Worn out places worn out faces
Worn out places, worn out faces
La porta a vetro si era
aperta con un leggero cigolio ed il trillo di una campanella aveva
riportato Alex indietro di venti anni. Tutto, ogni minimo dettaglio
in quel posto, era come lo ricordavano i suoi sensi di bambina, si era
detta sorridendo amaramente in quel pomeriggio di metà ottobre.
La gelateria dei signori
Williams si trovava proprio di fronte al tribunale ed i suoi
genitori la portavano lì piuttosto spesso come a volerla
ricompensare delle interminabili ore che lei era costretta a
trascorrere in quel posto in attesa che loro terminassero le udienze o
attendessero alle varie attività di patrocinio di questa o
quella causa sociale, che fossero i diritti degli omosessuali o le
lotte salariali degli operai dei cantieri edili.
Benché fossero di natura estremamente schiva, Tim e Caroline Price in questa unica
occasione assecondavano i desideri della loro bambina e sedevano al
tavolo accanto all'entrata, dal quale la curiosa Alex aveva la perfetta
visuale della varia umanità che affollava le strade.
Le mani della detective avevano
sfiorato con lentezza il piano in vetro del tavolinetto circolare
mentre prendeva posto su una sediolina in metallo che lei ricordava
essere decisamente più confortevole: il locale era affollato da
chiassose famigliole e lei stava iniziando a sentirsi a disagio quando
la rassicurante figura tondeggiante della signora Williams era apparsa
davanti a lei per prendere la sua ordinazione: «Buongiorno cara,
cosa posso portarti?».
«Vorrei del gelato alla panna
e nocciola», aveva risposto lei con un filo di voce: nonostante
fosse ben conscia che anche quel posto fosse solo un suo costrutto
mentale, nondimeno il dolore ed il senso di perdita che provava
facevano male davvero.
Poco dopo la signora era tornata
portandole una grande coppa di gelato decorata con sciroppo al fondente
e confetti colorati: «Non c'è niente come un po' di
cioccolato per tirare su il morale, cara! », le aveva detto
sorridendole calorosamente.
«La ringrazio, signora Marge:
voglio che lei sappia che questo posto è uno dei ricordi
più belli della mia infanzia...», l'aveva ringraziata
Alex, commossa.
La donna l'aveva guardata con aria
perplessa - come facevano così tante persone da quando era
piombata in quel posto ormai diversi mesi fa - poi aveva obiettato:
«Ti sarai confusa con qualche altra gelateria, cara, noi abbiamo
aperto questo locale solo da un anno...», prima di congedarsi da
lei.
Alex Drake aveva emesso un profondo, sconsolato sospiro: perché doveva essere tutto così dannatamente difficile in quel posto?
Ogni cosa per lei era un ricordo struggente e al contempo del tutto
nuovo: la sua mente era davvero un posto terrificante, doveva
ammetterlo!
Non appena aveva portato
alla bocca il primo cucchiaino, il sapore dolce del gelato l'aveva
riportata indietro, al tempo in cui era una piccola bimba in uniforme
scolastica e, seduta a quello stesso tavolo, assaporava con gioia quei
momenti in cui i suoi genitori le dedicavano ogni loro attenzione,
giocando e scherzando spensieratamente con lei. Si sentiva così
amata, in quegli istanti: per una volta non c'era nessun attivista da
tirare fuori dal carcere che rubava la loro attenzione, erano solo loro tre
ed i loro gelati... In tutto il mondo non c'era sicuramente una
famiglia più felice della sua, questo si diceva col cuore pieno
di felicità, guardando gli occhi stanchi ma pieni di amore di
Tim e Caroline.
Quanto era lontana dalla verità! Ma come avrebbe mai potuto
immaginare che il seme del sospetto e della follia era germogliato in
seno alla sua famiglia? Perché suo padre aveva scelto per tutti
loro un destino di morte piuttosto che affrontare di petto il
tradimento di sua madre ed Evan come faceva con le ingiustizie nel suo
lavoro? Tutte le sue domande sarebbero rimaste per sempre senza
risposta: tutto culminava con quel rumore sordo della Ford Escort che
esplodeva, la presenza inquietante di Adam Layton e quel penetrante
odore di bruciato... la sua vita e la sua felicità erano
sfuggite dalle sue mani per ben due volte, come quel palloncino rosso
che aveva rincorso invano quella maledetta mattina di Ottobre.
Ci aveva provato tutta se stessa ma
non era riuscita a salvarli: lei non era stata in grado di capire qual
era il problema... non aveva indagato abbastanza a fondo, non aveva
fatto i giusti collegamenti... in tutta onestà, non avrebbe mai
potuto immaginare l'abisso che c'era dietro alla morte dei suoi
genitori!
Un'ombra l'aveva sovrastata,
costringendola ad abbandonare bruscamente il filo dei suoi
pensieri: «Certo che sei una snob anche quando mangi il gelato,
eh Bolls?».
Gene Hunt aveva rumorosamente
spostato una sedia e si era seduto con la sua proverbiale poca grazia
di fronte a lei: i suoi occhi azzurri si erano posati su quelli della
sua DI ed improvvisamente la sua espressione si era addolcita. Aveva
tirato fuori dalla tasca del suo cappotto un fazzoletto e gliel'aveva
porto: «Asciugati il moccio, Bolly,
abbiamo un sopralluogo da fare!». In quel momento Alex aveva
realizzato che, presa dai ricordi e dai sensi di colpa, senza
accorgersene, doveva aver iniziato a piangere ed ora Gene stava
cercando nel suo goffo modo di consolarla. Dopo essersi asciugata le
lacrime, aveva rivolto all'ispettore un sorriso incerto ma pieno di
riconoscenza: «Sì, Guv!».
Mentre uscivano dalla gelateria, la
donna non aveva potuto fare a meno di chiedersi come lui avesse potuto
trovarla in quel posto: nessuno, nemmeno lei, sapeva che ci sarebbe
andata. All'improvviso le erano ritornate alla mente le parole che Gene il Genio
le aveva rivolto quando lei gli aveva domandato come poteva essere lui
il poliziotto che aveva soccorso e consolato la piccola Alex Price: «C'era bisogno di me, e così c'ero!».
Scritta per il Summer Drabble Day della LJ comm 24hours_of_fun con il prompt gelato.
Breve one shot temporalmente
ambientata dopo la 1x08… Questa volta ho provato a confrontarmi
con il POV di Alex Drake: spero di non aver snaturato troppo il
personaggio di Madame Fruitcake! :D
Il titolo proviene dalle strofe iniziali di “Mad World”
dei Tears for Fears (Sì, la colonna sonora di Ashes to
Ashes è l’attuale ossessione mia e del mio IPod!)
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