Mai fidarsi
L’alba a Villa Conchiglia era sempre diversa. Ogni mattina
George notava un nuovo colore, una nuova sfumatura, un modo diverso
delle onde di giungere a riva. E allora per un attimo, solo per un
secondo, sorrideva. Era l’unico momento felice delle sue
giornate. Si lavava meccanicamente, sceglieva dei vestiti a caso e
scendeva in cucina a fare colazione, solo.
Bill era partito per l’India due settimane dopo la Seconda
Guerra Magica, riprendendo il suo vecchio lavoro di SpezzaIncantesimi.
George pensava che non avrebbe dovuto lasciare tutto così,
partire come se nulla fosse successo, eppure non lo biasimava. Lui di
partire non ne aveva la forza.
Fleur si alzava poco dopo che George usciva per passeggiare sulla
spiaggia. Si concedeva ore e ore per ascoltare il rumore del mare,
osservava i gabbiani volare nel cielo, raccoglieva conchiglie e le
lanciava lontano. Rientrava verso l’ora di pranzo, per
consumare un silenzioso pasto con la cognata. Dopotutto, gli sembrava
maleducato e triste non farlo.
E poi non era nemmeno così spiacevole. Fleur non diceva
nulla, mangiava e basta. Beveva il suo vino francese, e non diceva una
parola, rispettosa del silenzio che aveva imposto George fin dal primo
giorno che si era trasferito lì.
Gli era sembrata la scelta giusta, stare lontano dalla Tana e dal suo
negozio, dalla sua famiglia e dai suoi amici. Almeno per un
po’ aveva tutti i diritti di concedersi del tempo solo suo,
visto che la persona con cui prima lo condivideva non c’era
più. A questo cercava di non pensare, ma era impossibile,
non quando il colore del mare era uguale a quello dei suoi stessi occhi.
Dopopranzo Fleur si concedeva un caffè, mentre George si
sedeva in camera sua e aspettava la sera, lo sguardo fisso fuori dalla
finestra a osservare il cielo che cambiava colore, aspettando il
momento in cui il blu diventava arancione per poi spegnersi
definitivamente.
Quel giorno nulla presagiva che sarebbe successo qualcosa di diverso,
nell’ormai solida routine di Villa Conchiglia. Ma
d’un tratto George sentì bussare alla porta, si
girò lievemente osservandola di sbieco, come se fosse
un’allucinazione. Senza aspettare risposta, Fleur
entrò con un vassoio in mano.
“Mi chiedevo se ti andava un café e dei
macarons?”,gli disse con un sorriso, poggiando il vassoio
sulla scrivania. George la guardò, smarrito.
“Disciamo che lo prondo come un sì”,
continuò Fleur, versando il caffè nelle tazze.
“Un cucchiaino?”, gli chiese ancora. Lui
annuì. Gli porse la tazza, appoggiandosi poi alla scrivania
e tirandosi i capelli argentei all’indietro.
George si sentiva osservato. Continuava a tenere gli occhi fissi alla
finestra, ma si sentiva Fleur addosso, come se lo stesse toccando,
mentre lei era distante almeno due metri. Un brivido gli scese lungo la
schiena.
“La smetti?”, sbottò
all’improvviso, girandosi di scatto verso di lei. Fleur
posò la tazza e incrociò le braccia.
“No.”
Sì avvicinò piano, ondeggiando i fianchi come
solo lei sapeva fare. O meglio, come una Veela. Gli si mise di fronte,
prendendogli il mento tra indice e pollice. Lo costrinse a
guardarla. Senza mai staccargli gli occhi di dosso, si
sbottonò la camicetta di seta, scoprendo le sue forme
delicate, un reggiseno di pizzo rosa antico. Lasciò cadere
l’indumento, prendendo la mano di George e portandola
all’altezza del suo cuore.
“Tu me lo ricordi”, sussurrò. Il cuore
le batteva fortissimo. Era sbagliato quello che stava succedendo, oltre
che ingiusto. Dopotutto era sua cognata, la moglie di suo fratello! Era
un doppio tradimento!
“Non pensare a Bill, ora”, continuò lei,
come se glielo leggesse negli occhi “baciami”.
Si sedette a cavalcioni sopra di lui, accarezzandogli i capelli.
Fissò il suo sguardo per un tempo che gli parve infinito,
poi si avventò con forza sulle sue labbra, come una furia.
Fleur aveva il sapore dei pasticcini alle rose che aveva mangiato al
suo matrimonio. E fu questo che lo fermò. Con delicatezza la
staccò da sé, guardandola fisso negli occhi.
“Fleur questo non è giusto. Io non posso
sostituire Bill”, le disse con un sorriso gentile.
“Bill no, ma Fred sì”.
Mai
fidarsi del silenzio.
Angolo Autrice
Ogni tanto ritorno.
Salve a tutti se ancora vi ricordate di me, benvenuti per chi
sfortunatamente non mi aveva mai letto.
Questa è una
storia che scrissi per il concorso Two days two weeks - flash contest.
Mi classificai prima nel turno di questa storia e prima anche nella
classifica generale. Ringrazio ancora la giudicia e vi lascio col suo
giudizio. Tornerò in questi giorni a pubblicare le altre
fanfiction che hanno partecipato al concorso, ma non è
escluso che scriverò qualcosa di nuovo...
Chissà...
Vi abbraccio.
nausicaa
black
Mercoledì 14 novembre – Mai fidarsi
10 punti e primo posto.
Questa-storia-è-stupenda, davvero, infatti ti ha fatto
prendere il massimo. Non starò qui a dirti che la grammatica
è perfetta, perché vorrebbe dire svalutare questa
fic; non è su questo che voglio soffermarmi, ma su quanto tu
sia stata brava a inserire elementi di estrema originalità
nei pacchetti che ti ho assegnato. La coppia George/Fleur è
originale di per sé, ma il fatto che alla fine si scopra che
lei avesse una relazione anche con Fred ti lascia sorpresa,
è un elemento di certo inaspettato. Le descrizioni di Villa
Conchiglia e dei comportamenti dei vari personaggi sono fantastiche,
leggendole sembra quasi di seguire una musica di sottofondo.
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