THAT CRAZY NIGHT
THAT CRAZY NIGHT
*
Unità quattro
*
Regnava uno strano silenzio
a quel tavolo.
L’unico angolo in tutto il
locale che aveva qualcosa di misterioso e sinistro.
Sembrava che gli occupanti
si studiassero tra loro in una strana contemplazione.
Uno di loro centellinò dal
suo bicchiere, mentre i suoi occhi passarono in rassegna tutta la locanda.
Smise di guardarsi attorno
solo quando scorse ciò che stava cercando.
*
“Ho detto di no!” s’impuntò
l’uomo a braccia conserte osservando malamente il suo interlocutore.
L’altro sbuffò “E andiamo,
cosa ti costa, si tratta solo di una serata” ribadì questi cercando d’incutere
compassione nel compagno.
Il suo sguardo si contorse
in una smorfia di disgusto alla sola idea, ringhiò sommessamente volgendo il
capo altrove “Ho altro da fare, Kakaroth” cercò infine di dissuaderlo osservando
la sua bevanda adagiata sul bancone del bar.
“Mi chiamo Goku” gli
ricordò l’uomo dai capelli ribelli, “Perché non riesci mai a chiamarmi con il
mio nome, Vegeta” ribadì per l’ennesima volta.
L’altro alzò le spalle
incurante delle sue parole “Hai un nome ridicolo” lo prese un po’ in giro
sorseggiando dal suo bicchiere.
Goku curvò verso il basso
gli angoli della bocca, le sue sopracciglia si aggottarono disegnando sul volto
una smorfia semi-infastidita “Antipatico” brontolò scrutando i lineamenti
dell’amico.
Vegeta sorrise sotto i
baffi, nascosto dal boccale che non aveva ancora rimosso dalle labbra, conscio
di aver vinto la, patetica, discussione.
Dopo alcuni istanti di
silenzio, che Goku passò ad osservare distrattamente il compagno, Vegeta tornò a
posare sul bancone il suo calice.
“In ogni modo” riprese il
più giovane dei due guadagnandosi un’occhiataccia seccata da parte dell’altro,
“Perché non vuoi venire da me domani sera, Chichi cucina benissimo” propose
nuovamente ignorando le occhiate assassine dell’amico.
“Tsk… non ho alcuna
intenzione di farmi venire mal di testa a causa della tua isterica moglie”
protestò l’altro con una smorfia disgustata in volto.
Goku lo guardò offeso,
tornando ad assumere un’espressione contrariata, “Chichi non è isterica” si
prodigò a difendere subito la consorte “E’ solo un po’ tesa” cercò di
giustificarla poi.
Vegeta gli lanciò un’altra
occhiata eloquente, che Goku non impiegò molto ad interpretare.
“Ok, forse alza un po’ la
voce… ogni tanto, ma non lo fa perché è isterica” ammise conscio, egli stesso,
delle sfuriate della compagna, “Chichi è una persona dolce… quando vuole”
aggiunse nel tentativo di aiutarla.
“Sì, come no… dolce quanto
un pugno nello stomaco” ironizzò Vegeta borbottando a denti stretti.
“Ehi! Non esagerare!” si
mise sulla difensiva l’altro, “Chichi è…” “A tutte le unità, richiesto
intervento immediato ai grandi magazzini del centro” lo interruppe la radiolina
posta sulla sua spalla.
“Non è lontano, andiamo
noi?” domandò Goku osservando il collega, Vegeta alzò le spalle scendendo dallo
sgabello sulla quale era comodamente seduto “Sempre meglio che restare qui a
parlare della tua patetica vita” rispose sistemandosi la pistola nella fondina.
Goku annuì premendo il
tasto che gli permise di entrare in comunicazione con la centrale “Qui unità
quattro, saremo sul posto in pochi minuti” annunciò ottenendo un “Ricevuto
unità quattro” in risposta.
Alzò la testa per cercare
con lo sguardo il collaboratore trovandolo già a due passi dall’uscio del locale
“Paga tu Kakaroth” annunciò questi uscendo.
“E… eh no aspetta! Vegeta
tocca a te pagare!” protestò, ormai troppo tardi, “Uffa” mormorò quando si
accorse di non aver più molta scelta.
*
Un ghigno sadico si dipinse
sullo sguardo dell’uomo dagli occhi rossi, “E’ lui” pronunciò con voce fredda e
glaciale.
I suoi compagni seguirono
lo sguardo di quello che sembrava essere il capo osservando l’uscita del due
poliziotti.
Entrambi annuirono
comprendendo le intenzioni del comandante, “Sapete cosa dovete fare” aggiunse
tornando a sorseggiare la sua bevanda.
*
Vegeta aprì l’anta del suo
armadietto con aria annoiata.
L’ambizione della sua vita
era proprio quella di vagare per la città a sedare risse tra vecchiette.
Se non fosse stato per
Kakaroth una delle due si sarebbe ritrovata all’ospedale, e lui a giustificarsi,
per l’ennesima volta, davanti al capo.
Non era uno stupido, sapeva
quale fosse il reale compito del suo collega, tenere a freno il suo
temperamento, per natura, rissoso e provocatore.
Certamente non era stato il
primo ad affiancarlo per tale motivo, ma negli anni, uno dopo l’altro, avevano
tutti chiesto di evitare i turni con lui.
Kakaroth era l’unico che
era rimasto.
Aveva provato di tutto per
liberarsi anche di lui, dal trovargli un nomignolo insensato, all’insultarlo in
mille modi ed in ogni occasione.
Eppure, lui, gli era sempre
rimasto accanto ed ormai da anni era il suo collega fisso.
Infondo andava bene così,
considerando che era l’unica persona della quale riusciva a sopportare la
presenza.
Uno che non faceva troppe
domande, che aveva capito, ed accettato, il suo modo schematico e monosillabico
di parlare.
Con ogni probabilità
riusciva addirittura ad ascoltare il suo linguaggio silenzioso.
Perciò quando trovò quel
maledetto biglietto nel suo armadietto non si preoccupò di raccontarlo in giro,
ma Goku capì che qualcosa non andava solo guardandolo negli occhi.
Quella sera, Vegeta, si
allontanò senza dire una parola a nessuno.
Si allontanò stringendo tra
le mani quel biglietto con quelle dannate parole scritte in una calligrafia
stentata.
Quel maledetto pezzo di
carta che cambiò per sempre la sua esistenza.
*
Pioveva quella sera.
Quella pioggia lieve e
leggera, fastidiosa.
La senti picchiettarti sul
capo, ma è fin troppo ridicolo munirsi di ombrello, eppure essa è sufficiente
per infradiciarti.
Vegeta tornò a casa zuppo
quella sera.
Bagnato fino al midollo.
Tanto doveva essere rimasto
all’aperto per essersi inzuppato fino a quel punto.
Con la testa tra le nuvole
e lo sguardo spendo giunse sul pianerottolo davanti alla porta di casa.
I pensieri altrove, mentre,
dalla sua divisa, scendevano lente piccole goccioline d’acqua a bagnare il
pavimento sottostante.
Osservò l’uscio per alcuni
istanti, indeciso se varcarlo o meno.
“Ciao, che ci fai qui?”
domandò una voce alle sue spalle.
Vegeta non si mosse,
restando immobile nella sua posizione “Nulla” rispose vago.
“Perché non entri?” domandò
ancora la figura che si avvicinò di alcuni passi, lui si limitò ad alzare le
spalle “Non mi va” fu la risposta secca che diede immerso nel suo mutismo.
Forse anche più del solito.
Ancora pochi passi e la
persona si fermò davanti a lui scrutandolo da capo a piedi “Oh! Vegeta, ma sei
completamente bagnato! Dove sei stato fino ad ora?” domandò con una punta di
sorpresa nella voce.
Vegeta scostò lo sguardo
“In giro” si limitò a dire misterioso, come sempre.
Un sospiro spezzò il
leggero silenzio.
Ancora qualche passo e la
figura si soffermò davanti alla porta, il rumore di chiavi e l’uscio si
spalancò, “Coraggio entra” lo invitò con voce ferma.
Vegeta non si mosse, rimase
lì, in attesa di qualcosa che nemmeno lui sarebbe stato in grado di spiegare
“Tesoro” lo chiamò questa
volta con più dolcezza la figura.
L’uomo alzò il capo
incrociando lo sguardo con gli occhi azzurri che lo stavano guardando.
Scrutò i lineamenti
delicati della donna che aveva davanti per alcuni secondi “Avanti” insistette
lei facendogli un lieve cenno con la testa.
Digrignò i denti in maniera
quasi impercettibile, infine decise di entrare.
Quando varcò la soglia la
donna richiuse la porta.
Appoggiò la sua borsa sul
mobile accanto all’uscita ed osservò l’uomo.
Si adagiò le mani ai
fianchi assumendo uno sguardo severo “Dovresti cambiarti… guarda, stai
gocciolando su tutto il pavimento” puntualizzò additando l’acqua che si deponeva
ai piedi di lui.
Vegeta sbuffò “Non
cominciare a darmi ordini, Bulma” si lamentò infastidito dirigendosi verso la
camera da letto.
Lei lo guardò vittoriosa,
incrociando le braccia.
*
Seduto sul letto a due
piazze osservò l’esterno dall’unica finestra nella stanza.
Aveva smesso di
piovigginare, ma l’albero appena fuori dal vetro mostrava i chiari segnali di un
inverno ormai alle porte.
Lo sguardo ancora
pensieroso e le braccia incrociate, non si accorse del cigolare della porta alle
sue spalle talmente era assorto.
Si girò solo quando sentì
il letto inclinarsi lievemente.
“Allora?” domandò la donna
avvicinandosi a lui abbracciandolo alle spalle, “Non mi chiedi nulla?” domandò
impaziente adagiando il mento sulla scapola del compagno.
“Cosa dovrei chiederti?”
brontolò l’altro con totale indifferenza.
Bulma fece una smorfia
staccandosi bruscamente ed incrociando le braccia stizzita “Lo sai” affermò
infastidita.
“No, non lo so” si affrettò
a risponderle guardandola solo con la coda dell’occhio.
“Come sarebbe a dire?! È
tutta la settimana che ne parlo! Potresti almeno degnarti di chiedermelo!” si
lamentò lei, ora visibilmente nervosa.
Vegeta inarcò un
sopracciglio, quasi a volersi ricordare quale fosse la domanda che doveva porle.
Sbuffò nuovamente, avendo
perfettamente compreso che lui non aveva recepito il messaggio.
Forse non si era nemmeno
sforzato poi tanto.
Alzò gli occhi al soffitto,
tornando poi a guardare l’uomo che aveva davanti con aria oltremodo infastidita
“Il bambino Vegeta, il bambino! Insomma, te lo avrò ripetuto un centinaio di
volte!” si deplorò contrariata, “Possibile che non t’interessa nemmeno un po’?
Non vuoi nemmeno sapere di che sesso è?” domandò infine aggrottando le
sopracciglia.
Vegeta restò in silenzio
per un po’, distolse lo sguardo tornando a guardare fuori dalla finestra “No,
non m’interessa” concluse sdraiandosi, rivolgendole le spalle.
Bulma strinse i denti
osservando la schiena del marito con uno sguardo adirato “Sei il solito stronzo.
Possibile che non t’interessa manco sapere se è maschio e femmina?! Si tratta
pur sempre di tuo figlio maledizione! Cosa devo fare con te?!” protestò
sbraitando.
“Una cosa che puoi fare
c’è…” rispose improvvisamente lui alzandosi di scatto e guardandola dritta negli
occhi “Stai zitta” disse afferrandole la nuca.
“Stronzo” lo insultò
gratuitamente prima che lui riuscisse a baciarla.
*
CONTINUA…
*
*
Annuncio subito che questa
storia sarà una song-fic. Al momento preferisco non rivelare di che canzone si
tratta, anche per non rovinarvi la trama. Quando sarà opportuno aggiungerò i
credits, non temete.
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