magnusAU
Titolo: The last word.
Personaggi: Magnus Bane, Alec Lightwood.
Pairing: MAAAAALEECCC
Rating: Giallo (perché sono paranoica.)
Genere: Fluff, Romantico, Commedia.
Avvertimenti: One-shot, AU.
Note: Uff, la mia prima ff su
TMI ed è una Malec! C'ho messo SECOLI a finirla, per Raziel! La dedico
alla mia moglie, che mi ha sopportato in tutti i miei scleri su questa
coppia. (PAGINA 523 NON ESISTE.)
Disclaimer: I personaggi non
sono miei altrimenti passerebbero le loro giornate a fare porcate.
(sono la mia coppia preferita, skst.) Appartengono a quella sadica
roscia di Cassandra Clare.
The Last Word.
Magnus Bane non era arrabbiato. Era semplicemente furioso. La
giornata stava andando tutta nel verso sbagliato: quella mattina, la
sua ex-ex-ex ragazza, una biondina di nome Camille Belcourt, pomposa
come il suo nome, aveva deciso di presentarsi alla sua porta per poi
urlargli che era stato uno stronzo e che lei aveva il diritto di
parlare, bla, bla, bla. Le aveva semplicemente sbattuto la
porta in faccia, mentre il gatto, Chairman Meow, soffiava
minacciosamente alla porta, ma il suo umore era stato comunque
rovinato. Tanto per ribadire il concetto di "giornata nera",
all'università di moda era stato semplicemente un disastro, grazie ad
un idiota che venendogli addosso, lo fece tagliare con le forbici che
stava tenendo in mano.
Quindi ora si ritrovava con un bel taglio sul
braccio e il progetto sporco di sangue. PERFETTO.
Magnus sospirò,
entrando nello starbucks vicino alla sua università; non ci andava mai,
ritenendo la catena molto scadente e commerciale, ma non aveva tempo
sufficiente da andare al suo solito posto. Entrato, notò sconsolato
come il posto era tristemente poco decorato, con qualche tavolo qua e
là e il bancone alla fine del locale, come quasi tutti gli altri
starbucks; alla cassa c'era una bellissima ragazza mora, la quale
urlava gli ordini ad un ragazzo biondo, anche lui molto bello. Lo studente di moda
era sorpreso del fatto che solo due persone, della sua stessa età poi,
potessero gestire un posto affollato come quello senza nemmeno
scompigliarsi.
Mentre si metteva in fila, osservò il ragazzo biondo flirtare con
praticamente ogni essere vivente di sesso femminile che ordinava, cosa
che fece alzare gli occhi di Magnus al cielo: neanche morto sarebbe
uscito con uno così, anche perchè il suo narcisismo bastava e avanzava.
Si mise a pensare che era veramente tanto tempo che non usciva con un
ragazzo, almeno un anno, da quando si era messolasciato con quella
strega di Camille. L'unico pro di quella relazione era che aveva
aiutato il ragazzo a capire che forse mettersi con una che si atteggia
a diva (quasi quanto lui stesso) non era stata la cosa giusta e sarebbe
stato un avvertimento per il futuro.
Chiuso nei suoi pensieri, fu risvegliato dalla voce squillante della ragazza alla cassa (sul cartellino c'era scritto Isabelle)
e ordinò un caffè e un muffin ai mirtilli. Isabelle urlò l'ordine al
biondo e sorrise avvenente a Magnus, il quale rispose con un cenno del
capo. Non interessato, ragazza, mi spiace. Che poi era strano che
ancora le ragazze ci provassero con lui, nonostante si riempisse i
capelli di glitter e si truccasse con molta cura. Diamine, portava
anche lo smalto!
«Sei Magnus, vero?» disse inaspettatamente la ragazza, guadagnandosi un
sopracciglio alzato dal ragazzo. Sapeva di essere abbastanza famoso, ma
possibile che lo conoscessero anche i muri?
«Si, sono io. Come fai a sapere il mio nome?» chiese perplesso lui,
guardando negli occhi Isabelle. Lei sorrise, facendo risplendere i suoi
occhi neri. «Frequento la tua stessa università! Sono Isabelle
Lightwood, non ricordi?» disse allegra.
Ah, si, una Lightwood. Magnus fece una smorfia al suono di quel
cognome: tutti conoscevano la famiglia della ragazza, famosa per la sua
ricchezza e la sua imponenza.
La madre, Maryse, era
un'importante giornalista televisiva, mentre il padre, Robert, era a
capo di una grande società pubblicitaria. Quindi l'altro ragazzo doveva
essere Jace, il figlio adottato; l'unico che non aveva mai visto era il
fratello maggiore, Alexander. Ricordava vagamente la ragazza, sempre
circondata da ragazzi, ma molto brillante nel campo della moda, a
quanto si sentiva dire in giro.
«Ah, si, Isabelle. Come mai lavori qui?» chiese incuriosito.
Insomma, non si vede tutti i giorni un Lightwood che lavora in un bar!
Isabelle scrollò le spalle. « Mamma ha detto che se voglio comprarmi
altri vestiti devo lavorare e vedere che i soldi non crescono sugli
alberi.» disse alzando gli occhi al cielo. «Jace è qui perchè ha fatto
a cazzotti con uno che ci provava con Clary, la sua ragazza.» continuò
ridacchiando. Il suddetto arrossì e urlò qualcosa come "quel
carciofo non è la mia ragazza!", ottenendo un'altra occhiata perplessa
da Magnus.
«Non ne manca uno all'appello? Alexander non si è cacciato in nessun
guaio?» chiese, leggermente divertito. Non sapeva dire perché l'avesse
chiesto, ma era stranamente incuriosito dalla posizione del Lightwood
maggiore. Questa domanda fece brillare ancora di più gli occhi della
ragazza. «Lui è in magazzino. Alec è troppo buono per non aiutare i
suoi fratellini in difficoltà.» disse sbattendo gli occhi, fingendosi
innocente. Povero ragazzo, dovevano averlo incastrato con qualche
scusa. Magnus provò compassione per quel povero santo che doveva
prendersi cura di due fratelli scapestrati come Isabelle e Jonathan
Christopher Lightwood.
Isabelle, poi, si accorse che era arrivato un altro cliente e chiese le
ordinazioni, mentre il ragazzo si avvicinò al bancone per prendere il suo
ordine; zuccherò parecchio il suo caffè e si mise seduto ad un tavolo
in un angolo. Tirò fuori dalla borsa il cellulare, dove c'erano almeno
dieci chiamate perse da parte di Ragnor e Catarina, suoi migliori amici
praticamente da sempre. Non avendo voglia di parlare, non li richiamò e
rimase al suo posto, mangiucchiando il muffin e bevendo il caffè. Non
aveva portato nemmeno un libro con sè, quindi si ritrovò ad annoiarsi
molto presto; finito quello che aveva preso, stava per alzarsi, quando
entrò nella visuale quello che sembrava il ragazzo più bello che avesse
mai visto. Capelli neri come l'ebano, occhi di un blu così scuro che
sembrava viola e un corpo niente male. Proprio niente male, pensò
Magnus, leccandosi il labbro superiore. Peccato che non valorizzava
proprio il suo corpo, con quella maglietta nera (Magnus poteva giurare
che fosse anche bucherellata) e i pantaloni estremamente larghi.
Uno
spreco per quello che sembrava un cu—ahem—didietro splendido. Alec
scaricò le scatole di caffè, mostrando i muscoli in tensione
(Magnus
quasi sospirò a suddetta visione, ma non lo avrebbe mai ammesso) e poi
si girò verso la sorella, chiedendo se avesse bisogno di altro.
Isabelle guardò prima il fratello e poi lui, con un sorriso stampato
sulla faccia. «Potresti portare questo caffè a quel tavolo all'angolo?
Poi puoi anche andare, fratellone.» disse, facendogli l'occhiolino.
Magnus sgranò gli occhi: cosa stava combinando quella ragazza? Aveva
letto nei suoi pensieri, quella piccola strega, non poteva essere
altrimenti. Quando il ragazzo dagli occhi blu si girò per portare il
caffè e incontrò gli occhi straordinariamente verdi dell'altro, sembrò
che il tempo si fosse congelato. Magnus avrebbe giurato che fosse come
un deja-vu, una scena già vista, già provata, ma era sicuro di non aver
mai incontrato Alexander Lightwood prima di allora. Anche il suddetto
ragazzo sembrava essersene accorto, perché arrossì e portò il caffè al
tavolo; Magnus guardò prima la bevanda e poi il ragazzo. «Non ho
ordinato un caffè.» disse perplesso. Vide le sopracciglia di Alec
incresparsi in un'espressione curiosamente perplessa.
«Mia sorella ha
detto che era per questo tavolo.» rispose il ragazzo e si girò verso il
bancone. Isabelle sorrise e urlò: «Offre la casa!»
Alec alzò le spalle, posò il caffè e fece per andarsene, ma l'altro
era d'accordo. «Se hai finito, puoi rimanere qui un secondo. Mi sto
annoiando da morire e ho estremamente bisogno di avere una
conversazione civile con un altro essere umano.» disse il ragazzo dagli
occhi verdi. Alec sbattè un paio di volte le palpebre, quasi a mostrare
incredulità: poi fece un sorriso timido e si sedette nella sedia davanti a Magnus.
«Cooooosì, sei Alexander Lightwood. Piacere, sono Magnus Bane e
frequento la stessa università di tua sorella.» si presentò, sfoggiando
un sorriso a trentadue denti. Alec alzò un sopracciglio, divertito.
«Si, sono Alexander. Chiamami Alec, però. Io frequento l'università di
letteratura.» rispose il ragazzo dagli occhi blu.
Magnus si accorse che erano di un blu veramente particolare e gli venne
voglia di chiamarlo "Occhioni blu", ma si impose di cercare di non
spaventare a morte il povero ragazzo.
«Oh, letteratura? Devi essere uno che ama leggere. Qual è il tuo libro preferito?» chiese, interessato.
Alec sembrò pensarci su. «Racconto di due città di Dickens, credo.
L'avrò letto una cinquantina di volte. » rispose il ragazzo, con gli
occhi che brillavano. Magnus notò lo scintillio e non potè fare a meno
di pensare che erano ancora più belli.
«Dickens, bello. L'ho letto anche io, anche se ho trovato il
personaggio di Sydney un po' esagerato, devo dire.» disse, ricordandosi
che aveva lo aveva colpito soprattutto il suicidio del protagonista,
per dimostrare il proprio amore.
Alec accennò un sorriso timido.
Magnus notò distrattamente Isabelle che scuoteva Jace, guardandoli con
un sorriso stampato sulle labbra. Era veramente preso dal ragazzo che
gli sedeva davanti e la cosa spaventosa era che non sapeva dire il
perché.
È vero che quegli occhi blu e quel corpo mozzafiato facevano la loro
parte, ma c'era qualcosa che lo attirava a lui, qualcosa che non aveva
mai sentito con altri.
Continuarono a parlare di libri per circa un'ora, che passò così in
fretta che il ragazzo brillantinato se ne accorse solo grazie alla
sveglia del cellulare.
«Merda-» borbottò Magnus alzandosi di scatto. «Ho un corso fra...cinque
minuti.» Sbuffò pesantemente, prima di prendere la borsa, dimenticata
per terra.
Anche Alec si alzò, sorridendo leggermente. «È stato un piacere
conoscerti, Magnus.» disse, piegando la testa da un lato. Uh, diretto,
pensò il ragazzo.
E non senza un luce maliziosa negli occhi, gli rispose:« Anche per me, Alexander.»
Se ne andò dal bar con una sensazione strana allo stomaco e un sorriso
ebete sulla faccia. Catarina appena lo vide, dopo avergli fatto una
lavata di capo per non aver risposto, lo guardò perplessa. Magnus non
era il tipo che aveva un sorriso sognante per tanto tempo, come una
ragazzina con una cotta.
Di solito erano quelli innamorati di lui a stare così.
Ma nè lei, nè Ragnor fecero domande a riguardo. Meglio un Magnus sognante, ma zitto, che un Magnus sognante e impossibile da zittire.
E, ovviamente, le visite del ragazzo al bar si fecero sempre più
frequenti, fino a diventare giornaliere. A volte succedeva che non
c'era Alec perché aveva dei corsi pomeridiani, ma presto riuscì a
capire i giorni dove andare e anche l'orario; Isabelle lo notò ed ogni
volta che entrava, gli sorrideva e gli indicava con un cenno del capo
dove si trovasse il fratello.
Qualcuno potrebbe chiedersi se non si annoiavano mai della compagnia
dell'altro, ma la risposta è no. Gli argomenti di cui parlare erano
infiniti e Magnus amava far arrossire Alec con qualche battutina
maliziosa, di cui lui era parecchio esperto.
Nonostante non lo ammettesse nemmeno a se stesso, dopo il secondo mese
di questa routine sentiva già le farfalle nello stomaco; sperò
seriamente di sbagliarsi, di non essersi innamorato di un ragazzo che
era ovviamente omosessuale, ma era così nascosto nell'armadio che quasi poteva vedere Narnia. Non poteva essere così tanto masochista!
Il cambiamento avvenne comunque e non fu causato da Magnus, cosa abbastanza stupefacente. E accadde mooolto velocemente.
Erano seduti al loro solito tavolo, lui con una tazza di caffé
stradolce e Alec con quello nero (il ragazzo dagli occhi verdi adorò
questo piccolo contrasto tra di loro), ma avevano preso il difficile e
imbarazzante argomento segli ex.
Magnus ne aveva una schiera, Alec nessuno. «Non puoi dire sul serio,
Alexander!» disse Magnus con una nota divertita nella voce.
Le guance del ragazzo s'imporporarono pesantemente. «Non è colpa mia se
non ho trovato nessuno che mi piacesse..» borbottò, distogliendo lo
sguardo, come un bambino.
«Ohhh~? Quindi nemmeno io ti piaccio? Che affronto!» rispose Magnus,
gettando melodrammaticamente la testa all'indietro, con una mano sulla
fronte. Da una parte scherzava, dall'altra era leggermente deluso.
Alec però sembrava averlo preso sul serio, perché prima sbiancò, poi
arrossì così tanto da diventare una specie di pomodoro con gli occhi
blu. Magnus dovette mordersi la guancia per non scoppiare a ridere
delle espressioni del ragazzo.
«Non ho detto questo...» sussurrò Alec, sorprendendo e facendo
arrossire l'altro ragazzo. Magnus Bane non era il tipo che arrossiva.
Magnus Bane era il tipo che ti faceva arrossire. Questo calore lo
sconvolse e lo sorprese piacevolmente, quasi come se avesse avuto una
conferma ad una domanda mai posta e ora tutto quello che doveva fare
era agire.
«Beh...Sai, c'è questo posto vicino alla mia università...Fanno delle
verdure meravigliosamente buone. Ti piacerebbe venirci con me? Magari
domani?» chiese finalmente il ragazzo dagli occhi color smeraldo.
Alec sembrò essersi pietrificato, tanto che fece preoccupare Magnus
(che per un momento pensò anche di essere stato rifiutato, ma solo per
un momento), prima di annuire, con gli occhi blu sgranati dalla
sorpresa.
Il sorriso di Magnus si allargò ancora di più. «Dato che sei un pivello
in materia, te lo chiedo, per assicurarmi che tu abbia capito. Lo sai
che è un appuntamento, veeero~?» chiese, ridacchiando.
Questo sembrò risvegliare il ragazzo. «C-c-c-certo che lo sapevo! Non
sono così ottuso!» quasi urlò Alec, diventando tutto rosso
dall'imbarazzo.
Magnus si alzò e si piegò avanti, arrivando all'altezza dell'orecchio
del ragazzo. «Alle otto qui, Lightwood. Non farmi aspettare, eh~» gli
sussurrò all'orecchio, per poi baciargli velocemente una guancia.
Lasciò il bar ridendo dell'espressione basita di Alec e di tutto il resto del bar.
Il giorno dopo non aveva classi, quindi passò tutta la mattinata e
tutto il pomeriggio a scegliere qualcosa di bello da mettere per
stupire Alec.
Non voleva mettersi qualcosa di troppo serio, nè qualcosa di troppo
scintillante (che avrebbe sicuramente spaventato a morte il povero
ragazzo), ma Magnus era sempre Magnus e i brillantini erano ovviamente
presenti.
Optò per una camicia rosa pallido con sopra un gilet di cotone nero
abbottonato e sotto dei pantaloni neri, che aderivano leggermente al
corpo magro del ragazzo.
Si mise un eyeliner glitterato nero, che fece risaltare gli occhi verdi, e del glitter rosa sulle palpebre, ottenendo un
bellissimo contrasto e soprattutto brillantinato.
Prima di uscire di casa, si rigirò davanti allo specchio. «Dici che lo
conquisterò stasera, Chairman?» chiese serio al gatto, che lo guardava
accucciato sul letto. Ottenne solo un sommesso miagolio, come se non
fosse interessato.
Magnus sbuffò, prese le chiavi e il portafoglio e uscì dal suo
appartamento di Brooklyn. È vero che non era uno dei quartieri con la
miglior fama di New York, ma amava terribilmente quel posto.
Era dove era cresciuto, dove aveva imparato che nonostante avesse
parecchi soldi era importante lavorare sodo nella vita. E non poteva
essere più grato di così.
Entro nella sua macchina, una mercedes nera e lucida, e si avviò al luogo dell'appuntamento.
Si accostò al marciapiede e vide Alec avvicinarsi cautamente. Magnus
dovette ammettere che il ragazzo era maledettamente sexy quella serata;
aveva un maglioncino leggero nero che faceva intravedere quello che
sembravano pettorali e, oh santo cielo, dei jeans attillati.(Sicuramente
c'era lo zampino di Isabelle, il ragazzo ci avrebbe scommesso tutto)
Magnus constatò che il ragazzo aveva davvero un bel fondoschiena.
«Giuro che non mordo. Sali su~!» disse, notando l'esitazione di Alec.
Quest'ultimo aprì la portiera e s'infilò dentro la decappottabile,
allacciandosi anche la cintura.
Con un ultimo sguardo al ragazzo dagli occhi blu, Magnus partì a tutta velocità, con un sorriso stampato sul volto.
Alec non sembrava turbato dalla velocità con cui stavano viaggiando e
Magnus apprezzò come il vento toglieva i capelli scuri dal viso pallido
del ragazzo. Gli occhi blu, poi, erano spettacolari alla luce delle
stelle.
Arrivarono al locale in meno di venti minuti e senza aver passato
un'infinità di semafori rossi. (Alec lo guardò malissimo, ma Magnus non
è fatto per aspettare.)
Aveva un grande insegna verde con su scritto "Taki's Vegetables"
e Alec si ricordò di averlo sentito nominare dalla sorella. Uno dei
posti più chic di New York, a quanto pare. Dannato Magnus.
«Non doveva essere qualcosa di informale?» chiese, fissando la fila di gente che si presentava all'entrata.
Magnus lo zittì con un gesto della mano. « Mio caro Alexander, questo è
assolutamente informale! Mangiare al Plaza è formale.» rispose,
annuendo energicamente. Aprì la portiera al ragazzo, sorridendogli.
Alec non potè fare a meno di notare che il sorriso di Magnus sembrava
tanto quello di un gatto prima di acchiappare un topo.
S'incamminarono verso l'entrata del locale e bastò che Magnus dicesse
il suo nome per entrare e lasciarsi dietro una fila di gente che si
stava lamentando non poco.
Quando si sedettero al tavolo, sembrava tutto così incantevole che Alec
si rilassò notevolmente. Ordinarono praticamente subito e Magnus riuscì
a convincerlo di bere un po' di vino con lui.
«Tranquillo, due bicchieri non ti faranno ubriacare. Anche se sarebbe
moooolto interessante vedere come sei rilassato da ubriaco~» disse
Magnus, mettendosi una mano sotto il mento. Alec non sapeva se voleva
scappare o semplicemente saltargli addosso. La sorella gli aveva
continuamente ripetuto che se avesse voluto fare colpo su Magnus
avrebbe dovuto flirtare anche lui.
Facile a dirsi. «Ahm, ehm, n-non c'è bisogno che io sia ubriaco per
rilassarmi! Sono rilassatissimo!» farfugliò, rigirandosi il bicchiere
tra le mani. Magnus alzò un sopracciglio, divertito.
«Ah, si? Se sei così rilassato, allora, non ti turberà sapere che ho
intenzione di trascinarti in una cosa a tre con il portiere del mio
palazzo. » disse, innocentemente, proprio nel momento in cui Alec stava
bevendo. Ovviamente, gli andò di traverso.
Magnus rideva come un cretino, mentre Alec cercava di non morire
soffocato. Alla fine, dopo aver preso un altro sorso d'acqua per
smettere di tossire, iniziò a ridere anche lui insieme a Magnus.
Quest'ultimo dovette appigliarsi a quel poco di sanità mentale che gli
era rimasta per non sbattersi il ragazzo sul tavolo.
La serata passò così velocemente che quando Magnus vide l'orologio
stentò a credere che erano passate già due ore; poteva dire benissimo
che quello fosse il migliore appuntamento della sua vita, ma avrebbe
fatto sprofondare Alec nella propria sedia.
Avevano appena finito il dessert (Magnus era rimasto amabilmente
sorpreso dalla scelta del gelato al cioccolato per Alec) e, dopo che
Alec stava per uccidere il ragazzo dagli occhi verdi per aver pagato,
si alzarono e uscirono dal locale.
Il viaggio di ritorno fu molto più divertente: entrambi avevano una
passione insana per Adam Lambert (Magnus era inquietantemente simile a
lui nel vestiario, Alec notò) e cantarono tutte le canzoni nel cd che
Magnus aveva nella macchina.
Fu un vero dispiacere per entrambi, quando arrivarono davanti al
negozio. Alec aveva insistito di accompagnarlo lì, poiché aveva
lasciato la macchina parcheggiata nel retro.
«Vedi? Agli appuntamenti ci si diverte.» disse Magnus, facendogli l'occhiolino.
Alec sorrise timidamente, gli occhi più blu che mai, sotto le luci
artificiali della macchina. «Non è che adesso stai esagerando? Posso
dire che non mi sono annoiato!» disse, per prenderlo in giro. Eh, era
sempre fratello di Isabelle Lightwood!
Magnus rise di gusto. «Tesoro, vuoi qualcos'altro?» disse malizioso, avvicinandosi al povero ragazzo seduto vicino a lui.
Quest'ultimo arrossì di getto, ma non si scostò, gesto che Magnus
interpretò come "okay, vai, fai in fretta che sto per svenire
dall'imbarazzo"; quindi, lo baciò.
Era il bacio più candido e casto che aveva mai dato in vita sua, ma non lo avrebbe cambiato per nient'altro al mondo.
Quando si staccò da Alec, fu sorpreso dal ragazzo che lo riprese per la maglia, baciandolo ancora.
«Ci vediamo domani.» farfugliò, prima di uscire in fretta e in furia dalla macchina, tutto rosso in viso.
Magnus rimase un momento impalato, per poi ridere. «Oh, deve sempre
avere l'ultima parola!» disse, sorridendo e alzando gli occhi al cielo.
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