vociare, si affrettò a somministrare alla sua malata un’iniezione e la Brown cadde addormentata sul letto, dopodiché l’infermiera di fece uscire senza esitazioni e da allora, nessuno seppe niente di Lavanda.

 

 

Epilogo

Il 23 giugno, il settimo anno di Hogwarts sostenette l’ultima prova dei M.A.G.O.

 

Tre giorni dopo, alla consegna dei diplomi, tutti i ragazzi che avevano condiviso quei sette anni tra alti e bassi, avventure e disavventure, amicizie, amori, odi e incomprensioni, sorridevano alla macchina fotografica di Colin Canon appostato davanti al palco, pronto per immortalare l’attimo in cui il Preside avrebbe consegnato il tanto sospirato “pezzo di carta” circondato da tutto il corpo docenti schierato.

Harry Potter, il salvatore del mondo magico, ottenne la sua bella Oltre Ogni Previsione e venne ammesso alla Scuola per Auror, lo stesso fece anche Neville Paciock, stupendo addirittura la sua antica nonna baciando in pubblico la sua fidanzata.

Draco Malfoy riuscì addirittura a raggiungere un sommo Eccellente mentre suo padre, dalla terza fila dei genitori, lanciava sguardi orgogliosi a lui sul palco e stralunati alla ragazza seduta in prima fila con una voluminosa testata di capelli castani.

Ed entrò nella scuola dei reparti speciali degli Auror sotto la bacchetta di Zachariah Black.

Hermione Granger, con il pancione di sei mesi e il sorriso più radioso che Hogwarts le avesse mai visto, ritirò il diploma sul quale era stampigliato il suo nome e una brillante Eccellente con Lode a caratteri dorati tra gli applausi entusiasti di Ginny e dei suoi amici.

 

Il 17 settembre, Leonard Alphard Malfoy vide finalmente la luce.

Grazie al Cielo, il sangue di Evangeline non aveva creato danni particolari rendendolo un demone, ma i dentini aguzzi minacciavano già di spuntare perché Leonard era proprio un bel bimbo vampiro.

 

Riuscendo ad acchiappare il bouquet che Hermione aveva lanciato il giorno del suo matrimonio, Daphne tenne fede alla promessa fatta alla sua amica quell’ormai lontano giorno di febbraio e il 13 marzo dell’anno seguente, la piccola e dolce Ciel Sharisse Longbottom lasciò finalmente il Mondo delle Oche per abbracciare una felicissima mamma e un alquanto terrorizzato papà Neville che la toccava come se fosse stata di cristallo.

 

Harry e Ginny si sposarono al settembre di quello stesso anno insieme a Ronald e Pansy e “cominciarono ad invadere il mondo di donnole”, come disse brillantemente il biondastro al matrimonio della sua ex compagna di Casa con tanto di pancione… ma dopotutto, sua moglie aveva dato l’esempio: un Malfoy non segue mai la moda, un Malfoy la FA.

 

Blaise Zabini non si sposò, decidendo che, con tre sorelle in famiglia, la percentuale di donne a cui era legato fosse più che sufficiente, considerando anche che entrambe le sorelle maggiori avevano messo al mondo altre femmine: Blaze Landor e Lillis Weasley, il numero continuava a crescere.

Quindi, meglio dedicarsi a storie senza legami troppo seri.

In compenso, parteggiava in maniera vergognosa per un futuro fidanzamento tra la sanguinaria Aisley e Seraphin Black.

 

Il 3 giugno di due anni dopo la fine della scuola, la seconda e biondissima figlia di Draco ed Hermione ottenne finalmente la sua amata libertà e Gardis Derzhena Malfoy guardò perplessa il mondo che la circondava, scettica sul fatto di volerci davvero abitare oppure no, peccato che dopo il travaglio di un’intera nottata, Hermione non ne potesse davvero più di quella piccola peste torturatrice e decise per lei che era meglio si desse una mossa a scegliere.

Ma anche la piccola Gardis, nonostante non avesse vissuto tutte le avventure del fratello e non fosse una piccola vampira, aveva un piccolo segreto, una caratteristica unica che la rendeva assolutamente speciale…

 

…ma questa è un’altra storia.

 

*          *          *

 


Everybody's looking for that something
One thing that makes it all complete
You'll find it in the strangest places
Places you never knew it could be

Some find it in the face of their children
Some find it in their lover's eyes
Who can deny the joy it brings
When you've found that special thing
You're flying without wings

Some find it sharing every morning
Some in their solitary lives
You'll find it in the words of others
A simple line can make you laugh or cry

You'll find it in the deepest friendship
The kind you cherish all your life
And when you know how much that means
You've found that special thing
You're flying without wings

So, impossible as they may seem
You've got to fight for every dream
Cos who's to know which one you let go
Would have made you complete

Well, for me it's waking up beside you
To watch the sunrise on your face
To know that I can say I love you
In any given time or place

It's little things that only I know
Those are the things that make you mine
And it's like flying without wings
Cos you're my special thing
I'm flying without wings

And you're the place my life begins
And you'll be where it ends

I'm flying without wings
And that's the joy you bring
I'm flying without wings

Westlife feat BoA, “Flying without wings”

 

The End

 

Dopo 30 capitoli, vi assicuro che è strano scrivere finalmente queste due parole.

Da una parte sono molto felice perché sono riuscita ad arrivare alla fine di questa fanfiction più o meno come l’avevo progettata, dall’altra, ne sentirò terribilmente la mancanza e, temo, questo sarà particolarmente evidente nei miei prossimi lavori che, credo, saranno pieni di modi di dire e riferimenti di questa storia.

Credo che finire una fic sia un po’ come terminare di leggere un bel libro, quando ho apposto l’ultima lettera del The end mi sono sentita esattamente come quando ho chiuso la copertina dei I pilastri della Terra, il mio libro preferito. So che ho alzato lo sguardo, mi sono scrutata intorno e poi ho guardato il risvolto nero ormai chiuso. La storia era terminata.

Anche questa.

Sappiate che, come autrice, sono molto orgogliosa della mia piccola creazione, soprattutto perché è la PRIMA!

Non so come saranno le prossime, temo delle vere e proprie schifezze, ma continuerò a scrivere, tanto.

Ho lasciato dei misteri ancora da risolvere e dei personaggi di cui non ho detto tutto, questo perché, lo confesso, la storia originale è il seguito che devo ancora cominciare a scrivere, poi però mi sono detta “Chi vuoi che legga una fic con personaggi mai visti e mai sentiti? Cosa diavolo potrebbero capirci?” era vero, così ho continuato il monologo interiore e mi sono detta che prima si sarebbero dovuti innamorare i loro padri e le loro madri, pensate che nel plot originale del seguito Ron era sposato con Lavanda! In questa fic, invece, l’ho proprio distrutta, targata come pazza, ragazza invidiosa.

Quindi, dicevo, pubblicherò ancora, almeno il seguito di questa e il prequel, quello che narra la storia dei genitori di Malfoy. Ci tengo molto ad entrambi, il primo perché c’è tutta una storia dietro, il secondo perché credo che Lucius e Narcissa siano davvero innamorati, io personalmente li adoro come coppia, soprattutto se si considerano tutte le difficoltà a cui devono tenere testa per vivere!

Comunque, credo che per entrambe ci vorrà un poco, sto progettando altro, al momento, e quindi dovrete sorbirmi ancora per un po’.

A giorni pubblicherò il nuovo capitolo della nuova fanfic, se vi è piaciuta questa, vi chiederò di leggere anche l’altra, se invece pensate che sia la solita brodaglia smielata, come in effetti in parte è, beh, sapete come scrivo, quindi forse è il caso che giriate al largo, io, comunque, spererò di ritrovarvi tutti nelle prossime recensioni.

 

Vi ringrazio con tutto il cuore per avermi sostenuta e spronata ad andare avanti e continuare, vi ringrazio per le numerosissime recensioni che mi avete lasciato e che mi commuovono ogni volta che le leggo.

 

Dal profondo del cuore,

Grazie

 

…e a presto…

Nyssa

 

PS: una persona mi ha chiesto perché Draco ed Hermione stavano litigando quando Monica li ha sorpresi, ebbene, la motivazione era che lei voleva tingersi i capelli di nero per sembrare più grande… è una stupidaggine, come tutti i motivi per cui si litiga.





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