I'M WITH YOU / /
Il vento soffiava fortissimo per le strade scure. La notte era
già inoltrata e improvvisamente l'orologio della chiesa del
paese batté le due di notte.
Una ragazza stava in piedi, appoggiata ad un muro e guardava il cielo
scuro, ricoperto di nuvole. L'aria le scompigliava i capelli argentati,
ma lei sembrava non importarsene. Il suo sguardo scarlatto si
spostò sulla strada, per poi perdersi.
Era lì da ore, dalle otto di sera, eppure l'ungherese Daniel
non si faceva ancora vedere. Era incredibile che Julchen potesse
aspettare per così tanto una persona o qualcosa. Lo stava
aspettando perché ne era innamorata, da tantissimo tempo, e
lui di lei...almeno così credeva fino a quel momento...
Aspettò ancora una mezzoretta, poi perse la pazienza e se ne
andò, camminando con lo sguardo fisso a terra, senza una
meta precisa. Le bastava andarsene da lì.
Si sentiva tradita. Non era più la Julchen di sempre, quella
ragazza spigliata e sicura di se, un po' troppo egocentrica, forse. No,
quella che camminava al buio, barcollando con lo sguardo assente, forse
non era nemmeno più una ragazza. Era un mucchio di carne,
ossa, capelli e vestiti senza più emozioni, ormai.
Julchen si morse il labbro, cercando di trattenere le lacrime. Ma che
le stava succedendo? Lei non si comportava MAI così, non era
da lei! Come mai si sentiva così devastata dal fatto che
Daniel non era con lei, ma forse con quella smorfiosa austriaca che era
Sophia?
Camminava da un bel po' e il petto le faceva tantissimo male. Aveva gli
occhi umidi, colmi di lacrime che lei rifiutava di lasciar andare e le
sue guance ardevano.
Fece per attraversare il ponte che sovrastava un ruscello dall'acqua
scura che rifletteva le nuvole nere e si appoggiò al
parapetto di granito chiaro, guardando l'acqua nera scorrere. In un
secondo mille pensieri le attraversarono la mente. In particolare,
continuava ad affiorare un'immagine creata dalla sua fantasia di Daniel
e Sophia che ridono assieme accanto ad un camino caldo.
Julchen non riuscì a trattenere un singhiozzo e una lacrima
colma di dolore le sfuggì, cadendo senza far rumore nelle
acque torbide del ruscello. Lei immediatamente arrossì
dall'imbarazzo e si asciugò rapidamente il viso, sperando di
non essere stata vista da nessuno. Ma in quella brutta notte gelata non
c'era nient'altro a parte lei e i suoi pensieri.
Un'altra folata di vento la colpì, facendola rabbrividire
dal freddo. Si sentiva sola e abbandonata e quella notte faceva
così dannatamente freddo.
Per migliorare la situazione, un lampo attraversò il cielo
scuro e della pioggia cominciò a cadere, inzuppandola. Era
quasi come se il cielo piangesse con lei...
Lei alzò lo sguardo, maledicendo il tempo e tirò
un lungo sospiro. Le emozioni negative presero il sopravvento e lei non
riuscì a trattenere un urlo. Poi scoppiò a
piangere, le lacrime che cadevano a sciogliersi nel ruscello.
In quel momento, Julchen, forse per la prima volta in vita sua, si
sentì debole e desiderava ardentemente qualcuno da
abbracciare, qualcuno che la prendesse per mano e che la riportasse a
casa. Qualcuno che la 'salvasse' da quell'agonia, qualcuno che la
consolasse.
In fondo, a nessuno piace stare da solo.
Si asciugò le lacrime e ritornò a guardare il
ruscello che scorreva. Davvero, che le stava succedendo? Tutto questo
per un ragazzo? Che le succedeva? Forse era soltanto impazzita...si,
doveva essere per forza così...
In quell'istante, un ombra attirò la sua attenzione.
Si voltò e vide un ragazzo alto con i capelli chiari e lo
sguardo del colore del ghiaccio, in piedi dietro di lei. Lui la
guardò negli occhi. Julchen non riuscì a non
rabbrividire un po' quando i suoi occhi scarlatti incontrarono quelli
dello straniero. Le metteva forse un po' di ansia.
Il ragazzo, un russo, si chiamava Ivan. Sembrava non avere freddo anche
se era vestito poco più di lei. Forse era la sciarpa che
portava al collo che lo scaldava.
Ivan guardò la ragazza tremante e le chiese "Sei qui tutta
sola?" Julchen annuì. "Capisco, è lontana casa
tua?" Julchen annuì di nuovo, "S-si....casa mia è
in Germania...ero venuta per..per..." non riuscì a
concludere la frase, ricominciando a singhiozzare.
Ivan la guardò tremare e si tolse la giacca per porgerla
alla ragazza. Poi le tese una mano. "Vieni con me"
Julchen accettò la giacca che si mise sulle spalle,
smettendo improvvisamente di tremare, poi lo guardò,
confusa. Lui la stava invitando a seguirlo, anche se non si conoscevano
nemmeno.
Senza sapere perché, lei provò improvvisamente
una sensazione di gratitudine immensa. In fondo, non era esattamente
ciò di cui aveva bisogno? Così allungò
la mano fino ad afferrare delicatamente quella del russo che la strinse
dolcemente e iniziarono a camminare insieme, verso casa di Ivan.
Julchen aveva smesso di piangere. Per qualche motivo non tremava
nemmeno più e le immagini di Daniel e Sophia avevano smesso
di tormentarla.
Ora camminava e basta, seguendo Ivan, e il suo cuore aveva ripreso a
battere, con una nuova e bellissima sensazione di pace.
Per la prima volta, in quella notte, Julchen sorrise. Un sorriso puro,
vero. Il sorriso luminoso di una persona felice.
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