Ustione-1
Prologo
Un filo di
vento, meno di una brezza leggera... tiepido, e salato. Sapeva di
sabbia, veniva da ovest.
Il giardino
dell’ospedale della Foglia era quanto di più vicino ci fosse
all’Eden, in primavera: fiori ovunque, nelle più svariate
tonalità, dal bianco al rosso al giallo, passando per ogni
sfumatura di rosa e arancione.
Ma
d’estate... d’estate quel giardino diventava una foresta, fresca
e ombrosa, un rifugio sicuro in cui nascondersi, in cui fingere di
non esistere e non avere problemi... almeno per qualche momento.
Lungo i
sentieri coperti di ghiaia erano disposte panchine di legno a
intervalli regolari, per lo più deserte. Era l’ora di
pranzo, e, nonostante l’ombra dei tigli e dei ciliegi, faceva
troppo caldo per la maggior parte dei pazienti.
Ma in un
angolo, una piccola piazza con al centro una polla d’acqua chiara,
Sakura Haruno stava seduta, sola, con le mani intrecciate in grembo.
Era stanca.
Aveva passato
tutta la notte in piedi, e le sue palpebre si abbassavano per il
sonno ad ogni piè sospinto.
Era
molto
stanca...
...Ma aveva
bisogno di scomparire, per qualche momento.
Di
nascondersi, di fingere di non avere problemi...
Aveva bisogno
di dimenticare anche sé stessa.
Perché
quella notte... forse aveva commesso il più grave errore della
sua vita.
- Una
settimana prima
-
1
Fiducia
Quello che restava del campo di battaglia erano solo
macerie.
Zolle di terreno, frammenti di roccia, fili d’erba
ancora verde... e tracce di sangue.
Tra il Paese del Fuoco e quello della Roccia c’era la
zona della Pioggia, il territorio in cui Itachi Uchiha aveva lasciato
le tracce più recenti.
Itachi... il bersaglio prediletto di ogni ninja di
Konoha.
Era accaduto tutto a causa sua, a causa della sua
presenza e della sua esistenza... era per questo che ci eravamo
incrociati, quando nessuno aveva previsto che accadesse.
All’improvviso, semplicemente, era successo.
Il gruppo sette della Foglia era incappato nel Serpente
guidato da Sasuke Uchiha.
«Ora che ti ho ritrovato non ti lascerò
scappare di nuovo, Sasuke!»
«Non disturbarmi, Naruto. Non sono qui per te»
«Non mi interessa! Ho un’occasione, e non la
sprecherò...!»
La ragazza dai capelli rossi, di fianco a Sasuke, si
era agitata.
«...Se n’è accorto... si sta
allontanando...»
Sasuke si era accigliato.
«Non possiamo perdere tempo qui»
«Ho detto che non ti lascerò andare!»
Il primo attacco, un Rasengan, e il Chidori in
risposta.
L’esplosione, visibile a chilometri di distanza.
La rossa aveva scosso la testa.
«Se ne è andato»
L’ira, negli occhi di Sasuke.
Il Sigillo di Orochimaru attivato.
La sua spada.
Il fuoco, il vento e il fulmine.
Una battaglia feroce, un combattimento nel quale non
avevo nemmeno potuto accennare a intervenire, perché non avrei
saputo da che parte iniziare... perché non capivo nemmeno a
che velocità si muovessero.
Sai aveva tentato di fare qualcosa.
Si era trovato davanti uno dei compagni di Sasuke, ed
era stato colpito subito.
Io ero intervenuta a difenderlo, perché almeno
a lui potevo essere utile, ma non avevo fatto in tempo ad alzare la
testa che... di colpo, era finita.
All’improvviso, attorno a noi c’erano il team
Asuma, il team Gai, persino il team Kurenai. Tutti intervenuti per
salvarci.
E Sasuke si era fermato.
«Non ci rivedremo mai più»
Il suo sibilo freddo e rabbioso era stato come una
pugnalata nel petto.
E tuttavia... avevo tirato un momentaneo sospiro di
sollievo; mi ero detta ‘non c’è stato il tempo materiale
perché si facessero del male’...
...Ma mi sbagliavo.
In fondo, basta soltanto un istante per morire.
Vidi Naruto, a terra, e vidi la profonda ferita nel suo
petto, più o meno come quella che sentivo io... ma che nel mio
caso era solo metaforica, e nel suo era il segno tangibile del
Chidori di Sasuke.
Lo raggiunsi, senza fiato, e mi chinai su di lui con le
mani già avvolte dal chakra.
«Naruto!» lo chiamai, sentendo le lacrime
premere nei miei occhi.
Lui gemette roco, le labbra sporche di sangue.
«Saku...ra» sussurrò, cercando di
muovere una mano.
«Non parlare. Ci penso io, non parlare!»
Lavorai febbrile, senza rendermi conto di cosa accadeva
attorno a me, lavorai ignorando i capogiri dovuti allo sforzo e il
mio tremito, lavorai rischiando quasi di infondere nel suo corpo non
il solo chakra, ma anche la mia stessa vita.
Naruto non poteva... non... lui non...
...Lui... era il sole.
Lui... era sempre così forte, e determinato, e
sapeva sempre cosa dire...
...Mille, mille volte mi aveva tirata su di morale, era
intervenuto quando io non avevo più speranze, aveva risolto i
miei problemi...
...Se anche Naruto mi avesse abbandonata, dopo Sasuke,
cosa avrei fatto?
Sasuke...
Le sue parole scelsero quel momento per rimbombarmi in
testa.
«Non ci rivedremo mai più»
Non potevo crederci.
Non volevo, non... non ci riuscivo.
Era troppo brutto.
Non ero nemmeno in grado di vedere il corpo di Naruto
sotto di me, le lacrime distorcevano tutto, rendevano i contorni
vaghi e confusi...
Lo stavo salvando?
Stavo davvero facendo qualcosa per lui?
A un tratto, sentii una mano sfiorare la mia.
«Sakura... adesso basta»
La sua voce. Fievole, ma non impercettibile.
«No!» esclamai, senza quasi rendermene
conto. «Non voglio fermarmi, non puoi chiedermelo!»
«...Sakura... sto molto meglio, va tutto bene»
Ansante, interruppi il flusso delle parole dalla mia
bocca, e sbattei le palpebre.
«Co...Cosa?» balbettai incredula.
Attraverso le lacrime, lo vidi sorridere.
«Sto bene» mi assicurò. «Puoi
smettere... riuscirò a tornare a Konoha»
Solo allora mi accorsi che anche Ino si era data da fare
insieme a me, dall’altro lato del suo corpo, e la vidi strizzarmi
l’occhio, con la fronte imperlata di sudore.
Le sue mani si alternavano alle mie, sulla ferita
aperta.
Fui travolta dal sollievo.
Basta soltanto un istante per morire.
Ma, per fortuna, quello non era il nostro caso.
Raddrizzai lentamente la schiena, riprendendo fiato, e
guardai le mie dita sporche di sangue.
Sasuke... aveva davvero cercato di uccidere Naruto.
E ci era quasi riuscito.
Oltre le mie mani c’erano il volto macchiato e gli
occhi azzurri per cui avevo temuto, persi nel cielo blu sopra le
nostre teste.
Chissà che cosa vedeva...
Chissà a cosa pensava.
Chissà come si sentiva.
«Naruto...» sussurrai, e lui fece una
smorfia amara, che assomigliava pochissimo a un sorriso.
«Sto bene, Sakura-chan» mi disse roco.
«...Non diceva sul serio. Cioè, potrà anche
provare a non vederci mai più... ma non ci riuscirà.
Non glielo permetterò»
Lo vidi stringere un pugno, vidi le ferite sulla sua
mano rigenerarsi rapide grazie alla volpe, e mi sentii
infinitamente... desolata.
“Sasuke...
Noi, qui, siamo sempre in tua attesa... Non ci vedi? Non ci senti?
Perché... perché te ne sei andato? Perché ti sei
fatto del male da solo, e perché continui a fartene...?”
Chinai la testa.
Avevo giurato di essere forte.
L’ultima volta, quando lo avevamo rivisto dopo tanto
tempo, avevo rimproverato Naruto perché piangeva sul nostro
fallimento, e ora... ero io a farlo.
E mi sembrava perfettamente legittimo.
Avevamo rivisto Sasuke all’improvviso, senza essere
pronti, avevo quasi perso il mio sole, era stato tutto così
rapido...
Avevo bisogno di piangere, dovevo sciogliere la tensione
in qualche modo... o sarei crollata.
Le mie lacrime scivolarono lungo le guance e caddero
sulla mano di Naruto.
Lui alzò gli occhi e cercò il mio sguardo.
«Sakura-chan...» mi sussurrò,
afflitto. «Non piangere. Non è finita»
«Sì... sì, lo so...» mormorai
in risposta, asciugandomi il viso. Un singhiozzo mi scosse le spalle.
«Scusa... scusa, adesso smetto...»
Senza che me ne fossi accorta, Ino si era allontanata,
ci aveva lasciati soli. Anche gli altri erano rimasti a qualche passo
di distanza, riuniti attorno a Sai e al maestro Kakashi... lo avevano
fatto apposta o era solo una casualità?
Non lo so.
Ma, in quel momento, mi sembrò che al mondo
fossimo rimasti solo io e Naruto.
Sollevò la mano su cui avevo già pianto, e
mi sfiorò gentilmente una guancia umida di lacrime.
«Va tutto bene... fidati» mi assicurò.
«Io dico le cose come stanno, e non cambio idea. Questo è
il mio credo ninja»
Riuscì a strapparmi un sorriso, contagiandomi
indirettamente, e senza che me ne rendessi conto cercò le mie
dita e le intrecciò alle sue.
«Sì...» riuscii soltanto a
sussurrare. «...Mi fido di te»
Ancora oggi, il problema non è che io mi fidi
di te o meno...
...il problema è : quanto mi fido di me stessa ?
- continua -
...Lo so, lo so.
Che ci faccio qui se ho già altre due fic in ballo?
Very simple: Redenzione è già finita sul mio pc, Sinners
è a buon punto, e anche questa si avvia alla conclusione...
d'altronde è breve, presumo sotto la decina di capitoli! E poi
ho i miei buoni motivi per postarla ora!
Ma parliamo un po' di questa... cosa, in mancanza di termini migliori.
Sostanzialmente è nata a causa della mia recente passione per il
NaruSaku, e perché mi sono accorta che "mancava un pezzo" (a
cosa, lo saprete solo in futuro). Non ha grandi pretese, è nata
per sfizio e perché Kishi ha fatto quello che ha fatto con
Jiraya (giuro, le prime righe sono state scritte dopo quel famoso
capitolo, in treno, con una compilation di canzoni tristi che voi non
ne avete idea...!), ed è molto semplice, senza grandi misteri,
senza battaglie epiche e senza tiri mancini troppo cattivi (come
è abituato a leggere chi già mi conosce). Ho voluto
provare a vedere se riuscivo a descrivere come diavolo nasce un amore.
Finora ho sempre avuto a che fare con coppie che avevano già
imbastito qualcosa (ehm... ci sono le dovute eccezioni), ma volevo
provare a parlare di come Sakura potrebbe cambiare "obiettivo",
scivolando lentamente da Sasuke a Naruto e oscillando tra dubbi e
incertezze... tra parentesi, ho scoperto che è più
difficile del previsto! XD Non a caso, sono abbastanza nei pasticci sul
finale...
Comunque!
Questi erano prologo e primo capitolo, grazie se avete letto fin qui
(non vale leggere prima il fondo!), e i commenti sono sempre
graditissimi!
Ricordate: ogni recensione è un secondo di vita in più per un autore! U_U
Ah, dimenticavo! Aggiornamenti ogni quattro giorni!
Ayachan
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