Hope

di Julyet_M
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Hope

A.N. Oggi stavo guardando fra le mie fanfiction, incomplete e varie quando ho trovato questa. Era ferma lì dal 5/12/2011. Doveva essere una fanfiction a più capitoli, ma come mi capita spesso lasciai stare e la conclusi qui. Non so se vi piacerà o no, spero solo che non vi faccia scappare via urlando dal disgusto ;) 


p.s. Se Harry Potter e tutti i suoi personaggi fossero miei, studierei a Hogwarts, avrei una bacchetta e il mio migliore amico avrebbe una saetta sulla fronte. Quindi no, purtroppo Harry Potter e tutti gli altri personaggi non sono miei!


BUONA LETTURA


l dolore è sordo, il dolore è muto. Il dolore è sordomuto. Sordo perché ascolta solo se stesso, muto perché non ci sono parole che possano parlarne.
A. G. Pinketts, L’assenza dell’assenzio



Erano passati solo pochi giorni, da quegli istanti, da quelle ore che avevano segnato per sempre la comunità magica inglese. Voldemort era sconfitto, morto. E allora perché non erano felici? Perché non c’era gente che ballava o cantava? In tanti, troppi avevano perso qualcuno. Un genitore, un fratello, una sorella, un parente, un amico. E ora si trovavano lì ad onorarli. A far sentire il loro dolore. Perché in fondo la guerra è questo. E’ dolore.

Il parco era gremito di gente. Il cielo plumbeo incombeva su una Hogwarts devastata. In prima fila c’erano il Primo Ministro ad interim, Kingsley Shacklebolt, e i suoi collaboratori di fiducia; subito dietro i ribelli, ovvero la famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, l’Esercito di Silente e l’Ordine della Fenicie. Nelle ultime file sedeva il resto della popolazione magica.

In quel momento la professoressa McGranitt stava leggendo i loro nomi, che fluttuavano nel parco affollato. Urla, pianti, singhiozzi.

Poi fu il turno di Harry sul palco. Si guardò attorno. Guardò tutte quelle famiglie distrutte dal dolore. Prese un lungo e profondo respiro e incominciò a parlare: - Quando mi hanno proposto di salire qui sul palco a parlarvi inizialmente ho rifiutato. Chi sono io di speciale, in fondo? Sono solo un ragazzo che si è ritrovato in mezzo a una folle guerra voluta da un pazzo. Ma poi gli altri continuavano a ripetermi che le mie azioni, le mie gesta eroiche, non erano passate inosservate, e che ero io la forza di tutti quelli che hanno combattuto meno di una settimana fa. Io non lo trovo vero. Credo che tutti voi, che tutti quelli che sono morti combattessero per se stessi e i loro cari. La loro scelta è stata quella di combattere al mio fianco per permettere agli altri di vivere in un mondo migliore, nel mondo in cui loro stessi avrebbero voluto vivere. Conoscevo di persona la maggior parte di loro e ormai credo di aver imparato a convivere con il dolore della perdita. Questo non significa che sarà facile andare avanti. Davanti a me vedo un’intera popolazione sconvolta dal lutto, ma che ha la forza e le potenzialità per ricominciare a vivere. Traete forza dalle gesta di coloro che sono morti, dal loro coraggio. Un giorno, non so quando, riuscirete a comprendere il perché di quello che è accaduto. E forse ritroverete la pace. –

Con questa ultima frase scese dal palco. Minerva McGranitt alzò la bacchetta al cielo e inviò una piccola luce bianca e pura nel cielo. – Per Harry Potter.- disse fra le lacrime.

Ben presto tutti la imitarono e nel cielo grigio si aprì uno squarcio di speranza.





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