Something Very Important Is About To Happen

di sistolina
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I have an ugliness
it's impossible to love




“Sei brutto. Sei brutto. Sei brutto. Sei brutto” sento ancora il puzzo della paura e dell'umiliazione. Il tanfo del dolore, della pietà e della brutalità.
L'odore delle voci e dei sussurri, del mio viso nello specchio, del nastro di seta della vestaglia legato attorno ai suoi polsi. Tutto questo ha prima di tutto un odore.
Il mio.
La chiazza di vomito si allarga ai miei piedi come un ghigno obliquo, lo schiaffo definitivo. La definitiva sentenza. Sono quel mostro, il mostro che le voci mi hanno sussurrato all'orecchio, il mostro che deridevano e incitavano.
A nulla serve ricordare che non ho lasciato traccia di quell'orrore in lei. Io saprò, perché la puzza di violenza e depravazione potrò sentirla da lontano.
E anche Peter.
“Fottiti, fottiti. Zingaro del cazzo” la coca è l'unica cosa che non ha quell'odore, stanotte. Non ha semplicemente odore, si arrampica sui miei nervi e li titilla, li strofina e li pizzica come uno scherzo pietoso.  “Fottuto. Fottutissimo” il motore vibra contro le piante dei piedi, contro il pedale del freno, che giace ignorato, e su quello dell'acceleratore, basso e mugolante sotto il peso della mia folle corsa. Geme e si lamenta, ma continua a correre. “Vaffanculo! Fottiti frocetto del cazzo!” isterico e incontrollato, il mio urlo si propaga nell'abitacolo come una scossa elettrica a basso voltaggio. Sento la mia voce strillare insulti e implorare un perdono silenzioso e lurido. Voglio scacciarlo, lontano e dimenticato, vorrei che quella strana malia che mi fa sanguinare il naso funzionasse su di me. Vorrei dimenticare.
Vorrei non aver visto, e sentito l'odore di quel sesso così sfrigolante e inebriante dall'altra parte della finestra chiusa di una fottuta roulotte. 
Vorrei strapparmi dalla testa quell'immagine, e la consapevolezza di ogni singolo punto di sutura alla mia anima che si strappa dolorosamente. 
Vorrei non essere il codardo che sono, e avere bisogno di lui anche adesso, adesso che è tutta colpa sua.
Peter. Semplicemente chiamarlo e raccontargli di quelle voci. E del sangue, del dolore, del respiro che si incastra in gola.
Peter e qualche trucco da zingaro per strapparmi dall'anima il grumo nero d'odio e impotenza che mi comprime il petto.
Aiutami...
La nebbia è grumosa e rafferma sulla strada, i lampioni illuminano a malapena l'asfalto sdrucciolevole. Un'ombra gigantesca si para davanti ai miei fari.
“CAZZO!”
Sono andato dritto contro il tronco divelto sulla strada. 
Testardo e borioso come sempre.
Peter mi prenderebbe per il culo, con quel suo modo così nomade di sorridere anche di queste stronzate.
Peter non è qui, non sarà mai più da nessuna parte.
La macchina non parte, piagnucolando debolmente sotto di me.
Pioggia, fango, vento gelido, l'odore di violenza e sangue, e vomito, e sconfitta, e disperazione rancida e riciclata.
Una luce in lontananza, minacciosa e algida. 
La torre mi fissa altera e spocchiosa, nell'oscurità nebbiosa della Pennsylvania.
So cosa devo fare.




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