Bokurano 1/2, ovvero come Imparai a non Preoccuparmi e ad Amare il Torneo di Subutai Khan (/viewuser.php?uid=51)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
28 giugno 1989.
Mi alzo dal mio banco. Le lezioni sono diventate superflue, finanche
perniciose.
Da quel giorno di marzo ho in mente una e una sola cosa. Come sarebbe
per chiunque messo nella mia condizione.
Non ho brama di passare al club di kendo. Non ho brama di fermarmi a
parlare con nessuno. Non ho brama.
Desidero solo andare a casa, se possibile evitare quella mentecatta di
mia sorella che piange come un vitello, chiudermi nella mia camera e
meditare.
La meditazione ha lenito questi ultimi mesi, rendendoli meno grevi, ma
purtroppo non è riuscita nella titanica impresa di darmi
pace.
Mi avvio lento verso l’uscita.
Una mano sulla mia spalla.
Chiunque tu possa essere: no. Non sono in condizione di dedicarti
neanche un minuto.
“Per favore...” inizio.
“Tatchi”.
Oh. Per te posso fare un’eccezione, Nabiki.
Il resto della classe fluisce fuori dall’aula, schiamazzando
e tirandosi gli aeroplanini di carta. Ragazzini ingenui, inconsapevoli,
puerili. Non sanno... non possono sapere.
Ai miei occhi appaiono come una mandria di pecorelle che vanno allegre
a farsi tosare e poi sgozzare.
Tutti tranne lei. Non per meriti propri, ma per lei posso applicare una
deroga.
Lei sa, in quanto sorella della mia adorata Akane.
Aspettiamo di rimanere soli.
“Kuno” esordisce poi a bruciapelo “so che
sei il prossimo. Akane mi ha riferito...”.
“Non siamo rimasti in molti, d’altro
canto”.
“Vero”.
“Ebbene? A te cosa può interessare, di grazia?
Quale fonte di guadagno viene intravista dalla tua mente malvagia, in
tutto ciò?”.
“Voltati”.
“No”.
“Ti ho detto di voltarti”.
“E io ti ho detto di no”.
Non ti darò la soddisfazione, arpia che non...
Ehi? Che succede?
Mi gira di peso dopo avermi fatto fare mezza giravolta.
Caspita. Non la facevo proprio capace di essere così...
fisica.
“Stammi bene a sentire tu, samurai fallito! Se Nabiki Tendo
ti vuole parlare faccia a faccia tu le parlerai faccia a faccia, mi
sono spiegata?”.
Forte è la tentazione di estrarre il mio bokken. Succede
sempre quando mi sento minacciato.
Ma evito. Non alzo la spada contro una ragazza. Neanche contro questo
esemplare.
“Chiedo troppo nel sapere la cagione di questa irrequietezza,
Tendo? Non è da te”.
Si appoggia al banco più prossimo, recuperando velocemente
la sua classica compostezza da donna d’affari che non deve
chiedere mai. Guarda fissa nella mia direzione, il solito sorriso da
squalo del mondo malavitoso.
“Visto che prima o poi anche tu ci saluterai
definitivamente, non temo troppo di quanto uscirà da questa
conversazione. Ma una minaccia nei tuoi confronti riesce sempre a
rendere la mia giornata un po’ più
dolce”.
“Grrrrrazie”.
“Prego, Tatchi. Pertanto considerati formalmente avvisato:
che da qui non venga fuori neanche una parola. Non una. O
troverò il modo di rendere il tuo ultimo periodo nel mondo
dei vivi insopportabile e pregherai che il tuo scontro arrivi il prima
possibile”.
“Se hai finito di renderti patetica con questa scenata da boss della yakuza io avrei da fare, sempre che milady non sia
troppo tediata all’idea”. Normalmente mi sarei
fatto minuscolo di fronte a cotale intimidazione, ma evidentemente
sottovaluta la mia attuale contingenza.
Sto per avviarmi, notevolmente contrariato, quando lei fiata di nuovo:
“Kuno... non andare. Aspetta che ti dica quel che ti volevo
dire”.
Se da una parte i miei piedi spingono come dei forsennati per farmi
allontanare da questa turpe persona, dall’altra il suo
inusuale tono mi chiede di fermarmi e darle il beneficio del dubbio.
Non capita tutti i giorni di sentire Nabiki esprimersi come un essere
umano normale.
“E sia, Tendo. Parla. Ma non farmi sprecare troppo
tempo”. Sì, alla fine la curiosità ha
vinto.
“Non è nulla di che, piccolo Kuno. Volevo solo...
ecco, mi premeva farti sapere che... accidenti, non credevo sarebbe
stato così complesso”.
“Cosa ti succede? Non vorrai mica ammettere... che hai ceduto
al fascino del Tuono Blu, vero?”. Qualcuno me ne scampi se
fosse davvero così. Non lo sopporterei.
Io l’ho chiesto scherzando, mi sembrava palese, ma non si sa
mai cosa può agitarsi nel cuore di una fanciulla stregata da
un fusto come me.
No, sto viaggiando troppo con la fantasia. Nabiki Tendo non
è biologicamente in grado di innamorarsi.
“Non essere ridicolo. Prima che mi capiti una simile
disgrazia tu sarai sepolto da un decennio almeno!” dichiara
ad altissima voce. Meno male, per un attimo ho internamente tremato
alla prospettiva.
“Volevo solo... dirti... che un po’ mi mancherai,
ecco...”.
“Non fatico a crederci. Perderai il tuo migliore
acquirente”.
“Per tanto così ho già perso la mia
principale fonte di introiti da quando Ranma...”.
“Certo, capisco. Kodachi non ti compra più le foto
di Saotome e io non ti compro più quelle della Ragazza col
Codino. Dev’essere stata una brutta stangata per le tue
finanze”.
“Che tu sia riuscito a capire chi era davvero, quello
sì che è stato un colpo. Ma no, il motivo non
è solo quello...”.
“Chiedo venia?”.
“Quel che ho detto. Non sei sordo.
C’è... un altro motivo per cui mi
mancherai”.
Se non l’avesse appena negato con forza potrei... potrei
persino pensar male.
“Nabiki Tendo, tu non stai...”.
“No, non lo sto facendo”.
“Non sai il sollievo. Sembrava...”.
“Sembrava male”.
“E allora quale sarebbe, questa fantomatica causa?”.
“Mi mancherai e basta, demente con la testa ricolma di roba
obsoleta! Nonostante tutto non ti trovo una compagnia così
pessima e sapere che non ci sarai più... non ne sono
contenta, ecco”.
Si agita, rischiando di perdere il precario equilibrio che aveva
contrattato col banco.
Oh. Dice sul serio. Credo di non averla mai vista così poco
composta. Non che sia particolarmente disastrata, ma si sta pur sempre
parlando di Nabiki Tendo.
La Cannibale. Colei dalla Quale non Devi Farti Imprestare o Vendere
Nulla. La Futura Saiko-Komon di Nerima.
Non credevo di poter assistere a un simile, inimmaginabile spettacolo
prima della mia dipartita.
Guardala, sta persino sudacchiando.
Lei stessa si rende conto di aver esagerato, pertanto comincia a
gesticolare in maniera farsesca per recuperare la postura.
Poco prima di andarsene si ferma di fronte a me, mi punta un dito verso
il naso e intima nuovamente: “Non una parola, Kuno”.
“Non temere, Tendo. Porterò la tua debolezza con
me nella tomba”.
“... vedi di andare a crepare presto”.
4 luglio 1989
“Senpai?”.
“Favella pure, dolce Akane”.
“Prima che tu vada devo... devo proprio dirtelo”.
“Dirmi cosa?”.
“Sono piacevolmente sorpresa da come tu sia riuscito a
liberarti di quel modo di fare idiota che ti ha sempre contraddistinto.
In questi quattro mesi sei diventato praticamente un’altra
persona. La telefonata di scuse a Ranma, i funerali di Ukyo e Ryoga a
tue spese, il gigantesco mazzo di fiori che hai spedito al Nekohanten
per Shan-Pu... ehi, lo scappellotto potevi evitartelo”.
“Akane sempre ragazza stupida, non smentisce mai se
stessa”.
“Abbi riguardo per chi ha deciso di morire anche per te,
zotica”.
“Kuno... ti ringrazio ma non serviva. So difendermi da
sola”.
“Scusa Akane, non intendevo mancarti di rispetto. Ho solo
pensato di farti cosa gradita”.
“E l’hai fatto. Perché non ti sei sempre
comportato così? Non mi sarei comunque innamorata di te, mi
spiace dovertelo dire, ma il nostro rapporto sarebbe stato molto
migliore. Devo essere onesta fino in fondo, Tatewaki: da quando abbiamo
siglato quel contratto non ho più trovato la tua presenza
sgradevole o irritante. Al contrario. Sono solo rammaricata che ci sia
voluto tutto questo per sfregarti via quella che credevo scemenza
congenita alla famiglia Kuno”.
“Io... io sono onorato che tu abbia voluto chiamarmi per
nome, Akane”.
“Te lo sei guadagnato”.
“Credo di stare per piangere...”.
“Oh santo cielo, no! Devi restare concentrato sul
combattimento, ti prego!”.
“Sì... sì, hai ragione. Scusatemi. Non
mi lascerò più prendere in questo modo indegno
dall’onda dell’emozione”.
“Sei pronto, Tatewaki Kuno? Tocca a te”.
“Sì Jun, sono pronto. Ma prima... Akane,
Shan-Pu...”.
“Che c’è?”.
“Vi prego di ricordarvi di me per quest’ultimo
periodo e non per il resto. Non voglio passare alla storia come il
più squinternato salvatore del mondo”.
Tell the world I'm sorry
for blowing it all away
tell the world I'm sorry
when I'm out of your way |
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1960785 |