Aldilà dello
Specchio
“Là dove c’è luce, l’oscurità è in
agguato, e il terrore regna.
Ma grazie alla spada di un cavaliere,
ora l’umanità ha una speranza.”
- Kaoru, mi raccomando! Voglio tutto pulito e ben lustrato.
Questo pavimento dovrà eguagliare ed equiparare gli specchi che vendo!
Gli specchi. Da bambina
mi facevano sempre timore. Ogni qualvolta ne incrociassi uno, per istinto
volgevo sempre lo sguardo altrove, o più semplicemente nascondevo
il viso tra le mani. Vedere la mia immagine là dentro, mi metteva a disagio, ma
nello stesso tempo, mi creava paura. In realtà avevo paura che da quella
superficie così levigata, uscisse un feroce demone pronto a farmi del male. Pronto
a portarmi con lui, in quello specchio.
Quando si cresce certe paure svaniscono. Così come
scompare il timore di osservare il proprio riflesso.
Il riflesso. Le
superfici che riflettono la propria immagine possono essere svariate.
Una lastra di marmo
molto lucente, le vetrine di un negozio, limpide e brillanti,
la superficie pura e cristallina dell’acqua… Perfino un pavimento ben lustrato,
riesce a mostrare le nostre fattezze in maniera impeccabile, anche se a tratti
sfumata.
- Non si preoccupi, stia tranquilla! Vedrà che non resterà delusa!
Con una passata in più di straccio, ed olio di gomito, faranno perfino invidia
a queste specchiere! – conferma la bella Kaoru, con un sorriso folgorante, per
conquistarsi le benevolenze della sua nuova datrice di lavoro.
La donna in questione, cianquant’anni o poco più, sembra
mostrare un’espressione soddisfatta.
- Se svolgerai bene il tuo compito,
sarai ben retribuita! – esclama in seguito, più che appagata, nei riguardi
della sua nuova collaboratrice.
Kaoru Mitsuki ha nuovamente cambiato lavoro. Quello di alcuni giorni prima, non le permetteva neppure di
acquistare un tubetto di colore in più, per dipingere le sue tele.
Oltretutto fare l’assistente di un mago un po’ pasticcione e
sbadato, non era il massimo della tranquillità.
Lustrare pavimenti in un gran negozio, è senza dubbio più
sicuro!
Decine di specchi, alti ed ampi, con ricche decorazioni, o
semplici e piccoli, dal raffinato design, sono dappertutto. Circondano la
ragazza in maniera forse ossessiva, ma a quella pittrice dallo sguardo caparbio
poco importa. La paga è sufficiente, e la donna che si occupa di gestire
l’attività, è una persona perbene, gentile e assai comprensiva. Forse un po’
meticolosa e maniaca dell’ordine, ma nulla di insopportabile
per un’emergente pittrice che di datori ne ha visti veramente tanti.
Kaoru continua imperterrita a lucidare alla meglio quella
vasta superficie che sta sotto le sue ginocchia indolenzite e sporcate dalla
polvere, con i capelli raccolti da più pinze per tenerli su alla meglio e senza
darle troppi intoppi, strigliando a fondo una per una le
centinaia di mattonelle dal colore dell’acqua cristallina, fino a farle
divenire sfavillanti.
- Proprio uno specchio, non c’è che dire! – si complimenta
estasiata la donna, dall’espressione gaia e benevola. Si limita a sorridere, la
pittrice, per poi asciugarsi due o tre righi di sudore che le piombano copiosi
ed abbondati dalla fronte. Un lavoraccio, il suo. E
siamo ancora alla prima mattonella!
Meglio rischiare di farsi incendiare i capelli da un mago pasticcione,
forse?
- Come pensi di agire?
- Potresti iniziare dalla Casa degli Specchi che c’è al Luna
Park.
- Anche se a te non piacciono quel tipo di
attrazioni che fanno divertire così tanto gli umani, vero?
In ordine sono Ros, Ker e per ultima la pungente Ber, a conversare
con un ragazzo dal soprabito bianco che gli sta proprio d’innanzi, e che
incurante o quasi delle loro sottili parole indisponenti, si adopera
semplicemente a purificare la lama della sua fedele spada, con il fuoco guida
del Makai.
Kouga Saejima estrae il prezioso oggetto dal fodero, per poi
introdurre quel lungo pezzo di Animetallo, nelle fauci
della bestia di pietra presente all’interno della sala.
Ber osserva attentamente il giovane cavaliere, con uno
sguardo acuto e un po’ crucciato. Vederlo reagire anche solo con un’occhiata, è
tutto ciò che le farebbe piacere ottenere in quell’istante.
- Dì a quella ragazza che ti fa da esca, di non romperne
uno. Sono 7 anni di disgrazia. Tuttavia, non penso proprio che le rimanga da vivere così tanto, ormai.
– sottolinea più che pungente, accompagnando quelle
crude parole con un sadico sorriso.
Kouga estrae con violenza la sua spada dalla bocca della
bestia di pietra. Un gesto senza dubbio affrettato, fatto con
impetuosa irritazione, che di certo non lascia la sacerdotessa dell’Est
indifferente.
Compiaciuti sono i suoi occhi che si vanno a scontrare con
quelli del coraggioso figlio di Taiga.
Ancora una volta il valoroso fa scivolare
la sottile lama della sua arma bianca, lungo l’apertura del fodero per ritrarla
all’interno.
Senza fornire alle tre nessuna replica, e dopo aver
indirizzato un’occhiata acida nei confronti di Kodama, il maggiordomo dei Cani
da Guardia dell’Est, Kouga guadagna rapido l’uscita.
Il sottile sospiro di Zarba, si fa vivo appena fuori dall’antro. Un cielo limpido e sereno, ed un’aria
fresca, fa completamente dimenticare la sensazione angusta e la mancanza di
luminosità, che si respira all’interno di quel misterioso palazzo.
- Reflesis non è un Orrore qualunque. Si manifesta solo se
qualcuno pronuncia il suo nome ad alta voce, mentre la propria immagine viene riflessa in uno specchio. Non divora le sue prede,
come la maggioranza dei propri simili, ma l’imprigiona all’interno degli
specchi che ci sono nella dimensione in cui alberga. Oltretutto,
è anche di tipo femminile.
- Già. – si limita solamente a rispondergli l’umano
proprietario, corrucciando ancor di più quell’espressione già inasprita di suo.
Un tipo di Orrore che il Cavaliere Dorato dell’Est,
non predilige particolarmente.
- Sono subdole, insidiose, ed oltretutto ammaliatrici.
- Su di me i loro trucchi non hanno effetto. – replica secco
lui, andando così a chiudere il discorso.
Zarba tossicchia, per poi farsi nuovamente avanti: - Se
posso permettermi… di preciso dove ci stiamo recando?
La gente che cammina lungo le strade, alle undici di
mattina, è tanta. Un fiume in piena, impazzito, che si dirama in più direzioni, sia a piedi, che con l’ausilio di bici
sicuramente più pratiche e veloci.
Il tempo, i minuti che scorrono, ogni secondo è prezioso per
far sì che i tempi coincidano e si vadano ad incastrare perfettamente, senza
produrre fastidiosi scompigli nella vita di gente perennemente indaffarata.
Kouga getta rapido un’occhiata alla strada, prima di
attraversare, e prima ancora di dare finalmente una risposta al suo magico
anello guida. Le labbra si schiudono per permettere alle parole di venir fuori,
e la sentenza arriva senza indugio: - A riprendere lei.
Kaoru strizza il panno per le pulizie con evidente fatica, e
dell’acqua scura cola copiosa come una pioggia senza fine, nell’ormai ricolmo
secchio. Ha le braccia intorpidite, lei. Avrà ripetuto quel movimento forse più
di cento volte, in due ore di lavoro.
Intingere lo straccio nel secchio con
l’acqua pulita, passarlo più volte sulla superficie della mattonella opaca affinché
non si rinnovi del tutto, e strizzare la pezzuola nel catino pieno di scolo
color cenere.
Questo è ciò che ha fatto senza sosta.
Sempre lo stesso movimento. Per ogni
singola mattonella, ogni centimetro di pavimento sotto quelle ginocchia
completamente arrossate. Si asciuga per l’ennesima volta la fronte,
zuppa e bagnata, con il dorso della mano, per poi guardarsi rapidamente
attorno. Manca poco ormai. Ci saranno all’incirca una decina di piastrelle da
pulire. L’espressione stanca e affaticata della mora Mistuki, si fa meno
gravosa. Tra pochi minuti potrà finalmente rialzarsi da lì, intascare la dovuta
ricompensa, e tornare a casa. Gonza le avrà sicuramente preparato
qualcosa di buono. Dopo tanta fatica, non c’è dubbio.
Sta per riprendere il suo operato,
dopo una breve pausa durata soltanto pochi secondi, quando ode ad un tratto le
proteste della donna per la quale lavora, riecheggiare nell’aria.
- Ma non ha letto il cartello?! E’
momentaneamente chiuso per pulizie! Santi numi! Avrei dovuto chiudere a chiave,
anziché accostare soltanto le porte! – sbraita la donna, tutt’altro che
contenta, mentre solleva gli occhi al soffitto, nel colmo dell’esasperazione. –
Hey, lei! Ma dove sta andando?! Non ha sentito ciò che
ho detto? Vada immediatamente fuori! – ripete ancora una volta, puntando
l’uscita con un gesto deciso del dito. L’intruso continua imperterrito,
lasciandosi alle spalle l’esasperata cinquantenne urlante,
dritto per la sua strada. Una strada che, data la traiettoria
decisa, sembra proprio condurre a Kaoru.
La ragazza è ancora a terra. Una mano stringe il canovaccio che
gocciola pieno d’acqua, l’altra sul pavimento a farle da sostegno.
I suoi occhi poco per volta scandagliano il suolo d’innanzi,
centimetro dopo centimetro, fino ad incrociare le gambe di qualcuno che le vanno contro. Il pavimento che lei stessa ha lucidato con
così tanta fatica, è pieno di impronte, fanghiglia e
detriti che lo rendono pressoché impiastricciato. Non ha
neppure l’ardire di controbattere, di puntare gli occhi sull’autore del
misfatto, tant’è rapida l’azione.
L’individuo le ghermisce svelto un braccio, per poi
trascinarla su, e via da lì, in pochi istanti, con maniere brusche.
Kaoru s’impunta, cerca nel suo piccolo di opporre
resistenza, ma durante il trambusto, il secchio ricolmo di acqua
sporca oscilla pericolosamente per poi riversarsi a terra. Lo “squosh”
dell’acqua è fragoroso. Un lungo canale grigiastro, ricopre rapido il suolo
lucente, arrivando a coprire e ad appannare quella stessa luce con un sudicio
liquido.
Ciò che si materializza sulla faccia impallidita della
pittrice, è una smorfia strana, un ibrido che va dall’incredulità
all’esasperazione più ostinata. E’ come se quelle decine di specchi, appesi qua
e là tra le mura del negozio, o sorretti dai lungi appoggi di legno che li
fissano a terra, si fossero d’improvviso frantumati. Osserva
furente il viso del tizio. Lo riconosce all’istante. La sua replica, nei
riguardi del vandalo individuo che le ha appena mandato all’aria due ore di
pesante fatica, non può non essere immediata: - Kouga!!!
– tuona senza nessun indugio, con tutto l’astio che ha dentro, mentre costringe
lo stesso ragazzo a voltarsi e ad osservarla. – Che stai facendo?!
- Ti porto via. – replica secco lui, senza scomporsi più di
tanto. Tutto l’opposto della bella pittrice che non sembra
per niente convinta dal verdetto.
- Cosa?! Ma
io sto lavorando!
Ancora una volta la risposta del tacito guerriero sembra
venir fuori spontanea: - Ora non più. – conferma semplicemente.
La mano sicura del Cavaliere del Makai, agguanta nuovamente
l’esile braccio della protetta, per portarla in questo modo via da lì.
La datrice di Kaoru osserva la scena, e con fare furente si
dirige verso i due. Il suo bersaglio sembra essere Kouga. Lo intima a prestarle
attenzione, con un viso agitato, sconvolto.
- Non è questo il modo di trattare la propria donna! Sei uno
screanzato! – gli urla senza nessuna remora,
additandolo con l’indice della mano, in un gesto non proprio garbato. – E in quanto a te, Kaoru- prosegue in seguito, indirizzando
gli occhi sulla sua “lustra pavimenti”, e strappandola inoltre dalla forte presa
di Kouga – Lui non merita una ragazza come te! Faresti meglio a lasciarlo! In
giro ci sono tipi molto più raffinati e gentili di
costui!
Kaoru dimena forte il capo. Le gote diventano
improvvisamente rosse, le pupille scure vacillano, in un sussulto
impacciato.
- Lui non è… - riesce soltanto a pronunciare. La replica della
cinquantenne è così immediata da non farle neppure portare a termine la frase.
- Non serve che tu aggiunga altro!
Lascialo e trovatene un altro migliore! E in quanto a
te – prosegue imperterrita la signora, puntando ancora Kouga – Fuori di qui! –
sentenzia infine secca, additando la porta dell’attività commerciale.
Lui è tacito. Sembra a tratti sfidare quella sconosciuta con
uno sguardo ma poi quegli stessi occhi profondi ed indagatori, si adoperano invece
a puntare Kaoru.
- Resta lontana dagli specchi, se ci riesci. – le dice pochi
istanti prima di girare le spalle, e andar via.
Corruccia la fronte, la moretta, abbassando meccanicamente
gli occhi a terra. Si tocca il mento, tentennante, nella
speranza di comprendere le parole sibilline di quel Cavaliere Dorato dell’Est,
che tanto si ostina a trarla in salvo. Poi, come per magia, i
suoi pensieri vengon meno nel momento in cui gli occhi mettono a fuoco il
pavimento che le sta sotto i piedi.
Un vero disastro, non c’è che dire!
L’acqua sporca del secchio che si è rovesciato, ha intaccato
gran parte del pavimento, rendendo vani i suoi sforzi. Kaoru sbuffa una volta.
Un ciuffo ribelle le finisce davanti agli occhi. La ragazza sbuffa una seconda,
terza volta, per ricacciare quella ciocca birichina all’indietro e poi
agguantare con sprezzo lo straccio bagnato, tra le mani, ed esclamare furente:
- Maledetto Kouga!!
Il giovane dal lungo soprabito bianco, è ormai lontano.
Nelle vie più interne, che conducono al sentiero meno trafficato e più
verdeggiante che va dritto alla Saejima Estate, interpellare Zarba è d’obbligo:
- Quella donna…
- No, non è posseduta né da Reflesis, e né da qualche altro
Orrore, se questo è ciò che vuoi sapere.
- Bene. – La risposta di Kouga è concisa. Sente quasi la
necessità di sospirare, provare sollievo, ma… tuttavia, c’è qualcosa d’insidioso
che ancora lo preoccupa.
Ci pensa il suo Madougu mistico, a portare l’insidia a
galla.
- Ci sono un po’ troppi specchi, in
quel negozio, non credi anche tu, Kouga?
Il ragazzo annuisce senza talune repliche. Il viso è come
sempre freddo, impassibile. Lo sguardo accigliato, e le mani sudate. E’ teso,
il figlio di Taiga. Avrebbe potuto ordinare a Zarba di far cadere quella
signora, la proprietaria del negozio, in trance, in
modo tale da farle perdere i sensi e portare via da lì quell’ostinata pittrice
ma… quella stessa pittrice pareva tener tanto al suo nuovo lavoro.
Dovrebbe in realtà avere una vita normale, come gli altri
coetanei. Lavorare, essere libera di agire e fare ciò che più l’istinto le
suggerirebbe, senza fuggire via mai, per ricominciare poi tutto daccapo.
E poi, l’anello che le ha messo con
maniere poco galanti al piccolo dito medio, sarà il solito campanello d’allarme
che porterà Zarba a metterlo in guardia.
Questo il Madougu gotico lo sa. Ha di nuovo compreso ogni
singola sfumatura dei pensieri di Kouga.
- Perché non l’hai portata via? Hai
sconfitto e tenuto testa a più di cento Orrori, e non
credo che quella bisbetica cinquantenne potesse incuterti paura… Non ti starai
un po’ troppo aggrappando al mio provvidenziale aiuto, eh signorino?
Kouga si appresta a rincasare. Con ampie falcate va dritto,
spedito nella hall della sua enorme villa, non prima
di avere dato all’anello una replica a tono: - Anche questo fa parte del tuo
lavoro. Sei sotto contratto. Ricordatelo.
Zarba storce il viso in una smorfia d’irritazione. Schernire
di tanto in tanto il suo proprietario, non fa di certo parte del contratto ma, a lui piace ugualmente. Tuttavia, Kouga a
volte non sembra possedere lo stesso carismatico spirito del padre. Taiga era
un nobile cavaliere, attento, preciso, pronto a scattare in difesa degli umani
in pericolo, ma più malleabile. Le battute dell’anello guida
lo distendevano, gli tenevano compagnia. Il giovane figlio, al
contrario, a volte rimane muto, impassibile. Non sempre ha l’ardire di
ribattergli a tono, con modi leggeri, o addirittura sorridere. E’ un nobile
cavaliere, alla stregua del padre, ma molto più rigido.
Ciò nonostante, il Madougu mistico ha imparato a volergli
ugualmente bene, e a servirlo con maniere impeccabili. Dopotutto, c’è da
rispettare un contratto!
La ragazza ha da poco concluso forse la sua più grande fatica: lustrare alla perfezione le centinaia di
mattonelle che rivestono il suolo del negozio presso il quale ha trovato
lavoro, per ben due volte, e nel giro di appena tre ore.
Stanca e completamente distrutta, si lascia cadere al suolo,
non prima però di aversi asciugato la fronte con un fazzolettino bianco e
pulito.
- Hai fatto un ottimo lavoro, ragazza! Un bel pavimento
lustro, che sembra assomigliare ai miei amati specchi! – esclama euforica la
signora, osservando estasiata quell’immane splendore
sotto la suola delle sue eleganti scarpe dal tacco alto e la pelle lucida e
nera.
Kaoru fa altrettanto, dirigendo un’occhiata su una delle piastrelle
che le riflette il viso. – Sono tutta spettinata! – si
preoccupa di dire all’istante, mettendo a posto con le dita qualche ciuffo ribelle,
che torna dopo subito a posto.
- Puoi rinfrescarti nella toilette del negozio! Oh! Attenta
a non sporcare il lavabo. L’ho appena lucidato…! – dice la donna, con un
piccolo sorriso esaltato.
Kaoru si solleva, per poi compiere un inchino nei riguardi
della datrice:
- La ringrazio infinitamente! Non si preoccupi,
farò attenzione! – promette gaia, con una faccia raggiante, felice di
potersi dare finalmente una sistemata. Corre rapida in bagno, per gettarsi in
viso dell’acqua. La freschezza e la sensazione di benessere che quel liquido le
fa provare, è indescrivibile. Kaoru solleva il capo verso la specchiera che le
sta di fronte. Sorride alla sua immagine riflessa, per poi slegare i capelli e
riavviarli con qualche rapido gesto delle mani.
La chiara superficie dello specchio, ad un tratto pare quasi
vibrare. E’ impercettibile il movimento sussultorio. Impercettibile ma strano. La
giovane asciuga il volto con un telo pulito, ignara di quel tremolio. La
superficie sta per mutare, per rivelare un viso che non è di certo quello di
Kaoru, ma poi il processo s’interrompe non appena l’artista si appresta ad
andar via.
- Allora io qui ho finito! – esclama poco dopo alla donna,
per poi rispecchiarsi un’ultima volta in uno dei tanti specchi di quel posto, e
riavviarsi ancora i capelli. Grazioso, con una cornice raffinata, ed ovale.
Proprio un gran bel pezzo d’arredamento. La ragazza lo fissa curiosa, attratta
da quell’oggetto che pare interessarle.
- Ti piace? – si sente chiedere senza preavviso dalla
signora, mentre quest’ultima le porge la paga racchiusa in una busta di carta
bianca.
- E’ semplice ma delizioso! – risponde decisa la ragazza,
prendendo la sua meritata ricompensa tra le dita.
- Puoi prenderlo!
Kaoru sgrana le palpebre. E’ incredula.
- Come scusi?
- Puoi prenderlo, è tuo! Te lo sei meritato ampiamente, direi! – conferma la donna,
facendole notare il lustro pavimento, e quindi il bel lavoro svolto.
La moretta è stanca, ciò nonostante le parole di quella
signora sembrano una raffica di energia positiva, una
ricarica istantanea che la rimette subito in forma, e di buon umore.
Kaoru ringrazia ancora, con un altro dei suoi doverosi
inchini. I capelli le slittano in avanti per poi ritornare al solito posto non
appena il capo ritorna ritto in verticale.
Una gran bella soddisfazione per lei, non c’è che dire.
Con lo specchio ellittico ben stretto tra le braccia, la
bruna si muove in una stradina della città con passi sbarazzini e viso sereno.
Sembra aversi perfino lasciato alle spalle fatica e stanchezza, tant’è
raggiante la sua espressione.
Sta costeggiando un muretto poco più alto di
cinquanta centimetri, e lungo decine di metri, che divide due strade. Si guarda
intorno lei, per poi gettare un’occhiata all’orologio da polso. Il
suo stomaco gorgoglia, ma c’è ancora tempo per pranzare. Oltretutto
le ginocchia hanno ripreso a farle male. Sedersi qualche minuto, e
recuperare forza, è una prospettiva che l’attira. Poggia con delicatezza lo specchio
sulla superficie del muro, e si lascia cadere accanto.
Il sollievo è immediato. La schiena va all’indietro, giusto
un tantino, per non cadere dal lato opposto e riversarsi a terra con un buffo
capitombolo.
Solleva lo sguardo in su, in un
cielo chiaro, pieno di sole, con qualche nuvola dalla forma bizzarra che
assomiglia a dell’ovatta morbidissima. Kaoru chiude gli occhi lasciando che
quell’immagine, impressa così com’è nella sua mente, la faccia rilassare ancor
di più. Forse troppo.
Il suo corpo si sbilancia, eccessivamente, l’equilibrio vien
meno.
E il capitombolo? Inevitabile.
Si aiuta con le braccia, sbattendole in maniera disordinata,
come fossero ali, per non finire all’indietro. Ad un
tratto la sua nuca urta qualcosa. Questo qualcosa non è duro, non è ruvido come
il selciato della strada, e soprattutto, non è statico e privo di tremori.
E’ un qualcosa di morbido, di caldo, di vivo. Sembra quasi
che respiri!
Poi ecco una voce. Un timbro squillante, spiritoso,
familiare.
- Tempismo perfetto! Non trovi anche tu?
Kaoru si scuote, cerca di rimettersi retta, in una posa più
consona e stabile ma due mani la trattengono inchiodata lì, in un torace che le
sta alle spalle.
- Rei…?! – prova ad azzardare riconoscendo la voce, ed accigliandosi
poi sorpresa.
- Sei sorpresa, o disgustata? Se fosse quest’ultima, allora rimedio subito. - dice
allentando la presa delle mani, e togliendo un sostegno alla sprovvista
ragazzina che si sente di nuovo finire all’indietro.
- Hey! – ha solo il tempo di replicare, pochi
secondi prima che il ragazzo la puntelli di nuovo, per poi rimetterla
ritta sul muro. Si gira di scatto la brunetta. Rei è lì, che la osserva
divertito. Kaoru lo accoglie con una smorfia tutt’altro che brillante, che poi
accompagna con una bella sbuffata.
- Siamo nervosette oggi? O… ti
aspettavi di vedere qualcun altro? Magari quello lì che ti sta sempre dietro… –
Le parole del giovane Cavaliere dal soprabito nero, colpiscono dritto il
bersaglio.
- Niente affatto! Dopo quello che
ha combinato, poi… figuriamoci! – sbuffa ancora, mordendo l’esca.
Rei si lascia cadere sul muretto,
accomodandosi dal lato opposto, in modo trasversale.
- E’ successo qualcosa?
- Non ne voglio parlare! – sentenzia stizzita la ragazza,
accigliandosi ancor di più, con braccia incrociate.
Sulle labbra del giovane combattente si manifesta un leggero
ma acuto sorrisetto. Una smorfia sicuramente di trionfo,
avida e sottile. Successivamente, quei cupi
occhi si spostano. Lo specchio ovale ha appena attirato la sua attenzione. Il
Cavaliere d’Argento dell’Ovest ride ancora, compiaciuto. Come
se sapesse qualcosa. Infila poi scaltro una mano in tasca, e tira fuori
un sottile laccio di ferro.
- L’ho sempre detto che quel tizio
non fa per te! – esclama in seguito, scavalcando il muretto con un gesto rapido
delle gambe, e portandosi d’innanzi a Kaoru per afferrare lo specchio.
- Che vuoi fare?! – replica la
ragazza, scattando in piedi, agitata verso di lui.
- Carino. E’ tuo?– gli chiede il tipo, fingendosi
interessato a quell’ovale raffinato, mentre si osserva il riflesso.
Kaoru annuisce squadrando tacita quello
strano individuo. Rei le lancia un’occhiata,
dopodichè sorride furbetto. Pochi secondi sono più che sufficienti, per mettere
quell’ovale tra le mani, e sbucarle poi alle spalle.
Il collo della pittrice viene
ghermito con una carezza dalle sicure mani del giovane. Un freddo oggetto lo
avvolge poco dopo.
L’artista si osserva allo specchio. E’ una collana, quella
che le è stata appena appoggiata al collo. Semplice, d’argento, con un piccolo
ciondolo dalle fattezze di goccia.
- Che significa? – ribatte
prontamente, scostando per un attimo l’attenzione dalla sua immagine riflessa, su
quella del giovane, anch’essa rispecchiata dall’ovale prezioso.
- Ti dona divinamente! Non trovi?
- Non posso accettare regali da uno sconosciuto! – Kaoru è
categorica.
Tuttavia, anche la risposta di Rei, che giunge imminente, le
dà filo da torcere: - L’anello di quel tale però lo hai
accettato.
La ragazza vorrebbe replicare, con un viso lievemente tinto di
rosso, e pieno di imbarazzo, Rei però la precede,
incalzante come non mai: - Te la posso agganciare?
I pensieri della pittrice sono infiniti. L’oggetto è carino,
fine, forse anche costoso ma… sarebbe davvero consono
accettare? Kouga fu tassativo, nel metterle quell’anello.
Oltretutto anche se lei volesse sfilarlo via, non otterrebbe
nulla. Saldo com’è, non si smuove neppure di un millimetro.
Kaoru sta per replicare. Alla fine si è decisa. Dischiude le
labbra, appena, prende fiato ma quello steso fiato le resta
in gola così come le sillabe. Qualcuno, le ruba la parola.
- Fossi in te non lo farei. –
emette la salda voce di Kouga, inaspettatamente, in
risposta alle parole del rivale che si stupisce all’istante. Rei china poco il
capo, e sbuffa.
- Arrivi sempre nei momenti meno opportuni, tu. – sbotta crucciato, con una smorfia d’offesa a marcargli il viso- Il
tuo principe dal cappotto bianco è qui! – enuncia con enfasi, quasi
subito, nei riguardi di Kaoru – Contenta?
Kouga gli è alle spalle. Se solo il
Cavaliere dell’Ovest provasse ad agganciare quel filo al collo della ragazza,
rischierebbe davvero grosso.
La mano sull’ansa della spada, e l’espressione tutt’altro
che serena, convincono Rei a cedere. Colui che si fregia del titolo di Zero, sfila via quel laccio
fine con uno svogliato movimento. L’indice della mano è teso. Fa volteggiare
intorno a quel dito il filo, un po’ per gioco, fin quando
poi non si riavvolge completamente tutto in torno.
- Zarba! – Kouga chiama il suo mistico Madougu a rapporto. Vorrebbe
spiegazioni.
L’anello recepisce al volo, e preciso
come sempre gli dà un assenso: - Confermo. E’ sua. Quella collana è stata
generata da Silva.
Alle parole dell’anello guida, Il flemmatico ragazzo si
acciglia ancor di più, per ferire lo scaltro Rei con un’espressione
rabbiosa del volto.
Solleva le mani in segno di resa, il rivale dal soprabito
nero, pur abbozzando una lieve smorfia di riso.
- Ok! Ho capito. Ma non puoi avere
soltanto tu l’esclusiva di monitorarla attraverso quel misero anello. –
schernisce odioso.
Kouga non ribatte. Ci pensa il suo sguardo inasprito, a
farlo. Rei intravede in quel viso aggrottato, una
preziosa opportunità. Reagisce svelto, con parole sottili e pungenti, conquistando
terreno in avanti, mentre Kaoru fissa entrambi sempre più timorosa e confusa.
- Nervosetto anche tu oggi, eh? Che
c’è, non riesci a trovare un frutto di Barankas? – Il Cavaliere riesce in pieno
nell’intento. Il detentore del titolo di Garo, stavolta non può impedirsi di controbattere.
- Va via! – ordina imperativo, sguainando d’un
botto la spada.
- Come siamo permalosi! – attesta il moretto dal lungo
capello, per poi ricambiare l’affettuoso gesto ed estrarre al volo una delle
sue daghe. Invece di lanciarsi all’attacco, Rei delinea
un sorriso con la bocca piena e carnosa che si ritrova. – Oggi no! Non ho
voglia di duellare. Lascio a te l’onore di farlo. – Riponendo
magistralmente la sua arma dalla corta ma precisa lama, in un fodero nascosto
dal cappotto, porta via dalle mani di Kaoru lo specchio. – Osservati
bene, principessa! – ordina issandole l’ovale contro.
Trema la superficie liscia e brillante di quell’oggetto.
Trema pericolosamente, per poi liquefarsi come acqua, staccarsi dalle dita di
chi lo sorregge e fluttuare magico a mezz’aria, rispecchiando ciò che gli sta
d’innanzi.
L’obbiettivo è Kaoru.
Il riflesso dell’artista si tramuta. C’è sì una donna,
dall’altro lato, ma con fattezze tutt’altro che umane. Un viso pallido, una
bocca dal colore blu intenso, degli occhi grandi, di un giallo ambrato e ben
truccati, riempiono la superficie liscia del vetro. Appaiono delle lettere. Una
ad una si collegano fra di loro per poi comporre una
parola.
- Re… Reflesis? – balbetta la giovane artista, leggendo quel
nome ad alta voce. A Kaoru non le viene concesso tempo
di capire. Un nastro azzurro e luminoso la circonda, per poi farla finire nello
specchio. Quest’ultimo sta per cadere a terra, sta per finire in mille pezzi,
ma il provvidenziale intervento di Rei, fa sì che non vada
in frantumi.
La reazione di Kouga è celere. Spedito gli va incontro, con
una furia negli occhi.
Fissa l’ovale, l’antagonista dal cappotto nero, per poi
sorridere e puntare anch’esso il detentore di Garo, con una furia simile nello
sguardo.
- Perché lo hai fatto?! – tuona
Kouga, irruento, facendo parlare prima di tutto la lama
della sua spada che và a sfiorare appena il collo dell’altro.
- Che male c’è? Tanto so già che la
salverai! – ribatte spiritoso Rei, noncurante di quell’Animetallo
che gli accarezza la pelle della gola. Deglutisce, con sprezzo e aria di sfida,
per poi sbattere in petto dell’avversario, l’oggetto ovale. – Buon
divertimento! – augura tutto spiritoso, vivace nello sguardo
e nel portamento, per poi andar via, come nulla fosse, e fargli un
saluto accennato con una mano sventolante.
Interdetto, il Cavaliere Mistico
dell’Est, si appresta a sorreggere e a badare prima d’ogni cosa all’oggetto. Se andasse in pezzi, per quella ragazza sarebbe la fine.
Questo Kouga lo sa bene.
Quando Rei è ormai un lontano
ricordo, resta una sola cosa da fare: - Come faccio ad entrare qui dentro? – domanda
svelto al suo anello guida.
Il responso da parte di Zarba è il
seguente: - Stendi bene il palmo della mano sinistra al centro dell’ovale. Il
resto verrà da sé.
Kouga esegue alla lettera le indicazioni preziose del
gioiello. Prima di compiere tutto ciò, ha la premura di adagiare l’ovale sul
muretto per far sì che non cada a terra una volta che anche il giovane non sia più lì a sorreggerlo.
La sinistra si va a posare su quella fredda superficie.
Zarba ha il tempo di guardarsi, di ammiccare simpaticamente alla sua immagine
riflessa.
Un nastro azzurro di energia, come
una frusta violenta, ghermisce Kouga in un istante, per condurlo in un mondo
tutto nuovo.
Una dimensione parallela.
Aldilà dello specchio.
Il viaggio dura poco. Questione di secondi, e nulla più.
Kouga tocca terra. La prima cosa da fare, è girarsi guardinghi
da ogni parte, ed aguzzare la vista.
Ogni angolo, ogni punto di quel
posto, sembra somigliare all’altro.
E’ un po’ come se decine di specchi si fossero riuniti lì
intorno per creare una sorta di meccanismo, un gioco fatto di riflessi, che si
collegano l’un con l’altro, all’infinito. Il suolo
sotto la gomma delle scarpe di Kouga, è fatto di vetro. Trasparente. Aldilà di esso, s’intravede un baratro senza fine.
- E’ qui Kouga! – mette in guardia Zarba, avvertendo all’istante
la presenza dell’Orrore. Il figlio di Taiga tiene su la spada, davanti a sé,
sulla difensiva. Osserva attento, tende l’orecchio ma…
tutto è così tremendamente vuoto e simile. Un’enorme landa,
che si estende all’infinito, formata solo da un pavimento di vetro, e nulla più.
- E’ un’illusione! Senza ombra di dubbio.
– conferma ancora Zarba, fornendo al padrone un aiuto prezioso.
Scattante è l’azione di Kouga. Impugnando saldamente l’ansa
della spada con la destra, e sollevando la mano sinistra davanti a sé, guida la
lama dell’arma poco sopra le dita, per sfregarla tra le fauci ben affilate e dischiuse
di Zarba. Lui morde la lama che sfila perfetta tra quei denti di metallo,
producendo un sottile stridio, e la magia del gotico anello fa sì che
l’illusione si dissolva.
La vasta landa in realtà è un corridoio lunghissimo, non
ampiamente largo, costeggiato da centinaia di specchi, magri e lunghi, che
riflettono alla perfezione l’intera figura di una persona.
Sia sulla destra che sulla sinistra, le specchiere si
riflettono l’un con l’altra l’immagine del Cavaliere
Mistico.
- Lei dov’è? – esorta quest’ultimo verso Zarba, nella
speranza di avere una risposta relativa a Kaoru.
L’anello si concentra, per poi scuotere il capo. Un pessimo segno.
- La sento lontana. Molto lontana. – si duole.
- Pensi che sia in uno di questi specchi?
- Credo di sì. Quell’Orrore colleziona le sue vittime come se
fossero figurine di un album… E l’album, in tal caso,
è di sicuro questo corridoio. – Zarba sospira con una faccia piuttosto afflitta
e sconsolata dai chilometri e forse infinito andito- Ci vorrà un bel po’, per
cercare la tua bella pittrice. Potresti impiegare anni!
- Io dico di meno. – Kouga volge verso il basso la spada,
per poi farsi riflettere alla meglio da uno specchio che gli sta di fianco. -
Reflesis! – chiama a gran voce, scandendo bene le lettere di quel nome.
Chiamato in causa, l’Orrore esce finalmente allo scoperto
materializzandosi da una delle tante superfici riflettenti presenti nell’infinito
vestibolo.
- Il Cavaliere Dorato che pronuncia
il mio nome? Che onore!
- Dov’è quella ragazza?! – esorta
svelto lui, facendosi avanti a suon di parole decise.
Conquista terreno, la misteriosa ed appariscente figura, con
passi lenti, dritta verso di lui. I lunghi capelli, dal colore del cielo,
sfiorano il lucido pavimento di vetro, accarezzandolo. L’abito lustro, dai
riflessi argentei, sagomato, rende quell’andamento calmo e raffinato, ancora
più elegante.
- Quale ragazza? – replica sfrontata quel
mostro dal viso d’angelo, recitando il ruolo del cattivo ignaro ed innocente.
- Lo sai benissimo! Non farmi perdere la pazienza! – reagisce
Kouga all’istante, facendo oscillare pericolosamente la spada in segno di
sfida.
- Sempre così acidi e scortesi, voi Cavalieri Mistici. –
puntualizza la creatura, sfiorandosi con due dita una ciocca di setosi capelli
che le incorniciano il viso. Le mani, longilinee, affusolate, dall’aspetto
curato, con unghia lunghe e trasparenti tanto da sembrare cristallo, lambiscono
quel ciuffo per giocarci elegantemente.
Reflesis è un Orrore
vanitoso, che sceglie le sue prede in base all’aspetto esteriore. Ama la
bellezza tanto da farne una potente arma predisposta a soggiogare chiunque
minacci il suo operato.
Continua lenta, raffinata, per poi accostarsi
al giovane nemico guardingo che la scruta perentorio, senza batter ciglio.
– Vuoi quella ragazza? Allora accetta la mia proposta! – sentenzia successivamente, divorando metaforicamente il bel viso
dell’ospite, con un paio di occhi gialli dal potere incantato.
La risposta di Kouga è immediata: - Di che si tratta?
L’Orrore sorride. Una smorfia dolce ma sicuramente velenosa,
se fatta da una creatura capace di cotanta crudeltà, che immola le vittime nei
suoi specchi, e conserva i loro corpi lì per sempre.
- Uno scambio. – replica l’Orrore - Sai, io amo collezionare
le cose belle… ed avere un Cavaliere Mistico del tuo
rango nella mia vastissima raccolta, sarebbe un onore! Quella ragazza
ritornerebbe alla vita di tutti i giorni, mentre tu, resteresti qui, nel mio
mondo, immolato nel più prezioso ed imponente degli specchi. – Reflesis punta
un dito oltre le spalle di Kouga. Il giovane è vigile, ma
costretto a compiere mezzo giro con il capo, per osservare ciò che la creatura
gli sta sapientemente indicando. Uno sfarzoso oggetto,
rettangolare, alto più di tre metri, e contornato da una cornice d’argento
dalle linee raffinate, sontuose, ricche di decori e forme ornamentali
d’ogni bellezza. Troppo sfarzoso però per un tipo semplice come lui. – Quello è l’oggetto che mi rappresenta, che
dà potere a tutta la mia dimensione, e che controlla tutti gli specchi di questo andito. Un pezzo importante, tutto per te.
Diventeresti la parte più rara e preziosa della mia raccolta. Un corpo da conservare…
in eterno. – gli sussurra la creatura, accostando e sfiorando la bocca
all’orecchio della sua lambita preda. Modi fini ma ammaliatrici, che farebbero
sciogliere un uomo in un battito d’ali.
- Accetta, e anche tu resterai
giovane per sempre! Come il resto della mia collezione, come me! Bella ed
immortale!
Kouga squadra attentamente, con determinazione, il viso
bianco dell’essere. Lui non ama scendere a patti con Orrore. Se
c’è una remota possibilità di evitarlo, anche la più pericolosa, non vi è
dubbio che la scelga. La replica del ragazzo è quindi immediata: - Potrai anche
avere un bell’aspetto, ma la tua stupidità lo rende vano.
L’Orrore si acciglia meravigliato,
dopodichè prova di sorpresa la necessità di portarsi due dita alla
bocca. C’è un piccolo rigo di sangue, dallo scuro colore di un cielo serale e
senza stelle, che entra a contatto con le proprie dita bianche e curate.
L’espressione di Kouga è decisa, dura, soddisfatta. Ha
appena trafitto il ventre della creatura con l’Animetallo della sua spada.
L’Orrore è in preda allo sconcerto, furente.
– Pazzo! Il mio potere rimarrà anche dopo che io sarò
svanita! Se uccidi me, non saprai mai come liberare
quella ragazza! – minaccia in seguito, mettendo in mostra degli affilati
canini. – Tu…
- Ti sbagli. – l’anticipa Kouga, azzittendola in un’istante – Sei stata tu stessa a rivelarmelo, anche se
inconsciamente. - Tirando via la lama dal ventre della bestia, il giovane la
indirizza in direzione del sontuoso specchio che gli sta alle spalle - Se
riduco in frantumi quella buffonata laggiù, il tuo potere finirà
definitivamente, e con esso anche il sigillo che tiene
in vita questo mondo e i corpi che hai intrappolato in queste prigioni di vetro
riflettente.
A quelle parole, Reflesis risponde con un famelico ruggito che
non presagisce nulla di buono. La sua azione è rapida. Con un balzo fulmineo,
scatta in uno degli specchi che le sta di fianco, non prima però di aver
graffiato una guancia del rivale, con l’ausilio delle affilate unghie di vetro.
- Che Orrore impertinente! Prima fa
la carina con te, e poi rivela la sua vera natura da strega! – commenta Zarba,
alquanto infastidito dalla reazione sfrontata del mostro.
Kouga è pronto all’azione.
La mano tiene salda l’ansa dell’arma bianca, pronta a
compiere la consueta manovra.
Un rapido cerchio sul capo.
Una luce accecante che avvolge quel corpo,
e che si solidifica poi divenendo una sfavillante corazza. Una corazza
dorata, leggendaria.
Adesso è Garo, quello pronto all’azione.
Lesta è la controffensiva di Reflesis che pur di sfuggire al
suo inseguitore, si nasconde con furbizia da uno specchio all’altro.
Garo fatica quasi a seguirla.
Il ritmo dello scontro si mantiene pressoché inalterato per
diversi secondi. Poi, la svolta. La perfida creatura passa finalmente
all’attacco. Spunta un nastro di energia blu intenso,
dal piano di uno specchio posto alle spalle del Cavaliere Dorato, che gli
recinge in fretta una caviglia. Resta in piedi, il lupo
dell’Est dagli occhi verde brillante, seppur un tantino malfermo. Il
lazzo lo trascina a fatica verso lo specchio dal quale
è apparso. Finire lì dentro, significherebbe perdere la propria libertà. Zarba
lo avverte di ciò, repentino. Garo impugna saldamente il manico dell’arma, e
recide con un sol colpo la frusta.
Arriva finalmente il turno per lui di passare al
contrattacco. Stavolta però, l’eroico Cavaliere del Makai se
ne sta immobile, con il capo chino, lo sguardo attento e concentrato. Ha
già elaborato una strategia, un modo rapido per non sprecare secondi preziosi.
Vuole che sia l’Orrore, a fare la prossima mossa. La vanitosa Reflesis, ferita
sia nel corpo che nell’orgoglio, ed accecata dall’idea
che qualcuno le abbia sfregiato una parte del suo corpo perfetto, non perde
tempo.
Rapida è la sua mossa. Scagliandosi con veemenza sul dorato
bersaglio, in un disperato attacco ad unghia tratte e decise
a lacerare ogni cosa, va incontro alla meta. Troppa collera c’è nel suo sguardo
offuscato. Troppo amor proprio. E soprattutto, stupidità.
La mano che impugna l’ansa della spada di Garo, è veloce. Il
polso del Cavaliere Dorato ruota. Con maestria ed
eleganza. Un fendente dritto. Un affondo preciso nelle carni pallide
dell’Orrore. Un colpo solo.
Il sangue cola giù, copioso, dalle labbra pitturate di blu
di Reflesis, proprio come quel liquido che le circola in corpo e che macchia il
pavimento di vetro e l’abito argenteo. La creatura si accascia al suolo. Si
mira per l’ultima volta nel suo appariscente specchio. Sospira a fatica, ed
incespicando alza un braccio verso la sua immagine riflessa, desiderosa forse
di sfiorarla. Il corpo si frantuma, scoppia. Una
pioggia di cristalli vien giù, vola via, finché poi violenta non scompare del
tutto.
Anche l’armatura di Garo scompare.
Kouga fa salire lo sguardo per squadrare lo specchio
sfarzoso che gli sta d’innanzi.
E’ giunto il momento di portare a termine il suo compito.
Va rapido, correndo a spada tratta, verso l’obbiettivo da
distruggere. La sua immagine riflessa in quell’ampia superficie, si fa sempre
più vicina. Anche in questa occasione, è sufficiente
un colpo solo per mandare in frantumi lo specchio, e porre così fine al sigillo
dell’Orrore.
La facciata si sfalda, si stacca, crolla. Un colosso che
cade al suolo, e che si sbriciola non appena ci entra
a contatto.
Uno dopo l’altro, le fila di specchi che costeggiano
l’andito, si colorano di una luce pallida, sfumata. Le figure intrappolate
all’interno di ciascuno specchio, fuoriescono sotto forma di sottili polveri
luminescenti che poi s’incanalano tutte in punto per fluttuare via.
Una di quelle superfici lisce, diversi metri più in là,
anziché restituire polvere, libera un corpo. Il corpo di un umano che privo di
sensi, si riversa meccanicamente al suolo.
E’ Kaoru. La ragazza mora dalla pelle chiara e lo sguardo
ostinato.
Kouga va subito a prenderla, muovendo svelto le gambe, un
passo dopo l’altro.
Giunge presto lì, con una punta di fiatone, si china verso
il suolo, solleva il piccolo scricciolo con le braccia e lo tiene su.
In seguito si guarda intorno. - Dov’è
l’uscita? – pronuncia chiedendo a Zarba una riposta.
Il Madougu è categorico: - Sotto i tuoi piedi.
La testa di Kouga si abbassa in direzione del pavimento di
vetro. Lo scruta da buon osservatore qual è, e poi svelto afferra quella
risposta.
Tenendo su Kaoru con l’ausilio del solo braccio sinistro,
usa quell’altro per impugnare alla meglio il manico
della spada, e conficcare la punta di essa dritta sul terreno di vetro.
Si ode un rumore, acuto ma breve. Subito dopo, crepitii d’ogni
suono e durata, accompagnano il diramarsi veloce di piccole fenditure che sfaldano
dopo pochi istanti quella lastra. Il pavimento comincia così a cedere, a
divenire instabile, fin quando il fracasso di uno
scoppio, non lo porta a cedere di colpo, e a finire giù, nel baratro senza
fine. Una pioggia di cristallo luccicante cade nel vuoto, come fosse solida.
Kaoru è stretta dall’abbraccio pieno di vita di Kouga che la
regge saldo, mentre il pavimento gli si sgretola anche sotto i suoi piedi.
Precipitano di sotto, per diversi metri, in uno scintillio
di vetri incantati ma taglienti. Il giovane protegge la ragazza facendole
trovare riparo con il suo soprabito bianco. Una luce a sua volta ricopre Kouga,
fino a far scomparire entrambi.
Nello stesso momento, sul muretto, lo specchio ovale
risplende anch’esso di luce improvvisa.
C’è un nastro d’energia, poco distante da esso,
che prende vita e si attorciglia fino a creare una spirale. Al suo interno, la
sagoma dei due prende forma, fino a materializzarsi del tutto. Il fascio si dissolve,
diviene polvere scintillante, e galleggia via mosso da un alito di vento.
Kouga si guarda intorno, con fare inquieto. Nei paraggi non
c’è nessuno. Nessuno che abbia assistito ad una simile magia.
Un flebile lamento da parte di Kaoru, richiama l’attenzione del tacito.
Il capo le si scuote appena, le membrane
oculari vibrano per poi schiudersi come quelle di una bambina che apre per la
prima volta gli occhi.
Lui la squadra mentre riprende conoscenza,
fermo e muto come al solito. Pian pianino la
pittrice mette a fuoco la vista, distinguendo così i lineamenti inconfondibili
di Kouga. Si acciglia all’istante, un po’ dallo stupore, e un po’ per rabbia.
- Tu?!- reagisce prontamente,
sfoggiando un viso carico di meraviglia. – Che ci fai qui…?!
E perché mai mi tieni in braccio?!
La risposta muta di Kouga arriva celere. Rimette a terra la
brunetta senza tanti convenevoli, per poi occuparsi solo ed esclusivamente
della sua spada. Prende il fodero, lo solleva davanti a sé, e vi ripone l’arma
con un gesto molto elegante delle braccia.
Kaoru sbuffa, corruccia le labbra
per poi puntargli contro un dito: - Tu…! Hai idea di quanto io abbia dovuto faticare per colpa tua? Oltretutto non ti sei
neppure scusato… - sottolinea la giovane, incrociando
le braccia al petto. Pare non avere ricordi, della brutta avventura che l’ha
coinvolta pochi minuti fa. - Ha ragione la mia datrice di lavoro. Sei uno
screanzato! – Le parole di Kaoru sono sempre le stesse. Kouga per lei è una
persona che và oltre ogni sorta di comprensione umana,
un tipo che non ama il dialogo, che preferisce sia il silenzio a discorrere per
lui. La ragazza ha un viso crucciato, per niente soddisfatto. Desidererebbe
spiegazioni, anche una misera e striminzita risposta, tuttavia, c’è qualcos’altro che attira la sua attenzione. La guancia sinistra
di Kouga, presenta dei graffi. Lei si fa avanti, svelta gli
si accosta.
- Che c’è? – domanda il Cavaliere Mistico, vedendo lo sguardo perentorio della sua
protetta, fissarlo incessantemente in viso.
- Ti ha graffiato un gatto? – rimanda lei, storcendo le
labbra in una smorfia piena di dubbi, mentre indica con lo sguardo la guancia
ferita.
Kouga si porta due dita sulla parte lesa. Del sangue unge
fievole i polpastrelli che si macciano di rosso. Il bruciore inoltre gli fa
strizzare appena le palpebre. Punge un po’, quel graffietto profondo dell’Orrore.
- E’ stato un gatto molto arrabbiato, dico
bene Kouga? – s’intromette presto Zarba, sogghignando sciolto.
Kaoru squadra quel muto ragazzo, ma non si perde d’animo.
Avanza pericolosamente verso di lui, e lo sollecita a sedersi sul muretto che
gli sta proprio alle spalle, a suon di spintoni.
- Che stai facendo?! – sbotta
prontamente Kouga, cercando come da copione di opporre una certa resistenza.
Lei insiste, lo spintona sempre più con le gambe ben
piantate al suolo che ogni tanto però la fa slittare.
- Una ferita come questa va pulita immediatamente, e bada
che non accetto un rifiuto!
- Kouga, la ragazzina ha ragione. Meglio disinfettarlo ora,
anziché a casa. – asserisce Zarba con buon senso.
Il figlio di Taiga non ha scampo. Perfino il suo anello gli
è contro.
Si lascia quindi accomodare sul muretto, con un’espressione
non proprio contenta, tutto il contrario della brunetta. Con un sorriso, ed un
paio di occhietti vispi ed allegri, raccoglie la sua
borsa da terra per tirar fuori una bottiglietta d’acqua e dei fazzolettini di
carta.
- Non ho del disinfettante appresso… però l’acqua se non
altro servirà a pulire la ferita, e ad evitare un’infezione. Una volta a casa,
faremo le cose per bene!
- Andrà bene così. – si ostenta a replicare lo scontroso
Cavaliere, facendosi vedere un tantino riluttante, quasi seccato da quella
circostanza.
Kaoru svita il tappo della bottiglia per poi bagnare un
fazzolettino di carta con qualche goccio d’acqua. Si accomoda successivamente di fianco a Kouga, e gli posa sulla guancia
la pezzuola imbevuta.
Il giovane annotta il viso, con un’espressione che trapela una
certa dolenza. La mano stabile e delicata della bruna, lava a fondo quei
taglietti, fino a ripulirli del tutto dallo sporco e dal sangue ormai quasi
rappreso. Sono piccoli gesti, quelli di Kaoru che continua a tamponare la
guancia indifferente e impassibile del ferito, con cura ed amore.
- Quante premure…! – fa notare subito il saccente anello,
senza lasciarsi sfuggire una simile occasione di
replica. – Perché non diventi un’infermiera?
Kaoru scuote il capo: - Non credo che mi piacerebbe… E poi la
paga del mio nuovo lavoro è buona. Anche se devo ammettere
che si fatica abbastanza. Soprattutto oggi. – sottolinea
con un pizzico di voce acida, lanciando un’occhiataccia poco amichevole nei
riguardi di Kouga.
- Dovresti licenziarti, invece. Col passar del tempo la tua
schiena ne sentirà gli effetti. – annota da parte sua il Cavaliere, dando l’impressione
di averla a cuore.
La reazione di Kaoru è infatti
scontata.
- Ti preoccupi per me? – interpella sorpresa, mettendo in
mostra un paio di occhi sgranati.
Kouga le lancia un’occhiata rapida. Dopodichè il suo sguardo
da perfetto disinteressato, ritorna dritto davanti a sé, ad inquadrare il
vuoto.
- Il mio è solo un consiglio. – replica con parole stentate,
dal sapore teso e soffocato. Meccanico.
La ritrattista aspetta qualche istante, prima di emettere la
sua replica. Una replica fatta di parole, ma soprattutto di dolci gesti.
Un abbraccio, una stretta delicata, affettuosa,
è tutto ciò che Kouga riesce a percepire in quel breve lasso di tempo.
- Non riesci proprio a raccontare bugie! – esclama lei, stringendolo
forte come farebbe una bimba con il suo orsacchiotto di peluche - Tanto lo so
che ti preoccupi per me! – dice in seguito, tutta sorridente e soddisfatta,
quasi canzonando le parole.
Si tratta di un gesto espansivo oltremisura, per un tipino scontroso
come lui.
Sgarbato si solleva di botto dal muro, costringendo Kaoru a
sciogliere in mal modo l’abbraccio.
- Raccogli le tue cose e torniamo a casa. Siamo già in
ritardo per il pranzo. – decreta secco, dandole istintivamente le spalle. Lo
stomaco dell’artista gorgoglia alla parola “pranzo”.
Si tocca la pancia, vuota ed
affamata, e poi si rialza dal muretto di pietra.
S’infila la borsa dalla lunga tracolla sulle spalle, sta per
andarsene, quando le gambe si bloccano. Con un rapido dietrofront, ritorna al
muro, prende lo specchio ovale e se lo stringe con entrambe le mani al petto.
A causa della fretta, stava quasi per dimenticarlo lì sopra.
- Guarda qua! – esclama andando dritta verso Kouga, per fargli
vedere l’oggetto. – Non è carino? Me lo ha regalato la mia datrice! – Kaoru sorride,
mentre lo specchio riflette il suo viso radioso. Kouga getta a stento uno
sguardo su quell’ovale che gli riserva lo stesso trattamento dell’amica.
Due volti incorniciati là dentro, uno accanto all’altro. Per
certi versi quell’immagine viva sembra quasi assumere le fattezze di un
dipinto.
Una strana sensazione porta il ragazzo a guardare altrove, con
lo scopo di volgere via lo sguardo da quel ritratto.
Da cosa fugge Kouga? Dall’immagine riflessa di Kaoru, oppure
dalla sua, un po’ tesa ed impacciata?
Muto com’è, compiendo mezzo giro su se stesso per eseguire
un lesto dietrofront, s’incammina solitario in direzione di una stradina.
Il capo della ragazza si gira appena per seguirlo con gli
occhi. E poi, con quegli stessi occhi ritorna fissa sullo
specchio che in quel preciso istante sta riflettendo la figura del Cavaliere
dal bianco soprabito e dalle larghe spalle, che si allontana.
Spinta da una voglia irrefrenabile, Kaoru sfiora con le dita
della mano destra il piano dell’oggetto. Al tatto, quel vetro liscio si lascia
carezzare facilmente dai polpastrelli che sembrano però riservare le carezze a qualcun
altro.
E’ Kouga, la sua immagine specchiata, quella che Kaoru pian
pianino carezza. Il contorno delle spalle, l’andatura resa ancora più elegante
dal quel soprabito bianco che si muove di qua e di là con raffinato stile, e
quel passo sicuro, la catturano fino a farle
dimenticare ogni cosa.
Ah, se quel ragazzo così freddo e distaccato imparasse ad
esternare un po’ di più i suoi sentimenti!
Dividere lo stesso tetto, pranzare insieme, passare
pomeriggi in giardino a bere the e a farsi compagnia… Sarebbe tutto molto più
piacevole.
- Sbrigati. – ode ad un tratto la giovane, ritornando presto
in sé. Un castello di speranze e sogni che le si smonta
immediatamente. La voce di Kouga è capace anche di questo. Da bravo guerriero
inflessibile qual è, continua a percorrere la sua strada, mentre la propria immagine
riflessa nello specchio si allontana sempre più da quelle piccole dita da
ragazzina che lo stanno segretamente sfiorando.
Scuote forte il capo, lei, come per scrollarsi qualcosa di imbarazzante dai pensieri.
- Agli ordini! – dice poi con enfasi, mettendosi un attimo
sull’attenti, e correndo via, verso quell’odioso ma forse adorabile ragazzo, e
in direzione di un futuro ancora tutto da scoprire.
Ci sono specchi
grandi, sontuosi, contornati da cornici importanti e molto costose.
Altri invece, sono
piccoli, semplici, all’apparenza anche troppo modesti e di basso prezzo.
Grandi o piccoli,
tondi o quadrati, costosi o modesti… Per la mente di una bambina impaurita, non
c’è nessuna differenza.
Adesso però, a
distanza di molti anni, ho capito che mi sbagliavo.
Ce ne sono diverse,
per l’esattezza. Quella che spicca di più, tuttavia è una in particolare.
Un banale specchio, il
meno importante, quello che tendi a considerare di meno, al momento giusto può darti
quel qualcosa in più che può renderlo insostituibile.
Per esempio, riesce a
farti sfiorare la sagoma di qualcuno che nella normalità non si lascerebbe
toccare così facilmente.
Tuttavia, si accarezza
pur sempre una superficie di vetro. Una lastra che non sarà
mai in grado di eguagliare il calore di un corpo.
Eppure…
Talvolta l’emozione
che un simile gesto può farti provare, ha la forza di spostare le dita che lo
accarezzano ben oltre quella gelida lastra.
Oltre
le barriere più ostinate del tempo, oltre ogni cosa, oltre ogni confine.
Immensamente più in
là.
Aldilà dello specchio.
Fine
Anno nuovo e… fanfic di Garo
nuova!
Cosa dire? Finalmente c’è anche Rei! Lo so, non è una
parte importante la sua, ma se non altro ci sta!
Attualmente ho visto i primi 12 episodi della serie, divorandomi
ben 2 dvd nel giro di una sola serata… E pensare che mi ero imposta
tassativamente di vedere al massimo 2 puntate a settimana… Accidenti a me e
alla mia insaziabile voglia di curiosità…! -_-,
Nel frattempo però, mentre
attendo le prossime uscite, (ci vorrà un mesetto circa…) oltre a sbavare e a
riguardare decine e decine di volte gli episodi vecchi,
mi tengo impegnata con i racconti! In un certo senso scrivere fic di Garo,
contiene la mia incessante smania di sapere, e mi rende tranquilla. E’ di sicuro un ottimo sedativo, non c’è dubbio!
Per seasons_girl,
gentilissima come sempre (grazie per aver aggiunto le mie storie ai tuoi
preferiti!), volevo tranquillizzarti riguardo la
faccenda del presunto ed ultimo episodio non trasmesso… La serie di Garo
termina in realtà con 25 episodi, infatti il 26, intitolato “Sorriso”, è il
Garo Gaiden. Un gaiden è una sorta di episodio
parallelo alla storia, che può approfondire determinate cose che nella serie
non sono state spiegate, oppure raccontare qualche notizia in più su un
determinato personaggio, un avvenimento che lo ha scosso durante le vicende
passate … Insomma, un Gaiden non è un finale, ma da più approfondimento, più
notizie, e a volte più soddisfazioni!
Tuttavia, se sei una fan accanita del telefilm, non puoi
perdertelo! Tra l’altro è presente solo ed esclusivamente nel 7° ed ultimo DVD.
Quindi, puoi stare più che tranquilla! Anche perché il
finale che conclude la storia di Kouga e Kaoru, lo si
può assistere solo nell’utlima parte del “Garo Special: Best of the White
Night”. Se vai su Wikipedia, puoi leggere tutto ciò
che lo riguarda! Fine compresa! Se invece lo vuoi
proprio vedere, allora lo trovi su you tube, in lingua giapponese con
sottotitoli in inglese.
Io ho deciso di mia
iniziativa di non vederlo… Anche se ho letto come
finisce, preferirei di gran lunga attendere la versione in italiano, o comprare
almeno i DVD in lingua originale, e vedermelo in tv, con audio e video decenti…!
Tuttavia… sto pregando giorno e notte che arrivi qui in Italia!!!
>___< fremo fremo, per la miseria!
Rispondo anche a
NemoTheNameless che mi chiede di fare una storia con Kaoru che indossa
l’armatura di Garo… Sai che non ci avevo mai pensato?
Potrebbe essere un’idea… se mi viene la giusta ispirazione magari la faccio!
Per concludere…
Desidererei annunciarvi che sto progettando di scrivere nuove storie di Garo,
che raccontino però il rapporto che si viene a creare fra Kouga e Kaoru, subito
dopo la fine della serie.
Niente più storie incentrare
solo sull’azione e i combattimenti, e niente più generi privi di romanticismo,
quindi!
In particolare, mi
piacerebbe ambientarle subito dopo, o qualche mesetto più in là, l’ultima
puntata, e un po’ prima dell’inizio del Garo Special.
ATTENZIONE!!! PERICOLO
SPOILER!!!
Nelle ultime sequenze dello
Special, si capisce palesemente che i due protagonisti si sono finalmente messi
insieme… (Quando l’ho letto mi stavo per mettere a
piangere… ;___; lacrime di gioia però!) Ovviamente, non si sa come e quando i
due abbiamo deciso di fare cotanto passo… E questa non è una cosa da prendere
alla leggera…! è___é
Quello che vorrei fare io, è
proprio raccontare questo “come” e questo “quando”, e completare in modo più
esaustivo, almeno si spera, la loro bellissima storia d’amore.
Al momento ho solo qualche
idea, nulla più. Non appena trovo l’ispirazione giusta, mi metto subito
all’opera!
Nella speranza che quel giorno non sia troppo lontano, vi saluto
affettuosamente e vi faccio un mare d’auguri per questo nuovo e splendido 2008!
Niko niko
Botan