Cioccolata

di tears_of_unicorn
(/viewuser.php?uid=473219)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


 

  • Il buio, strana cosa: puoi perderti, come puoi anche ritrovare il vero te stesso; puoi averne paura,ma puoi anche amarlo; ti può proteggere, ma anche attaccarti. Ma solo una cosa è certa: quando immagini la morte vedi il buio, perché nessuno sa realmente com’è. Proprio per questo motivo procedeva con passo felpato nei lunghi corridoi neri del sotterraneo. Sentiva urla provenire da dentro le celle ammuffite, ma invalicabili, in cui i poveri uomini alloggiavano morenti in attesa della loro fine. 
    "Ricordati cella 394, il prigioniero deve essere qui prima che lui arrivi" gli aveva detto la donna dai lunghi capelli biondi e dagli occhi verdi. 
    “Deve essere qualcuno di molto importante” pensò mentre continuava a camminare. Doveva far trovare quell’essere prima del suo arrivo. “mmh 388.. 392.. ah ecco 394”
    La porta era di legno pesante con una grande fascia di ferro che la teneva bloccata alla parete, al centro in alto aveva una finestrella con delle sbarre, era tutta rovinata con delle schegge pericolosissime che fuoriuscivano dal legno. Doveva essere una delle prime celle costruite in quella villa, era perfino senza protezione magica. C’era solo un enorme lucchetto che chiunque, anche da dentro, avrebbe potuto aprire; perciò dedusse che il prigioniero non doveva avere con se la propria bacchetta. Nonostante ciò volle prima controllare dalla finestrella, ma il tentativo fu del tutto inutile: c’era solo buio. Chiunque ci fosse dentro doveva essere rannicchiato negli angoli oscuri della stanza. Prese la bacchetta e la portò in avanti, ma prima di entrare volle dare un ultima occhiata dalla finestrella con le sbarre. Ora sentì un lieve rumore; qualcosa si era appena mosso, poi un respiro profondo con cui sembrava prepararsi alla tortura. Chiunque ci fosse là dentro era impaurito e non aveva una bacchetta, queste erano due carte in suo favore. Decise di entrare, sempre con la bacchetta tesa in avanti. Il buio gli aveva sempre fatto paura. C’era una piccola finestra, da cui entrava un po’ di luce, ma nonostante quel fascio non riusciva a scorgere nemmeno l’ombra del prigioniero. Puzza di muffa e lo squittio dei topi, iniziavano a farlo sentir male. Si girava su se stesso, la bacchetta puntata nel vuoto. Adesso sentiva un respiro affannoso, il prigioniero forse riusciva a vederlo, e profumo di cioccolata. “Cioccolata?”pensò “Ma come è possibile?”. Continuava a girare su se stesso,vide qualcosa, ma continuò. Sembravano occhi. Si girò di scatto, ora si guardavano dritti negli occhi, lui e il prigioniero. Sembravano di cioccolato forse anche condizionato dal suo profumo, erano di un marrone intenso, molto espressivi e sembravano riflettere persino la sua paura. Rimase lì, immobile; aveva paura anche se sapeva che non gli avrebbe fatto del male. Quegli occhi lo guardavano terrorizzato,ma non accennavano ad alcun movimento. Ora respirava più affannosamente. "Lumos" disse ed una sfera di luce uscì dalla punta della bacchetta illuminando le pareti di pietra, spoglie e unte. Vide un topo correre e rifugiarsi in un angolo buio della cella. Li fissava ancora. Adesso quegli occhi avevano un volto, il volto di una ragazza impaurita.


SCUSATE, PRIMA NON AVEVO LETTO ATTENTAMENTE E HO SCOPERTO IN RITARDO CHE NON MI HA PUBBLICATO I DISCORSI DIRETTI. 
SPERO CHE CONTINUERETE A LEGGERE LA MIA PRIMA FANFICTION E MI AUGURO CHE VI PIACCIA. 
GRAZIE MILLE E SCUSATE PER PRIMA. 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1965116