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6. Red carpet
«Lei continua a
ripetermi che si fida di me, “Tesoro, so che puoi
farcela.” Ma io non so se ci riesco, insomma, ho fallito per
dieci anni perché adesso dovrei riuscirci? Trè
dice che sono un coglione e in fondo è vero. Lo so che sono
una testa di cazzo ma voglio cercare di non esserlo più,
capisci? È come se la tua vita arrivasse ad un punto che non
sai più dove stia andando o come se fossi in cima a qualcosa
e ti chiedi: “che cazzo ci faccio qui? Perché ho
scalato questa fottuta montagna?” È un martellare
nella testa, capisci? Ancora e ancora e ancora e, non lo so,
sarà che sono solo un fallito o forse potrei tentare di
capire chi realmente sono. Ciò che sono è la
musica che scrivo, ma la mia musica parla di me o sono io a parlare di
lei? È una fusione di anima e cuore, ma alla fine
è solo un vuoto da colmare e con cosa vuoi colmarlo? Con
ciò che senti, e allora sbagli, perché i
sentimenti sono caotici e ti fanno sbagliare e ti prendono allo stomaco
e non ti danno tregua, capisci? In fondo tutto quello di cui hai
bisogno è-»
«Armstrong,
vuoi chiudere quella fottuta fogna?!» Billie non aveva fatto
che parlare da quando avevano messo il culo in quella limousine. Aveva
riempito l’abitacolo di racconti idioti e di you know fastidiosi
che Jared era sicuro avrebbe sognato anche di notte.
Gli occhi
verdi del cantante lo guardarono e finalmente tacque.
Dio, ti ringrazio.
«Comunque
credo che tu abbia ragione.» Ora la voce era quella di
Hiddleston. «Cosa siamo se non l’arte che portiamo
in scena?»
«Esatto!
Era questo che volevo dire, amico! Ognuno di noi-»
«Sentite
voi due, se volete continuare con questi discorsi esistenziali, ditelo,
così fermiamo l’auto e vi facciamo scendere, ok?
Io e il mio mal di testa vogliamo silenzio. Riuscite a tenere quelle
vostre bocche chiuse per dieci fottutissimi minuti? Chris,
perché non gli ficchi la lingua in gola così se
ne sta zitto e buono e la smette di dare corda a questo coglione di
Armstrong?!»
«Jared!»
L’ammonimento di Colin però arrivò
tardi.
I suoi
occhi passarono dal volto silente di Billie a quello paonazzo di Tom
per finire su quello alquanto confuso di Chris.
Sì, buona notte
Hemsworth...
Ok, era
stronzo per natura, ma certo quella sbronza non aiutava.
Stava per
tornare in albergo e gettarsi su quel letto come non ci fosse un
domani, poteva pure sopportare altri cinque minuti di compagnia
molesta, no?
In fondo
Billie aveva solo voglia di sfogarsi, stava passando un periodo non
troppo felice e questo lo sapeva. Hiddleston viveva in un limbo
dantesco dove aveva deciso di mettere radici. Troppo codardo per
ammettere i suoi veri sentimenti e troppo buono per afferrare
ciò che voleva. Chris era Chris e, per quello che aveva
capito quella sera, neanche troppo diverso da Colin. Forse solo
più giovane e per questo più ingenuo. Magari se
Hiddleston avesse cacciato le palle, le cose a loro due potevano anche
andare bene.
Ma la testa
pulsava, lo stomaco continuava a mandargli acido in gola e il traffico
di New York era odioso come al solito. Non aveva tempo né
energie per analizzare la vita degli altri, già faceva
fatica a far andare dritta la sua senza troppe sterzate brusche, ed
ogni volta che questo accadeva era perché c’era di
mezzo lui.
«Scusa.»
Tom aveva lo sguardo basso e si stava torturando un angolo della bocca.
Chris al suo fianco lo guardava senza dire niente ma nei suoi occhi si
percepiva la voglia di avvolgergli le braccia attorno.
«No,
scusa tu, anzi scusatemi tutti, sono più stronzo del solito.
È il prezzo dell’essere una diva.»
Riuscì a recuperare un sorriso dall'inglese ed
un’occhiata d’intesa da Billie. In fondo erano due
teste di cazzo uguali.
«Prima
fermata, a chi tocca?» chiese Colin quando l’auto
si arrestò.
«A
me.» Fu Armstrong ad alzare il suo braccetto tatuato.
«Grazie per la compagnia e scusate le chiacchiere.»
Jared annuì e gli tirò uno schiaffo amichevole su
una spalla.
«Quando
vuoi, dude.»
«Spero
di beccarvi in giro.»
«È
stato un piacere conoscerti.» Tom gli strinse addirittura la
mano e lui era solo troppo ubriaco per pensare a qualche battutaccia da
rifilargli.
«Piacere
mio. Buona serata gente e, se fate un’orgia, chiamatemi,
sarò lì in un secondo.»
«Sparisci
Armstrong!» Jared aveva richiuso la portiera mentre Billie
ancora rideva.
«Ma
quanto cazzo parla quello lì?!»
«Ah,
ora mi dai ragione?!» Colin alzò le spalle e si
passò una mano dietro al collo. Non si era mai tolto
né la giacca né la cravatta. Una volta in albergo
l’avrebbe gettato di peso sotto la doccia e magari ci si
sarebbe infilato pure lui.
«È
un personaggio interessante.»
«No,
è solo un idiota egocentrico che si crede il Sommo Poeta del
nuovo millennio.» Tom aveva sorriso.
«Stavamo
parlando di Billie, non di te.» E Colin era ancora in vena di
prenderlo per il culo. Lui non aveva altrettanta forza di ribattere.
Si stese
sul sedile con lo sguardo al tettuccio mentre sentiva Chris e Tom
parlottare fra di loro.
«Che
dicono?» sospirò in direzione di Colin. Era
curioso di sapere se almeno i suoi sforzi erano serviti a qualcosa.
«Hemsworth
dice che è tardi e che sveglierà sua moglie se
rientra e-»
«E
sta chiedendo a Tom se lo ospita nella sua stanza.»
Sogghignò all’annuire di Colin.
Ottima pensata, Chris, non sei
così ingenuo come credevo.
L’auto
si fermò una seconda volta.
«Questo
è il nostro» sorrise l’australiano
recuperando la giaccia dal sedile. «Grazie per la compagnia.
È stato un piacere, Colin.»
«Anche
per me.»
Un attimo
dopo un omone di quasi due metri lo stava stritolando fra due braccia
troppo sudate. «Vengo a sentirvi la settimana
prossima.»
«Ti
dedicherò una canzone e senza "fuck".» Nonostante
ci fosse molto
da apprezzare, Jared si convinse che la vera bellezza di Chris era nel
suo sorriso. Come quella di Tom era nella luce che aveva negli occhi.
Forse troppo gentile per quello schifo di mondo, forse quella giusta
per sopravviverci.
«Sono
stato felice di conoscerti, Mr. Leto.»
«Alla
fine posso dire lo stesso anche io, Hiddleston.»
Tom rise di
nuovo ed annuì. «L’avevo capito che non
ti stavo simpatico.»
«No,
mi stavi proprio sul cazzo, ma sono lunatico e tu sei ubriaco,
perciò ora siamo amici.»
Però cerca di non
farti male, perché non ci sarà nessuno a leccarti
le ferite a quel punto.
I due
scesero davanti all’insegna del lussuoso hotel e stavolta fu
Colin a chiudere la portiera.
«Guarda
come sono disgustosamente carini...» sospirò
guardandoli chiacchierare da dietro al vetro oscurato. «Un
tempo anche noi eravamo così... credo.»
«Non
lo siamo mai stati.» Sorrise amaro alle sue parole, ma in
fondo era solo la verità. «Noi siamo sempre stati
più intraprendenti.» Liberò una risata
e continuò a guardare lo sfrecciare dei marciapiedi
newyorkesi.
«Io
dico 1000.»
«O
100 o niente.»
Sbuffò
mentre i piani dell’ascensore si illuminavano uno dopo
l’altro. «Hai paura di perdere, Farrell?»
«Come
se mi preoccupassi di perdere 1000 dollari.»
«Oh,
il ricco attore Colin Farrell in tutta la sua boria
notturna.» Lo scrutò con la coda
dell’occhio e lo vide sorridere. «Avanti, 1000
dollari che quei due scopano.» Avevano deciso di scommettere
mentre Tom e Chris si dimenavano nel remake di Dirty Dancing, ma
la cifra continuava a cambiare di volta in volta.
«Non
lo faranno, ti dico. Conosco Tom, si ammazzerebbe piuttosto che creare
qualche problema a quello che considera suo fratello.»
«Ed
io conosco l’effetto della tequila mischiata alla vodka e a
un desiderio tenuto soffocato nelle mutande per anni, e ripeto,
anni.» Colin lo fissò negli occhi mentre le porte
si aprivano. «Anni, Farrell.» Stavano per
richiudersi quando l’irlandese le bloccò con una
mano.
«5000
più “Sono una diva” al prossimo
concerto.»
Jared gli
restituì lo sguardo di sfida. «5000 più
“Sì, ho avuto esperienze omo” alla
prossima intervista.» Se doveva giocare allora bisognava
farlo seriamente. Colin rimase silente per un po’ poi
uscì dall’ascensore e lui lo seguì.
«Te la fai sotto, lo so, sei un codardo e-» Si
ritrovò premuto con la schiena contro la parete del
corridoio e le sue labbra a zittirlo.
«Ci
sto.»
«Perderai.»
Colin sorrise e lo baciò ancora.
Barcollarono
fino alla camera, poi niente doccia e niente riposo, solo il caldo
abbraccio delle lenzuola umide sulla pelle, ed ovviamente il caldo
abbraccio del suo corpo. Il regalo di un’altra notte rubata.
Jared
raggiunse il balcone e si poggiò con i gomiti sulla
balaustra. Il fumo della sigaretta di Colin gli arrivò
sorretto dal vento.
«Amo
New York, nonostante tutto.» Era sempre viva, era sempre
pronta a cambiare e a lasciarsi cambiare. Era sempre pronta ad essere
violata e distrutta e poi ricostruita e ricostruita ancora. New York
viveva mille vite in una e allo stesso tempo rifletteva quelle di
qualcun altro.
I capelli
sciolti gli accarezzavano le spalle nude e l’aria albeggiante
gli sfiorava il viso con una fresca carezza. Colin se ne stava seduto
su una sedia di vimini, che aveva trovato orribile appena aveva aperto
la portafinestra, eppure ora con lui seduto a fumare la sua sigaretta,
sembrava quasi bella.
«Un
giorno scalerò un palazzo a mani nude. Da solo.»
Lo sguardo si perdeva sulle piccole luci che coloravano i grattacieli,
su quelle che sembravano voler giungere al cielo, ma il cielo era
sempre troppo in alto.
«E
che farai una volta in cima?» Colin lo accostò e
spense il mozzicone sulla balaustra.
«Mi
siederò, chiuderò gli occhi e
canterò.»
«Non
ti sentirà nessuno se salirai solo, ti pare?» Gli
aveva sorriso ed era tornato con gli occhi su quella grossa mela
d’acciaio.
«Sentirà
la mia anima e poi sarà lei a cantare per me ed io
ascolterò.» Due braccia lo avvolsero e lui
respirò a fondo un profumo che, sapeva, gli sarebbe mancato
più dell’ossigeno stesso.
«Ora
sei ancora a terra, marziano.» Un piccolo bacio al di sotto
del suo orecchio destro. «Puoi cantare per me.»
«Tu
hai smesso di ascoltarmi da tempo.» Sorrise alle prime luci
dell’aurora che andava a rubare la scena alla notte appena
trascorsa.
Colin gli
baciò una spalla e sciolse l’abbraccio.
«Vado a farmi una doccia.»
Eppure io continuo a cantare
solo per te.
«He lives to run...»
sospirò nella solitudine di una balconata affacciata su una
meravigliosa New York.
***
«Forse
dovresti infilarci un assolo nel mezzo.»
«Durante
il bridge?» Jared annuì mentre Shan si rigirava
una bacchetta fra le dita. «Potrebbe andare»
sospirò poi picchiandola sul bracciolo della poltrona.
Lui
continuò a pizzicare distrattamente le corde della sua
acustica.
Il
cellulare squillò tre volte nella sua tasca ma lo
ignorò. Poco dopo si udì il suono sibillino di un
messaggio.
«È
Tomo che è rimasto a piedi. Ci scommetto la
testa.» Shan continuava a picchiare la bacchetta con un piede
sul tavolino di fronte e gli immancabili occhiali da sole anche se
erano chiusi in uno studio, un vizio che Jared amava spesso imitare.
Poggiò
la chitarra sul divano ed afferrò il cellulare.
Sorrise
sghembo. «Recupera una ghigliottina perché hai
perso, bro.»
“Come al solito non rispondi. Ti
ho fatto inserire nella lista degli ospiti. Non voglio un No come
risposta.” Mittente: Chris H.
Shan si
sporse verso di lui per sbirciare ma Jared nascose il cellulare contro
il petto.
«È
privato» affermò superbo vedendo suo fratello
alzare le sopracciglia e poi alzare anche il culo dal divano.
«Vado
a recuperare quell’idiota. Tu resta qui a crogiolarti nel tuo
privato.»
«Permaloso.»
Ghignò
al suo dito medio e poi lo vide sparire dietro alla porta.
“Sono occupato. Non posso venire.”
digitò velocemente.
Subito
dopo, un altro paio di bip.
“Hai un concerto tre giorni dopo.
Ho controllato. Devi venire.”
Rise nella
solitudine dello studio e guardò per qualche attimo lo
schermo con il messaggio. Sì, era libero e poteva andare
però voleva farlo implorare un altro po’.
Dopo quella
stramba serata lui e Chris era diventati parecchio amici.
L’australiano era andato davvero al suo concerto la settimana
successiva ma lui non gli aveva dedicato nessuna canzone, per fortuna
non era permaloso come suo fratello. Quella stessa sera aveva anche
saputo di aver vinto la sua scommessa ma il perdente aveva
pagato pegno solo per metà, come se si fosse aspettato il
contrario.
Dopo quel
gala lui e Colin non si erano visti più. Solo un breve
scambio di messaggi:
“Ti mando il numero del mio
conto. 5000 domattina.”
“Stai barando.”
“Hemsworth è
più loquace di Hiddleston.”
“Sei un fottuto bastardo, Leto.”
“Lo so. Paga.”
Poi non
aveva ricevuto risposta, solo un bonifico il giorno successivo di circa
4800 dollari - taccagno di un irlandese.
Il
cellulare squillò di nuovo e stavolta rispose.
«Sei
un tantino insistente.»
«Sei
tu che mi costringi ad esserlo, Jay. È di venerdì
ed è a LA. Non hai scuse.»
«Ho
un festival in Olanda due giorni dopo.»
«Sono
tre e non è in Olanda ma a Boston. Ho controllato sul vostro
sito.» Beh c’era da dire che Chris era uno che
faceva le cose per bene.
Sospirò
sonoramente mentre si stravaccava sul divano di pelle.
«Quando ti ci metti sei una vera spina nel culo,
Chris.» Dall’altra parte non rispose nessuno e fu
costretto ad arrendersi. «È una vita che non vado
ad una premiere.»
«È
come andare in bicicletta: basta risalirci su. Ora devo andare, ti
aspetto.»
«Chris?»
Ma aveva già riagganciato.
Ma che
palle! Quando voleva era davvero un rompicoglioni.
Gettò
il telefono su un cuscino e riprese a pizzicare le corde della sua
chitarra.
La premiere
di un filmaccio di supereroi non era proprio nelle sue corde, ma per
Chris poteva anche farlo, ed inoltre ne avrebbe approfittato per
tormentare un po’ Hiddleston. Non l’aveva
più visto da quella sera ma era più che certo che
non sarebbe stato difficile rompergli di nuovo le scatole. Lo aveva
detto anche Chris: era come andare in bicicletta.
***
Si pentì non appena
la cravatta iniziò a stritolarlo. Perché aveva
indossato una dannatissima cravatta? Perché?
Ormai era
fatta, tanto valeva tenersi le bestemmie per la visione di quel film.
Salutò
alcuni fans dietro alle transenne. Firmò autografi e fece
qualche fugace intervista.
«È
insolito trovarti ad una premiere, Jared. Sei un fan di
"Thor"?»
Sorrise
umettandosi le labbra. «No, ma sono un fan di
Hemsworth.»
La
giornalista rise e lui fece una smorfia idiota verso la telecamera. Era
sempre meglio che dire che non sapeva neanche di cosa parlasse quel
film, poi era un sequel e quindi ci avrebbe capito ancora meno. Decise
che avrebbe twittato per tutta la durata, tanto non ci avrebbe fatto
caso nessuno.
Stava
salutando un paio di colleghi quando il suo cuore si
ammutolì per qualche secondo per poi salirgli in gola e
riscendergli nello stomaco.
Di fronte a
lui, intento a chiacchierare amabilmente con un giornalista,
c’era Colin in tutto il suo fottutissimo splendore.
Cercò
di continuare ad ascoltare le parole di Scott ma in realtà
non le sentiva.
Chris non
gli aveva detto che ci sarebbe stato anche lui. Chris era un bastardo
con la faccia d’angelo. Chris, l’avrebbe pagata
cara.
Stava
rispondendo ad una domanda quando vide i suoi occhi nocciola
raggiungerlo ed un sorriso obliquo piegargli le labbra, poi
tornò alla sua intervista.
Sì,
Chris l’avrebbe pagata cara.
Si
ignorarono a vicenda per un’ora buona, in cui ci furono solo
fugaci occhiate e Jared odiò ancora di più quella
dannata cravatta. Un vociare più confuso si levò
quando iniziarono ad arrivare, uno dopo l’altro, attori e
addetti ai lavori del film. Chris sarebbe stato l’ultimo ad
arrivare, ovviamente, e lui non aspettava altro che giungesse quel
momento per rifilargli un pugno in un fianco anche a costo di fargli
fare quella premiere in ambulanza.
«Chi
si rivede.» La voce lo sorprese mentre tutta
l’attenzione era rivolta ai nuovi arrivati. «Non ti
sapevo amante di premiere.»
«Se
avessi saputo di fare brutti incontri avrei saltato volentieri anche
questa.» Lo sentì ridere e sorrise di riflesso.
«Tu lo sapevi, non è così?»
chiese assottigliando lo sguardo. Colin alzò le spalle
spostando il suo verso la folla rumorosa.
«Tom
ha detto che non era sicuro che venissi.» Poi gli sorrise
ancora. «Hemsworth è infido, non
fidarti.»
«No,
è proprio un bastardo…» Dannato! Era
stato scorretto. Avrebbe dovuto farsi amico Hiddleston invece che
lui…
«Bella
cravatta, Leto.»
«Di’
un’altra parola e ti ci strozzo.» Passò
con gli occhi dal suo viso al resto del suo corpo e avrebbe solo voluto
ringhiare. Colin stava da dio ed invece lui era infagottato in un
soffocante Ferragamo della scorsa stagione.
Chris ti odio!
Le urla
aumentarono in modo impressionante quando dall’auto nera
scese Tom insieme al suo inseparabile sorriso.
«Il
tuo cucciolo fedele» sibilò velenoso e Colin
sorrise avvicinandosi al suo orecchio.
«Scommetto
che il tuo bastardo
non riceverà la stessa accoglienza.»
Voltò
la testa ed incrociò i suoi occhi.
«L’ultima volta che abbiamo scommesso hai perso e
non ha neanche pagato pegno, Farrell.» E sapevi che non era solo un
capriccio.
«Non
c’era un termine per quello, sbaglio?» Che voleva
dire? Corrucciò la fronte, mentre altri flash colpivano
Hiddleston. «Allora, ci stai con la scommessa?»
«Quanto?»
«Sempre
5000…»
Ghignò
guardando distrattamente ciò che accadeva sul red carpet.
«5000 e…?»
«5000
più la visione del film. La vera visione, senza
barare.» Si ritrovò il suo indice puntato contro e
gli sfuggì una risata. Chris era il protagonista, era
scontato che avrebbe vinto lui.
«Ci
sto.» Tornò a guardare la passerella aspettando il
momento in cui gli avrebbe sbattuto in faccia la sua vittoria. Ancora
una volta.
Non dovette
aspettare molto che l’auto nera si fermò davanti
al tappeto rosso. La portiera si aprì e Chris scese in
compagnia di sua moglie. Urla, altre urla, molte urla ma-
«Paga.»
«Aspetta!
Stanno ancora urlando, li senti?»
«Paga,
Leto.»
Spalancò
la bocca incredulo mentre Colin si avviava all’ingresso del
teatro e sbatté le palpebre interdetto.
Maledetto
Chris, adesso gliene doveva due!
Dopo
mezzora aveva già un mal di testa allucinante ed aveva
dovuto trattenersi dallo sbadigliare ancora.
Perché
la gente spendeva soldi per vedere una roba simile? Perché
c’era gente - Hopkins,
che cosa mi combini?! - che accettava ruoli in una roba
simile? Perché Thor e Jane non avevano ancora scopato mezza
volta? E perché portavano tutti dei sorci morti sulla testa?
Ma soprattutto, perché Hiddleston non la smetteva di fargli
venire il mal di mare con le sue sopracciglia?
Si
passò due dita sulla fronte sprofondando nella poltrona.
Sarebbero state le due ore più atroci della sua vita.
«Brutto
bastardo!»
«Jay,
non ti è piaciuto il film?»
«Mi
hai fatto perdere 5000 dollari, sappilo!» Chris sorrise
sollevando le sopracciglia ma lui evitò di dargli i
dettagli, per quanto avesse voluto limare un po’ la sua
autostima sbattendogli sui denti che il suo caro fratellino
sollevava più consensi di lui.
Sbuffò
e gli fregò il bicchiere di champagne buttandolo
giù d’un fiato, poi gli posizionò nelle
mani il vetro vuoto.
«Ti
ha fatto proprio schifo, eh?» Gli sorrise ancora Chris
mollando il bicchiere su un tavolo.
«Onestamente?
Avrei voluto cavarmi gli occhi.»
«Ma
piantala!» Gli arrivò una spallata che lo fece
ghignare. Sì, il film era stato atroce, però era
stato divertente vedere Chris saltellare per aria con un martello. Gli
aveva fatto venire in mente diversi modi con cui usarlo, molti dei
quali decisamente poco ortodossi. Per fortuna l’after party
era decente anche se Colin continuava a lanciargli sorrisini
soddisfatti dall’altra parte della sala.
«Scusami,
devo prendere a calci un culo irlandese.»
«Non
voglio trattenerti.» Chris rise e lui si allontanò
verso quel ghigno da sbruffone.
Mentre
attraversava la sala intravide Tom che chiacchierava con Elsa e si
chiese quanta forza avesse quell’uomo per non prenderla per i
capelli. Chris diceva che le cose erano complicate, che con Elsa era
diverso, che con Tom era un’altra cosa. Diceva che sentiva di
aver bisogno di entrambi e che non avrebbe mai potuto allontanare ne
l’uno né l’altra. Lui gli rispondeva che
era un egoista del cazzo e che stava solo ferendo coloro che diceva di
amare, che prima a poi sarebbero stati loro due a dargli un calcio nel
suo sedere palestrato. Chris sospirava e annuiva con occhi da
colpevole. Lui si versava un altro shot.
La sera
successiva il discorso era pressoché uguale.
«Jared,
ti diverti?»
«Mi
divertirei di più se ti ficcassi quel bicchiere da qualche
parte.»
«Non
ti chiederò dove.» Colin si sedette su una sedia e
lui lo imitò. «Piaciuto il film? Devi dirmi
com’è finito, mi sono addormentato quando quei due
limonavano.»
Jared rise
accavallando le gambe. «A dire il vero stavano lottando, ma
ti concedo la svista. Era una scena un po’
ambigua.» Colin gli restituì il sorriso e
spostò lo sguardo alla sua destra.
«Come
quella sera, eh?» sospirò e Jared seguì
i suoi occhi portandoli su Elsa e Tom che ora erano stati raggiunti da
Chris.
«Certi
film non possono cambiare... Attori diversi, stessa identica
trama.»
«Stesso
finale?» La domanda di Colin fece scostare lo sguardo sul suo
viso. Jared ne seguì i contorni della labbra sorridenti ed
alzò le spalle.
«Non
lo so. Il nostro film non è ancora finito.
Credo..» Non
potrà mai avere fine finché i tuoi occhi
calamiteranno i miei ed il mio cuore batterà forte solo al
sentire il tuo nome.
Colin
sorseggiò dello champagne e si alzò dal tavolo.
«Vai
sul sito di Vanity Fair
e poi vieni in bagno.» Non gli lasciò neanche il
tempo di rispondere che si era infilato nella coltre di gente. Jared
tirò fuori il suo smartphone ed aprì il browser.
Quando la pagina del sito si caricò scorse finché
un sorriso incuriosito si dipinse sul suo viso. Cliccò e
lesse l’articolo.
«Che
figlio di puttana» alitò scuotendo la testa.
Alla fine
l’aveva pagata tutta la scommessa, alla fine riusciva sempre
a fregarlo.
Infilò
il cellulare in tasca e si alzò per andare a pagare un pegno
non richiesto.
I suoi
occhi caddero ancora una volta su Chris e Tom che chiacchieravano
sorridenti. Elsa non c’era.
Qualsiasi
fosse il finale e per quanta sofferenza avesse provocato e per quanta
ne avesse provocata ancora, era un film che valeva la pena di girare,
ed era più che sicuro che non si sarebbe rivelato un flop.
Aprì
la porta del bagno e trovò il sorriso di Colin ad attenderlo.
«Perché
finiamo sempre nei cessi?»
«Perché
stranamente dai il meglio di te nei cessi.»
Rise,
chiuse la porta alle spalle e fece girare la chiave.
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