Correva a
perdifiato, scansando a fatica gli alberi sempre più fitti
nel buio, tendendo
le orecchie, aguzzando la vista per scorgere anche un minimo segno che
le
indicasse il luogo della battaglia. Sentiva alle sue spalle i rumori e
gli
scoppi della furiosa battaglia in corso al castello, ma sempre
più in
lontananza, mano a mano che si addentrava nella foresta proibita. Si
sentiva in
colpa per aver abbandonato i suoi compagni e i membri
dell’ordine a combattere
con i mangiamorte, ma lui era lì, in quella foresta buia, a
combattere da solo,
e lei non poteva abbandonarlo. Ad un tratto, un alone di luce rossa
avvolse la
foresta, insieme ad un grido di dolore che squarciò la notte
e il cuore di
Hermione.
Mentre il
dolore diminuiva lentamente e le convulsioni del suo corpo si
calmavano, Harry
tentò di pensare. Era solo, in una radura nel cuore della
foresta proibita, e
stava per morire. Questo lo sapeva, lo sapeva dall’inizio:
quante possibilità
poteva avere contro un Voldemort tornato al culmine dei suoi poteri?
Gli era
sfuggito tante volte, tutte per fortuna o per l’aiuto di
qualcuno. Ma questa
volta nessuno poteva aiutarlo: sua madre, Sirius, Silente…
Erano tutti morti
per lui, morti invano.
L’istinto
gli diceva di provare a fuggire, per quanto stupido potesse essere il
tentativo, ma Harry era ben deciso a non ascoltarlo: non sarebbe morto
strisciando.
Raccogliendo
le sue ultime forze, si rialzò lentamente. Voldemort rideva.
-Non
ne hai
ancora abbastanza, Harry?- disse, con voce finta compassionevole -vuoi
che ti
finisca? Non hai che da dirmelo… non hai che da implorarmi.
Harry non
aveva più fiato per rispondere alle provocazioni,
alzò la bacchetta ma subito
un altro lampo rosso lo colpì al petto, costringendolo a
piegarsi in due per il
dolore. La sua bacchetta volò lontano.
-Questa
volta non ci sarà nessuno a morire per te- Harry
sentì la voce di Voldemort
come da molto lontano - questa volta non ci sarà la tua cara
mammina pronta a
salvarti.
Sarebbe
morto così. Voldemort non gli avrebbe concesso una morte
rapida, non a lui.
Harry
sentì
che stava per scivolare nell’incoscienza; si
lasciò scivolare a terra, mentre
le forze lo abbandonavano lentamente, così come i sensi. Non
vedeva più niente,
non sentiva più niente. Se questo era morire,
pensò, era certo meglio di quella
tremenda tortura. Il dolore era sempre più
lontano…
-Harry!!!
Harry si
scosse dal suo torpore, terrorizzato molto più di quando,
pochi secondi prima,
aveva pensato morire.
Non lei, lei
no, ti prego, tutti
tranne lei… lei no…
Voldemort
interruppe la maledizione e si voltò a guardare.
Hermione
avanzava nella radura, con passo sicuro. Harry vide la paura sul suo
volto, ma
anche la bruciante determinazione che ben conosceva. Avrebbe voluto
gridarle di
andarsene, di scappare, che era inutile sacrificarsi, che per lui non
c’era più
speranza, ma non ne aveva più la forza, e sapeva che sarebbe
stato fiato
sprecato. Invece si guardarono solamente, lui a terra, lei in piedi,
fra lui e
Voldemort.
-Ma
che
sorpresa, una gentile signorina si è voluta unire a noi-
disse quest’ultimo,
alzando la bacchetta. Hermione invece si limitò a spostare
lo sguardo verso il
mago oscuro, senza nemmeno tentare di prendere la bacchetta riposta
nella
divisa. Harry trattenne il fiato, tentando disperatamente di sollevarsi
ad
terra, di proteggerla in un modo o nell’altro…
-Crucio!
Hermione si
piegò su se stessa, gridando di dolore. Harry si
alzò, ignorando le proteste
del suo corpo, e da dietro la circondò in un abbraccio,
urlando anche lui,
finchè Voldemort, all’improvviso,
abbassò la bacchetta, con un’espressione
terribile sul volto. Hermione si raddrizzò, lo sguardo fiero
nonostante le
ultime tracce di sofferenza.
-Maledetta,
sporca mezzosangue, non te lo permetterò- sibilò
Voldemort.
-Non portai
fare nulla per impedirmelo- rispose Hermione, senza l’ombra
di un tremito nella
voce. Allargò le braccia, nascondendo quasi completamente
Harry alla vista di
Voldemort -Dovrai passare sul mio corpo.
Quella
frase fece scattare qualcosa nella mente di Harry.
-Prendi
me! Uccidi me, non Harry,
uccidi me!
Capì
perché
all’improvviso Voldemort sembrava spaventato, capì
l’espressione determinata e
sicura di Hermione. Capì, e il terrore si
impossessò di lui.
-No!!!
Harry
cercò
di spostare Hermione dietro di lui, ma le poche forze che gli erano
rimaste e
un giramento di testa improvviso non gli consentirono di smuoverla di
un
centimetro.
-Hermione-
disse debolmente -ti prego, no…
Ma Hermione
non lo ascoltò.
-Forza,
uccidimi!- disse Hermione -uccidimi come hai ucciso la madre di Harry,
e
preparati a morire, Voldemort, proprio come successe quindici anni fa.
Voldemort
levò la bacchetta, ma la lasciò a
mezz’aria, l’indecisione dipinta sul volto.
Passarono
alcuni secondi così, senza che la situazione si muovesse da
una parte o
dall’altra. Harry, che era di nuovo scivolato a terra,
sentiva che i sensi
stavano per abbandonarlo. Lì, sdraiato sull’erba
della radura, vedeva sempre
più confusamente la sagoma di Hermione, immobile nella sua
posizione, pronta a
morire per salvarlo. Sempre meno lucido, vedeva la sua immagine
confondersi con
quella di sua madre, e tutte e due gridavano, chiedevano di essere
uccise, per
salvare lui…
Ma Hermione
non doveva morire, questa volta lui non doveva permetterlo.
Poi tutto
successe in pochi secondi: Voldemort abbassò la bacchetta,
Hermione chiuse gli
occhi…
-Avada
Kedavra!!!- esclamarono due voci, contemporaneamente.
Due
fiotti
di luce verde si scontrarono a mezz’aria, al centro esatto
della radura.
Harry stringeva
forte la bacchetta di Hermione, tenendola alta davanti a sé.
Non aveva certo
l’esperienza di Voldemort in fatto di maledizioni senza
perdono, né aveva
ancora le forze per sostenerne una. Ma sentiva che ce la poteva fare,
ce la
doveva fare.
La luce
verde si spostava di continuo, una volta verso Voldemort, una volta
verso
Harry.
Il ragazzo
sentiva il braccio tremare, non ce la faceva più.
All’improvviso, sentì che la
bacchetta era diventata un po’ meno pesante da tenere.
Hermione l’aveva
afferrata insieme a lui, tenendo gli occhi chiusi,
l’espressione concentrata. Anche
Harry chiuse gli occhi, chiedendo al suo corpo un ultimo, decisivo
sforzo.
Ci
fu un
ultimo, forte lampo di luce verde, seguito da un esplosione talmente
forte che
sollevò Harry, mandandolo a sbattere violentemente contro un
albero.
Tenne
gli
occhi chiusi, finché il rumore assordante finì e
nella foresta tornò la calma,
interrotta solo dalle urla di Hermione. Non capiva perché
urlasse, ma aveva
paura di scoprirlo. Non voleva vedere com’era finita. Sentiva
una puzza nauseante
aleggiare nell’aria, tanto che credette di dover vomitare.
Finalmente
si decise ad aprire gli occhi: al centro della radura, Voldemort
giaceva
riverso a terra, le braccia allargate, il volto nascosto
nell’erba. Senza
nemmeno il tempo di provare a capire cosa fosse successo, senza
concedersi di
sperare che fosse davvero come sembrava, Harry si precipitò
da Hermione,
sdraiata a terra a qualche metro da lui, che continuava ad urlare senza
sosta,
e la prese per le spalle.
-Hermione!-
urlò a sua volta, spaventatissimo -Hermione! Calmati, ora,
calmati!
La ragazza
smise finalmente di gridare e aprì gli occhi, il terrore
ancora impresso sul
viso.
-Harry-
sussurrò, guardando prima lui e poi il corpo del mago oscuro
a terra -Harry, è…
-Resta
qui-
le intimò Harry, prima di avvicinarsi cautamente a
Voldemort, con la bacchetta
puntata. Con la coda dell’occhio vide Hermione alzarsi in
piedi e avvicinarsi a
lui di qualche passo, e per un attimo si chiese perché fosse
così dannatamente
testarda.
Era ormai a
pochi centimetri dalla mano del nemico che ancora stringeva la
bacchetta. Fece
un respirò profondo, poi, stringendo forte la sua,
sferrò un calcio alla
bacchetta di Voldemort, che volò a qualche metro di
distanza. Il mago non ebbe
alcuna reazione.
A quel
punto Harry prese coraggio, infilò un piede sotto al corpo
di Voldemort e con
un altro calcio lo fece voltare. Per un breve istante video il rosso
dei suoi
occhi e fu preso dalla paura, ma poi vide che erano vitrei ed
inespressivi, e
la bocca era aperta in un urlo senza voce.
Harry
camminò lentamente, a ritroso, verso Hermione, azzardandosi
ad abbassare un
po’ la
bacchetta. Non osava crederci
Sentì
il
tocco di Hermione sul suo braccio, delicato e rassicurante, e alla fine
si
decise a riporre l’arma. Poi si girò verso di lei
che, con le lacrime agli
occhi e con un incredula gioia appena accennata sul suo volto, gli
gettò le
braccia al collo. Harry la strinse forte e finalmente sentì
la tensione
sciogliersi, almeno in parte.
Restarono
così abbracciati, in silenzio, sconvolti ad emozioni ancora
fortissime e
contrastanti fra loro, divisi fra la paura che ancora provavano e la
gioia che
stava per esplodere.
Dopo
quella
che parve loro un’eternità, sentirono dei passi,
seguiti da urla nella foresta.
Gridavano i loro nomi.
Harry
capì
che erano salvi, che li avevano trovati. Ad un tratto, tutta la
stanchezza e il
dolore che provava lo assalirono, e fece appena in tempo scorgere Ron,
Ginny,
Lupin e la Mg.Granitt correre verso di loro prima di svenire.
Note
dell’autrice:
forse qualcuno di voi avrà già letto il primo
capitolo di questa storia, che ho
postato la prima volta non molto giorni fa. Lo ripubblico con appena
qualche
diversificazione, a causa di un cambio di account (sono sempre io^^).
Ringrazio
tantissimo quelli che hanno recensito il capitolo che avevo postato,
spero lo
faranno anche con questo e che la storia continuerà a
piacere. Il capitolo due
è già pronto, e prestissimo
pubblicherò anche quello. Grazie a tutti quelli che
leggeranno e in particolare a quelli che mi lasceranno un commento^^
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