Corde
di chitarra
"Come
va? Che avete fatto oggi?"
"Non
ti sei perso niente, hanno interrogato a tappeto e l'ho scampata per
pura fortuna... ;) Tu che fai?"
"Consueta
fortuna... mi annoio, mi si sono rotte le corde della chitarra... Nulla
di che, insomma. Oggi pomeriggio vai ad atletica?"
Fai una
deviazione appena leggi il messaggio, rinunciando a prendere il
pullman. Sali in centro di corsa, diretta al negozio di strumenti.
Una muta di
corde, perfavore... grazie.
Esci a passo
svelto prendi le scale mobili, svolti a sinistra e imbocchi la strada
per casa sua.
Sei
naturalmente gentile, ti piace far felici le persone, ma se si tratta del tuo migliore amico,
ogni suo desiderio, anche inespresso, è un ordine.
Scalette,
discesa, traversa...
Specialmente
se è a casa malato da due giorni, senza chitarra -per lui la
chitarra è tutto-
e con un mal di gola tale da non telefonarti...
Messaggio.
Macchissenefrega.
...e se si
tratta dell'unico
ragazzo che mai ti sia piaciuto.
Fermata alla
fontanella del parco, salita.
Ma non
prendiamoci in giro...
della persona di cui sei... Ma no...
Citofono,
apriporta, scale, portone.
Sorriso.
Sorriso di rimando, affannato per la corsa e per quello ricevuto.
-Ti ho
portato le corde-.
Non ricevi
risposta, forse è già diretta allo stadio. Chiudi
gli occhi, abbagliato, cercando di non rientrare in un dormiveglia di
noia e stanchezza. Distendi i muscoli indolenziti e sbuffi, hai troppa
voglia di chiamarla, due giorni di solitudine sono già
troppi. O forse il problema è
che ti manca lei. Provi a parlare da solo, per prova,
nella casa vuota, ma le corde vocali sono in sciopero.
Afonia
portami via.
Digiti un
altro messaggio sulla tastiera per chiederle di mandarti i compiti
quando torna a casa. Non che tu intenda farli con questo mal di testa,
ma permane la speranza che risponda subito, sentendo lo squillo. Decidi
di smetterla di aspettare e inizi a preparare il pranzo.
Acqua,
pentola, fornello.
Non sopporti
i discorsi a metà, soprattutto quelli con lei.
Ripostiglio,
pasta, mestolo. Coltello per il pane.
In
realtà la risposta sarebbe solo un contentino, hai voglia di
abbracciarla, è tanto che non lo fai. Forse per l'imbarazzo.
L'ultima volta dovrebbe risalire alla festa di Sonia dei diciotto anni.
Fette,
coperchio, piatti di carta, stuoini. Pesto pronto nel frigorifero.
Pensi di non
aver mai provato quel tipo di attrazione fisica, prima. Vorresti un abbraccio, niente
di più, ma un abbraccio stretto, lungo, intenso. Vorresti
non lasciarla più andare. Se incominci a volere questo da
quella che è la tua migliore amica, non sarà
che...
Citofono,
non puoi che aprire senza rispondere. Passi di corsa per le scale. Un
sorriso spunta quando capisci di chi si tratta e si allarga quando vedi che
ricambia.
-Ti ho
portato le corde-.
Il soggiorno
di casa sua è disordinato, colorato e immensamente
accogliente. Ti ci porta con un cenno, dopo averti ringraziato con un'
espressione tra il divertito e lo scocciato per la situazione.
Solitamente, quando non canta, parla, come te, dev'essere strano
ritrovarsi temporaneamente muti. Osservi la sua espressione, ami osservarla.
Quel mezzo sorriso, anche se è soltanto mezzo, è
come un raggio di sole incastrato tra una nuvola e l'altra. Si
allontana, e torna indietro con la chitarra, intento a sostituire le
corde. La tiene in braccio come un bambino e ne accarezza le parti,
come a cercare di tranquillizzarla. Dalla finestra entra una luce
timida, portatrice dell'imminente primavera, ma ancora fredda. Lo noti
ogni tanto gurdarti di sfuggita, sembra sul punto di voler dire
qualcosa, ma poi si ricorda di non poterlo fare. Ormai vi state
abituando al silenzio, non più imbarazzante, ma sacro,
inviolabile. Anche tu non apri bocca, concentrata sui suoi gesti, ma
soprattutto ti avvicini ad ascoltare le note che, piano piano, inizia a
suonare. Fanno pensare ad una chitarra dimenticata su un prato sotto la
pioggia. E' l'inizio di una canzone sconosciuta, forse nuova, forse
sua, malinconica, che sembra voler far ballare e piangere al tempo
stesso. Recuperi la definizione di sublime che hai imparato a scuola, e
ti accorgi che non
c'è bisogno di parole.
-Grazie-
scandisci muovendo le labbra e sorridendo di nuovo. La fai entrare e
lei ti guarda intensamente, studiandoti con l'attenzione di chi cerca
di memorizzare i tuoi tratti, mentre un fiotto di calore si propaga nel
tuo corpo, di certo, lo sai, non dovuto soltanto alla febbre.
Ti chiede se
stai meglio e tu annuisci convincente, pur non riferendoti allo stato
fisico. La fai accomodare in soggiorno e vai in camera a prendere la
chitarra. Inizi a sostituire le corde, lentamente, accarezzando la
cassa di legno scuro e solleticando il capotasto con le dita ruvide,
callose per il tanto suonate, sollevando ogni tanto lo sguardo un po'
lucido verso di lei, accanto alla finestra, il viso inondato dal
pallido sole invernale. Vorresti poter fare conversazione, chiederle
cosa farà dopo, dirle che non c'era bisogno che perdesse gli
allenamenti per così poco. Poi ci pensi bene e ti dici che
sarebbero soltanto convenevoli e frasi inutili. C'è solo una
cosa che vorresti dirle: sono
contento che tu sia venuta. Pensi di scriverlo. "Posso abbracciarti?"
aggiungeresti. Ma no, che idea stupida. Controlli l'accordatura e ti
metti a suonare una canzone che non conosce. L'hai scritta tu, la sera
prima, e non è ancora completa. Si chiama Chitarra Sola, sia
perché per sola chitarra, senza voce, sia perché
scritta in un momento di solitudine. Non ti chiede cos'è,
anche lei ha smesso di parlare, per solidarietà, forse. Ma
si avvicina e ti si siede accanto, e non c'è davvero nessun bisogno di parole.
"Mi
sono dimenticata di salutarti per bene... ._."
"In che senso per bene?"
"Ti volevo abbracciare. <3"
"In effetti mi sono
scordato di chiedertelo xD..."
"E io
mi sono pentita di non averlo fatto senza permesso xD"
"Allora ti aspetto
:)".
Allora.
Sono in un dannato momento di romaticismo e sdolcinatezza tra l'altro del tutto ingiustificato dai
fatti, e inoltre
sono in un momento di scarsissima creatività... Ma per il
vostro male, la voglia di scrivere é tanta. Così
tanta che ho riletto uno dei quaderni vaganti di questo anno scolastico
-ne porto sempre uno in più a scuola, per scarabocchi e
affini- e ho selezionato i passi salvabili dei vari racconti
incompleti. Questo era lungo nemmeno un A4 intero, e mi è
presa la voglia insana di rielaborarlo, probabilmente rovinandolo ulteriormente.
Tuttavia se, nella remota ipotesi in cui anche voi siate al momento
esseri fantasticanti su pensieri del genere e poco desiderosi di
innovazione, vorrei sapere cosa ne pensate dello stile e tutto quanto:
quello è abbastanza limato, dai POV alternati alle azioni
accennate in poche parole. E' la mia prima OS romantica meramente tale.
Per una volta, non c'è alcun significato nascosto o
interprtazione da dare. Non
c'è bisogno di altre parole. ;)
|