I Tokio Hotel (in questo caso,
Tom Kaulitz) non mi appartengono,
Questo
scritto è frutto della mia fantasia, non è a
scopo di lucro, e non vuole in nessun modo essere strumento di
diffamazione.
Pisenllov ♥♫
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Ero
comodamente seduto sul divano, in preda alla noia più
totale, quando
l'urlo acuto di Lynn, seguito da un tonfo assordante, mi
perforò le
orecchie all'improvviso, facendomi sobbalzare.
-
Lynn?!- feci, spaventato, non ottenendo però alcuna risposta.
Mi
alzai di scatto, mentre strane supposizioni si facevano spazio nella
mia mente e la raggiunsi immediatamente in cucina, dove la trovai a
terra, in un angolo, a gambe divaricate, il volto paonazzo e sudato.
-
Lynn!- esclamai, accovacciandomi accanto a lei - Cosa è
successo?
-
C-credo...- balbettò lei, mentre si teneva la pancia con una
mano -
credo che mi si siano rotte le acque- soffiò, gemendo di
dolore.
Impiegai
qualche secondo a realizzare il significato delle sue parole, e,
quando lo feci, per poco non urlai anche io.
Le
si erano rotte le acque.
La
mia ragazza stava per partorire.
Deglutii
rumorosamente, mentre Lynn, accanto a me, non cessava di strillare e
contorcersi dal dolore.
-
Fa' qualcosa!- urlò, stringendomi la mano in una morsa
ferrea.
-
Lynn, calmati...- le dissi tentando di tranquillizzarla.
Ottenni
però l'effetto contrario.
-
Non mi calmo, accidenti! Sto per partorire!- gridò - Portami
in
ospedale!-
Sapevo
benissimo che sarebbe passato del tempo prima che arrivasse il
momento in cui ci saremmo dovuti preoccupare sul serio, ma decisi di
accontentarla comunque.
-
Ok- acconsentii - Va bene, andiamo all'ospedale- dissi,
accarezzandole i capelli, nel tentativo di rasserenarla - Ora vado a
prendere l'auto. Tu aspettami qui, non muoverti, ok?-
Vidi
Lynn annuire debolmente, al che mi alzai e corsi fuori dalla cucina.
Afferrai al volo le chiavi dell'auto, appese al muro vicino alla
porta d'ingresso e mi precipitai fori di casa, diretto al garage.
Una
volta arrivato, salì in fretta e furia in auto, la misi in
moto, ed
uscì, parcheggiandola di fronte a casa.
Scesi
e rientrai, e in cucina ritrovai Lynn nella stessa posizione in cui
l'avevo lasciata.
-
Lynn, la macchina è qui fuori- dissi, inginocchiandomi al
suo fianco
- Riesci ad alzarti? Vuoi che ti porti io?-
Scosse
lievemente la testa, e, con fatica, si alzò in piedi.
-
Andiamo- disse, barcollante.
Le
misi un braccio intorno alla vita per sostenerla, e con calma la
condussi fuori dalla cucina.
-
Dov'è la borsa?- chiese Lynn, d'un tratto.
“Borsa?”
-
Tom, dov'è la borsa?- ripeté, sempre
più seccata, guardandomi con
occhi di fuoco.
-
Q-quale borsa?- balbettai.
-
Quella che ho preparato per ogni evenienza. Come questa-
Capii
di cosa stava parlando e, impercettibilmente, tirai un sospiro di
sollievo.
-
E' in auto- risposi - Nel bagagliaio-
Per
un attimo, ringraziai Bill che mi aveva consigliato di mettercela
qualche giorno prima, dopo averla notata in un angolo del corridoio.
-
Sarà meglio che tu la metta in auto-
aveva detto - Così sarete
già pronti, nel caso doveste
correre all'ospedale-
Quando
però il mio sguardo cadde su quello di Lynn, capii di essere
in
guai.
Guai
molto seri.
-
Cosa ci fa la borsa in auto?!- sbraitò, allontanandosi dalla
mia
presa - Devo ancora metterci un sacco di roba!
-
Lynn, non preoccuparti- dissi, cominciando a sudare freddo - Ora la
cosa importante è andare in ospedale- aggiunsi, tentando di
farla
ragionare.
Lei
rimase sulle sue posizioni ancora per qualche istante, quando
all'improvviso si piegò su stessa, rischiando di cadere a
terra una
seconda volta, mentre soffocava un nuovo gemito.
-
Lynn!- urlai, afferrandola al volo.
-
Tom,- disse lei a denti stretti, mentre tentava di ricacciare
indietro le lacrime che il dolore delle contrazioni le causavano -
portami in
quel fottutissimo
ospedale-
Annuii,
e quando lei si fu sollevata, le cinsi ancora i fianchi e la portai
fuori casa, fino all'auto.
Aprii
la portiera sul lato del passeggero e la feci salire, per poi andare
all'altro lato della macchina e salire a mia volta.
Misi
in moto la vettura e premetti il piede sull'acceleratore con tutta la
foga che avevo in corpo, in un disperato tentativo di scaricare la
tensione in qualche modo.
Al
mio fianco, Lynn, cercava di mantenere il respiro regolare,
inspirando ed espirando nel modo in cui il medico le aveva
raccomandato di fare.
-
Tom, sbrigati accidenti!- esclamò, tra un boccata d'aria e
l'altra -
Non voglio partorire mio
figlio in una sudicia auto.
-
Ehi!- ribattei, piuttosto scocciato - Sto andando più veloce
che
posso- dissi - E la mia auto non è sudicia- precisai poi.
-
Sta' zitto e guida!- sbraitò lei.
Feci
per controbattere, ma subito ripensai all'espressione compassionevole
che il medico di Lynn, il dottor Brown, mi aveva rivolto qualche
tempo prima e alle sue parole.
“A
partire dal momento in cui le si romperanno le acque-
mi aveva detto - Lynn non sarà
più la sua ragazza, signor
Kaulitz. Non sarà più la sua tenera e dolce
fidanzata. Sarà solo
una giovane donna in procinto di partorire. Non dovrà
contraddirla,
urlarle addosso o dirle di calmarsi, perché peggiorerebbe la
sua
situazione, e basta”
Inspirai
a fondo e seguii il consiglio che quell'uomo mi aveva dato, pensando
che, dopotutto, era la miglior cosa da fare.
-
Quanto manca?- chiese Lynn dopo qualche minuto.
-
Siamo quasi arrivati- risposi io, con serenità.
-
Non ti ho chiesto se siamo arrivati o no- replicò lei in un
sibilo -
Ti ho chiesto quanto manca.
-
Q-qualche minuto- balbettai - Una decina, forse.
-
Era così difficile?- sbottò Lynn, distogliendo lo
sguardo.
Sospirai,
affranto: sarebbe stata un'esperienza traumatica.
*
*
L'ospedale
non mi era mai sembrato tanto lontano.
Ero
in auto da nemmeno venti minuti e mi sembrava di guidare da anni.
E
più il tempo passava, più mi sentivo inesperto,
inadatto e
decisamente poco pronto ad affrontare quella situazione. Mi sembrava
quasi di vivere un film.
Un
film dell'orrore, ad essere precisi.
Finalmente,
però, dopo un paio di minuti, giungemmo a destinazione.
Scesi
in fretta dalla macchina, ed aiutai Lynn a fare lo stesso, per poi
dirigermi, sostenendo la mia ragazza per i fianchi, all'interno
dell'edificio, fino al bancone del pronto soccorso.
-
Mi scusi!- esclamai, cercando di ottenere l'attenzione
dell'infermiera che, girata di spalle, stava sistemando alcune
scartoffie.
La
donna, una signora di colore alta e robusta, dagli occhi scuri e i
capelli neri raccolti in una coda, si voltò e ci
squadrò.
-
Dimmi, figliolo- disse avvicinandosi - Qual è il problema?-
chiese.
-
Le si sono rotte le acque- dissi sbrigativo, indicando Lynn -
Dev'essere ricoverata!
-
Calmati, ragazzo, non c'è bisogno di agitarsi- disse la
donna.
Premette
alcuni bottoni di una tastiera che aveva di fronte a sé, e
poi tornò
a guardarmi.
-
Ora arriveranno i miei colleghi- annunciò - Nel frattempo
lei...-
aggiunse, indicandomi -dovrà riempire alcuni moduli.
-
Ma io devo andare con lei!- urlai fuori di me.
-
No- controbatté l'infermiera - Lei rimarrà
qui-
Qualche
istante dopo apparvero due donne in camicie, munite di una sedia a
rotelle, che si avvicinarono a noi.
-
E' lei la ragazza?- chiese una di loro.
L'infermiera
annuì semplicemente e la donna rivolse a Lynn un caldo
sorriso.
-
Vieni con noi, cara- disse, mentre la sua collega faceva sedere la
mia ragazza - Ora ti portiamo in quella che sarà la tua
stanza e ti
faremo alcune analisi, va bene?-
Lynn
annuì, e, prima che le due dottoresse la portassero via, mi
sorrise
lievemente e mi salutò con la mano.
Ricambiai
il saluto e rimasi a guardare fino a quando non sparirono tutte e tre
dalla mia vista.
Sospirai
e mi voltai verso il bancone.
-
Allora? Il modulo?- chiesi.
-
Eccolo qui- mi disse l'infermiera, porgendomi un foglio ed una penna
- E' il primo?- domandò poi, osservando il foglio che avevo
cominciato a riempire.
-
Come fa a saperlo?- feci io alzando di poco la testa.
-
Ha scritto Kaulitz al
posto del nome e Tom
al posto del cognome- rise la donna - Non credo sia esperto di queste
cose-
Controllai
immediatamente, e diventai subito rosso d'imbarazzo accorgendomi del
mio errore.
Feci
per cancellare, ma lei mi fermò.
-
Non si preoccupi- mi rassicurò - Non è importante-
Continuai
quindi a scrivere, stando attento a non sbagliare, e quando finii
consegnai il modulo alla signora.
Mi
voltai e presi a correre verso la direzione che avevano preso le due
dottoresse insieme a Lynn.
Durante
il tragitto chiesi qualche indicazione, e dopo un paio di porte
sbagliate, arrivai finalmente alla stanza di Lynn.
Senza
bussare, aprii la porta e subito un giovane dottore mi si
parò
davanti.
-
Non sa che non si può entrare in questo modo nelle stanze
d'ospedale?- mi disse, in tono brusco.
-
S-sono...- balbettai, in preda all'affanno - Sono il ragazzo di Lynn.
-
Oh...- fece il medico - Beh, allora, entri pure- disse, mentre con un
cenno della testa mi invitava ad entrare.
Raggiunsi
il letto di Lynn, circondato da alcuni medici che si stavano
occupando di lei.
-
Tom!- esclamò lei appena mi vide.
Feci
per rispondere, ma lei lanciò un urlo, più acuto
dei precedenti,
che mi fece indietreggiare dalla paura.
-
Cos'ha?- chiesi terrorizzato al medico più vicino a me.
-
E' assolutamente normale- mi rispose questo, cordiale.
Dopo
poco Lynn gridò di nuovo.
E
poi ancora. E ancora. E ancora.
-
Le contrazioni si stanno facendo sempre più vicine - disse
una
dottoressa - Direi che ci siamo- aggiunse poi, guardando Lynn - Sei
pronta, cara?-
Lynn
annuì, mentre il suo respiro si faceva sempre più
accelerato, e la
donna mi rivolse uno sguardo con cui sembrava quasi chiedermi se
fossi pronto anche io.
Annuii,
senza quasi accorgermene, e lei sorrise, tornando al suo lavoro.
Ancora
una volta mi sentii il protagonista di un film.
Vedevo
le scene susseguirsi quasi al rallenty, mentre dentro me diverse
sensazioni contrastanti si combattevano.
D'un
tratto, però, accadde qualcosa di strano.
I
suoni, le immagini... Tutto intorno a me cominciò ad
affievolirsi
lentamente, fino a quasi scomparire, mentre sentivo la dolce di Lynn,
sempre più lontana, continuare a chiamarmi.
Tom,
Tom, Tom...
Aprii
gli occhi di scatto, e mi ritrovai sdraiato sul mio letto,
completamente sudato, il respiro irregolare e il cuore che minacciava
di uscire dal petto.
-
Tom?-
Mi
voltai e vidi Lynn guardarmi, preoccupata.
-
Stai bene?-
-
Che ore sono?- chiesi, senza rispondere alla sua domanda.
-
Le cinque del mattino- rispose lei, perplessa.
Distolsi
lo sguardo e mi guardai in giro, spaesato: niente ospedale, niente
dottori, niente stanze dai muri dai colori improbabili, niente urla.
Niente
di niente.
Era
stato tutto un sogno.
Un
semplice sogno.
-
Tom, stai bene?- mi chiese ancora Lynn.
-
Sì, sì- la rassicurai, abbozzando un debole
sorriso - Sto bene-
aggiunsi.
Dopo
qualche minuto di silenzio, decisi di andare a sciacquarmi il viso,
che probabilmente portava ancora le tracce dello sconvolgimento
vissuto nel sogno.
-
Vado in bagno- dissi, rivolto a Lynn - Torno subito-
Mi
alzai ed uscì dalla stanza, diretto in bagno.
Una
volta lì, mi osservai allo specchio e notai che, come avevo
pensato,
avevo decisamente bisogno di rinfrescarmi un po'.
Feci
per aprire il rubinetto quando un urlo mi interruppe, facendomi
sobbalzare.
“Non
può essere...”
Corsi
subito nella mia stanza, dove vidi Lynn seduta sul letto, a gambe
divaricate, il volto paonazzo e sudato.
-
Lynn!- esclamai, raggiungendola sul materasso - Cos'è
successo?
-
C-credo...- balbettò lei - Credo che mi si siano rotte le
acque.
Salve,
popolo di EFP!
No,
non ho una vita sociale, per questo mi trovate sempre qui :'(
In
realtà, però, la colpa è di Tom, che
mi ispira perennemente u.u Lo
assumerò come musa (??) personale. LOL.
Anyway,
questa era il terzo e l'ultimo episodio della saga (?)“Tom e
Lynn”
Non
ho idea di come sia uscita questa shot, quindi giudicate voi ahaha!
:D
Un
bacio a tutti/e e a presto!
Heilig__
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