Hilf Mir
fliegen…
Der
Schnee fällt still…
Non l’avevo mai notato
prima di oggi. La mia città appare fredda agli occhi di molti, come il mio
paese. La Germania. Gli ignoranti la conoscono solo per ciò che è accaduto
all’incirca settant’anni fa. I più pensano che la nostra lingua abbia un suono
duro, ma non è affatto vero…semplicemente non tutti hanno l’orecchio adatto…Non
tutti sono in grado di percepire la dolcezza all’interno delle cose…Le
possibilità sono due, o nasci così o la vita ti trasforma fino a questo punto.
Un po’ quello che è successo a me…
Ich bin
hier…
Zero gradi centigradi.
Amburgo è la città più calda di Germania, anche se nessuno l’avrebbe mai detto,
essendo posizionata in quello che io definisco “ Profondo Nord”.
Sono qui solo da un
ora. L’aereo mi ha scaricato sul suolo tedesco. Sono salita su un autobus e in
quindici minuti ho raggiunto il centro cittadino.
Provavo una strana
sensazione vedendo le case scorrere lente attraverso il finestrino. Non potevo
non sorridere e poche parole, involontariamente giunsero alle mie labbra.
“Ich bin hier…”
Ho fatto tutto di
fretta e furia, sistemazione in albergo, pranzo, incurante di tutto, gli
sguardi stupiti dei passati, la neve che cadeva. Il mio cuore batteva, i miei
polmoni sembrava non potessero resistere un secondo di più senza essere immersi
in questa città.
Iniziai ad esplorare,
una pazza senza cartina, come sostiene mia madre. Rathaus e poi oltre…fino alla
statua di Otto. Solo l’idea mi faceva saltare come una bambina di dieci anni.
Fu allora che lo vidi.
Stava seduto, occhi e
viso celati sotto una lunga sciarpa nera ed un paio di occhiali da sole enormi.
Il capo coperto dal cappuccio della giacca. Lo osservai piena di curiosità. Se
ne accorse, mi fissò attraverso le lenti, non si mosse.
Ero come pietrificata.
Improvvisamente fu invasa da una sensazione che non provavo da anni. Empatia,
chiamatela come volete. Tristezza, paura, malinconia. Tutto questo si dibatteva
in quella persona. Involontariamente mi lasciai sommergere.
Ab und zu
ist die Traurigkeit als Schnee…
Erano già due ore che
me ne stavo seduto su quella panchina come un automa. Chissà perché poi il
monumento di Otto von Bismark… Forse perché nessuno avrebbe mai pensato di
venirmi a cercare qui. Tra le mani il cellulare spento, un po’ per rabbia ed un
po’ per paura.
Avevo litigato con Tom.
Non mi capitava praticamente mai e non ne ricordavo nemmeno il motivo, ad
essere sincero. Restava solo la sensazione di abbandono in me ed il ricordo
delle sue parole. Sapevo com’era fatto. Ero come lui. Quando eravamo presi
dall’ira dicevamo sempre cose che poi in realtà non pensavamo. Anche le mie
parole non erano state di certo piacevoli da sentire. Sbuffai.
Aveva iniziato a
nevicare. Pensai che il freddo mi avrebbe schiarito le idee. Mi ritrovai a
pensare alla prossima canzone, io che cantavo, Tom, Georg e Gustav al mio
fianco. Rabbrividii. Tornò la paura. E se Tom non sarebbe più stato al mio
fianco?!?
Improvvisamente mi
sentii osservato. Alzai lo sguardo. Il mio cuore per un istante si illuse. Poi
lo ricomposi. Non poteva essere Tom, venuto a chiedere scusa.
Era una ragazza. Una
strana tipa per la verità. So che sembra strano detto da me, ma è così.
Mi fissò per un paio di
secondi e poi…cadde.
Sentii il cuore
battermi nel petto. Non pensai più a nulla. Corsi…