«Potremmo
farlo, sai?»
«Cosa?»
«Lasciare
il Distretto. Scappare. Vivere nei boschi. Tu e io potremmo
farcela.»
The
last words left in the woods
Non
credo di averla mai vista in quell’abito nelle mietiture
precedenti. È di sua
madre, ne sono sicuro, quella volta nei boschi me l’aveva
raccontato. Ha i
capelli intrecciati sul capo e delle ciocche ribelli si sono districate
dall’acconciatura,
e ora cadono sul suo viso sfiorando le sue guance. L’azzurro
del suo vestito
accompagna quello sguardo grigio e attento, da cacciatrice, proprio
come lo è
stata appena un paio di ore fa.
Ed
è
bella. Tanto. Molto più di tutte quelle ragazze che
ridacchiano e bisbigliano
alle mie spalle a scuola, che hanno abbastanza soldi da comprare
trucchi o
creme o tutta quella roba lì. Al contrario di Katniss, che
ha gli scarponi da
caccia sporchi di terra e l’odore di pino e di fogliame
attaccato alla pelle.
Che è sempre stata migliore di tutte loro.
Ma
lei
si è offerta come tributo.
Un
secondo dopo, mi sono già fatto spazio tra i miei coetanei e
scavalco la fune,
mi avvicino a Katniss, che in questo momento sta cercando di
trattenersi –
«Lasciami andare Prim lasciami andare» dice
– vedo il terrore nei suoi occhi,
la paura di perdere Prim e di sembrare una debole davanti alle
telecamere, la
conosco troppo bene, sa che sta andando incontro alla morte, so che sta
andando
incontro alla morte, sappiamo entrambi che è necessario, chi
prenderebbe il posto
di sua sorella se lei non lo facesse?
Così
sollevo con forza Prim da terra e lei si volta a guardarmi con uno
sguardo di
sollievo e di ansia. «Va’ su, Catnip» mi
trovo a dire, spaventato dalla mia
stessa inquietudine, altro che morire di fame. Quindi mi volto verso il
pubblico che guarda la scena con compassione, in cerca della signora
Everdeen.
Mi sforzo a non pensare alle centinaia di morti viste in televisione,
dal
reality show vero e proprio alle repliche, e a ripetermi che no,
Katniss non è
debole, Katniss ce la farà, Katniss prende sempre le sue
prede dritto nel loro
occhio, Katniss è stata la mia compagna di caccia che una
volta è stata
inseguita da una lince, è Catnip, Katniss, la mia Katniss, e
vincerà.
Prim
continua a dibattersi tra le mie braccia, mi da calci e pugni e
continua a
gemere il nome della sorella singhiozzando ininterrottamente; anche la
signora
Everdeen è sconvolta, se ne resta immobile, con lo sguardo
vacuo e puntato
sulla figlia maggiore, e devo chiamarla diverse volte prima che si
svegli dal
suo stato catatonico. «Per favore, Prim ora ha bisogno di
lei, per favore» le
dico, mentre lei annuisce terrorizzata e prende Prim nelle sue braccia.
Per un
momento guardo madre e figlia stringersi l’una
all’altra in cerca di conforto,
prima che un Pacificatore mi intima a ritornare nel mio gruppo.
Guardo
i
ragazzi del mio distretto portare le tre dita della mano sinistra alle
labbra e
sollevarle verso Katniss, e faccio lo stesso. Un ringraziamento. Un
segno di
ammirazione. Un addio ad una persona amata. Ma lei non
morirà.
Poi
Haymitch fa una delle sue solite scenate, congratulandosi con lei (la
vedo
trasalire appena le mette un braccio sulle spalle), dicendole di avere
un gran
fegato, prima di scoppiare in un «Più di
voi!» rivolto al pubblico, e poi alle
telecamere. E perde i sensi, cadendo dal palco.
Ora
è
il momento del tributo maschile, e sono quasi sicuro che
toccherà a me salire
lì sopra. Quarantadue tessere non sono poche. In un certo
senso, sono rincuorato
dal sapere che ho alte probabilità di essere estratto come
tributo. Almeno, non
mi sentirò impotente quando la guarderò mentre
tenta disperatamente di
sopravvivere. Almeno, potrò proteggerla, anche a costo di
venire ucciso.
E
invece è il figlio dei Mellark ad essere sorteggiato. Mi
sento in colpa per
essermi sentito sollevato per un momento.
Katniss
sbianca ancora di più al nome, e mi chiedo se per caso lo
conosca all’infuori
delle nostre visite alla panetteria per scambiare i nostri scoiattoli
con del
pane. Un leggero fastidio si fa strada sotto la mia pelle. Quando Peeta
Mellark
si avvia verso i gradini del palco, mi viene in mente di incontrarlo
prima che
parta per Capitol City, per dirgli di proteggere Katniss, di morire per
lei, di
non smettere di preoccuparsi per lei, altrimenti l’avrei
ucciso io stesso
quando ritornerà, se ritornerà. Ma
un’idea migliore si insinua nei miei
pensieri.
Potrei
offrirmi
volontario. Potrei farlo ora, gridarlo, ed essere portato a Capitol e
scaraventato
nell’Arena, e trovarla, e combattere a fianco a lei, e
restare insieme a lei. E
non sarebbe troppo tardi per dirle che l’amo.
Ma
poi
che ne sarà delle nostre famiglie se nessuno dei due
riuscisse a tornare? Di
mamma, di Rory, di Vick? Che ne sarà della piccola Posy,
ancora troppo giovane
per capire cosa sta succedendo, che sta già assumendo
l’aspetto magro e
malnutrito degli altri bambini del Giacimento? Che ne sarà
di Prim e della
signora Everdeen?
Improvvisamente,
il desiderio di fuggire della mattina ritorna prepotentemente nella mia
mente,
più forte che mai. Se solo non ci fossero i Pacificatori,
ora. Se solo non
fossimo costantemente controllati. Correrei sul palco e la prenderei
per mano. E
poi scapperemmo. Via, veloci come il vento. Porteremmo i nostri
famigliari con
noi. Andremmo lontano da qui, da quest’inferno. Lontano dagli
occhi e
telecamere di Capitol City, a vedere il mare che abbiamo potuto osservare
solo nelle
nostre televisioni malandate. Ma non possiamo.
E
io
non posso offrirmi come tributo, ora che questa è la mia
ultima mietitura.
Guardo
Katniss dal mio posto, mentre il sindaco Undersee legge il Trattato del
Tradimento. I suoi occhi sono persi nel vuoto, e non riesco a cogliere
ciò a
cui sta pensando. Forse sta contemplando la mia stessa idea. O forse
sta già
dicendo addio al paesaggio selvatico e familiare del Distretto.
“Vinci Catnip. Vinci
e ritorna, così possiamo andarcene per davvero”,
riesco solo a pensare.
No,
la
buona sorte non è proprio a mio favore, oggi.
N/A: Mi
scuserò con il mondo intero fino alla fine dei miei giorni
per aver scoperto
questa meravigliosa trilogia ed essermene ossessionata. Ho passato una
notte in
bianco a leggermi l’intero Catching Fire, e so che non
è salutare, ma non
potevo farne a meno. Ora il mio Tumblr è pieno di post sugli
Hunger Games.
Buttatemi dentro l’arena adesso prima che continui a fare la
fangirl impazzita
e mi spoileri Mockingjay più di quanto non l'abbia fatto
fino ad ora. E prima
che mi faccia di quale considerare tra Gale e Finnick il mio
personaggio
preferito un dubbio esistenziale.
Ma ho questi feels per
la mia nuova OTP aka Galeniss. Sopportatemi.
Rainie.
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