A Caccia di Monsoni

di Claire DeLune
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A Caccia di Monsoni

Il Rimorso del Rasetsu


Raiting: Verde
Genere: Slice of life; Introspettivo; Flash-fic
Note: Missing moments; Movieverse
Personaggi: Keisuke Sannan

 

Sangue. 

   Non penso ad altro.

   Sete. 

   Ho la gola secca, nonostante Chizuru mi abbia appena portato una tazza di rinfrescante Tamaryokucha - è brava a fare il tè quella ragazzina, ma se mi offrisse un suo polso l’apprezzerei molto, molto di più... Non mi azzardo ad immaginare cosa mi farebbe Hijikata-kun se ci provassi.

   Ah, povero fratello d’acciaio, hai scelto la tua rovina, infatuandoti di quella donna. Ti ucciderà. 

   Ouch! 

   Brucia! 

   Non vuole placarsi. Sto per perdere il controllo, me lo sento. Percepisco la follia che tenta di soggiogarmi.

   Non l’avrei mai immaginata in questo modo. Pensavo fosse un mutamento lieve, un virus che man mano si diffonde nelle membra, annidandosi nelle ossa, debellandoti irrimediabilmente dall’interno. Invece i semi del male germogliano repentini direttamente nell’intelletto, sfumandone la ragione.

   Durante le mie ricerche avevo letto, su quelle poche pergamene tradotto dalle lingue europee, di bevitori di sangue simili a noi, ma nulla era riportato su una qualche insolita medicina creabile chimicamente. L’unica cosa riconducibile ad un elisir, non era altro che un’estratto di sangue peccatore, contaminato dallo stermino di vite innocenti, come il mio.

   Anche adesso, rinchiuso nella mia semplice stanza dalla mobilia essenzialista, continuo imperturbabili la mia inchiesta sull’Ochimizu e sugli strozzini della notte.

   Ci sono delle analogie.

   Questi mmm... come li chiamano... ah sì! Vampiri.

   Questi vampiri non sopportano la luce a tal punto da poterne morire -  quest’ultima parte con noi non c’entra: il sole ci indebolisce e basta.

   Arsione perenne.

   Pelle diafana, occhi innaturali iniettati di sangue. 

   Per essere uccisi devono essere trafitti al cuore da un paletto di frassino. Nel nostro caso è sufficiente anche un tantō, basta che colpisca un organo vitale, sebbene possiamo essere rallentati nella guarigione da armi e proiettili fatti in argento - similitudine con altri demoni occidentali dall’aspetto animalesco, denominati licantropi o lupi mannari. 

   Una volta morti, si tramutano in cenere.

   Rasetsu e vampiri sarebbero pressapoco affranti dalla stessa maledizione, se non fosse per alcune discrepanze. Per esempio, le sanguisughe dell’Ovest devono essere rese tali da un membro della stessa natura demoniaca attraverso un morso o uno scambio di sangue, ovvero grazie all’inquinamento di tutto ciò che il credo shintoista ci impone di preservare. Mentre per i Rasetsu è sufficiente bere un elisir, ritenuto inizialmente di origine occidentale, quando in realtà è solo una mera imitazione di un ricavato rubicondo mefistofelico. 

   Un’emulazione. L’ennesimo richiamo che la Shinsengumi è una parodia di sognatori: samurai fittizi, Oni fittizi. Esistenza fittizia, effimera, precaria, caduca, vana.

   Ma la più grande differenza tra Rasetsu e vampiri, è che il corpo di questi ultimi si bloccano all’aspetto attuale alla loro corruzione, ponendo fine così ad invecchiamento e stanchezza, frenando persino la morte. La loro vita inaspettatamente diventa immortale, nonostante il dispendio di energia.

   Perché a noi no? Cosa abbiamo sbagliato per meritarci il contrario? In fondo erano umani anche loro prima.

   “Sì, però la loro trasformazione, come continui a sottolineare, è un creato infernale, mentre la vostra è una caricatura alchemica, umana”, le voci nella mia testa dicono sempre così... E’ la verità? Suppongo di sì.

   Maledetto Kodou Yukimura!

   Maledetto Shogunato! 

   Maledetto Ochimizu! 

   Ma sopratutto maledetto me, sono stato un vero idiota.

   Il sole è già calato. E’ ora di proseguire la strada verso la dannazione.

   Da quando ho ingurgitato l’elisir, senza rendermene conto, ho cambiato nome.
   Da quel giorno, in gran segreto, mi chiamo: Sannan Baka.

Termini
Tamaryokucha: è un tipo di tè verde estratto dalle stesse foglie con cui si fa il Sencha (altro tipo di tè verde), però ha un sapore più fresco e leggero di quest'ultimo. 




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