Erano tre notti che Erika non riusciva a dormire, nonostante le gocce,
e le tisane che sua madre le dava tutte le sere, prima di coricarsi,
quando lei era ancora davanti al suo computer a guardare siti web, alla
ricerca di informazioni utili o interessanti.
Come al solito, la madre entrò in camera sua:
- Erika, però se non molli il pc non riuscirai mai a
dormire, prova a stenderti, e a rilassarti, non stare sempre seduta a
quella scrivania
Erika scosse la testa prendendo in mano la tazza:
- Devo finire una cosa per Kyle, devo consegnargliela domattina, ma ho
quasi terminato, adesso vado subito a letto
La madre annuì:
- Va bene, ma cerca di non stressarti troppo, è anche per
quello che non riesci a dormire.
- Si, ok mamma, buonanotte!
- Buonanotte!
Erika aveva mentito, il lavoro per Kyle lo aveva terminato da ore, e
non stava facendo nulla di importante al pc, almeno, nulla di
importante per qualcuno che non fosse lei.
Stava semplicemente leggendo, leggendo per dimenticare, dimenticare le
cose terribili che vedeva da quando non riusciva a dormire la notte, e
che non riusciva a spiegarsi, aveva passato tutta la giornata a cercare
di capire cosa volessero significare quei sogni, o visioni, o qualunque
altra cosa fossero, aveva cercato informazioni su internet, in
biblioteca, ovunque potesse cercare, ma niente, non aveva trovato
niente di niente, e adesso, a mezzanotte e mezza, era troppo stanca per
continuare a leggere di “occultismo” e quindi si
stava dedicando alle sue letture preferite.
Dopo un’altra mezz’ora, pensò di uscire
fuori in giardino, a prendere un po’ d’aria, faceva
caldo, e a lei iniziava a girare la testa, poiché nonostante
la finestra fosse spalancata, quel lato della casa era protetto dal
vento, e non passava nemmeno un filo d’aria.
Fece attenzione a non fare rumore, non voleva svegliare i suoi
fratelli, e scese al piano di sotto, in cucina, prese una bottiglia
d’acqua fresca e si diresse in giardino, dove
l’aspettava la sdraio.
Era sempre difficile per lei stare su quella sdraio in giardino durante
le ore di sole, dato che i suoi due fratelli e la sua sorellina
più piccola se la contendevano tutto il giorno, e
così quando loro tre erano finalmente a letto, lei poteva
godersi la comodità della sdraio e la frescura della sera
della sua città.
Black Cave Town era una specie di piccolo paradiso
americano,una grande città attorniata per quasi tre quarti
dalla Black Cave, un enorme montagna piena di grotte e caverne, che
proteggeva la città a sud, ma si estendeva con i suoi boschi
anche ad est e ad ovest, dunque il centro urbano era verso nord
lasciando a sud la zona residenziale, dove abitavano tutte le persone
che potevano permettersi una bella casa, magari con la piscina, e tre
macchine parcheggiate in bella mostra nel vialetto di casa.
Erika detestava appartenere a quella cerchia, non che non le piacesse
la sua vita agiata, anzi, sapeva di essere fortunata, non le mancava
nulla, ed era felice per questo, odiava però
l’atteggiamento delle persone di quella zona, se
non eri importante e non avevi i soldi, non eri nessuno, tutti ti
snobbavano, e ti trattavano con freddezza.
E questo era uno dei tanti motivi per cui, pensò Erika
bevendo un bicchiere d’acqua fredda, in quel momento era
lì da sola nel giardino di casa sua a bere acqua, e non
nell’appartamento di fronte, dove Lynn, la sua vicina di
casa, stava dando una festa con tutti i “ricconi”
di Black Cave, per festeggiare la partenza in vacanza dei genitori.
Quei ragazzi stavano facendo un casino infernale, e infernale fu
proprio la parola giusta, perché Erika dopo dieci minuti,
udì uno schianto, e vide un ragazzo volare attraverso la
porta a vetro che dava sul giardino di Lynn, mandando il vetro in
frantumi.
Erika saltò dalla sdraio, infilò le infradito ai
piedi e corse dall’altro lato della strada:
Anche Lynn, in lacrime, corse fuori. Erika si chinò sul
ragazzo, non sapeva bene cosa fare, così
controllò che il cuore gli battesse ancora, poi
urlò a Lynn per coprire il suono altissimo dello stereo che
proveniva dalla casa:
- Che diavolo è successo??
Lynn scosse la testa balbettando qualcosa, Erika alzò le
testa e attraverso il vetro rotto, vide una marmaglia di gente poco
raccomandabile, e parecchi di loro la stavano osservando, mentre altri
ballavano, e sembravano non essersi accorti di lei.
La prima cosa che l’istinto le suggerì di fare, fu
di caricarsi addosso il poveretto, e trascinarlo nel giardino di casa
sua urlando per svegliare i suoi genitori, ma con quella musica non
l’avrebbero sentita, così afferrò Lynn
per il braccio e trascinò lei nel giardino di casa sua,
salirono di volata le scale, e si chiusero dentro, poi Erika compose il
911 e chiamò la polizia e un ambulanza per quel poveretto.
Quando ebbe allertato tutti, corse a svegliare i suoi genitori, che
preoccupati chiesero a Lynn cosa fosse successo, e chiamarono di nuovo
la polizia, dato che le persone nella casa di fronte erano ancora
lì, e non sembravano né aver notato
l’assenza della padrona di casa, né tanto meno
volersene andare.
Il padre di Erika corse nel giardino di fronte a soccorrere il ragazzo,
e lo portò in casa, lasciandolo alle cure della moglie,
mentre lui attendeva fuori l’arrivo
dell’autoambulanza.
Lynn cercò di spiegare fra i singhiozzi:
- Sono degli amici di Will, lui mi ha chiesto se poteva portare un
po’ di gente, e io ho detto di si, ma hanno iniziato a fare
cose strane, si tagliavano, e bevevano il sangue, Micheal ha cercato di
farli smettere, perché stavano spaventando tutti, ma loro lo
hanno lanciato fuori…si riprenderà vero??
Erika annuì appoggiandosi al tavolo “Ecco cosa succedeva a fidarsi di
quelli che credi amici” pensò.
La madre di Erika era sconvolta dalla notizia che quelle persone
stavano bevendo il loro sangue, e aveva iniziato a pregare.
Erika scosse la testa: “un branco di esaltati”
disse a voce bassa, e si avvicinò alla porta a vetri per
guardare fuori, quando all’improvviso sentì una
voce maschile chiamarla:
- Erika…
La ragazza scattò, sia Lynn che sua madre erano immerse in
preghiere, e Micheal era ancora svenuto, ma lei era convinta di non
averlo immaginato.
Rimase voltata ancora un po’, scossa da quello che aveva
sentito, stava per girarsi di nuovo, quando sentì la stessa
voce chiamarla ancora:
- Erika…
Ora iniziava davvero a spaventarsi:
- Chi è?? Mamma l’hai sentito anche tu??
Sua madre non rispose, rispose la voce invece:
- Lei
non può sentirti ora Erika, vieni da me, sono in camera
tua…
La ragazza sentiva il cuore martellarle il petto, che significava che
sua madre non poteva sentirla?
“Chi sei?? Cosa vuoi da me??”
- Sali
sopra, incontrami…ti spiegherò tutto…
Ingoiando saliva invisibile, la ragazza si mosse e salì le
scale, lentamente, come se stesse andando al patibolo, non aveva la
minima idea di quello che stava succedendo, le sembrava di essere
finita per sbaglio in uno dei suoi libri di fantasia e non sapeva se la
cosa le piacesse o meno.
La porta della sua camera da letto era socchiusa, e la luce era accesa,
la ragazza si fermò, era sicura di averla lasciata spenta;
sporgendosi un poco verso sinistra, riuscì ad intravedere un
paio di gambe accavallate, l’uomo era seduto sul suo letto, e
la stava aspettando.
Erika esitò, iniziava ad avere paura, e pensò
bene di tornare sui suoi tacchi ed andare ad avvertire suo padre:
- Tanto non ti sentiranno, Erika, è inutile, entra, non aver
paura, non ti farò del male!
La voce dell’uomo la sorprese ancora, ma stavolta era
naturale, non amplificata come l’aveva sentita prima, Erika
non si mosse, non ne aveva la minima intenzione, e rimase fissa
dov’era.
- Andiamo
Erika, vieni, hai la mia parola che non ti succederà niente,
sono tuo amico, puoi fidarti.
Erika allora capì perché la voce
dell’uomo prima le era apparsa diversa, le stava parlando
nella testa, per questo la sentiva amplificata.
Ebbe paura, molta paura e scappò, stava per raggiungere il
passamano delle scale, quando l’uomo le riparlò
nella mente:
-
Ferma, puoi fidarti,davvero, non ti farò alcun male!
È una promessa.
La ragazza prese un profondo respiro, si girò e senza
fermarsi, né esitare, per paura di perdere il coraggio
accumulato entrò in camera sua.
Il ragazzo le sorrise, Erika lo fissò, era molto bello,
snello, ma muscoloso, i capelli castani scendevano mossi fino alle
spalle, era vestito con un pantalone nero, e un cappotto nero a
doppiopetto, nonostante fuori ci fossero stati almeno 30 gradi.
Notando lo sguardo stralunato della ragazza lui rise, la sua risata era
bassa, calda, ma cristallina allo stesso tempo:
- Si, non soffro il caldo, almeno non in questo momento, Io sono
Adrian, molto piacere
Tese la mano, Erika senza pensarci la strinse, era calda:
- Io sono Erika,ma a quanto pare, lo sai già…
Adrian rise di nuovo:
- Si, lo so…e so anche che adesso ti devo un po’
di spiegazioni…non è così?
Erika annuì, e Adrian le fece cenno di sedersi.
La ragazza si sedette alla sedia della scrivania, iniziando a far
andare su e giù le rotelle per il nervosismo, mentre il
ragazzo si risedette sul letto con una calma invidiabile,
guardò di nuovo Erika sorridendo, e la ragazza
pensò che era davvero molto bello, poi iniziò a
parlare.
- E’ una storia molto lunga, ma inizierò
dall’inizio, come ti ho detto, mi chiamo Adrian, e anche se
non sembra, ho compiuto esattamente centoventuno anni due mesi
fa…
Erika rise:
- Mi prendi in giro? Non ti do più di ventidue anni, al
massimo ventitrè, ma non uno di più!!
Adrian sorrise, e annuì:
- E’ qui che volevo arrivare, è stato
commesso un errore, uno dei tanti, e invece di nascere nel 1986, come
avrei dovuto, sono nato nel 1886, in un’epoca completamente
sbagliata da quella in cui avrei dovuto vivere, così per
rimediare all’errore, mi hanno fatto dono, per
così dire di vita eterna, fino a questo
anno,dall’anno prossimo comincerò a crescere, o
meglio, ad invecchiare normalmente, esattamente come te
Adrian si fermò, per permettere ad Erika di assorbire le sue
parole, e di immagazzinare quelle informazioni che sarebbero potute
sembrare assurde a chiunque.
- Chi ha fatto questo errore, e poi che significa epoca sbagliata??
Cioè mi stai dicendo che esiste un preciso anno di nascita
prestabilito per ognuno di noi?
Adrian sorrise e annuì di nuovo:
- Non solo un anno, ma anche un mese, un giorno e un orario preciso,
ogni cosa è stabilita perfettamente, da quelle che
sinceramente chiamo Forze del Bene, ma solo perché non so
come si chiamino davvero, come ti ho detto, non è
l’unico errore, e lo capirai da sola molto presto, il Bene
commette sempre tanti errori, è il male che paradossalmente
non ne commette mai.
Erika scosse la testa:
- E la religione allora?? Che mi dici di Dio, del Paradiso, dei Santi
Adrian alzò le spalle:
- E’ più complicato di come lo vediamo noi da qui,
Per alcuni esiste solo Dio, ma non è così,
è una Forza del Bene, ma è la Forza del Bene
legata alla sfera religiosa, ce ne sono altre, altre Forze del Bene,
così come ci sono Altre Forze del Male, non legate
direttamente a Satana, ma altrettanto potenti e malvagie, forse anche
di più, quello che sto cercando di dirti, è che
Dio è una forza del Bene, che si occupa degli uomini, li
protegge, li guida, li ascolta, decide se quando trapassano vanno in
paradiso o no, ma sto anche cercando di farti capire, che è
una Forza del Bene, che non ha niente a che vedere con noi, non
è lui che ha fatto l’errore con me.
- Cioè il Bene è a più
settori? Come se fosse un supermercato coi reparti?
Adrian rise:
- Si, il paragone è grossolano, ma può andare,
Dio e tutto ciò che concerne la religione cattolica, e tutte
le altre religioni, fanno parte del reparto religione appunto, mentre
le persone come me, e te…beh noi siamo gli addetti del
reparto difesa.
- Me e Te? Difesa?
- Hai un grande potere, un potere che eri destinata ad avere prima che
nascessi, esattamente come me.
Erika rise nervosamente:
- Potere? Io non ho nessun potere…me ne sarei
accorta…
- Giace dentro di te, dorme, per così dire, e io sono qui
per aiutarti a risvegliarlo
La ragazza scosse la testa:
- Non capisco, che potere?
- Il potere di difendere il bene, vieni, ti mostro che intendo.
Adrian si alzò e la prese per mano, la trascinò
di sotto, sua madre e Lynn erano esattamente come le aveva lasciate, e
anche suo padre fuori al giardino sembrava pietrificato.
Quando Adrian la condusse fuori, Erika si avvicinò a suo
padre, e gli passò una mano davanti al volto, niente,
nessuna reazione.
- E’ bloccato, ho dovuto farlo, per non rischiare che
rimanesse coinvolto.
Erika si voltò a guardare il ragazzo:
- Coinvolto in cosa? Starà bene, vero? Staranno tutti bene?
Adrian annuì:
- Certo, ma ora vieni con me, dobbiamo fermarli.
Disse indicando col mento la casa di fronte, dove la festa
non si era fermata.
Erika capì trasalendo:
- Bevevano il loro sangue…non mi dirai che sono vampiri?? I
vampiri non esistono!!
Adrian le si avvicinò per la prima volta, e lei
notò arrossendo che i suoi occhi erano di un bellissimo
verde, che a prima vista poteva sembrare semplicemente castano chiaro.
- I vampiri esistono, eccome, ma anche fra di loro ci sono le
differenze, fra buoni e cattivi, ma questo è un argomento di
cui ci occuperemo più avanti. Per adesso ti basti sapere che
quelli sono malvagi, e che dobbiamo pensare a liberare quella casa.
Seguimi!
Erika lo guardò con occhi sgranati, aveva paura, ma la sua
curiosità era troppo forte, e sebbene intimorita
seguì il ragazzo.
Adrian si fermò davanti alla portafinestra e si
voltò verso Erika:
- Stammi dietro, e non avere paura, ti difendo io!
E sorrise, poi entrò, seguito a ruota dalla ragazza.
Nella stanza, la musica era assordante, ma sembrò che
nessuno si fosse accorto di loro, poiché Adrian si diresse
verso lo stereo senza incontrare nessun tipo di ostacolo.
Erika si guardò in giro, molte persone stavano ballando come
in trans, mentre altre erano sedute sui divani e bevevano sangue da
ferite che si erano inflitti da soli.
Erika li guardò, e si rese conto, che non sentiva nessun
tipo di disgusto, o sconvolgimento particolare, era come se quelle
persone stessero facendo qualcosa di normale, come leggere un giornale:
“Sono pazza,
sono diventata totalmente pazza”
pensò.
Adrian, le prese la mano, e la portò più vicina a
sé, poi spense lo stereo.
Un centinaio di occhi arrabbiati si voltarono di scatto verso di loro.
Erika si strinse istintivamente ad Adrian, che rise leggermente:
- Signori, la festa è finita, se non vi dispiace, dovreste
lasciare questa casa all’istante!
Una risata giunse da dietro la folla, una risata di donna, ed Erika
vide la folla davanti a lei aprirsi, per far passare la donna che aveva
riso, era bionda e vestita di nero, come la maggior parte delle persone
che Erika aveva potuto vedere, ma adesso, al di là della
folla di “persone in nero” e dietro la ragazza che
aveva riso, vedeva i suoi amici, i ragazzi della sua scuola, tutti
ammassati in un angolo, spaventati, e alcuni di loro feriti e
sanguinanti.
Rabbia e timore le salirono in gola.
La ragazza bionda parlò:
- Chi diavolo sei tu? Se non vuoi fare una brutta fine, ti conviene
andartene, anzi, perché non scappi, così ci
divertiamo ad inseguirti.
La ragazza soffiò come una gatta, mostrando i canini.
Erika strinse ancora di più la manica di Adrian, che le
posò una mano sulla sua,per rassicurarla ma senza
mai distogliere lo sguardo dalla vampira bionda.
- Temo di non poterlo fare, e ad ogni modo, l’illusa sei tu,
non ti conviene metterti contro di me.
- Ma senti che ragazzo coraggioso!
Un altro uomo, molto alto, molto muscoloso, e con la faccia molto molto
cattiva, uscì allo scoperto dalla marmaglia di persone
accalcate in quel salotto.
- E sentiamo, ragazzo coraggioso, come pensi di sconfiggerci? Noi siamo
un branco, tu sei da solo, ci tiri dietro la ragazzina impaurita?
Adrian rise:
- Molto spiritoso, ma dovreste avere più paura di lei, che
di me, ad ogni modo, vi darò una dimostrazione, siete pronti?
I due vampiri risero, Adrian si volse verso un gruppetto che rideva
accanto alla donna, erano in sei.
Adrian li guardò e poi disse:
- Polvere!
Fu un micro secondo, appena Adrian ebbe pronunciato la parola, i sei
vampiri si polverizzarono.
- Fermi!
Urlò Adrian subito dopo,Erika stava ancora guardando la
polvere cadere sul pavimento, quando l’urlo di Adrian le fece
notare che tutti gli altri vampiri erano partiti improvvisamente
all’attacco, ma ora erano fermi, come se non potessero
muoversi.
La ragazza bionda strillò:
- Bastardo!! Chi diavolo sei!!! Lasciami andare!!
Cercava di dimenarsi come un invasata, ma era tutto inutile.
Adrian sorrise e alzò il mento, e seguendo il movimento del
suo viso, anche la vampira, si sollevò da terra.
Erika non riusciva a crederci, era impossibile!!
Quando la vampira fu abbastanza in alto, Adrian si voltò a
guardare la folla immobilizzata, poi alzò il braccio libero
dalla morsa di Erika, indicò un gruppo di vampiri alla sua
destra, fece un cerchio con la mano, e una dozzina di vampiri furono
circondati da un filo rosso sottilissimo. La mano di Adrian allora fece
un gesto verso l’alto, e loro si sollevarono da terra,
andando a finire accanto alla vampira bionda.
Poi sciolse gentilmente il braccio destro dalla morsa di Erika,
guardandola sorridente:
- Scusami, mi servono entrambe le braccia ora, non aver paura, sei al
sicuro!
Erika lo lasciò andare annuendo.
Adrian puntò i palmi verso il vampiro muscoloso, e poi lo
alzò.
Anche il vampiro che cercava di dimenarsi ringhiando finì
sul soffitto assieme agli altri.
Il ragazzo poi abbassò le braccia,e si voltò
verso gli altri vampiri:
- Tutti gli altri, Polvere…Ora!
La stanza si riempì di polvere non appena gli altri venti
vampiri si distrussero, Erika si coprì il volto con le mani,
tossendo.
I vampiri sul soffitto urlarono impotenti.
Quando la polvere si fu diradata, Erika vide Adrian muovere ancora la
mano, e raggruppare con la forza del pensiero, tutti i coltelli
presenti nella casa al centro del pavimento, per poi spostarli accanto
al divano.
Si voltò verso Erika, e le si avvicinò fino a
parlarle nell’orecchio, la ragazza arrossì di
botto, e sentì il suo cuore accelerare
all’impazzata.
- Ora dovrò fare delle cose che mi toglieranno parecchie
energie, penso di riuscire ad arrivare fino alla tua camera, anche se
con qualche difficoltà, tu per favore, sorreggimi, e se non
ce la faccio, portami lì più velocemente che
puoi, né i tuoi, né i poliziotti devono vedermi,
ok? Pensi di potercela fare?
Erika annuì e ripeté:
- Sorreggerti e portarti in camera mia se non ce la fai, ricevuto!
Adrian sorrise e le accarezzò la guancia con due dita:
- Brava ragazza!
Erika a quel contatto sentì una morsa allo stomaco.
Il ragazzo si voltò, e fece scendere i vampiri in volo.
Si avvicinò a loro, e sempre coi palmi aperti, ma stavolta
verso l’alto disse:
- Ora vi sistemo io per le feste!
Si concentrò, e Erika sentì sulla sua pelle
l’energia che stava sprigionando.
Poi i vampiri iniziarono ad urlare, urla disumane, che la
terrorizzarono.
Erika notò che più i vampiri urlavano,
più dalle loro bocche usciva un fumo grigio-blu che si
dirigeva alle palme di Adrian e gli entrava nelle mani.
La ragazza non poté fare a meno di restare
lì impietrita a fissare la scena, cosa gli stava facendo?
Quando finalmente i vampiri smisero di urlare, guardarono il ragazzo
così male, che Erika vide in quegli sguardi tutto
l’odio del mondo.
Adrian non si mosse, abbassò le braccia, ma restò
lì fermo ad occhi chiusi.
Erika non sapeva cosa fare, e quando finalmente decise di avvicinarsi,
anche Adrian si mosse.
Si inginocchiò davanti a loro, Erika era al suo fianco, e lo
guardava.
Vide i suoi occhi versi coprirsi di nero, e lo sentì parlare
con una voce diversa, ancora più bassa, ma roca, come se
venisse da un altro mondo.
- Ora resterete qui, bloccati e fermi, fino all’arrivo della
polizia, direte di essere stati voi a combinare questo casino, e vi
consegnerete a loro, e passerete gli anni che vi restano in
prigione…è un Ordine!
I Vampiri lo guardarono come imbambolati, e poi annuirono
all’unisono.
Adrian si alzò e si avvicinò ai ragazzi impauriti
ammassati nell’angolo opposto del salone.
Si chinò su di loro, e sempre con quella voce ultraterrena
ordinò:
- Dimenticherete tutto quello che avete visto, e confermerete la
versione che ho appena raccontato…Ora!
Anche i ragazzi annuirono esattamente come avevano fatto i vampiri.
Adrian chinò la testa, e con la sua voce normale
chiamò:
- Erika…
La ragazza corse verso di lui, e lo aiutò ad alzarsi, e a
camminare, lui si appoggiava totalmente a lei, e respirava
affannosamente.
Era pesante, ma Erika lo portò comunque in camera sua, lo
fece stendere, e gli tolse il cappotto, rivelando una camicia bianca
con i primi tre bottoni aperti.
Erika scosse la testa, e passandogli una mano sul volto gli
parlò:
- Adrian, Adrian, stai bene??
Il ragazzo si girò a fatica, e parlò sottovoce:
- Si, ho solo bisogno di riposare, ma tu devi scendere
dov’eri prima, i tuoi genitori, Lynn e i soccorsi si
sbloccheranno fra poco, e tu devi essere dove eri prima.
- Ma non posso lasciarti qui da solo…
Adrian sorrise:
- Io starò bene, e quando tornerai, mi troverai qui dove mi
hai lasciato, non preoccuparti, ma ora devi tornare lì, per
loro sono passati si e no tre secondi, e se non ti trovassero
dov’eri, la copertura salterebbe…capisci?
Erika annuì, e Adrian la guardò:
- Ora va! Corri!!
Erika si alzò, e chiudendosi la porta alle spalle corse
giù, di nuovo davanti alla portafinestra del salone.
Dopo qualche secondo, sentì le sirene dei soccorsi, polizia
e autoambulanze, e vide il padre fuori fare cenni.
Sembrò che fossero passati secoli.
Erika confermò la versione di Adrian, e dei vampiri
all’interno della casa, Micheal e Lynn furono portati in
ospedale, i genitori di Lynn vennero avvertiti, e i vampiri portati in
prigione.
Quando finalmente tutto fu tornato tranquillo, la madre di Erika le
propose di prendere una camomilla, immaginando che fosse scossa, ma lei
rifiutò, dicendo che voleva dormire, e dimenticare tutto,
non poteva perdere altro tempo, doveva andare a controllare Adrian.
Impiegò tutte le sue forze per non correre, non voleva che i
suoi si insospettissero, ma appena fu fuori dai loro sguardi, corse a
perdifiato, e si chiuse in camera sua.
Adrian era sul letto, seduto e la guardava sorridendo:
- Sei stata Bravissima!
Senza pensarci, la ragazza corse ad abbracciarlo.
Adrian la strinse, e le accarezzò i capelli.
Quando Erika si rese conto di quello che stava facendo, si
staccò di scatto, arrossendo.
- Che…come…come ci sei riuscito??
- E’ questo il potere di cui ti parlavo prima, possiamo
sconfiggere il male, dobbiamo solo inventarci il modo
- Inventarci il modo?
- Già, tu sai come muoiono i vampiri?
Erika annuì:
- Beh, luce del sole, paletto di legno conficcato nel cuore,
decapitazione, alcuni dicono l’argento, ma non ne sono tanto
sicura
Adrian annuì:
- L’argento non è fatale, ma non gli fa comunque
molto piacere
- Si, ma tu li hai uccisi parlando!!!
Adrian rise:
- No, non parlando, vedi, erano troppi per trafiggerli, e il sole non
sarebbe spuntato prima dell’alba, così mi sono
concentrato, e ho fatto esplodere i loro cuori dall’interno,
come se fossero stati impalati.
- Come ci sei riuscito?
- Beh, è una cosa che imparerai anche tu…la
concentrazione ti permetterà di individuare il loro cuore, e
di farlo esplodere
- E’ magia?
Il ragazzo rise ancora
- Si, è magia, ma non il tipo di magia che pensi tu, questa
è molto meglio, è la pura essenza, è
il potere di fare qualunque cosa, semplicemente volendolo, è
un potere immenso, e molto pericoloso, io ho avuto più di
cento anni per svilupparlo e imparare a conoscerlo, tu purtroppo non
hai tutto questo tempo, ma in compenso, hai un maestro molto esperto
che ti darà una mano a svilupparlo e controllarlo.
Erika lo fissò:
- Chi?
- Io, ovviamente!
Adrian sorrise, Erika arrossì, poi un’altra
domanda le salì sulle labbra:
- Cosa è successo poi?
- Ho risucchiato i poteri ai vampiri, li ho fatti tornare normali,
niente più forza, né velocità,
né morte col sole, sono umani, ma non lo sono.
Erika spalancò gli occhi:
- Anime di vampiri, condannate in un corpo umano
- Già, e non sarà divertente per loro.
- E il cambio di voce?
- Oh, quella è un’altra storia, te la
spiegherò domani, ora devo andare, e tu devi dormire, sono
le tre passate, domani hai scuola, ci vedremo lì!
- Sei iscritto al college??
- Certo, nella tua classe, mi presenteranno come un ragazzo nuovo, che
si è trasferito da poco, mi avrai intorno, per un bel
po’ di tempo, abituati a me!
Disse ridendo, poi aggiunse:
- Ah, domani sei ufficialmente impegnata per l’ora di pranzo,
mangiamo insieme,ok?
Erika annuì.
Adrian sorrise:
- Beh allora a domani! Buonanotte Erika!
Le mise una mano sulla testa, scompigliandole i capelli, e poi
uscì da camera sua.
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