“Avevi ragione tu, sai? Avrei dovuto darti
ascolto...”
Parole appena sussurrate che si perdevano nel dolce rumore della
pioggia primaverile. Parole che non avrebbero conosciuto replica
perché i morti non possono parlare.
Fissò la tomba della famiglia Kamimura a lungo per poi
posare una rosa sulla pietra bagnata e allontanarsi subito dopo,
avviandosi verso casa. Ogni volta che gli faceva visita, il suo cuore
sanguinava: Ukyo era stato una persona speciale, un ragazzo dolce e
saggio, sempre pronto ad aiutare un amico in difficoltà; il
pensiero che non avrebbe mai più rivisto il suo sorriso lo
faceva soffrire terribilmente. Due anni erano passati, e Manabu non era
ancora riuscito ad accettare le sua scomparsa...
Quando rientrò nel suo appartamento, si dedicò a
ripulire il viso dalla maschera che indossava ogni giorno. Il pesante
cerone bianco, il rossetto scuro, e un velo di trucco sugli occhi, che
lo rendevano pressoché inespressivo, erano in grado, assieme
ad una recitazione magistrale, di nasconderlo affinché gli
altri non si accorgessero del suo stato d'animo, di come l'amore lo
stesse rendendo un giocattolo nelle mani del suo amante.
Dopo ogni litigata, dopo le lacrime che seguivano, gli tornavano alla
mente le parole di Ukyo... “Lascialo perdere, Manabu... Non
è la persona adatta a te; anzi, per quel che ne penso, non
è adatto a nessuno perché non è capace
di amare, è solo un uomo viziato... Non voglio vederti
soffrire....” Quant'era stato stupido a non dargli ascolto,
non faceva che ripeterselo ma non riusciva a fare qualcosa per cambiare
quella situazione. Non aveva il coraggio di lasciare l'uomo per cui si
stava lentamente consumando da ben due anni. Satoru era un uomo
affascinante e sicuro di sé, che riusciva ad ottenere sempre
ciò che voleva e sapeva come tenerselo stretto. Approfittava
del carattere sensibile e introverso di Manabu; era persino riuscito a
scalfire la stima di sé del suo compagno, che dipendeva
totalmente da lui ormai. Lo trattava come uno zerbino, offendendolo a
volte, usandolo come più gli aggradava per poi chiedergli
scusa. E ogni volta, cadeva nella trappola di baci e sesso che Satoru
gli offriva. Così era successo la sera precedente.
“Sei proprio un coglione...” disse Manabu al suo
riflesso nello specchio, osservando il suo viso ora pulito.
Qualcuno suonò alla porta. Uscì dalla sua stanza
e si diresse lentamente nell'ingresso, domandandosi chi potesse essere
dato che non aspettava nessuno. Aprì.
“Kouji?”
L'uomo dai capelli rossi gli sorrise. “Mi aspettavo
più entusiasmo, sono diversi giorni che non ci
vediamo...” e assunse un'espressione talmente dolce e
infantile, che Manabu non poté fare a meno di sorridere a
sua volta.
“Entra”
Kouji si accomodò nel soggiorno, sul divano. Il padrone di
casa gli si sedette accanto.
“Come mai questa visita?” gli chiese.
“Yuki mi ha detto che ieri sera tu e Satoru avete litigato di
nuovo e..”
“Bene... Mai che riesca a starsene zitto!”
esclamò Manabu alzandosi di scatto.
“Mana-chan... E' solo preoccupato per te, è tuo
amico...”
“Appunto perché è mio amico e gli avevo
chiesto di non dire niente a nessuno che doveva tacere...”
“E invece ha fatto bene a dirmi tutto!” adesso
Kouji era in piedi accanto a Manabu e lo stava guardando “Hai
idea di quanto siamo in pena per te? Sono due anni che va avanti questa
cazzo di storia! Lo vedi che quello ti usa a suo piacimento e ti mette
da parte quando non ha voglia di divertirsi con te?”
“Stai zitto...”
“No, Mana-chan. Ho taciuto fin troppo, adesso basta. Quello
che mi chiedo è perché non ci permetti di darti
una mano... Perché ti ostini a tenerti tutto dentro... E' da
quando stai con lui che non sei più lo stesso, che stai
male. Sono due fottutissimi anni che sei ridotto a questo modo, credi
che sono così stupido da non essermi accorto di nulla? Puoi
ingannare gli altri, ma non me...”
Manabu rimase in silenzio, con gli occhi fissi sul pavimento. A quanto
pareva, la sua commedia non funzionava con tutti... C'era qualcuno in
grado di capire e andare oltre il suo comportamento costruito. Ormai la
recita era finita... Alzò lo sguardo e si rivolse verso
l'amico con gli occhi lucidi. Non ci fu bisogno di parole. Kouji lo
avvolse in un abbraccio disperato e lo strinse a sé. Manabu
pianse come non aveva mai fatto davanti ad anima viva, riversando su
una spalla amica tutto il dolore che aveva dentro.
“Sei uno stupido, Mana-chan...” sussurrò
Kouji accarezzandogli affettuosamente i capelli corvini.
Poi, lo allontanò delicatamente da sé e gli prese
il viso fra le mani. Senza nemmeno il tempo di capire cosa stesse
succedendo, Manabu sentì le labbra di Kouji sulle sue. Fu un
bacio breve e innocente, che si trasformò in breve in
qualcosa di più.
Presto i vestiti finirono sul pavimento. Fecero l'amore come se non
fosse esistito un domani, vivendo quell'esperienza come irripetibile.
Manabu provò di nuovo quella sensazione che credeva perduta
da molto; mentre cedeva sotto il tocco di Kouji, capì...
Ciò che sentiva, ciò che aveva sempre provato per
l'altro era certamente più forte dell'amicizia. Si trattava
di quella cosa chiamata amore...
Una volta esaurito l'atto, rimasero l'uno stretto all'altro, quasi per
paura che se uno dei due avesse accennato ad allontanarsi, tutto
sarebbe finito e si sarebbero risvegliati da quello che sembrava un
sogno.
“Mana-chan... Ti amo...”
Era quella la spinta di cui aveva bisogno. Era come se quelle parole
gli avessero donato una nuova forza. Il giorno dopo, Satoru si
ritrovò senza il suo giocattolo preferito. Con rinnovato
coraggio, Manabu l'aveva fatto venire a casa sua. Una splendida bambola
per mano ad un altrettanto splendido pagliaccio gli aveva detto...
“Cercati un nuovo burattino. E' il momento che questa bambola
e il suo pierrot siano finalmente felici... Insieme...”
La luce della luna li
rifletteva
mentre ballavano,
e la silhouette che si
stagliava sui muri
era come prima di
rinascere
I due che si fissavano
sussurrarono
"È l'ultima notte..."
fino all'alba
danzeranno tra dolci
ricordi
Dato che è
una bella notte... dato che è una notte triste
ridendo senza piangere,
vi sorveglierò
Dato che è
una notte solitaria... dato che è l'ultima notte
da ora in poi,
sorveglierò voi due
Dato che è
una bella notte...
Dato che è
una bella notte... dato che è una notte triste
vi
sorveglierò sorridendo dolcemente
Dato che è
una notte solitaria... dato che è l'ultima notte
da ora in poi
non lascerò
più andare voi due
Non vi
dimenticherò...
non
dimenticherò voi due...
(Gekka no
yasoukyoku - Malice Mizer)
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