Alexander
era seduto su una poltrona della sua camera, sorseggiando del the.
Senza
fretta, beveva il liquido caldo e delicato, borbottando silenziosamente.
Era tarda
sera, i suoi lavori erano già stati svolti durante il giorno, lasciando un
momento per pensare un po’.
Si passò una
mano tra i suoi lunghi capelli bianchi, mentre con l’altra appoggiava la
tazzina sopra il tavolo.
Avrei
dovuto stare più attento. Sembra ieri la prima volta in cui Daniel è venuto
nella mia stanza, cercando un rimedio.
Sono
stato troppo negligente. Ho fatto un errore, imperdonabile.
Il barone
chiuse gli occhi e si lasciò andare, immergendosi nel ricordo.
***
Quella
notte, avvenuta circa quattro mesi prima, Daniel si svegliò sudato nel proprio
letto.
Il cuore
batteva forte e il corpo tremava, solo al pensiero dell’incubo che aveva appena
fatto.
L’Ombra, una
mostruosa creatura che gli stava dando la caccia, gli impediva di dormire,
trascinandolo nell’oblio.
Le prime
sere in cui il ragazzo aveva cominciato ad abitare nel castello del barone,
rimase nella sua camera ad aspettare l’arrivo del giorno.
Quella notte
però, la paura ebbe la meglio contro le buone maniere e costrinse Daniel ad
andare a svegliare Alexander.
Si bagnò un
po’ il viso per calmarsi e uscì scalzo dalla stanza. Percorse al buio i lunghi
corridoi in marmo, freddi e paurosi.
Le armature
poste ai lati delle vie erano imponenti e terribili, facendo sobbalzare il
povero ragazzo alla vista di ognuna.
Finalmente,
dopo tanto cercare, vide una luce filtrare da sotto una porta.
Daniel si
dette coraggio e bussò alla camera del barone. Alexander lo invitò ad entrare,
era seduto su una poltrona a leggere un libro.
La faccia
del barone era impassibile, ma sotto sotto era sorpreso del fatto che il
ragazzo fosse venuto a cercarlo a quell’ora tarda della notte.
In quel
momento Daniel si rese conto che probabilmente lo stava disturbando e che non
avrebbe dovuto trovarsi in suo cospetto in vestaglia.
Cominciò a
balbettare. “M-mi perdoni, barone. Non avevo intenzione di svegliarla…”
“Non stavo
dormendo, come puoi ben vedere. Perciò non puoi avermi svegliato.” Rispose con
calma Alexander.
“Dimmi, qual
è lo scopo della tua visita? C’è qualcosa che non è di tuo gradimento? I servi
ti hanno creato qualche problema?”
Daniel si bloccò.
Non solo era andato a disturbarlo a notte fonda, ma poteva anche aver insinuato
che l’ospitalità elargita dal barone non fosse sufficiente.
Il ragazzo
arrossì di colpo e iniziò a farfugliare delle risposte. “No, no! È tutto
perfetto, incantevole. Sono venuto da lei perché ho avuto un terribile incubo.
Sempre lo
stesso da qualche settimana. Mi chiedevo se lei potesse aiutarmi a
riaddormentarmi.” Daniel si toccava i capelli nervosamente.
Era ancora
scosso dal brutto sogno e aveva bisogno di calmarsi.
“Certo,
vieni. Siediti accanto a me. Puoi leggere qualcosa mentre preparo del the.”
“No, grazie,
non è necessario…”
“Non vorrai
offendermi, spero.” Alexander pronunciò con un tono strano l’ultima parola. Ciò
zittì Daniel e lo fece sedere su una poltrona senza altre storie.
Prese in
mano il libro che il barone stava leggendo, probabilmente era di poesia. Era
scritto in tedesco, così il ragazzo non lo poté leggere non conoscendo la
lingua.
Osservava le
figure e si immaginava quali poesie potessero raffigurare.
Poco dopo,
la bevanda era pronta e Alexander ne versò un po’ in una tazzina per il
ragazzo.
Dopo aver
bevuto insieme qualche tazza di the, Alexander accompagnò Daniel nei suoi alloggi.
“Va un po’
meglio?”
Chiese
l’uomo più vecchio con la sua voce baritonale e profonda.
“No. Ho
paura ad addormentarmi di nuovo. Non voglio essere trascinato nell’oscurità
un’altra volta.”
“Capisco…
aspetta qui.” Il barone uscì dalla stanza degli ospiti lasciando Il ragazzo un
po’ da solo.
Non
posso permettermi di non dormire mai. Devo trovare una soluzione.
Pensò
Daniel. Fino a quel momento il suo corpo resisteva alle notti passate insonni,
ma le energie erano sempre meno ed era perennemente stanco.
Poco più
tardi rientrò Alexander con una piccola fiala in mano.
“Prendi.”
Disse, porgendogliela.
Daniel la
esaminò con attenzione.
“Che cos’è?”
“È Laudano.
Un potente sedativo che permette un sonno privo di sogni. Per stasera puoi
prenderlo, ma devi fare attenzione.
È molto pericoloso,
potrebbe danneggiare la tua salute irrimediabilmente.”
Il ragazzo
aveva smesso di ascoltare dopo la parola ‘sedativo’, stappò il cilindro di
vetro e ne bevve il contenuto.
Era un
liquido dolce, leggero, che non aveva mai provato.
Sentì le
pupille dilatarsi, la testa girare e il proprio corpo cedere.
Da in piedi
le gambe crollarono sotto il suo peso e Alexander lo prese appena in tempo
prima che si schiantasse sul pavimento.
Daniel
respirava piano, completamente addormentato. Il barone lo sdraiò sul letto e si
allontanò, lasciandolo riposare.
***
Da
quella notte, venne ogni sera a chiedermi del Laudano e io, inconsciamente,
gliene detti.
Avrei
dovuto negarglielo sin dall’inizio, così non saremmo arrivati a questa
situazione.
Pensò
Alexander.
Prese un
altro sorso di the dalla tazza di fronte a sé.
La
sua mente non reggerà. Il suo fisico ha già mostrato segni di cedimento,
durante le torture, i pasti, quasi sempre.
Non
avrei mai dovuto dargliene una dose. Pensavo fosse più responsabile.
Si alzò
dalla poltrona, si diresse verso la finestra e la chiuse.
Poi andò
verso un armadietto, aprendolo, rivelò decine e decine di fiale di Laudano.
Le accarezzò
dolcemente e sorrise.
Non
mi porterete via Daniel, mi serve ancora.
Con
gli incubi o meno, lo costringerò a dormire senza di voi.
È
stato infettato dal vostro veleno, ma troverò un modo per fargli ritrovare la
ragione.
Sbattè con
forza l’anta, facendo tremare i cilindri al suo interno.
Alexander
tornò a sedersi sulla poltrona, per leggere e sorseggiare il the.
Qualche
stanza più in là, Daniel dormiva profondamente.
Aveva già
preso la sua razione di sedativo un paio di ore prima e si godeva il tanto
agognato riposo.
Il Laudano
era come una benedizione, una droga per lui.
Non poteva
fare più a meno di quel dolce sapore, prima di svenire dolcemente sul letto
degli ospiti.
Sentiva che
nel suo corpo c’era qualcosa che non andava, ma aveva deciso di ignorarlo.
Pur di non
rivivere quegli incubi avrebbe fatto questo ed altro.
Voleva solo
che questa situazione passasse il prima possibile.