Auroralis: Il grande viaggio.

di Laopo
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Splende il sole senza raggi del mattino, accarezza con limpida tenerezza i banchi di nebbia coricati tra i dorsi delle colline, risveglia ogni energia riposta nelle creature, riporta all'essere le forme, in gran parte ancora dormienti nella freschezza della primavera nascente. Si fanno strada timidamente i contorni dei rami, ancora spogli o appena rivestiti di gemme e piccole foglie, che talvolta celano le sfumature perlescenti di fiori da poco sbocciati.

Lentamente si fanno spazio tra la foschia i chiaroscuri della foresta nell'ampia vallata laziale. Mille abiti l'ha vista cambiare il maestro Zanobi di Granata, che, dopo anni di assidua consuetudine, ancora si perde nella contemplazione di quel paesaggio stupendo, ascoltando con gli occhi ciò che le immagini nascondono alle orecchie. Seduto sul tetto della Scuola del Cielo, come suo solito, nutre la mente di purezza attraverso il terzo occhio che, dalla sua fronte, penetra le figure oltre le capacità della vista umana. Tiene libere le ali, esposte al delicato vento mattutino, aprendole in direzione del disco semicircolare che sorge dall'orizzonte.

Avvolto nei suoi mantelli, abbraccia le ginocchia col braccio sinistro, mentre col destro srotola i lunghi ricci accasciati sulle spalle, incapace come è di stare fermo. Serio nell'espressione, non sa come esimersi dall'obbligo di pensare. Viaggia dal suo seggio immobile fin dove la conoscenza glie lo permette. Cerca instancabilmente le cause dell'insoddisfazione che lo opprime ormai da circa un anno. Immerso nelle sue domande, quasi si compiace di non avere risposte, consapevole di quanto pericolose potrebbero essere le conseguenze che portano.

Improvvisamente, dalla diffusa imperturbabilità dell'ambiente, appare uno stormo di piccoli uccelli... sfiora le colline come un unico corpo piumato, risale la vallata, supera la Scuola e procede verso l'alto, lasciando uno dei suoi animaletti  sul tetto, proprio accanto al maestro. Si incrociano gli sguardi delle due creature, riflettendosi l'uno sull'altro. Sembrano quasi un'unica intelligenza con due corpi, assorti come sono nella vicendevole contemplazione. La comunicazione si fa più intensa, Zanobi vede quasi un'intenzione trasparire da quegli occhietti neri. Si china verso di lui, abbassa le ali per non spaventarlo...

< C'è qualcosa che mi vuoi dire? > chiede.

Non parla... evidentemente non è quello che il maestro pensava, non porta alcun messaggio. E' solo un uccellino. Zanobi ride tra sé e sé... ma l'animaletto non cessa di fissarlo...
Una voce acutissima squilla e soffoca la risata del maestro.

< Spezza... > dice. infine volando via gridò: < Zanobi da Granata! Maestro della Scuola del Cielo! Afferra il sole! >





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