Zebra

di Mendori
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Attenta! - diceva la gente in una lingua diversa dalla tua, e non sapevi mai sei aspettarti il morso violento di un paraurti da destra o da sinistra.
Le anche ti dolevano per i lividi di mille collisioni (nuda davanti allo specchio parevi portare ai fianchi mazzi di fiori viola e blu) eppure t'ostinavi a non posare il piede sulla pelle di zebra tatuata sull'asfalto, ma a tuffarti nel suo grigio scuro, macchiato di pioggia, con odore di cane bagnato.
Il sangue sulle strisce pedonali dicevi di non poterlo dimenticare.
Tu giocavi agli autoscontri, ma quel rosso vivo t'aveva raccontato d'altro, e la mente s'era aperta con dolore di parto, color verde fosco, lenzuola chirurgiche.
Appesa al tuo cuore scheggiato a vetro avevi distillato una lacrima per ogni battito di ciglia – e ancora non erano bastate a inumidire la realtà cieca del tuo cordoglio. Quella terra da serra non si dissetava mai, e dunque dove sarebbero cresciute le tue viole, dove i crochi?
Ancora e ancora attraversavi la strada.


 





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