Erano
passati solo pochi giorni, da quegli istanti, da quelle ore che
avevano segnato per sempre la comunità magica inglese.
Voldemort era sconfitto,
morto. E allora perché non erano felici? Perché
non c’era gente che ballava o
cantava? In tanti, troppi avevano perso qualcuno. Un genitore, un
fratello, una
sorella, un parente, un amico. E ora si trovavano lì ad
onorarli. A far sentire
il loro dolore. Perché in fondo la guerra è
questo. E’ dolore.
Il
parco era gremito di gente. Il cielo plumbeo incombeva su una
Hogwarts devastata. In prima fila c’erano il Primo Ministro
ad interim, Kingsley
Shacklebolt, e i suoi collaboratori di fiducia; subito dietro i
ribelli, ovvero
la famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger,
l’Esercito di Silente e
l’Ordine della Fenicie. Nelle ultime file sedeva il resto
della popolazione
magica.
In
quel momento la professoressa McGranitt stava leggendo i loro nomi,
che fluttuavano nel parco affollato. Urla, pianti, singhiozzi.
Poi
fu il turno di Harry sul palco. Si guardò attorno.
Guardò tutte
quelle famiglie distrutte dal dolore. Prese un lungo e profondo respiro
e
incominciò a parlare: - Quando mi hanno proposto di salire
qui sul palco a
parlarvi inizialmente ho rifiutato. Chi sono io di speciale, in fondo?
Sono
solo un ragazzo che si è ritrovato in mezzo a una folle
guerra voluta da un
pazzo. Ma poi gli altri continuavano a ripetermi che le mie azioni, le
mie
gesta eroiche, non erano passate inosservate, e che ero io la forza di
tutti
quelli che hanno combattuto meno di una settimana fa. Io non lo trovo
vero.
Credo che tutti voi, che tutti quelli che sono morti combattessero per
se
stessi e i loro cari. La loro scelta è stata quella di
combattere al mio fianco
per permettere agli altri di vivere in un mondo migliore, nel mondo in
cui loro
stessi avrebbero voluto vivere. Conoscevo di persona la maggior parte
di loro e
ormai credo di aver imparato a convivere con il dolore della perdita.
Questo
non significa che sarà facile andare avanti. Davanti a me
vedo un’intera
popolazione sconvolta dal lutto, ma che ha la forza e le
potenzialità per
ricominciare a vivere. Traete forza dalle gesta di coloro che sono
morti, dal
loro coraggio. Un giorno, non so quando, riuscirete a comprendere il
perché di
quello che è accaduto. E forse ritroverete la pace.
–
Con
questa ultima frase scese dal palco. Minerva McGranitt alzò
la
bacchetta al cielo e inviò una piccola luce bianca e pura
nel cielo. – Per
Harry Potter.- disse fra le lacrime.
Ben
presto tutti la imitarono e nel cielo grigio si aprì uno
squarcio
di speranza.