Sublimazione
[RoyEd]
Anche
dopo che la porta era stata sbattuta con violenza dal suo sottoposto, Roy Mustang era rimasto qualche istante a fissare il luogo dove,
fino a pochi attimi prima, si trovava Edward Elric. Forse cercava ancora di scorgere la figura del Full Metal Alchemist, in piedi al
centro dell’ufficio, che lo fissava con occhi traboccanti d’irritazione e
impazienza.
Esattamente
come accadeva tutte le volte.
E
quel giorno, come tutte le volte, anche Roy si era
limitato a fissarlo, con aria di scherno, come se tutto quello che riguardava
il ragazzo lo divertisse e impietosisse al tempo stesso.
E poi, puntuale come la morte, ecco che era arrivata.
Una battuta, una frecciatina, un commento
sarcastico di troppo, la famosa goccia che faceva traboccare il vaso. Ed era
scoppiato il finimondo.
Fortunatamente
dopo qualche attimo la rabbia di Edward era
sbollita e lo stesso Elric aveva deciso, alquanto
saggiamente, di lasciare l’ufficio del Colonnello nonostante si sentisse ancora
in vena di rivolgergli numerose invettive.
Si era
voltato e aveva sbattuto la porta con quanta più forza aveva in corpo, a
testimonianza della sua indignazione, ma non prima di aver lanciato un’ultima
occhiata –seria, terribilmente seria- al suo superiore
e aver scoperto che questi aveva fatto lo stesso.
Ogni
volta che se lo trovava davanti, sul piede di guerra o rassegnato a fornirgli
il resoconto dell’ultima missione, Roy non poteva far
altro che pungolarlo con la solita e brevettata ironia.
Questo era io suo modo di sublimare,
si diceva tra sé e sé.
Sublimare. Orientare
verso attività socialmente utili comportamenti istintuali o considerati
negativi.
Roy
Mustang non aveva dubbi che innervosire Full Metal fosse
un’attività socialmente utile, quello che più spesso gli causava problemi e gli
faceva perdere il sonno era ben altro, era la seconda parte della definizione.
Roy
Mustang non riusciva a capire “cosa” stesse sublimando, di preciso.
E
più ci pensava, più questo semplice quesito lo assillava, annebbiandogli la
mente giorno e notte. Spesso la risposta gli era sembrata ovvia, decisamente a portata di mano, ma quando vi si avvicinava
veniva colto da una sorta di panico e non poteva far altro che ritrarsi.
Non
pensare.
In rari
momenti di lucidità giustificava quel suo infantile comportamento con la voglia
di incenerirlo seduta stante, per non dover più sentire i suoi isterismi, i suoi insulti e le sue lamentele.
Nulla di
più logico.
…e nulla di più lontano dalla realtà.
La
verità è che Mustang sapeva.
Roy
Mustang sapeva, ma preferiva
continuare ad ingannare sé stesso e gli altri in egual misura.
“Colonnello,
le ho portato l’ultimo rapporto”
“Non c’è
che dire, Full Metal, possiedi senza dubbio il dono
della sintesi”
“Sta
cercando di dirmi che il rapporto non va bene?”
“No,
Full Metal. Sto solo sublimando”