A Beapot.
Perché cercavo di
scrivere qualcosa su questa coppia da una vita.
Grazie per essere
sempre la mia acidella.
Immagini
sfocate
#1
Gratto.
Le mie unghie si spezzano, mentre cerco di crearmi spazio tra me e loro.
Gratto,
spacco, spingo. Mi serve poco per vederti, per non dimenticarti: vedo i tuoi
capelli sparsi sul cuscino, tutti arruffati come se avessi combattuto e salvato
il mondo anche mentre dormivi. Chissà cosa hai sognato, se anche stanotte hai
stretto il lenzuolo tra le dita perché gli incubi non hanno smesso nemmeno un
attimo di tormentarti.
Non sono
lì accanto a te, a scacciarli via e a prendermi cura di te.
Gratto.
Ho le mani sporche del mio sangue, ma non m’importa se questo vuol dire
esistere ancora.
Lasciami
avvicinare a te.
Liv, mi senti?
[110
words]
#2
Aiuto!
Perché
fingi di non vedermi? Perché ostini a prendere delle stupide aspirine?
Non ci
sono più, anzi sono diventato un dannato mal di testa, e in effetti quante
volte ti ho fatto arrabbiare e perdere la pazienza fino a provocartene uno?
Aiutami,
solo tu puoi farlo, solo tu puoi plasmare un mio ricordo e farlo diventare
reale, di carne. Sono stanco di
essere un’immagine riflessa su un vecchio televisore, sulla lente sporca di un
paio di occhiali, o sulle tue iridi stanche.
Voglio
essere lì e creare nuovi ricordi con te.
Rivoglio
indietro la mia vita con te.
[100
words]
#3
Hai
parlato con Walter e finalmente hai capito che no, non lo sei. Non sei più
pazza di me, perché io non ho mai smesso di credere nel mio ritorno. Perché
sarà così, ne sono certo.
Non è
uno stupido logaritmo a darmi la certezza assoluta, non ho bisogno di
rifugiarmi nella matematica, quando io e te ne abbiamo viste così tante. Quante
volte abbiamo pensato di aver visto l’impossibile per finire poi per
ricrederci?
Se c’è
una cosa che mio padre mi ha insegnato è quella di non arrendersi mai, di
andare a prendere con le proprie mani ciò che si ama.
E io sto
arrivando.
[107
words]
#4
Una
volta ho finto di essere un fotografo professionista, sai? Dovevo entrare
assolutamente in un edificio e le provai proprio tutte, alla fine mi abbordò
una modella al bancone della reception ed ebbi l’illuminazione.
Fui un
fotografo per un quarto d’ora e mi divertii un mondo. Sceglievo il punto che
m’interessava, escludevo il resto e iniziavo a scattare foto a raffica.
La
concentrazione è la chiave di tutto, e farò così ancora un volta: metterò a
fuoco il tuo viso e non penserò a nient’altro che a te, e al futuro che ci
aspetta.
E allora
non sarò più un’immagine sfocata.
[101
words]