Attesa… Rilascio!
" Misaka-san!"
I passi affrettati di Saten risuonavano pesantemente nel corridoio
vuoto mentre si dirigeva verso l'amica di vecchia data, in quel momento
apparentemente mezza sdraiata su una sedia.
Vedere Misaka Mikoto, ex Asso della Tokiwadai, 3° Level 5 di Accademy
City, genio tra gli Electromaster, sobria ed educata figlia dell'alta
società, accasciata su una delle poltroncine di un ospedale con
l'espressione di un cagnolino bastonato, non era qualcosa che si
potesse dire accadesse tutti i giorni.
" Saten-san…"
Le parole sembravano uscire a fatica dalla bocca della Electromaster,
come se non fosse più del tutto certa di come si facesse realmente a
parlare. Mentre si lasciava cadere sulla poltroncina alla sua sinistra,
Saten ebbe modo di notare che i suoi capelli castani, sempre tagliati
della solita lunghezza, sembravano essere stati usati come oggetto di
sfogo per il suo stress: diverse ciocche, a causa delle scintille che
ancora vi crepitavano in mezzo, avevano assunto forme piuttosto
innaturali, ed i capelli sulla nuca sembravano aver deciso di preferire
di non adeguarsi alle comuni leggi di gravità. Nel complesso, formavano
qualcosa di vagamente simile ad una raggiera dietro la sua testa.
Il ciuffo, invece, cadeva scomposto davanti ai suoi occhi,
lasciando questi ultimi, e parte del viso, in ombra.
Doveva essere rimasta in quella posizione, in silenzio, per ore.
" Per molte ore" si ritrovò a
pensare la Aero Hand, quando un nuovo rumore di passi fece sollevare di
scatto la testa alla compagna al suo fianco " Chissà da quanto tempo è qui ad aspettare".
Un'espressione delusa si fece largo sul viso della ragazza più grande,
mentre tornava a fissare il pavimento con sguardo assente: segno che,
chiunque fosse stato a produrre quel rumore, non doveva essere stato
reputato degno della sua attenzione.
Saten Ruiko era una persona allegra e piena di vita, e amava
circondarsi di persone che, al pari di lei, cercassero di vivere il
tempo loro concesso alla massimo delle loro possibilità: per questo
trovava così triste vedere una delle sue migliori amiche, nonché una
delle persone più energiche di tutta la città accademica, trascinarsi
ora dopo ora con l'energia vitale di un palloncino sgonfio.
" Misaka-san… perché non ci hai chiamate prima? Lo sai che saremmo
venute subito…" c'era una leggera nota di rimprovero nelle sue parole,
e anche Mikoto dovette coglierla, perché la guardò con un'espressione
colpevole dipinta sul viso.
Parve tentennate per qualche secondo, insicura su come rispondere "Io…
non volevo disturbare…" riuscì a mormorare, prima di tornare a
seppellire la faccia tra le ginocchia che, chissà come, era riuscita a
tirare su sulla sedia. Sembrava tornata la quattordicenne che teneva
tutte le preoccupazioni per sé, rifiutandosi di condividere il suo
fardello con gli altri.
Lasciandosi sfuggire un sospiro, a metà fra la rassegnazione e il
divertimento, Saten si ritrovò a pensare che il tempo non aveva
cambiato per nulla Mikoto: anche dopo anni, preferiva non coinvolgere
le persone a lei care nei suoi problemi personali. Se non fosse stato
che, in quel caso…
" Misaka-sa… Mikoto…"
Nonostante tutti i loro anni di conoscenza, faticava ancora a chiamare
per nome una delle persone più in vista di tutta Accademy City, e che
vantava rapporti più o meno amichevoli con esponenti di tutte le più
grandi fazioni magiche e scientifiche esistenti. Una persona che, per
lei, meritava il suo rispetto più di qualunque membro di governo o capo
di stato al mondo.
" Mikoto… hai fatto così tanto per noi, hai sacrificato te stessa per
proteggerci senza che noi lo sapessimo… ora è il tempo di ripagare
almeno un po'il mio debito. E poi…" sogghignò, facendole l'occhiolino "
non mi sarei persa questa occasione per nulla al mondo!"
Un piccolo sorriso si fece largo fra le labbra dell'altra ragazza,
mentre la presa sulle gambe si allentava un pochino.
" Misaka-san!"
La voce di Uiharu Kazari giunse attutita alle loro orecchie, mentre la
sua proprietaria appariva in fondo al corridoio barcollando
vistosamente. Con le ultime forze rimastele, riuscì a percorrere anche
gli ultimi metri senza sbandare troppo, prima di crollare tra le
braccia di Saten, cercando senza successo di riprendere abbastanza
fiato da riuscire a parlare.
" Mi-Mi dispiace… ho cercato di fare più in fretta che ho potuto ma…
non sono ancora molto in forma…"
"Uiharu… se tu mi avessi permesso di aiutarti, invece di urlarmi di
correre più in fretta che potevo per arrivare qui, ora non staresti per
morire tra le mie braccia… E prima che abbia potuto controllare il
colore della giornata, per di più!"
Un'espressione confusa si fece largo sul viso della ragazza dai capelli
neri, prima che il senso nascosto nelle parole della sua migliore amica
le apparisse finalmente chiaro.
" Saten-san!" esclamò, le guance di una notevole sfumatura di scarlatto
" Non mi sembra il caso proprio ora di mettersi a parlare di queste
cose!"
" Ma Uiharu… non vorrai mica rischiare di morire prima che io abbia
potuto controllare se il tuo abbinamento è consono per l'Altromondo!
Cosa penserebbero i tuoi antenati di te,se ti presentassi con…"
" Saten-san!"
Entrambe le ragazze si girarono, sentendo Mikoto cercare di soffocare
una piccola risata, e finalmente assumere una posizione un po'meno
innaturale sulla sedia. Era bello, vederla rilassarsi almeno un
pochino: i muscoli della sue spalle sembravano essere rimasti contratti
fino a quel momento, almeno a giudicare dalla piccola smorfia che non
riuscì a trattenere, quando si lasciò cadere contro lo schienale.
" Grazie… di essere qui. Mi sento già molto meglio" mormorò, prima di
usare una manica della camicia per asciugarsi il sudore dalla fronte:
per essere notte inoltrata, faceva decisamente caldo. Ma nonostante
l'espressione ancora mesta, e gli occhi lucidi, sembrava aver
recuperato almeno un po'della sua solita forza di volontà.
" Dovere! E' a questo che servono le amiche in fondo, no?"
Un silenzio questa volta privo di tensione scese sul gruppetto, mentre
anche Uiharu si accomodava su una delle seggiole rimaste libere alla
destra della Electromaster.
" Misaka-san, a proposito… come sei arrivata qui? Pensavo che fossi
fuori città"
Lo sguardo di Uiharu si soffermò sui vestiti dell'amica: aveva sempre
creduto che alle feste dell'alta società ci si presentasse con abiti
ricercati e vistosi, da vera ojou-sama quale Mikoto, nonostante
evitasse di sbandierarlo ai quattro venti come alcune delle sue vecchie
compagne di scuola, era… eppure gli abiti che in quel momento la Level
5 indossava erano decisamente troppo casual, per una persona arrivata
in fretta e furia da un ricevimento. In effetti, erano molto simili
alla sua vecchia uniforme della Tokiwadai, con una camicia bianca
arrotolata fino ai gomiti ed una gonna grigio scuro. Per un attimo, le
parve di cogliere anche un lampo di stoffa più chiara sotto la gonna,
qualcosa che nella forma ricordava tremendamente uno dei suoi vecchi
pantaloncini anti-stalker… Ma, nonostante si trattasse di abiti così
semplici, anche un osservatore casuale avrebbe colto l'altissima
qualità del taglio e dei tessuti: erano vestiti perfettamente in linea
con lo stile di Mikoto, ma senza togliere nulla al suo status di
persona privilegiata.
" Misaki mi ha… dato un passaggio per arrivare fino a qui"
Sembrava decisa a non servirsi di più parole del necessario, come se
ogni frase le costasse un estremo dispendio di energie: e, a giudicare
dalle occhiaie e dal colorito terreo, di energie dovevano esserle
rimaste ben poche.
" Misaki? Non conosco nessuno con questo nome…" esclamò Uiharu
piuttosto confusa "Saten-san, tu la conosci?"
" Misaki… Misaki… Misaki…" aggrottando le sopracciglia per cercare di
ricordare, Ruiko continuò a domandarsi dove avesse già sentito quel
nome, che le suonava in qualche modo stranamente famigliare.
" Perché ho la sensazione di averlo
già sentito?" Un flash le riportò alla mente una folta chioma di
capelli biondi e un fisico decisamente sviluppato" Misaki… Misaki… Misaki Shoku…hou? "
Sgranò gli occhi, colta da una improvvisa rivelazione " EH!?! E' stata
la Queen ad accompagnarti qui?!?"
Un cenno del capo fu sufficiente per farle capire di aver fatto centro.
Saten si ritrovò a scuotere la testa: Misaki Shokuhou, conosciuta un
tempo come la Queen della Tokiwadai, era la 5° Level 5 di Accademy
City. La sua famiglia era persino più ricca di quella dei Kongou, e
c'erano voci sul fatto che fosse imparentata addirittura con una
famiglia reale europea. Di certo, nonostante il tempo passato,
continuava ad essere una delle persone più venerate della città, e
innumerevoli rampolli della nobiltà, e parecchi stranieri, avevano
cercato di accaparrarsi la sua benevolenza, ed il suo favore, con
regali da favola. Le richieste di matrimonio nei suoi confronti poi,
fioccavano: con sommo sconforto dei suoi spasimanti però, sino a quel
momento nessuno di loro aveva ricevuto la minima risposta…
E nessuno l'avrebbe mai ricevuta dal momento che, dopo averle lette,
Misaki si era premunita di farle bruciare da un paio dei membri della
sua fazione, che avevano colto l'occasione per dare dimostrazione dei
loro poteri di pyrocinesi durante uno dei consueti tea pomeridiani che
si tenevano nella sua villa.
Aveva poi in seguito rivelato a Mikoto, che per qualche assurdo motivo
si era ritrovata ad avere a che fare con lei, e a calarsi nel ruolo di
sua confidente, molto più spesso di quanto avrebbe desiderato, che non
avrebbe mai rinunciato all'ammirazione, finché questa non avesse
interferito con la sua libertà. Sere dopo, Mikoto aveva finito per
chiedersi se, essendo la Queen la più potente manipolatrice di libertà
esistente al mondo, non trovasse l'idea di dover rinunciare ad almeno
una parte della sua qualcosa di denigrante per se stessa. Di certo,
sarebbe stato necessario qualcuno di veramente notevole per riuscire ad
infilarle un anello al dito.
In pieno possesso del controllo delle sue facoltà mentali e motorie,
più che altro.
Ma Misaki Shokuhou aveva anche saputo dimostrarsi una conoscenza
preziosa per Mikoto, ed in momenti di crisi aveva agito nei suoi
confronti quasi come un'amica: certo, quando la cosa le offriva dei
vantaggi…
O la possibilità di dimostrale la sua superiorità in un modo che non
richiedesse necessariamente uno scontro diretto.
L'averle messo a sua disposizione la sua limousine, e chiesto ai suoi
accoliti di far defluire il traffico in entrata per la città, era già
stato una dimostrazione più che sufficiente delle sue capacità: quando
poi, dopo averla squadrata con un'occhiata a metà tra il critico e il
rassegnato, aveva afferrato il telefono e ordinato al suo staff di far
preparare dei vestiti per lei, enumerando senza problemi colori, taglie
e marche, Mikoto si era chiesta se in fondo il suo schermo
elettromagnetico fosse poi così efficace.
Se non altro doveva riconoscerle un'ottima scelta in fatto di servitù:
il suo autista personale aveva impiegato esattamente 40 minuti per
raggiungere la loro destinazione, di cui una buona parte dribblando il
traffico serale di Accademy City con la prontezza di riflessi di un
pilota da rally. E, quando la macchina si era fermata esattamente
davanti alla porta dell'ospedale, un uomo di mezza età con la divisa da
maggiordomo era già presente ad attenderli con una busta dei migliori
magazzini della città in mano. Mikoto non aveva fatto in tempo a
ringraziarlo, che Misaki gliela aveva strappata di mano e l'aveva
trascinata all'interno, dirigendosi a colpo sicuro verso il reparto
necessario.
In un certo senso, era quasi divertente vedere la Queen perdere una
parte della sua aura di perfezione, che la spingeva a lasciare il
lavoro sporco ai suoi sottoposti: in quei momenti , sapeva diventare
una persona perfettamente pratica, e mai come in quel momento Mikoto
aveva avuto bisogno di una persona simile al suo fianco. In effetti, se
non fosse stato per la stretta di Misaki intorno al suo polso, sarebbe
rimasta imbambolata in mezzo al corridoio dell'ingresso, incapace di
fare un passo.
Erano serviti un " Ma cosa sei? Una
bambina di cinque anni?" ed una spinta decisamente energica
dentro un bagno, per riscuoterla abbastanza da permetterle di capire
che, forse doveva cambiarsi… per non presentarsi ai dottori con un
vestito da sera ancora addosso, più che altro.
Si era sentita un automa, mentre con gesti meccanici si cambiava con
gli abiti nuovi, ed il ricordo che avrebbe dovuto restituire i soldi
agli Shokuhou faceva capolino per un attimo nel caos dei suoi pensieri,
prima che il motivo per cui si trovava lì tornasse a farla cadere in un
nuovo stato di shock. Dei minuti seguenti non ricordava nulla, solo di
essere stata nuovamente strascinata lungo infiniti corridoi, o così le
erano sembrati, tutti stranamente vuoti, prima di venire scaricata con
poco riguardo su una poltroncina.
Non era riuscita neppure a trovare la forza per sollevare la testa: il
pavimento, al contrario, non le era mai sembrato così interessante.
Non sapeva per quanto tempo fosse rimasta immobile, la mente
spaventosamente simile ad un televisore privo di segnale: sapeva solo
che erano state le scarpe di Misaki a riscuoterla, quando erano entrate
nel suo campo visivo insieme alle lunghe gambe della loro proprietaria.
" Tieni. Ti servirà!" le aveva mormorato senza cercare di nascondere
una punta di fastidio, porgendole una lattina di caffè freddo e
accomodandosi, con molta più grazia di quanto l'altra ragazza avesse
mai mostrato nel corso di tutta la sua vita, al suo fianco "Potrebbero
volerci ancora ore… lo sai vero?"
Quelle parole avevano fatto scendere una goccia di sudore freddo lungo
la spina dorsale della Railgun: se già in quel momento si sentiva
svenire, chissà come sarebbe andata quando tutto fosse finito.
Eppure la compagnia, per quanto quasi priva di empatia, della ragazza
al suo fianco, sembrava infonderle una qual certa tranquillità: oppure
la Mental Out aveva veramente trovato il modo di bypassare le sue
difese elettromagnetiche con i suoi poteri, ed in quel momento la stava
controllando per impedirle di vomitare in maniera molto poco dignitosa
sulle sue scarpe nuove .
" So che non sembrerà abbastanza, per tutto quello che hai fatto per me
ma… grazie…"
Persino la Queen si ritrovò incapace di ribattere a quelle parole,
limitandosi a fissarla con sconcerto.
" Sì insomma… lo so che non siamo mai state in buoni rapporti, e che
solo nell'ultimo periodo abbiamo iniziato a parlarci senza cercare di
ucciderci a vicenda ma… grazie. Se non fosse stato per te, ora sarei
nel panico più totale"
" Uhm… non pensare che questo ci renda amiche, Mikoto-chan… L'ho fatto
solo perché non mi piaceva l'idea di causare altro scompiglio alla
festa. Quando è arrivata quella telefonata e sei sbiancata di colpo,
hai fatto saltare la corrente in tutta la villa… E dubito che gli altri
invitati abbiano apprezzato il party sotto le stelle, nonostante la
giornata…"
Con un sorrisetto colpevole, Mikoto si era passata una mano fra i
capelli, scompigliandoli ancora di più a causa dell'elettricità statica
presente sulle sue mani " Eheh… mi dispiace molto"
" Non dispiacerti adesso… pensa al motivo per cui sei qui e cerca di
dimostrare un minimo di maturità! Non accetterò niente di meno dalla
mia più grande rivale, sappilo. E chiama qualcuno… non mi sentirei
tranquilla per l'ospedale a lasciarti qui, tutta sola, a pensare troppo"
" Ma sono le due di notte, staranno sicuramente dormendo! Non posso
disturbarli"
" Allora non mi lasci altra scelta"
Con una mossa fulminea, aveva estratto il suo telecomando da chissà
dove, e aveva premuto un tasto: Mikoto aveva chiuso gli occhi,
preparandosi alla scarica di dolore causata dall'impatto tra onde
elettromagnetiche, ma si era invece ritrovata imprigionata da quattro
braccia robuste. Due infermieri, gli occhi vuoti segno inequivocabile
di chi stesse in quel momento controllando le loro menti, che la
tenevano ferma impedendole di muoversi. Nulla che una scarica elettrica
sufficientemente forte non potesse risolvere, ma l'idea di scatenare la
sua elettricità in un ospedale, soprattutto considerato quello che
stava accadendo poche stanze più in là, bastò a convincerla che
qualunque resistenza sarebbe stata inutile. Dovette quindi assistere
sospirando mentre la Queen estraeva il suo cellulare di Gekota dalla
tasca della sua gonna, prima di iniziare a trafficare con i tasti con
espressione deliziata.
" Ma a quante persone lo sta inviando, quel messaggio?" pensò con
orrore la Electromaster, mentre l'altra ragazza aggiungeva l'uno dopo
l'altro tutti i destinatari della mail.
" Fatto!" trillò con voce melodiosa, restituendole il cellulare con il
sorriso sulle labbra " Ho avvertito tutti!"
" In che senso TUTTI?!"
" Tutti i numeri della lista ovvio…"
Il mondo parve crollare sulle spalle di Mikoto " Ma erano oltre
trecento persone! E la maggior parte di loro vive all'estero! Che
bisogno c'era, di avvertirle adesso? Avrei potuto benissimo farlo
domani!"
Scuotendo un dito, come una maestra davanti ad un bambino un po'lento,
la Queen le rivolse uno dei suoi più radiosi sorrisi " Ma questa è una
di quelle occasioni che vanno condivise con tutti, Mikoto-chan! Non
volevi mica che lo venissero a sapere da qualcun altro, magari con una
notizia sbagliata… E comunque, credo che i primi cominceranno ad
arrivare fra un'ora. Quindi credo che la mia presenza qui non sia più
necessaria…"
" Eh? No aspetta! Non posso rimanere qui da sola! Potrei causare altri
danni!" esclamò Mikoto, lanciandole uno sguardo disperato nella remota
speranza di convincerla a non abbandonarla.
"Oh, ma io sono sicura che tu ce la possa fare, Mikoto-chan…" mormorò
la ragazza con i capelli biondi, facendole l'occhiolino con complicità
"Su, su! Non credo che fare la brava bambina sia poi così difficile
vero? E poi…" il suo sguardo si fece improvvisamente freddo come
il ghiaccio "Lo sai anche tu, è tutto a tuo rischio e pericolo: e non
credo che tu ci tenga a coinvolgere altre PERSONE, vero?"
L'unica risposta che ottenne fu un deciso scuotere del capo: le parole
sembravano essersi fossilizzate nella gola della Electromaster.
" Bene allora… Bye bye Mikoto-chan! Fammi poi sapere come è andata!"
E, con quelle ultime parole, la Queen era scomparsa nell'oscurità del
corridoio.
Neppure un'ora dopo, Saten era arrivata in fretta e furia, con la
maglia ancora infilata al rovescio ed il respiro affannato. Venti
minuti dopo, Uiharu si era lasciata cadere su una sedia con l'aria di
una persona che sta per esalare il suo ultimo respiro.
Avere le sue due migliori amiche al suo fianco era un qualcosa in grado
di infonderle una certa tranquillità: non abbastanza da impedirle di
emettere scariche elettriche dai capelli, ma sufficiente a spingerla a
controllarsi abbastanza da non friggere l'impianto anti-incendio, per
lo meno.
La sua mente poi, era nel caos più totale: non sapeva minimamente
da dove cominciare per cercare di calmarsi anzi, ogni minuto che
passava rendeva l'attesa ancora più snervante.
" Ma come è possibile che ci voglia
così tanto? Sono già passate ore da allora… Che sia successo qualcosa?
Oddio che… che ci siano state delle complicazioni? Oh no, adesso sono
ancora più agitata!"
" Misaka-san?"
" Eh? Sì, sono io!"
Un uomo in camice bianco si stava dirigendo con passo calmo verso di
lei, l'espressione sul viso una maschera priva di emozioni. Con il
cuore in gola, Mikoto lo vide avvicinarsi fino a fermarsi a pochi metri
da lei, schiarendosi la gola prima di guardarla negli occhi. Sentì il
cuore saltarle in gola ed il sangue pulsarle nelle orecchie con la
forza di un tamburo. Cercò di deglutire, scoprendo di avere la gola
incredibilmente secca.
Saten e Uiharu al suo fianco trattennero il respiro con lei, in attesa
del responso.
" Miss. Shirai sta bene. Abbiamo concluso pochi minuti fa, e le sue
prime parole sono state di venire ad avvertirla della situazione,
dicendo che in caso contrario probabilmente avrebbe rischiato di far
crollare l'ospedale per l'esasperazione"
" Meno male" sospirò Uiharu, rilassando finalmente le spalle che fino a
quel momento aveva tenuto contratte per la tensione.
" Hai visto? E'andato tutto bene!" esclamò Saten stringendo con
affetto, ed un briciolo di divertimento, la spalla della ragazza al suo
fianco.
" E… p-per l'altra…" il balbettio e la voce roca rendevano quasi
impossibile distinguere il senso delle sue parole, mentre lanciava uno
sguardo quasi disperato al dottore.
" Tutto a posto! Tutto è andato nel migliore dei modi"
" Hai sentito Mikoto? Adesso puoi calmarti…" in tutta risposta, anche
l'ultima traccia di colore parve evaporare dal viso della Electromaster.
" Io… io…"
" Vuole entrare? Credo che la stiano aspettando lì dentro" mormorò il
medico con voce più dolce: quante volte si era trovato davanti a
scenari del genere? Ormai poteva dire di averci fatto quasi l'abitudine.
" Eh?" Mikoto aveva la faccia di un gattino spaesato, mentre guardava
prima Saten e poi Uiharu che la stavano trascinando di peso verso la
porta.
" Andiamo Mikoto! Non puoi farti prendere dal panico proprio adesso!"
" Esatto Misaka-san! Ti stanno aspettando!
" Sii un vero uomo ed assumiti le tue responsabilità!"
" R-Responsabilità?! Vero uomo?! Ma io non sono un uomo!"
Le sue proteste furono troncate sul nascere quando, con un ultimo
spintone, la gettarono dentro contro la sua volontà, prima di chiudere
con cautela la porta alle sue spalle. In fondo, erano pur sempre le tre
del mattino…
Mikoto nel frattempo, si sentiva come un agnello nella tana del lupo:
se non fosse stata certa che due persone la aspettavano fuori dalla
porta, pronte a braccarla e placcarla, nel caso avesse tentato la fuga,
sarebbe scappata a seduta stante. La finestra era aperta però, poteva
tentare da lì…
" Io non ci proverei se fossi in te… e lo sai che non potrei venire a
salvarti nel caso dovessi cadere…"
" Kuroko!"
Nell'unico letto occupato della stanza, avvolta in una delle sue
vestaglie di seta, stava la sua migliore amica dai tempi delle medie,
Shirai Kuroko: i capelli che si erano adagiati in maniera scomposta sul
cuscino, le occhiaie e l'espressione affaticata erano la prova che
doveva appena essere uscita da una situazione estremamente faticosa.
" Come stai?" mormorò la ragazza più grande, avvicinandosi al letto e
prendendo una delle mani della Teleporter fra le sue " E' stato tanto
doloroso…?"
" Abbastanza" si ritrovò ad ammettere l'altra, lasciandosi ricadere tra
i cuscini e chiudendo gli occhi sotto la luce intensa delle lampade a
soffitto" Ma ne è valsa la pena direi… certo, se non avessi dovuto
affrontare il tutto da sola…"
" Sei tu che mi hai cacciato dalla stanza! E dopo aver cercato di
rompermi una mano, per di più!" esclamò piccata la Electromaster,
lanciandole uno sguardo di rimprovero " Hai anche avuto il coraggio di
urlarmi dietro delle cose irripetibili!"
" Perché? Cosa ho detto?" domandò Kuroko lanciandole uno sguardo
sinceramente curioso.
" Ho detto che sono irripetibili" mormorò a denti stretti l'altra, un
leggero rossore che andava diffondendosi sulle sue guance.
Kuroko dovette trattenere un sogghigno: vedere l'altra ragazza
arrossire per l'imbarazzo ancora dopo tutti quegli anni, era uno
spettacolo a cui non avrebbe mai rinunciato. La rendeva assolutamente
adorabile, ai suoi occhi.
" E dai, che cosa ho detto di così terribile?"
Lo sguardo da cucciolo bastonato fu sufficiente a rompere anche le
ultime difese di Mikoto.
" Hai detto che la prossima volta avresti dovuto lasciarmi a Touma, che
avrebbe dovuto prendermi lui… e che la prossima volta se la
sarebbe dovuta godere lui una situazione simile…"
Uno sguardo colpevole si fece strada sul viso della Teleporter, mentre
afferrava la mano della ragazza dai capelli castani e la stringeva fra
le sue " Mi dispiace tanto… sai che non le ho mai pensate…" mormorò,
posandole un leggero bacio sulle nocche " Lo sai che non vorrei mai una
cosa simile…"
" Lo so" rispose l'altra dopo qualche secondo di silenzio " E lo sai
che non ci ho creduto neanche per un momento…"
" Oh, e come mai?"
Kuroko non riuscì a nascondere una punta di divertimento in quella
domanda, mentre guardava la compagna farsi più imbarazzata ad ogni
secondo che passava.
Con le guance ora di una notevole sfumatura di scarlatto, Mikoto si
chiese che cosa avesse fatto di male, per meritarsi tutto quello. Ma fu
solo un pensiero passeggero, mentre in risposta stringeva con più forza
la mano di Kuroko.
" Perché dopo tutta la fatica che hai fatto per conquistarmi, dubito
che tu vorresti vedermi al fianco di qualcun altro"
" Certo, sarebbe un po'tardi adesso, non trovi?"
Il sogghigno della Electromaster fu una risposta più che eloquente "
Direi che ormai sarebbe decisamente tardi… e non credo che mia madre
sarebbe propriamente d'accordo. In fondo, era così eccitata per questo
evento…"
" Almeno si è rassegnata e ha smesso di cercare di accoppiarti ad ogni
scimmione che trovasse in giro"
" Dubito che si rassegnerà mai al fatto che non abbia sposato "Quel bel
ragazzo con i capelli bianchi e l'aria così figa"… ma cosa poteva
pretendere, che andassi d'accordo con uno che aveva cercato di
uccidermi?!"
Kuroko sospirò " Avete cercato di uccidervi a vicenda… e se tu me lo
avessi detto prima, forse avresti evitato di farmi prendere un colpo al
cuore quando mi hai raccontato del tuo scontro con il più potente Esper
della città accademica"
" In quel momento è stato meglio così! Avrei finito per coinvolgervi
nella mia ribellione contro Accademy City e non mi sarei mai perdonata
se fosse successo qualcosa anche a voi!"
" Va bene, va bene! Io ho bisogno di stare a riposo, non di esasperarmi
per problemi che ormai non sono più tali da, onestamente, anni"
Un lampo di colpevolezza si fece largo negli occhi della compagna al
suo fianco " Ti senti male?" domandò incerta, senza fare nulla per
nascondere il senso di colpa che provava: in fondo era per colpa sua se
Kuroko si trovava in quella situazione...
" Sto bene. Sono solo un po'stanca… Ma niente che la presenza della mia
cara mogliettina al mio fianco non possa guarire!"
" Cavolo, Kuroko! E' imbarazzante… siamo in pubblico!"
La ragazza più giovane si trovò a trattenere una risatina, mentre il
viso e le orecchie della moglie sembravano emettere vapore per
l'imbarazzo.
" Io non vedo nessuno oltre a noi qui dentro. E poi che sentano pure,
non mi importa… Che siano pure gelosi quanto vogliono, nessuno tranne
me potrà dire di avere per sé la Railgun di Accademy City" accarezzò la
fede al dito di Mikoto con l'indice " E poi questo mi sembra un simbolo
più che sufficiente per dimostrare ciò che c'è tra noi, no?" mormorò,
intrecciando le dita con quelle dell'altra " Mi sembra ancora adesso
che la proposta, l'anello, la cerimonia… siano tutto un sogno, e che
presto mi sveglierò nel mio letto al dormitorio, con la Direttrice
pronta a rompermi il collo alla prima occasione, e nessuna speranza di
poter rappresentare per te qualcosa di più di un'amica"
" Ma le cose sono andate così, giusto? Fin dal giorno in cui è
cominciato tutto, è stato tutto vero… mi dispiace solo di essermene
resa conto così tardi, di quanto tu fossi importante per me. Sono
proprio una stupida, quando si tratta dei miei sentimenti…"
" Abbastanza…" ammise Kuroko, dopo averci riflettuto per qualche
secondo, sogghignando davanti all'espressione scandalizzata delle
Railgun. Sporgendosi leggermente verso di lei, le posò un leggero bacio
sulle labbra " Ma in fondo è anche per questo che ti amo, no? Perché
sei la mia Onee-sama irascibile e confusionaria. E non vorrei formare
una famiglia con nessun altro…"
Chinandosi in avanti, Mikoto riuscì a fare in modo che il ciuffo
andasse a ricoprire gli occhi lucidi, mentre con un movimento brusco
cercava di asciugare le lacrime che le stavano scendendo lungo le
guance.
" Stupida… Stupida Kuroko…" mormorò, sollevando lo sguardo verso la
moglie " Ma ti amo anch'io…"
Il rumore di una porta che si apriva le fece girare entrambe: il viso
di una giovane infermiera fece capolino, sorridendo nel vedere le mani
delle due ragazze ancora intrecciate.
" Direi che è l'ora. Posso entrare?"
Negli occhi di Mikoto passò un lampo di puro terrore, mentre la sua
mano iniziava a tremare ed il suo viso perdeva nuovamente ogni colore.
Lanciandole uno sguardo esasperato, Kuroko si ritrovò a sospirare.
" Cavolo… hai intenzione di fare così ancora per molto? Sono mesi che
ti comporti come dovessi morire da un momento all'altro, e adesso che
ti eri finalmente calmata ricominci? Come hai intenzione di
sopravvivere ai prossimi anni, scusa?"
Anziché rilassarla, quelle parole ebbero l'effetto di acuire
ulteriormente l'agitazione di Mikoto: la sua mano tremava
incontrollabile stretta fra quelle di Kuroko, e in mezzo ai capelli
crepitavano scintille. Davanti allo sguardo interrogativo
dell'infermiera, la Teleporter le fece cenno di avvicinarsi,
rafforzando ulteriormente la presa sulla sua Onee-sama: non fosse mai
che tentasse una fuga all'ultimo secondo.
" Ma guarda chi abbiamo qui, una bella sorpresa per queste due
signorine! Fai ciao alle mamme, tesoro!"
Un visetto rosso e pochi ciuffi di capelli scompigliati fecero capolino
tra le pieghe di una copertina azzurra, mentre un corpicino
addormentato veniva deposto in grembo a Kuroko: con un sorriso
dolcissimo, la ragazza strinse la bambina appena nata fra le braccia,
cullandola dolcemente.
" E'una bambina bellissima vero, Onee-sama?"
Silenzio.
" Onee-sama?"
Mikoto fissava la moglie e la bambina con sguardo perso: se non avesse
visto gli occhi aperti, avrebbe creduto che fosse svenuta.
" Mikoto… hai intenzione di fare così ancora per molto? Non vuoi
prenderla in braccio? E'anche tua figlia, se ben ti ricordi…"
A quelle parole, la Electromaster parve riscuotersi dalla trance in cui
era caduta, e parve finalmente per la prima volta consapevole di quello
che era appena successo: spostando lo sguardo alternativamente dalla
moglie alla figlia, fece il gesto di indicare con un dito prima lei e
poi la bambina.
Kuroko le rispose con un cenno affermativo, allungandole il fagottino.
" EH!? Ma… ma io non sono in grado, insomma… potrei farle del male e…"
" MIKOTO!" l'espressione seria con cui l'altra ragazza la fissò fu
sufficiente a farle morire ogni parola in gola " Questa è NOSTRA
figlia, mia e TUA! Tu sei sua madre, e non le faresti mai del male.
Quindi ora prendi TUA FIGLIA in braccio, e piantala di lamentarti"
Con un'autorità che ricordava tremendamente quella della senpai Konori,
Mikoto allungò le braccia prendendo la bambina appena nata:
appoggiandola nell'incavo del braccio, per la prima volta guardò sua
figlia. Il piccolo ciuffo di capelli aveva lo stesso colore di quelli
di Kuroko: certo, avrebbe ancora potuto cambiare, ma la ragazza
dubitava che i geni della moglie fossero così pronti a farsi
sottomettere. In fondo lei, nonostante tutte le punizioni elettriche
che le aveva inflitto, non c'era mai riuscita… Sperava almeno che, in
quanto a carattere, non avesse preso la sua abitudine di molestare
sessualmente la gente.
Si riscosse quando la piccola, con uno sbadiglio, finalmente aprì gli
occhi. La pupilla era ancora lattiginosa, ma già si distingueva il
colore che l'iride avrebbe assunto: era della stessa sfumatura di
castano della sua.
Sentì nuove lacrime premere per uscire, e strinse a se la bambina per
impedirsi di singhiozzare: Kuroko la guardò senza parlare, concedendole
qualche secondo per riprendersi.
Quando la Electromaster sollevò lo sguardo, la moglie vide che aveva
l'espressione più felice che le avesse mai visto.
" E'bellissima… Kuroko… Nostra figlia è bellissima…"
" Che cosa ti aspettavi scusa? Con due madri come noi"
" Non ti sembra di esagerare, Kuroko? Questo è più che egocentrismo. Di
questo passo diventerai peggio di Kongou-san!" esclamò Saten, facendo
capolino dalla porta che fino a quel momento era rimasta socchiusa.
Alle sue spalle, Uiharu stava cercando senza successo di non piangere.
" Umpf… non accetto critiche da una che per dichiararsi ha detto " Vorrei vedere ogni giorno il colore
della tua biancheria, Uiharu… Quindi per favore vieni a vivere con me!"…"
" Non farmelo ricordare, Kuroko-san… è stato il giorno più imbarazzante
della mia vita" mormorò Kazari, nascondendo il viso tra le mani per
l'imbarazzo.
" Andiamo Kazari-chan! Non puoi negare che sia stato divertente"
" Lo hai urlato di fronte al cancello della mia università, ci hanno
sentito centinaia di persone! Certo che è stato imbarazzante,
Saten-san!"
Mikoto e Kuroko dovettero trattenersi dallo scoppiare a ridere, per
evitare di disturbare la piccola che, invece, sembrava essersi
riaddormentata.
" Forse è stato un po'estremo ma… ehi! E'entrato nelle leggende
metropolitane della città! E poi non avevamo deciso di smetterla di
usare onorifici ed iniziare a chiamarci per nome?"
" Saten-sa…"
" Ruiko"
" Ruiko-sa…"
" R-U-I-K-O"
" Va bene, Ruiko… però tu sei la prima che continua a chiamarmi per
cognome!"
La fidanzata sogghignò, lanciandole uno sguardo divertito " Ma perché è
così divertente farlo mentre ti sollevo la gonna! Kazaki non suona
altrettanto bene!"
Con un sospiro, Uiharu Kazari fu costretta ad ammettere la sconfitta:
in ogni loro discussione, l'ultima parola spettava sempre e comunque
alla Level 0…
" Comunque…" si ricordò Saten spostando lo sguardo sulla coppietta
ancora sul letto " Come avete deciso di chiamarla?"
Kuroko e Mikoto si scambiarono uno sguardo complice.
" Rina… Misaka Rina…"
" Misaka… Rina? Mi piace, suona bene! Ma adesso, neo-mamme, fatela
tenere un po'in braccio anche alle zie! Voi avrete anni per godervela
d'ora in poi"
" A proposito Mikoto-san…" domandò Uiharu con curiosità, mentre Saten
prendeva in braccio la piccola Rina e iniziava a farle le smorfie "
Perché avete fatto registrare Kuroko-san con il suo vecchio cognome,
qui all'ospedale? Ormai non si chiama Misaka anche lei?"
" E'stata questa testona" esclamò Mikoto dando un leggero pugno in
testa alla moglie " Ha voluto lei che non si sapesse in giro che era
ricoverata in questo ospedale… me lo ha detto Misaki quando si è
informata alla reception su quale fosse la stanza giusta"
" Era per evitare che fiumane di gente si riversassero qui! Se si fosse
saputo che una certa Misaka-san era stata ricoverata in questo
ospedale, in procinto di partorire, tutto il fan club di Onee-sama e i
mass media si sarebbero accalcati qui sotto, rendendo impossibile a
chiunque avvicinarsi… In fondo, nessuno sa che Misaka Mikoto ha dato il
suo cognome a sua moglie Misaka Kuroko! Ho presupposto che, se mi fossi
fatta registrare con il mio vecchio cognome, solo le persone che sono a
conoscenza della cosa sarebbero venute qui…"
" Certo, se la Queen non avesse avuto la brillante idea di prendere il
mio cellulare ed inviare un messaggio a TUTTI i numeri della mia
rubrica… a quest'ora, mezza Accademy City sa già della notizia, e con
la sfortuna che Touma si porta dietro, di sicuro riuscirà a fare in
modo che la rete televisiva nazionale scopra la notizia nel giro di
dieci minuti… E dubito che mia madre non abbia già mobilitato mezza
famiglia per venire qui a conoscere la sua nipotina il prima possibile…"
" Eh… se penso che tutto questo non sarebbe successo, se ci fossimo
limitate ad adottare uno dei Child Errors che vivevano all'orfanotrofio"
" Ma come potevamo prevederlo, che Kongou-san sentisse i nostri
discorsi e che, in un tentativo di dimostrare ancora una volta la sua
superiorità su di te, decidesse di adottare tutti i bambini
dell'Orfanotrofio Parco del Cipresso?"
In effetti, quello era esattamente ciò che Kongou Mitsuko aveva fatto,
adottando da un giorno all'altro una dozzina di bambini di età compresa
fra i tre ed i sette anni: non che questo rientrasse inizialmente nei
suoi programmi, ma quando era arrivata all'istituto ed aveva iniziato a
parlare con la direttrice, un paio di bambini ancora assonnati le si
erano attaccati alla gonna chiedendole " Tu sarai la nostra nuova
Onee-chan?" L'effetto era stato quello di un colpo di fulmine, per la
ricchissima Aero Hand: in pochi minuti si era ritrovata circondata da
tutti i bambini che le facevano le feste, ed era rimasta così colpita
dalle loro facce speranzose che aveva finito con il portarseli tutti a
casa… Con la promessa di elargire nuovi fondi per l'orfanotrofio non
appena fosse stato possibile. Così ora la sua enorme villa risuonava
delle voci allegre dei bambini, per i quali la servitù stravedeva. E
Mitsuko, dopo anni in cui era stata venerata ed ammirata solo per
rispetto, ora era circondata da persone che la adoravano e non facevano
altro che mostrale i loro sghembi disegni , offrendoglieli con un
radioso sorriso sulle labbra e le parole " Questo è per te, Onee-san".
E, se davanti a loro, la ragazza cercava ancora di mantenere un minimo
di quel'aria di nobiltà di cui si era sempre circondata, non appena si
ritirava nella sua stanza abbracciava quei fogli con le lacrime agli
occhi: voci di corridoio dicevano che avesse fatto persino preparare
una stanza apposita, le cui pareti erano tappezzate con tutti i disegni
che le erano stati regalati...
" Onestamente, mi chiedo se un'azione simile fosse proprio necessaria…
lo sa benissimo che non c'è mai stato paragone tra i nostri poteri…
persino al nostro matrimonio, durante il brindisi ha urlato davanti a
tutti che mi avrebbe sconfitta costruendo una famiglia più grande e più
bella della mia…"
" Non saprei… se consideri tutti i nostri amici, dubito esista al mondo
una famiglia più grande della nostra" sogghignò Mikoto " E non credo
che qualcun altro possa vantare di avere diverse migliaia di sorelle
gemelle…"
" Non saprei dirti sulla più grande, Mikoto, ma di certo la nostra è la
più variegata: Esper, Maghi, Cloni, Spiriti creati con le particelle
dei campi AIM, gente con il sangue che uccide i Vampiri, pazzi
sociopatici con poteri semi-divini… Nessuno al mondo potrebbe
paragonarsi al gruppo di persone che gravitano intorno a questa città…"
" Ma è la nostra casa no? E'questo, il posto al quale apparteniamo…"
Kuroko si sporse in avanti, accoccolandosi fra le braccia dell'altra
ragazza con il sorriso sulle labbra " E'grazie a questa città se noi ci
siamo conosciute, e che nostra figlia è nata…"
Per un attimo, il ricordo di quel giorno di nove mesi prima fece
capolino nella mente meravigliosamente priva di preoccupazioni di
Mikoto: era stato grazie all'Heaven Canceller, se avevano scoperto che
esisteva una tecnologia in uso da pochi anni che permetteva anche ad
una coppia come la loro di avere un figlio naturale. Inizialmente la
Level 5 si era dimostrata assolutamente contraria, quando aveva
scoperto che per farlo sarebbe stato necessario estrarre nuovamente il
suo DNA: il ricordo del progetto Radio Sister's Noise, poi evoluto nel
progetto Level 6 Shift, non aveva smesso di tormentarla dopo tutti
quegli anni. Il pensiero di aver lasciato morire più di diecimila delle
sue cloni, per quanto inizialmente all'oscuro del progetto, tornava a
fare capolino in mezzo ad i suoi incubi nelle serate d'estate, quando
l'anniversario della morte di Misaka9982 si avvicinava. Solo il vedere
le Sisters camminare tranquillamente per strada, parlare con la gente,
e costruirsi a poco a poco una propria vita, riusciva a darle la forza
sufficiente per non lasciarsi cadere nei sensi di colpa. Eppure
Accelerator aveva espiato la sua colpa diventando il protettore di
tutti i terminali del Misaka Network, e si era addirittura costruito
una famiglia con due di quei cloni: vederlo camminare durante il
Tanabata Matsuri, mano nella mano con Last Order, era una scena che
scaldava il cuore.
Eppure nulla di ciò si era ripetuto, e da un capello suo e da uno di
Kuroko era venuto fuori il fagottino che ora dormiva beatamente fra le
braccia di sua moglie: un miracolo che, forse, l'avrebbe aiutata a
liberasi definitivamente dalle ultime tenebre del suo passato.
" A cosa stai pensando?" le domandò Kuroko, vedendo l'espressione
pensierosa sul viso della ragazza. Un largo sorriso face capolino sulla
labbra della Electromaster quando, accarezzando la manina della figlia,
quest'ultima chiuse un minuscolo pugnetto intorno al suo dito indice,
continuando tranquillamente a dormire.
" Pensavo che lei è il nostro piccolo miracolo di Tanabata… grazie a
lei, oggi si riuniranno persone che vivono lontane tra loro, e questa
volta non sarà per un motivo triste od una guerra contro un angelo
caduto… Ma sarà per un motivo di gioia per tutti quanti. Chissà se da
qui si vedranno i fuochi d'artificio…"
Portandosi una mano davanti alla bocca per trattenere una risata, la
ragazza più giovane lanciò uno sguardo divertito alla moglie, che aveva
assunto una deliziosa sfumatura scarlatta a causa di quello che aveva
appena detto " Cavolo, Onee-sama… a volte sai essere perdutamente
romantica"
" Smettila di prendermi in giro" soffiò l'altra, spostando la propria
attenzione sulla parete, mentre anche Saten e Uiharu, fianco a fianco,
le lanciavano un'occhiata divertita.
" Non credo proprio che lo farò… in fondo Mikoto, è per questo che
siamo una coppia vincente…"
Le labbra della Electromaster si schiusero in un piccolo sorriso,
mentre si chinava in avanti posando un leggero bacio su quelle di
Kuroko, ed un eguale ombra di imbarazzo si diffondeva sul viso di
entrambe " In fondo, lo ha detto anche tu… noi siamo partner giusto?"
" Sì… e adesso non siamo più sole"
" E non lo saremo mai. Perché…" sorrise, sentendo le mani di Saten e
Uiharu posarsi sulle sue spalle. Le due ragazze più giovani avevano
sorrisi radiosi egualmente luminosi, mentre si sedevano ai due lati
delle loro migliori amiche. Un'ondata di calore parve diffondersi in
tutto il suo corpo, mente una calma che credeva non le sarebbe mai
appartenuta scendeva su di lei.
I suoi occhi, brillavano di felicità.
" Voi siete la mia famiglia…"
OMAKE (1):
"Mikotoooooooooo!!!" un urlo spacca-timpani risuonò nei corridoi
dell'ospedale del Distretto 7 di Accademy City.
" Argh! Mamma, lasciami andare, mi stai soffocando!"
" Oh, figlia mia! Sono così felice che tu sia diventata grande! Adesso
hai una famiglia tutta tua, e mi hai fatto persino diventare nonna e…"
un pugno impattò contro la sua testa, stroncando sul nascere ogni
possibile ulteriore dimostrazione di quanto Misaka Misuzu fosse
orgogliosa della propria figlia.
" Abbassa la voce! Vuoi spaventare tua nipote?!" sibillò la
Electromaster, lanciando un'occhiata alla figlia che riposava
tranquilla fra le braccia della moglie " Si è appena addormentata…"
" Congratulazioni Biri-Biri!" esclamò Touma, sbucando dal fondo del
corridoio seguito da una mezza dozzina dei loro amici " Sono felice per
te e Shirai-san… o forse adesso dovrei chiamarla Misaka-san?"
" Oh, sono sicura che ne sarebbe felice, Touma…" gli rispose sorridendo
la ragazza, premurandosi al tempo stesso di schiacciargli le dita in
una stretta spacca-ossa, nel sentirlo usare per l'ennesima volta il suo
stupido soprannome.
" Oh, oh, oh! Kuroko-san, non credere di avermi battuto! Ti ci vorranno
anni prima di poter sperare di competere con me e la mia meravigliosa
famiglia!" declamò Kongou Mitsuko, tirando fuori da chissà dove uno dei
suoi ventagli e usandolo per assumere una delle sue solite pose
statiche.
" Kongou Mitsuko, il mondo può solo ringraziare che non esistano altre
persone con il tuo DNA… proverei pena per loro… e mi auguro solo che la
convivenza con te non trasferisca in quei poveri bambini anche i tuoi
geni… hanno già sofferto abbastanza, per meritare anche una disgrazia
simile…"
" Non è questione di poter competere
o meno" sospirò Mikoto, osservando le due ex compagne di scuola
iniziare una delle loro solite discussioni " Ma è un bene che le cose siano andate
così… se io e Kuroko non fossimo entrambe ragazze,conoscendola, a
quest'ora avrei più figli che sorelle…"
" Comunque è proprio una bella bambina… cosa di prova a diventare
genitori, papa-san?"
" Ti sembro un uomo, idiota?!"
Un crepitio di elettricità repressa fu chiaramente udibile a tutti gli
occupanti della stanza mentre, con sguardi preoccupati, si giravano in
tempo per vedere Mikoto lanciare occhiate assassine a Touma.
" La mia solita sfiga… perché non
imparo mai a tenere la bocca chiusa?" si ritrovò a pensare
quest'ultimo, mentre indietreggiava preventivamente verso la porta.
L'arrivo di una ragazza perfettamente identica a Mikoto, ma con una
collana che faceva capolino tra i primi bottoni della camicia, lo salvò
in extremis…
" Onee-sama, sono venuta a portare le felicitazioni da parte di tutte
le Misaka del Misaka Network. Purtroppo a causa del breve preavviso e
delle dimensioni della stanza, non è stato possibile riunirci tutte
quante per poterle esprimere di persona e…"
" Urgh… va bene lo stesso, grazie del pensiero sorellina…"
" Come Onee-sama desidera, dice Misaka esprimendo il pensiero di tutte
quante" mormorò con la solita voce monotona Misaka 10032, posando lo
sguardo sulla "nipotina" avvolta nella coperta. Dopo qualche secondo
passato a fissarla, tornò a sollevare lo sguardo sulla sua Originale.
" Misaka 10032 chiede il permesso di poter riportare la domanda
effettuata da Misaka 10077 tramite il Misaka Network"
" Ehm… d'accordo. Cosa vuole chiedermi?"
" Misaka10077 vuole sapere come una persona irosa e lunatica come
Onee-sama sia riuscita a produrre una bambina così carina…"
" CHE COSA?!"
Le risate soffocate di Tsuchimikado Motoharu furono sufficientemente
udibili da spingere la moglie, nonostante il pancione, a tirargli un
calcio negli stinchi.
" Non ci faccia caso, Misaka-sama… a volte Nii-san sa comportarsi come
un vero idiota"
" Maika-san! E a te quanti mesi mancano?" domandò la Electromaster,
nuovamente calma dopo la distrazione fornita dalla scenetta comica
creatasi fra la vecchia cameriera del suo dormitorio e il suo
marito-fratello adottivo…
" Solo uno… e poi anche la nostra famiglia si allargherà! Spero solo
che assomigli al padre…"
" Io invece gli auguro di no… di
idioti la famiglia Tsuchimikado ne ha già abbastanza…" pensò fra sé
e sé Touma, prima che i suoi occhi venissero catturati dall'espressione
pensierosa sul volto di Index, che fissava alternativamente Mikoto,
Kuroko, e la piccola Rina.
" C'è qualcosa che non va?" le domandò il ragazzo, spostando la sua
completa attenzione sulla ragazza dai capelli bianchi " Hai visto che
bella bambina ha avuto Mikoto-papa?"
" Mikoto-…papa?" ripeté la suora guardandolo con sorpresa.
" Touma! Non mettere in giro ulteriormente quello stupido nome!"
Un'espressione piena di comprensione si fece largo sul viso della Maga,
mentre un sorriso radioso le si disegnava sulle labbra: aveva
l'espressione di chi ha finalmente sciolto ogni dubbio.
" Oh, ma allora è così che stanno le cose! Quindi Misaka è il padre e
Shirai la madre! Adesso capisco… ecco perché Misaka è sempre stata così
piatta! Perché è sempre stata un uomo!"
Un gelo polare scese sulla stanza, mentre Touma cercava con gesti
frenetici di interrompere Index prima che potesse peggiorare
ulteriormente la sua posizione: sapeva che, per una cosa del genere, ne
avrebbe risposto con la vita.
" Ma Misaka una volta era innamorata di Touma allora… allora Misaka una
volta era un uomo gay?"
Fu inutile tentare di impedirlo, la stanza esplose in una enorme risata
collettiva, mentre alcuni dei suoi occupanti si accasciavano persino a
terra cercando di riprendere fiato. Index guardava Saten cercare di
soffocare la ridarella contro la spalla di Uiharu, mentre Kongou
Mitsuko nascondeva il viso dietro il suo ventaglio, le guance rosse
come pomodori nel tentativo malriuscito di trattenersi.
" Touma…"
La voce demoniaca proveniente da dietro le sue spalle fece scorrere un
brivido lungo la schiena del possessore dell'Image Breaker: girando la
testa lentamente, vide scintille letali danzare intorno al corpo della
Level 5, mentre lo guardava con pieno intento omicida. Touma iniziò a
pregare che qualche Arcangelo cadesse nuovamente dal cielo per
salvarlo, o per lo meno per ucciderlo in maniera meno dolorosa.
" E' tutta colpa tua e dei tuoi stupidi soprannomi… adesso dovrò
sentire mezza Accademy City chiamarmi papa-san per i prossimi diciotto
anni. Questa volta non ci sarà nessuna Stella di Betlemme… ti ammazzo
io, Kamijou Touma!!!"
Con un sospiro, i presenti videro tutte le luci del loro piano
spegnersi contemporaneamente…
L'ennesimo blackout causato da Misaka Mikoto.
" Fortuna che abbiamo convertito
l'impianto elettrico in modo che assorba l'energia elettrica
dall'ambiente circostante… adesso avremo energia per un anno, e
l'elettricità è saltata in un solo reparto…" pensò fra sé e sé
l'Heaven Canceller con il solito sorriso bonario sulle labbra, vedendo
Touma correre via disperdendo uno dopo l'altro tutti i fulmini che
Mikoto gli scagliava contro " Credo
che dovrei proporlo al consiglio cittadino come prossimo lavoro di
ristrutturazione per tutta la città…"
" Neh, Uiharu…" esclamò Saten, quando finalmente riuscì a ritornare in
possesso della capacità di parlare, stringendo in un abbraccio carico
d'affetto la ragazza al suo fianco: le altre persone nella stanza, si
erano riunite intorno a Kuroko per esprimere le loro felicitazioni e
vedere la piccola Rina.
" Dimmi, Ruiko-chan…"
" Noi quando lo facciamo, un bambino?"
OMAKE (2):
" Onee-sama, posso farti una domanda?"
" Sì, dimmi pure Kuroko…"
La Teleporter si sporse fuori dal letto abbastanza da poter sollevare
un angolo della gonna della moglie, e lanciare un'occhiata critica a
ciò che vi stata sotto.
" Perché hai indossato questi terribili pantaloncini sotto la gonna? Lo
sai che inibiscono del trenta per cento la tua femminilità…!"
Silenzio.
" KUROKO!"
OMAKE (3):
" Onee-sama, ti prego…" miagolò Kuroko, sbattendo le ciglia in
direzione della ragazza seduta al suo fianco.
" Non se parla proprio!" esclamò la Electromaster, le orecchie che
sembravano fumare per l'imbarazzo.
" Mikoto-sama…"
" Ho detto di no!"
" E allora dov'è il mio regalo?"
La moglie le lanciò un'occhiata perplessa " Regalo? Quale regalo?"
" Il regalo che mi merito per aver messo al mondo NOSTRA figlia… tendo
a ricordarti chi è stata delle due a sentirsi ripetere per ore "Spinga più forte" in un bagno di
sudore, mentre tu te ne stavi comodamente seduta sui divanetti a
interrogarti sul senso della vita…"
" Questo mi sa tanto di ricatto…"
Un sogghigno si fece largo sul viso della Teleporter " Quindi è un sì?"
" Sigh… d'accordo, lo farò…"
" Bene, lì c'è tutto il necessario" con il dito, le indicò un paio di
borse semi-nascoste dietro uno dei separé.
" Accidenti, si era già preparata
tutto in anticipo…"
Sospirando, Mikoto afferrò la borsa prima di chiudere dietro di sé la
porta del bagno.
" Mi dispiace di essere arrivata così tardi, Misaka-san… ho finito
tardi al lavoro e ho letto il messaggio solo adesso…"
Konori Mii aprì la porta della stanza con il sorriso sulle labbra,
desiderosa di conoscere quella che, in fondo, era anche un po'la sua
nipotina. Kuroko era stata come una sorella minore per lei, e non senza
un briciolo di orgoglio poteva affermare di aver conquistato la stima
ed il rispetto della Railgun, anni prima. Cosa di cui andava molto
fiera, e non solo perché Mikoto era la terza più potente Esper di
Accademy City: ma anche perché era una persona responsabile e matura,
anche se ogni tanto aveva mostrato comportamenti e passioni ancora
infantili. Nulla però che potesse offuscare le incredibili imprese di
cui era stata protagonista, che molte volte avevano contribuito alla
salvezza della loro città. E, come ufficiale anziano del Judgement, non
poteva che ammirarla e, perché no, anche un po' invidiarla. In ogni
caso, non c'era nulla che potesse farle perdere la stima che aveva per
lei.
O forse, nulla tranne quello.
" Ah, o dea Orihime… nessuna stella è in grado di eguagliare la tua
bellezza…"
" Eh?"
Konori sgranò gli occhi, di fronte all'assurdità della scena a cui si
trovò davanti.
Sul comodino c'era un vaso contenente un unico ramo di bambù, a cui
erano appesi due tanzaku, mentre Mikoto era inginocchiata sul pavimento
di fianco al letto di Kuroko, con addosso un kimono azzurro da uomo
coperto da un haori, e un paio di zori ai piedi: l'espressione, mentre
gli occhi le si dilatavano per la sorpresa nel riconoscere la senpai
che aveva sempre ammirato, era quella di un ladro colto sul fatto con
le mani dentro la cassaforte. Stava tenendo una delle mani di Kuroko
fra le sue, che invece sfoggiava dei kanzashi davvero notevoli tra i
capelli, le labbra ad un centimetro dal dorso di questa.
Konori la fissò per un attimo negli occhi, poi indietreggiò lentamente,
in silenzio, chiudendo la porta dietro di sé.
" KUROKO!!!"
L'urlo esplose, dando ancora una volta prova di tutta la ragguardevole
potenza di cui i polmoni della ragazza dai capelli castani erano capaci.
" Si può sapere perché, come regalo, hai preteso di farmi interpretare
Hikoboshi?!"
Note
dell'autrice:
Innanzitutto, mi scuso profondamente con tutti i fan delle
storie serie, che per chissà quale miracolo sono riusciti ad arrivare
fino in fondo a questa storia così tremendamente fluff senza vedere i
loro occhi cadere... non maleditemi troppo.
Io ADORO queste due, e penso che si sia capito. E scippo Yuri, nel caso
non si fosse capito anche questo... E, naturalmente, amo da morire la
Mikoto x Kuroko...
Per il nome della loro figlia, mi è saltato su questo nome: solo dopo
mi sono accorta che è quello della doppiatrice di Mikoto, Rina Satou.
Ma Misaka Rina mi piaceva tantissimo come nome, e tale quello è rimasto.
Sul modo in cui si chiamano tra loro i personaggi: dopo dieci anni mi
aspetto che almeno qualche suffisso sia caduto. Ogni tanto capita che
Uiharu o Saten chiamino ancora Mikoto "Misaka-san", ma generalmente
tutti sono passati al nome proprio, al massimo aggiungendoci un -san
dopo. Il modo invece in cui Misaki chiama Mikoto, e cioè "Mikoto-chan",
è in chiaro senso ironico: per quanto possano sembrare in
rapporti un po'meno tesi, non saranno mai delle care amiche che
prendono il tea insieme. XD
Dedicata a Rie, la vera regina di questo fandom semi-sconosciuto
al mondo, dato che praticamente lo ha tirato su lei con le sue
meravigliose storie.
E dedicata alla mia senpai, che aspetta sempre con ansia e sconforto i
miei aggiornamenti: mi dispiace, sta volta niente dramma!
E, infine, dedicata a tutti coloro che, come me, considerano il
Tanabata Matsuri la vera festa degli innamorati.
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