Gallavich Week.
Day
3 (June 25th) - Different beginnings
(Slight
AUs where
Ian and Mickey either met or get together in a different way than shown
in the
show. No crossovers allowed).
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Aloha!
Siamo tutti
d'accordo che il tema di oggi era forse quello più difficile?
Ecco, e infatti con
Ceci non siamo riuscite a trovare una canzone adatta :(
MA (c'è
sempre un "ma"), a fine storia troverete un bonus ahahah
Cocksucker
Luglio
era alle porte. Nella
piccola tabaccheria Smokeila faceva abbastanza caldo da essere
assolutamente
necessaria la presenza di un ventilatore. Purtroppo il climatizzatore
sarebbe
stato un lusso che al momento il vecchio signor Gutierrez non poteva
permettersi, e restava il fatto che lì dentro quasi non si
respirava e
rischiava di restarci secco. Certo, il fatto che l’ambiente
fosse anche poco
illuminato aumentava il senso di claustrofobia. Ian Gallagher aveva
promesso al
proprietario, in cambio di tabacco e cartine, che gli avrebbe prestato
un
ventilatore e riparato la finestrella in alto che si era bloccata,
ovviamente
chiusa.
L’affare
era sembrato al signor
Gutierrez piuttosto accettabile. Quel ragazzo aveva catturato la sua
simpatia
fin dal primo momento. Si assicurò solo che il compenso in
natura non superasse
certi limiti: «Non più di cinque buste di tabacco,
rosso!»
Fortuna? Destino? Fatalità?
Qualcosa,
diciamo qualcosa, volle che i piani non filassero liscio come
dovuto…
Proprio
mentre Ian stava attraversando
la strada con la visuale semi-coperta dalle pale bianche del
ventilatore, un
tizio con una assurda maschera di gomma fece irruzione nel negozio. Il
giovane
Gallagher, in un impeto di coraggio che sperava di portare
nell’esercito,
abbandonò il ventilatore sul marciapiede e si
parò alle spalle del rapinatore.
«Ehi, amico…» esordì, senza
un piano prestabilito. Oh, dannata mania di
improvvisazione!
Quello
si voltò mostrando un
variopinto volto da clown, grottesco e spaventoso, e gli
puntò contro una Colt
2000, proprio sotto il naso. «Svuota la cassa e dammi due
stecche di Marlboro
Rosse, svelto.» abbaiò poi, rivolgendosi al
proprietario che tremava dietro il
bancone. Quasi settant’anni di pelle palliduccia che a veder
del sangue gli
sarebbe venuto un infarto.
Ian
cercò di mantenersi lucido. Si
chiese che razza di idiota si mettesse a rapinare un poveraccio come il
signor
Gutierrez che tirava a malapena avanti e non dava mai fastidio a
nessuno.
Mentre l’anziano tirava fuori alla rinfusa le banconote e le
sigarette, il
rosso con le mani alzate non distoglieva lo sguardo da quello elettrico
del
delinquente. Dietro la gomma scadente plasmata in qualche fabbrica
cinese, due
occhi freddi, lucenti, saettavano su di lui. Erano azzurri, tendevano
al
grigio, lasciavano trapelare agitazione e… e…?
Ian
decise che non gli avrebbe
permesso di farla franca. No, il signor Gutierrez non meritava un
affronto del
genere. L’adrenalina fece dimenticare al giovane Gallagher
che aveva una
pistola puntata in faccia e, approfittando di un momento in cui lo
sguardo del
rapinatore si era spostato rapidamente sul bancone, gli tese uno
sgambetto. Non
fosse mai che il trucco più vecchio del mondo funzionasse?
Macchè. Il tizio
mascherato barcollò solo un istante ma rimase in piedi e
stavolta, ringhiando
per la rabbia, premette la canna della pistola proprio contro la cassa
toracica
di Ian. «Bello
scherzo. Vuoi
morire oggi, testa di cazzo?»
Il
malcapitato Gallagher vide
quegli occhi stringersi, ridursi a due fessure annerite
dall’irritazione, e
questo lo fece rabbrividire. Fra l’altro il timbro di quella
voce non gli
suonava del tutto sconosciuto… Cercò di fare
mente locale, per quanto un’arma
che premeva con insistenza sullo sterno e una minaccia incattivita
glielo
consentissero. Temeva che il palpito irragionevole del suo cuore si
propagasse
per qualche stramba legge fisica attraverso la canna della pistola e
arrivasse
dritto al braccio del rapinatore. Non voleva fare la figura del
poppante, ma la
situazione era senza dubbio poco piacevole. Il delinquente
indietreggiò in
fretta verso il signor Gutierrez per appropriarsi del suo bottino senza
distogliere
l’attenzione da Ian che si era divertito a fare il paladino
della giustizia. «Arrivederci,
succhiacazzi!» ghignò, sventolando la busta con
l’esigua refurtiva.
Succhiacazzi. Il tempo di ripetersi in
testa il colorito epiteto e
Ian si lanciò all’inseguimento dello sconosciuto. Succhiacazzi. Quasi sempre, quelli che
dicono succhiacazzi ad altri sono i
primi ad esserlo… Preso di spalle, il
tipo mascherato rovinò a terra e il rosso su di lui
eliminò il pericolo della
pistola strappandogliela di mano e gettandola lontano. La Colt
roteò sul
marciapiede mentre i due lottavano come se ne dipendesse della loro
vita.
Ansimavano e si aggrappavano alla pelle dell’altro come se
volessero strapparla
via. Fra un graffio e un pugno, fra un ringhio e un “figlio
di puttana”, la
faccia di clown saltò via. L’elastico la teneva
ancora legata al collo sudato
ma ora i lineamenti di Mickey Milkovich erano scoperti.
“Porca
puttana, Mickey
Milkovich.” pensò Ian, panico alle stelle, ormai
convinto di aver firmato la
propria condanna. Rimase ancora per qualche secondo a cavalcioni di
quell’avanzo di galera. Lo vedeva con le sue labbra belle,
carnose, dischiuse e
bagnate e con il petto ansante per lo sforzo e la frustrazione di
essersi fatto
fregare. Gli occhi. Oh, degli occhi non c’era nemmeno da
parlarne. Una furia
distruttiva intrappolata dentro, ecco cos’avevano.
C’era qualcosa in lui… Ian
si convinse di essere un coglione senza rimedio perché i
suoi muscoli non
accennavano a muoversi e liberare il corpo dell’altro. Non
volevano. Ma si
costrinse a farlo, prima che il ragazzo più pericoloso del
suo quartiere si
accorgesse dell’erezione che gli stava praticamente sbattendo
in faccia. Nello sciogliere
quel loro azzardato avvinghiamento, Ian sentì…
No, non era possibile. Si disse
“Sto impazzendo. Sono pazzo”. Era un visionario o
quello che aveva sentito era
reale? Il pacco di Mickey Milkovich che aveva malaugaratamente strusciato con la coscia era...? Cioè, sul serio? Non ebbe
nemmeno il tempo di
domandarselo che quello si rimise in piedi, si calò la
maschera sul viso,
raccolse refurtiva e pistola e sibilò: «Ian
Gallagher, sei un uomo morto.»
“Merda
merda merda. Come diavolo
fa a sapere il mio nome?” Il rosso ebbe lo scottante
presentimento di essersi
cacciato in guai seri…
O
forse no?
Nel
frattempo, in mezzo a quel
trambusto, qualcuno s’era anche fottuto il ventilatore.
Nota:
Non
so se sono riuscita a chiarirlo ma ad un certo punto... avete presente
quando Ian va a
prendere la pistola da Mickey,
fanno a botte e finiscono con Mickey che ha il cavallo dei pantaloni in
faccia
ad Ian? Invertite et voilà!
ah, comunque,
il bonus (che io ADORO asdjhgjrhtykejruiasn) è questo:
hey
i just met you
and
this is craaaaaaaazy
but
here's my fan
so shot me maybe
Credits
to Ceci (che ha un sacco di pazienza con me questa settimana) ♥
-Phoenixstein
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