Hanamori no Oka.
Il treno sfrecciava lungo i binari, così
velocemente che i passeggeri a stento riuscivano a tenere l'equilibrio,
sostedendosi a ciò che gli capitava a tiro.
Una ragazza dai capelli viola per poco non finì sopra un
passeggero.
-Stia un po' attenta!- si lamentò l'uomo, guardandola torvo;
in seguito, vedendo il pallore della fanciulla e le mani che stringeva
al grembo, rivalutò la situazione.
-Ehm...-boforchiò pentito -...le serve una mano?
Lei sorrise dolcemente, approfittando della cortesia.
-Dovrei raggiungere la mia cabina. E' l'ultima lì in
fondo...- ed indicò una porta in legno poco lontana.
L'uomo la accompagnò fino alla cabina, chiedendosi
perché una donna vestita così riccamente, non
viaggasse in prima classe.
Eclissò l'idea di farle una domanda tanto sconveniente.
-Grazie mille- sorrise la ragazza, al che l'uomo si congedò
alzando il cappello.
Sophia, rimasta sola nella cabina, si sedette finalmente nella
poltrona, sospirando.
Guardando dal finestrino, scorgeva paesaggi che non aveva minimamente
mai visto: colline, montagne, qualche scorcio di mare, era tutto un
susseguirsi di novità, una dopo l'altra.
Dopotutto, nonostante tutto, era felice di essere lì.
Anche se avrebbe volentieri diviso tutto con lui.
Anton...
Era la sera
di un 14 Dicembre, la villa degli Herzen era in festa.
Un ballo, una festa, e
Sophia era stata invitata come molte altre ragazze della sua giovane
età.
Tranquilla, nella sua
carrozza, scorgeva il tappeto nero della notte senza stelle.
Non appena il servitore
aprì la porta della carrozza, scese, attenta a non
inciampare negli scalini.
-Prego, da questa parte-
la guidò il valletto del casato Herzen. Sophia non aveva mai
visto così tanta ricchezza in vita sua: quel palazzo era
veramente magnifico.
Una volta annunciata,
entrò all'interno della sala piena di persone, per lo
più giovani donne.
Si sapeva che molte
ragazze ambivano al ruolo di futura duchessa.
Era la prima volta che
Sophia prendeva parte ad una cerimonia del genere, infatti si accorse
di essere squadrata da molti visi.
-Guardi quella, Rose...-
sentì bisbigliare una voce vicina -...non l'ho mai vista,
che sia una marchesa o cos'altro?
Un'altra voce,
appartente alla vicina di nome Rose, continuò -Non posso
crederci Adeline! Chi è che racchiuse così tanta
bellezza, anche solo nello sguardo?
Adeline, leggermente
irritata per il complimento gratuito dell'amica, fatto ad una perfetta
sconosciuta propose -Vediamo se tal bellezza si assoccia
all'attegiamento. D'altronde una donna bella, nell'animo può
essere una ragazza d'osteria, no?
Rose annuì, e
le due giovani donne si avvicinarono a Sophia, ignara di essere messa
alla prova dalle due comari.
-Salve- Adeline
richiamò Sophia, che stava continuando ad osservare la
magnifica sala, girandosi la ragazza vide due fanciulle, dalla voce si
accorse che era la tizia che aveva sentito bisbigliare qualche minuto
prima.
-Salve-
salutò Sophia educatamente; Rose affiancò
Adeline, intenta nel scoprire l'animo della misteriosa ragazza.
-Io sono Adeline Lopez,
lei è Rose Vidal, non ci ha onorato della sua presenza in
altre occasioni, è la prima volta che giunge qui,
signorina...?- interruppe la frase, aspettando che la scosciuta
pronunciasse il suo nome.
-Sophia Fancy, si
è la prima volta che mi reco qui. E' un grande piacere
conoscervi- sorrise senza scomporsi Sophia, le due ragazze sembravano
soddisfatte della sua reazione.
Rose Vidal stava
aggiungere qualcosa, ma divenne tutta rossa, imitata da Adeline Lopez,
entrambe la fissavano come dei peperoni.
Sophia, inizialmente non
capì quell'attegiamento, poi le vide inchinarsi -Buonasera
signorino Herzen!- dissero all'unisono.
Sentì una
mano che le si poggiava sulla spalla e, inevitabilmente, si
girò di scatto.
Un paio di occhi
turchesi la scrutavano, la mano rosea era sempre ferma sul confine di
pizzo bianco del vestito, le sfiorava leggermente la pelle.
-Scusate il disturbo-
una voce dolce, le fece battere il cuore -Rose, Adeline, con chi
avevate l'onore di discutere?
Le due ragazze
imbarazzate si affogarono con le loro stesse parole: il risultato
finale fu un miscuglio di frasi senza senso.
Sophia intervenne,
salvando le due rampolle dalla brutta situazione -Sono Sophia Fancy-
prese i lembi del vestito bianco, e si esibì in un inchino.
-Molto piacere, Anton
Herzen. Sono il figlio del duca Herzen- si presentò il
giovane, facendo il baciamano alla ragazza.
Vestito riccamente, solo
ora Sophia si accorse, che quel ragazzo superava in grazia e bellezza
tutte le presenze maschili presenti.
-Anton...- Adeline
richiamò l'attenzione del ragazzo -...allora cosa ne pensa
del mio vestito nuovo? E' azzurro come il mare d'estate, l'ho fatto
ricamare per l'occasione dalla sarta migliore della città.
Anton stava per
risponderle, quando Rose si piazzò davanti l'amica -Un mare
d'estate è bello si, ma il mio vestito rosa come le rare
sfumature che talvolta si scorgono al tramonto, è certamente
superiore.
Adeline si
mostrò visibilmente offesa dall'ingiuria che aveva osato
Rose, ma Anton non si scompose -Sono meravigliosi entrambi...- le due
diventarono dei pomodori -...tuttavia apprezzo di più il
bianco della neve, che porta la vostra nuova amica.
Anton Herzen
azzardò un complimento a Sophia, rimasta estranea a quella
faccenda bizzarra.
-La ringrazio- sorrise
lei, senza vanto né modestia.
-Volete farmi l'onore
della vostra compagnia per un po', signorina Sophia?- ora le intenzioni
del signorino Herzen si erano fatte chiare.
Sophia rimase
interdetta, ma gli occhi speranzosi del ragazzo la convinsero
-Certamente.
I due si allontanarono
insieme, sotto gli occhi allibiti di Rose ed Adeline, le quali
ricominciarono a bisbigliare -Paragonare i nostri vestiti di alta
classe a quello straccetto...- ricominciò Adeline -...certo
che Anton è proprio bello, peccato che di gusto estetico non
se ne intenda neanche un po'.
E i loro discorsi
vennero assorbiti dalle voci della sala.
-Mi perdoni se sono
stato invadente- si scusò Anton, cosciente di aver
allontanato in modo un po' brusco Sophia. Ora erano nella terrazza del
palazzo, Sophia guardava il cielo nella speranza di scorgere una
stella.
-Può evitare
di essere così formale, lo vedo che le reca fastidio
nell'esprimersi- gli fece notare la ragazza, avendo percepito il
disagio del ragazzo nel pronunciare parole.
Anton si
stupì nel vedere con quanta facilità aveva
scovato i suoi pensieri -Ti prego, chiamami pure Anton, così
parlermo entrambi nello stesso modo.
Lui si
avvicinò e l'affiancò -Che peccato, non
c'è neanche una stella- sospirò Sophia, Anton le
prese la mano e le fece indicare un punto lontano nel cielo -Guarda
bene, laggiù ne brilla una...
Sophia
strabuzzò gli occhi, ma non riuscì a scorgere
niente.
-Aspettami un attimo,
ora ti faccio vedere- tornò poco dopo, con un telescopio in
mano. Sophia non ne aveva mai visto uno.
-Ecco, ora dovresti
vederla- sorrise Anton prendendole la mano ed aiutandola ad osservare.
-E' vero! Che
meraviglia...- si girò per ringraziare Anton, e di nuovo
incrociò gli occhi turchesi.
Le sue gote si tinsero
di scarlatto, ed abbassò lo sguardo pieno di vergogna.
Anton, approfittando di
quel momento di debolezza, le baciò la mano -Vuoi concedermi
un ballo?
Sophia, questa volta
senza esitazioni, annuì.
Tornarono nella sala da
ballo, sotto gli sguardi di tutti.
I musicisti suonarono un
valzer melodioso; nella pista gli abiti delle donne erano un prato
dipinto di mille colori, passi leggeri e volteggianti calpestavano il
pavimento.
Sophia posò
una mano sul braccio di Anton, quest'ultimo le cinse la vita con la sua
mano.
Iniziarono anche a loro
a volteggiare e, ogni tanto, Sophia pensava che si sarebbero alzati in
volo.
Nel suo cuore stava
nascendo un sentimento nuovo, qualcosa che gli diceva di essere se
stessa, e incodizionatamente ammirava sempre di più il
giovane.
-Potrò
rivederti ancora?- sussurrò lui.
A quelle parole, il suo
debole organo rosso ebbe un collasso: rivedersi? Era felice di essere
cercata da Anton.
Significava che era
importante per lui, significava che non era un sentimento a senso
unico.
E quella, più
che una semplice domanda, le sembrava una preghiera.
-Ne sarei davvero lieta-
disse Sophia.
-Signorina, si sente bene?
Sophia sbatté le palpebre, accorgendosi solo in quel momento
di essersi addormentata.
Un forte odore di rose la investì, facendole girare la testa.
-Mi scusi, devo aver esagerato con il profumo- era la voce allegra di
una ragazza.
Mettendo a fuoco l'occhio, Sophia vide una donna della sua
età seduta davanti a lei.
Si era dimenticata che lo scompartimento era per due persone.
Era una tipa abbastanza in carne, con i capelli biondi legati in uno
chinon, vestita riccamente con un vestito giallo canarino.
Ciò che risaltava in particolare, era il naso a patata.
-Sono felice di non essere l'unica nobile ad aver prenotato in ritardo
il biglietto! Pensi che orrore dividere la cabina con qualche
mascalzone!
La tipa prese ad agitarsi, e sembrava un bigné alla crema
-Ah!- disse poi, probabilmente cosciente di essersi movimentata troppo
-Sono Constance Dove, piacere di conoscerla, lei è?
Il sorriso di Costance Dove aveva qualcosa di dolce, che
consolò un poco Sophia -Sophia Herzen, il piacere
è tutto mio.
Con piacere, la sua coinquilina non ebbe alcuna reazione nel sentire
pronunciare quel cognome.
Probabilmente veniva da un'altra città.
-Senta, io sto andando a prendere da mangiare, vuole che le porti
qualcosa?- chiese gentilmente Costance, avendo notato la gravidanza di
Sophia.
-Grazie mille, gliene sarei molto grata.
Quandò sentì la porta scorrere, tornò
ai suoi pensieri.
La proposta le era
arrivata circa un mese dopo il loro primo incontro.
Era una lettera tutta
bianca, ripiegata in una carta pregiata.
Quel giorno aveva pianto
per la prima volta di felicità.
Amava Anton ed Anton
amava lei: avrebbe voluto gridarlo, festeggiarlo, ma quando
arrivò la proposta di matrimonio pianse soltanto.
Una volta giunta a casa
di Anton, lui le fece trovare un meraviglioso vestito viola molto
elegante.
-Qualsiasi tuo
desiderio, in questa casa, diventerà realtà.
Dimmi tutto ciò che vuoi, provvederò
immediatamente per farti sentire a tuo agio.
Sophia non
approffittò della immensa gentilezza di Anton, le bastava
semplicemente il suo cuore.
Così, quella
notte stessa, abbandonò per sempre la sua
verginità concedendosi ad Anton, suo primo ed unico amore.
All'inizio aveva avuto
paura: mostrarsi a qualcuno completamente nudi, sia nell'aspetto sia
nell'anima, è un passo difficile da fare, ma poi si era
lasciata cullare dal calore di Anton.
Lui era sempre presente,
in qualsiasi occasione l'aiutava come un perfetto marito, insieme
sapeva che non avevano bisogno di nient'altro.
Una mattina, Sophia si
era alzata presto a causa di un forte mal di testa.
Sapeva che una malattia
stava facendo ammalare tutti i cittadini di Folsense, ma i sintomi non
erano quelli.
Sentiva che il corpetto
le andava stretto perché il suo seno era cresciuto, inoltre
non aveva il ciclo da più di due mesi; le nausee le
attanagliavano lo stomaco senza pietà.
Era incinta.
Andò in
bagno, si accasciò in un angolo, sudando freddo e paura. Ed
ora?
Avrebbe voluto fuggire
insieme ad Anton e il bambino, da quella città maledetta. Il
padre del suo fidanzato era un pazzo, ed Anton era suo succube.
Scosse la testa, e le
lacrime cominciarono a divorarle le guancie.
Anton non avrebbe mai
abbandonato suo padre.
Il bambino non poteva
crescere in un luogo simile.
Chi scegliere?
In quel momento avrebbe
voluto non aver mai incontrato Anton; ricordò il giorno in
cui aveva pianto di gioia, le sembrava così lontano.
Ora la vita la stava
mettendo alla prova, una prova però troppo pesante.
Il suo amato aveva
ancora le gambe, ma quella creatura non poteva sopravvivere senza di
lei.
Anton avrebbe sofferto,
ma poteva farcela.
Si alzò e,
velocemente si affrettò ad uscire da quella prigione.
Giunse alla stazione,
dove molta gente di Folsense aspettava il treno per scappare dalla
città maledetta.
-Sophia! Sophia!- era
lui.
Sophia vide Anton
correre verso di lei, sudato e senza fiato, si faceva largo tra la
folla per raggiungerla.
La ragazza, dietro la
montagna, vide comparire il treno: stava per partire.
Lui le venne vicino, con
le lacrime agli occhi -Che stai facendo, Sophia? Non morirai,
tranquilla. Il nostro castello è sicuro! Ti prego rimani qui
con me, io ti amo Sophia! Resta!
Si sentì
così crudele a doverlo lasciare in quello stato pietoso, si
sentì quasi un'assassina.
-Anton...io...- le
parola le morirono in bocca.
-Ho bisogno di te!-
pianse Anton, inginocchiandosi.
-Mi dispiace Anton, ma
qualcun altro che amo, ha più bisogno di me.
Il treno si
fermò e, senza guardarsi indietro, Sophia salì
sopra.
-Ti amo, perdonami
Anton. Un giorno ti spiegherò tutto, oggi non posso, ma un
giorno lo farò. Ti prego,lo sto facendo soltanto per nostro
figlio. Non avrei mai voluto farti questo, ma era l'unica cosa che
potessi fare; non avrei mai voluto.
Amerò sempre
e per sempre te Anton, ci rivedremo presto, lo so.
Grazie di tutto.
Il rumore del vapore
ingoiò le parole di Sophia, e il treno scomparve
all'orizzonte.
Note dell'autrice:
Storia scritta in
mezza mattina e mezzo pomeriggio. Che dire? Adoro questi due personaggi
e, ora che sto rifacendo il gioco, avevo voglia di scrivere su di loro.
Non mi sembra ci
siano molte Fan Fiction su questa coppia, quindi spero di non deludere
le vostre aspettative.
Fatemi sapere
cosa ne pensate.
Martina.
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